Intellettivi estroversi e granitiche certezze

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  1. Maurizio001
     
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    Come sappiamo nella società di oggi (ma probabilmente di sempre) noi introversi ci imbattiamo spesso contro un muro di incomprensione. Impera dapertutto il modo di porsi estroverso e non sto qui a ripetere quel che tutti sappiamo anche dalle interessanti letture di Tipi psicologici di Jung e del fantastico testo “Timido, docile, Ardente” del prof. Anepeta. Aggiungo soltanto una riflessione: avete notato come tutti nella società sparino continuamente sentenze, giudizi perentori, verdetti di bianco o nero senza la minima gradazione di grigio, senza alcun tentennamento o incertezza? Parlo non solo di politici, giornalisti ma anche dell'amico d'infanzia, spesso del genitore, del collega di scrivania.
    Jung direbbe che si tratta del pensiero intellettivo estroverso che ormai dilaga come un fiume in piena, io dico che questo tipo di atteggiamento fa sì che l'atteggiamento indubbiamente più sensibile ed equilibrato dell'introverso venga in qualche modo degradato a debole ed insicuro. Non so voi ma io personalmente sono totalmente avvolto dai dubbi nella valutazione delle persone e delle situazioni, il dubbio fa parte del mio DNA e ne sono a mio modo orgoglioso. Non vi nascondo però che spesso questo mio atteggiamento di moderazione ed equilibrio è scambiato per mancanza di personalità o così perlomeno penso io (visto che come voi penso alla velocità di un sasso in caduta libera da un grattacielo!). Solitamente chi ha una bella risposta pronta su tutto gode della stima della società, chi giudica il prossimo solo da un gesto esteriore e si fa una ragione delle cose in maniera semplicistica passa addirittura per intelligente. Pensiamo ad un litigio tra due persone: un amico viene da te per sfogarsi, ti dice di aver litigato con un altro tuo amico. Tu senti solo il suo punto di vista come cavolo fai ad essere sicuro che abbia ragione lui? Ebbene ci sono estroversi che si schiererebbero dalla sua parte solo sulla base dei suoi racconti. L'introverso medita, pondera bene, deve approfondire, vuole vedere da diversi angoli di visuale solo dopo riesce a dare una sua valutazione
    Mi torna alla mente la frase del filosofo Bertrand Russel “Il problema dell'umanità è che gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi”.

    Ma spesso anche gli intelligenti estroversi son talmente abituati a ragionare, a costruire equazioni di causa-effetto sulle situazioni, ad usare la ferrea logica sui comportamenti del prossimo che io onestamente non concepisco. Faccio un esempio di quest'ultima categoria (intellettivi intelligenti e non quelli stupidi): prendiamo il giornalista Marco Travaglio che tra l'altro stimo molto e che non si può certo definire un introverso. Spesso il suo modo di pensare estroverso gli fa assumere posizioni di granitica certezza che un riflessivo mai potrebbe avere: vi ricordate la storia di Renzi sindaco di Firenze che andò a Casa di Berlusconi? Si scatenò un putiferio, i mass-media lo attaccarono molto sebbene lui disse che andò per risolvere i problemi della sua città. Se anche così fosse poteva andare nelle sedi istituzionali, su questo non ci piove ma questo è un altro argomento. Travaglio disse che ci andò per fare la corte a Berlusconi punto e basta. Io dico: può darsi che sia così ma può darsi anche che così non sia ! Un introverso in una situazione del genere non spara sentenze, gli viene voglia di approfondire, ma non dà giudizi così perentori!
     
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    CITAZIONE (Maurizio001 @ 7/1/2012, 07:47) 
    Non so voi ma io personalmente sono totalmente avvolto dai dubbi nella valutazione delle persone e delle situazioni, il dubbio fa parte del mio DNA e ne sono a mio modo orgoglioso. Non vi nascondo però che spesso questo mio atteggiamento di moderazione ed equilibrio è scambiato per mancanza di personalità o così perlomeno penso io (visto che come voi penso alla velocità di un sasso in caduta libera da un grattacielo!).

    Ed infatti lo è. La personalità ce l'abbiamo tutti, ma quando si dice che uno ha (o non ha) personalità intende proprio la capacità di farsi individuare e delineare velocemente dando all'interlocutore informazioni importanti su come comportarsi con lui stesso. L'introverso spesso ha una logica che toglie spazio all'emozionalità, al soggettivo propriamente detto; quindi è giudicato "meno sé stesso", è più difficilmente inquadrabile e per questo a molti crea una sensazione di scarsa personalità.
    Conosci il wrestling? Durante gli 80/90 i wrestler avevano personalità definitissime, erano delle gimnicks, dei personaggi caricaturali; con gli anni hanno perso personalità, perché hanno deciso di cavalcare l'onda sessuale (i bambini degli anni 80 erano cresciuti) e hanno combattuto con nome e cognome propri e costumi standard.
    Le caricature, le semplificazioni sono necessarie per i bimbi, mentre, si pensa, che noi adulti ne potremmo fare a meno. Invece credo che c'è una pigrizia, una paura di sprecare energie nervose, che vogliamo da subito il quadro preciso della persona per risparmiare tempo e forze.
     
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  3. imperia69
     
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    Beh, ricordiamoci che un introverso che sposa un'ideologia può diventare estremamente rigido e dogmatico. Non necessariamente "introverso" è sinonimo di apertura mentale.
     
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  4. pacciotto
     
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    CITAZIONE (Warlordmaniac @ 7/1/2012, 09:12) 
    La personalità ce l'abbiamo tutti, ma quando si dice che uno ha (o non ha) personalità intende proprio la capacità di farsi individuare e delineare velocemente dando all'interlocutore informazioni importanti su come comportarsi con lui stesso. L'introverso spesso ha una logica che toglie spazio all'emozionalità, al soggettivo propriamente detto; quindi è giudicato "meno sé stesso", è più difficilmente inquadrabile e per questo a molti crea una sensazione di scarsa personalità.

    Questo post sarebbe da stampare e distribuire in tutta Italia! Altro che il ragionamento comune: Tizio non ha personalità, perché? Di fatto, perché non piace all'altro sesso...
     
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  5. Nicola.
     
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    Io ad esempio spesso e volentieri sono categorico. Altre volte mi faccio mille giri mentali senza magari nemmeno arrivare ad una conclusione soddisfacente.

    In generale il modo più pacato di porsi che tendenzialmente ha un introverso, lo porta spesso a venire ignorato. O meglio, vengono ignorate le sue convinzioni, poichè non le urla. Allora è anche una sorta di meccanismo di difesa, talvolta sento il bisogno di pormi in maniera drastica e invalicabile su certi punti, per mettere in chiaro che sono perfettamente conscio e deciso di quel che dico. A me ad esempio succede spesso di trovarmi a fare il bastian contrario: spesso tacevo o mi limitavo a far notare cose con molta pacatezza, poi ho visto che bene o male non ho mai ottenuto nulla ed allora ho tentato di cambiare.

    Il risultato talvolta non è dei migliori, ma dipende con chi ti rapporti. A volte capita che vengo preso come quello che "vuole fare l'alternativo", una cosa che mi manda in bestia perchè denota una tale chiusura mentale da pensare che "se non la si pensa come me, si pensa al contrario di me per provocarmi"; diciamo che con le persone ragionevoli non serve essere perentorio, però talvolta è una necessità se non vuoi continuare a subire il pensiero altrui
     
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  6. Ember
     
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    Sai Nicola, mi fai pensare che anche io sono portata a fare la bastian contraria e a volte io stessa mi chiedo "ma chissà perchè sono così?". Riflettendoci bene, è come dici: se io col mio carattere pacato dicessi: "si, avete ragione" nessuno farebbe caso a me, ma se in tutto il tumulto io me ne esco dicendo: "non credo proprio che sia così" allora la mia risposta è più evidente e forse così facendo mi guadagno uno spiraglio per dire la mia. Purtroppo però questo spiraglio è sempre troppo poco per chi pensa più veloce di quanto non parli, e quindi spesso non abbiamo modo di approfondire... e così siamo quelli strani e basta, mentre invece è solo che se uno non ha voglia di mettersi in ascolto non ci conoscerà mai.

    Quando parlo di me per iscritto molti mi dicono: "non pensavo fossi così profonda"... ma non è che io sono profonda! E'solo che mentre scrivo non c'è nessuno che mi può prevaricare o interrompere, nessuno mi parla sopra e posso dire quello che penso! <_<
     
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  7. Velaour
     
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    CITAZIONE (pacciotto @ 15/1/2012, 14:32) 
    CITAZIONE (Warlordmaniac @ 7/1/2012, 09:12) 
    La personalità ce l'abbiamo tutti, ma quando si dice che uno ha (o non ha) personalità intende proprio la capacità di farsi individuare e delineare velocemente dando all'interlocutore informazioni importanti su come comportarsi con lui stesso. L'introverso spesso ha una logica che toglie spazio all'emozionalità, al soggettivo propriamente detto; quindi è giudicato "meno sé stesso", è più difficilmente inquadrabile e per questo a molti crea una sensazione di scarsa personalità.

    Questo post sarebbe da stampare e distribuire in tutta Italia! Altro che il ragionamento comune: Tizio non ha personalità, perché? Di fatto, perché non piace all'altro sesso...

    Concordo con voi due .
     
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  8. Nicola.
     
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    CITAZIONE (Ember @ 15/2/2012, 10:49) 
    Sai Nicola, mi fai pensare che anche io sono portata a fare la bastian contraria e a volte io stessa mi chiedo "ma chissà perchè sono così?". Riflettendoci bene, è come dici: se io col mio carattere pacato dicessi: "si, avete ragione" nessuno farebbe caso a me, ma se in tutto il tumulto io me ne esco dicendo: "non credo proprio che sia così" allora la mia risposta è più evidente e forse così facendo mi guadagno uno spiraglio per dire la mia. Purtroppo però questo spiraglio è sempre troppo poco per chi pensa più veloce di quanto non parli, e quindi spesso non abbiamo modo di approfondire... e così siamo quelli strani e basta, mentre invece è solo che se uno non ha voglia di mettersi in ascolto non ci conoscerà mai.

    Quando parlo di me per iscritto molti mi dicono: "non pensavo fossi così profonda"... ma non è che io sono profonda! E'solo che mentre scrivo non c'è nessuno che mi può prevaricare o interrompere, nessuno mi parla sopra e posso dire quello che penso! <_<

    vero! tra l'altro io ci metto sempre molto ad elaborare una risposta, quindi spesso non sono nemmeno in grado di rispondere subito perchè sto ancora riorganizzando le idee!!


     
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    al di là del fatto di non poter definire con certezza se un cosiddetto "vip" sia introverso o meno (in un video postato qui ho scoperto, con stupore, che tra gli introversi famosi sono annoverati C.Aguilera e D. Letterman) avete citato Matteo Renzi. ebbene, secondo me ha poca importanza la sua azione singola - la visita ad Arcore - quanto la sua personalità che molto probabilmente lo classifica tra gli estroversi. non so se lo sia nel privato, ma il renzi "pubblico" è un personaggio estroverso. La politica oggi è fatta solo da personaggi simili, e trovo sia molto desolante non perchè un introverso sia necessariamente migliore, ma perchè l'estroversione e la capacità di vendersi in un pacchetto tutto compreso accattivante sovrastano qualsiasi dote o strategia politica. Renzi è uno che si vanta di essersi fatto da solo (io ci credo poco ma fin'ora non ho rintracciato raccomandazioni eclatanti nel suo caso), ma la sua modalità espressiva non è affatto originale e pagherebbe pegno a molte decadi di corruzione, false promesse, esibizionismo sfrenato. In questo sarebbe proprio un figlio del Berlusconismo, e a ben guardare anche nelle idee (il suo programma in 100 punti è stato confezionato a 4 mani con Giorgio Gori, noto azionista di _Mediaset). Scusate l'OT. Per quanto riguarda Travaglio, forse è proprio questa sua aura da santone e le schiere di "fan" improponibili che attira a renderlo meno forte di quanto potrebbe essere. Almeno ai miei occhi
     
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  10. Diogene W
     
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    Io sono arrivata ad un tal punto di confusione e sfiducia nel mio modo di pensare che mi sembra di essermi persa in un labirinto di specchi. La domanda è sempre la stessa: sono gli altri ad essere "granitici" o siamo noi a non voler cambiare idea? (da notare che in un dibattito in cui nessuno fa un passo indietro, tutti pensano che gli altri si siano impuntati stupidamente sulle proprie ottuse convinzioni: questo perché ognuno di noi è convinto di vedere la realtà in modo più preciso o approfondito) Quindi: sono gli altri a non capirci o siamo noi che stiamo sbagliando? Ma alla fin fine, è davvero possibile che qualcuno abbia più ragione? Ho sempre dato più importanza alla verità che alla mia personale felicità, e questo mi ha reso ben poco propensa a prendere per dato di fatto qualsiasi tipo di convinzione, mia e altrui. “Il problema dell'umanità è che gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi” è una bellissima frase, ma questo significa che tutte le volte che sono sicura di qualcosa io sto sbagliando? Non c'è dubbio che ogni nostro ragionamento si basa sulla convinzione che la verità esiste, che ha tanti aspetti diversi ma è unica, cosa sinceramente impensabile. Se si vuole una verità unica credibile, bisogna prendere un paletto a cui farla girare attorno e, dato che il paletto della società moderna è l'efficacia , noi introversi sbagliamo tutte le volte che non siamo veloci, produttivi e convincenti (cioè sempre). :( Che pensiero deprimente
     
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  11. Nicola.
     
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    noi introversi siamo molto più riflessivi, il che probabilmente vuol dire che saremo soggetti a rivedere i nostri pensieri col passare degli anni. io quando mi ricredo su una cosa mi compiaccio, soprattutto perchè sento di aver raggiunto un gradino "superiore" (se poi si possa parlare di superiorità o meno, non lo so) di pensiero. Detto questo, anche io ho spesso questo dubbio. Il dubbio è che pochissime persone mi hanno fatto ricredere su un qualcosa. Chi l'ha fatto era una persona di rilievo per me e non uno qualunque. Mi sono posto molte volte la domanda: sono io rigido e orgoglioso? Non credo. Perchè comunque io, ma penso sia una cosa comune dell'introversi, cerco il confronto, mi piace il confronto e lo scambio di idee. Specialmente se è soddisfacente a livello intellettuale. Spesso invece trovo un muro comunicativo, dato dall'incapacità di sostenere una discussione pacata e dalla mia INCAPACITà di sapermi esprimere (i pensieri per me estremamente chiari si rivelano difficilissimi da spiegare a voce, specialmente quando ho a che fare con gente "veloce"). Io penso che spesso e volentieri il tutto si concluda con entrambi che rimangono sulle proprie idee perchè non c'è comunicazione, incapacità di spiegarsi e incapacità di capire il pensiero altrui.
     
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  12. Diogene W
     
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    Almeno tu hai capito che era difficoltà di comunicazione: io ho sempre preso le resistenze ai miei argomenti come attacchi diretti (e naturalmente giusti) al mio modo di pensare, e spesso anche al mio modo di essere. :unsure: È stato molto stupido da parte mia, devo ammetterlo. Ora sto tentando di non lasciarmi rompere in mille pezzi tutte le volte che parlo con qualcuno di quello che mi interessa. Però la scoperta mi mette davanti a una serie di altri problemi.
    La cosa che spesso mi fa sentire più sola è la certezza di essere in grado di convincere le persone che ho ragione (non lo faccio mai, sarebbe troppo deprimente). Non è necessariamente persuasione, è solo una comunicazione che dice quello che voglio dire ma non nel mio linguaggio, ma in quello degli altri, dando loro la possibilità di essere d’accordo. È o non è perfettamente possibile? Perché le parole sono molto molto più instabili di quello che ci piace pensare. E noi ci fidiamo delle parole. Si può dire che noi basiamo pressoché tutta le nostre certezze, le conoscenze, le opinioni, su parole. E siamo convinti che quelle parole rispecchino esattamente quello che noi pensiamo o proviamo. Ci costruiamo sopra la nostra intera esistenza. Classifichiamo le nostre azioni in parole (“questo è uno sbaglio”, “ho fatto la cosa giusta”, giusto, sbagliato, bello, brutto ecc).
    Quello che voglio dire è: dallo scontro e dalle opinioni altrui noi traiamo delle conclusioni su noi stessi. Ma questa cosa è effettivamente stupida, perché sei io riuscissi a spiegarmi adottando il linguaggio della persona che mi sta davanti (cosa difficile ma non impossibile), a quel punto la risposta di quella persona sarebbe opposta e io da quella reazione positiva trarrei considerazioni totalmente diverse. In poche parole, noi ci fidiamo della comunicazione con gli altri a tal punto che lasciamo che questa pregiudichi tutto il nostro mondo. Ma si può essere più idioti? :blink:
     
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  13. Nicola.
     
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    il tuo discorso è molto contorto! magari sono io che non ho la capacità di capirlo fino in fondo, comunque provo a riassumere in parole spicciole.

    tu dici che il fatto di riuscire a convincere le persone di ciò che pensi sia in realtà una cosa effimera. perchè non ti cali nel loro linguaggio e però pensi comunque di avergli convinti; quando in realtà magari semplicemente ti assecondano. allora tu basi tutta la certezza di essere compresa su fondamenta cedevoli. è questo?

    al di là di tutto, io ti dico che quando ho spiegato le mie ragioni ai miei miglior amici (estroversi) sentivo sempre una via di mezzo tra disagio e voglia di liberarmi e dire la mia. disagio perchè so che di primo acchito noin mi comprenderanno, e allora dovrò scendere in particolari sempre più imbarazzanti e degdradanti per farmi capire (non che siano imbarazzanti. ma è come se qualcuno ti chiedesse perchè esiste la masturbazione. esiste, il perchè io do per scontato sia noto a tutti, mi imbarazzerebbe doverlo spiegare). inizialmente non comprendevano, dopo allora che mi scioglievo e mettevo enfasi, spesso li trovavo in imbarazzo. ma non per qualche senso di colpa et similia, ma proprio perchè non sapevano cosa dire: capivano che io avevo problemi che loro non avevano mai avuto e che probaiblmente non gli aveva neanche mai sfiorato la testa di porsi. e si sentivano in imbarazzo. ma non per loro, per la loro scarsa sensibilità su certe tematiche. ma per me. in un certo senso provavano pena per me, e al contempo però zero empatia. in poche parole ne ho ricavato solo un senso di vergogna piuttosto elevato, per essermi messo a nudo per nulla.
     
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  14. Diogene W
     
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    Hey!! Non inizierai mica a simpatizzare con gli sventurati estroversi che hanno la sfortuna di parlare con me, vero?? :nono2.gif: :P "Contorto" è l'aggettivo che mi segue a vita. Comunque grazie per aver provato a capire, puoi pure immagginarti l'intera mia famiglia lì a darti pacche sulle spalle e sospirare stile "non preoccuparti, capiamo cosa stai passando..." :lol:

    Quello che dico è : se le parole che definiscono la realtà sono malleabili, la realtà stessa sarà malleabile a sua volta. Così come lo è anche la definizione di giusto è sbagliato (che sono giudizi instabili, dato che si basano su metri di valutazione culturali, storici, sociali e via dicendo). Perchè allora tu (come tutti noi) pensi di essere andato a un "gradino superiore"? E quindi, in senso pià ampio, perché confidiamo così tanto nelle dicotomie?? "Mi ha capito" vs "non mi ha capito", "Sono migliorato" vs "non sono miglirato" "ho sbagliato" vs "non ho sbagliato".

    è qui che vedo l'importanza che diamo alle parole. Come vedo che tentiamo di risolvere i problemi che scaturiscono dall'uso di queste parole, senza accorgerci che in realtà l'unica cosa reale in gioco è la sensazione. Es. Senti di essere stato capito: pensi di esserti spiegato meglio del solito, pensi che hai un'affinità particolare con quel segno zodiacale (se ci credi), pensi che tra introversi ci si capisce meglio (se è introverso)... Al contrario, tutto l'opposto se la sensazione è quella di non essere stato capito (indipendentemente se quella persona ti ha capito o meno!)

    Quindi: noi cerchiami di dare una definizione a tutte le componenti del nostro piccolo mondo, giusto? E lo facciamo tramite le parole. Poi quelle parole se ne vanno per conto loro (staccate dalla sensazione che le ha generate) e cominciano a contrastarsi o ad unirsi con le altre parole che abbiamo usato precedentemente, dando a noi ordini (che dobbiamo seguire) coerenti con le unioni/contrasti che sono avvenuti. Così si creano opinioni, schemi comportamentali, idee, preferenze, paure. Le nostre personalità basate sul tentativo di mettere insieme le parole nate da quell'unica sensazione.

    Sto delirando?? :hmm.gif:

    Tra l'altro quello che hai raccontato mi succede continuamente. Mi piacerebbe tanto smettere di voler spiegarmi e raccontare quello che sono, perché alla fin fine me ne esco sempre con la sensazione di essere un'idiota e che ciò che ho detto verrà usato contro di me, spesso nel contesto sbagliato, appena ce ne sarà l'occasione.
     
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  15. Nicola.
     
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    più che le parole malleabili direi che lo sono i significati che noi attribuiamo loro. che poi, dici bene. è un discorso di sensazione. quando senti dire "hai ragione", non è vero spesso che hai ragione. però mi sfugge questo passaggio "sei io riuscissi a spiegarmi adottando il linguaggio della persona che mi sta davanti (cosa difficile ma non impossibile), a quel punto la risposta di quella persona sarebbe opposta e io da quella reazione positiva trarrei considerazioni totalmente diverse."
    una cosa è adottare il linguaggio (io non adotto nessun linguaggio strano, parlo come gli altri), una cosa è adottare una mentalità. io penso che se anche avessi la capacità di tradurre chiaramente quello che penso, ciò non cambierebbe le reazioni altrui. al massimo, darei la sensazione di esser più sicuro di ciò che dico.

    la definizione di giusto e sbagliato è malleabile da persona a persona, e globalmente possiamo dire che non c'è un giusto o sbagliato ma compromessi. io però quando penso che una cosa sia giusta per me, lo penso. e non è una cosa malleabile. poi magari dopo del tempo cambio idea.


    boh, non so se ho capito quello che intendi...porta pazienza :)
     
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21 replies since 7/1/2012, 07:47   764 views
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