La maggioranza è normale...

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  1. davidedavidedavide.
     
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    Da www.nilalienum.it


    http://www.nilalienum.it/Sezioni/Antipsich...m/EFrommCS.html

    http://www.nilalienum.it/Sezioni/Antipsich...m/FrommPSC.html
     
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  2. Franz86
     
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    Questo articolo www.nilalienum.it/Sezioni/Antipsich...m/FrommPSC.html non mi è piaciuto, semplicemente perchè non condivido i presupposti alla base del ragionamento di Fromm, nonostante condivida qualche spunto qua e là. Quelle che seguono, semmai interessassero a qualcuno, sono solamente le mie impressioni personali.

    Tutto il tono della riflessione mi da un' impressione di esagerazione tragica piuttosto retorica ("il capriccio dell'universo", "La vita dell'uomo non può « esser vissuta » ripetendo la forma tipica della propria specie, egli è obbligato a viverla","Gettato in questo modo in un tempo e in un luogo fortuiti, ne è spinto fuori in maniera altrettanto fortuita", "L'uomo viene strappato dall'unione originaria con la natura che caratterizza l'esistenza animale") riprendente toni filosofici che infatti non mi attirano per nulla (Heidegger lo trovo soporifero).

    Ma riconosco che ciò è dovuto solo alla mia visione del mondo, che immagino debba apparire alquanto bizzarra: il vizio di fondo che mi colpisce in modo particolare in questo tipo di ragionamenti è il loro essere improntati ad una "divinizzazione" della ragione ("La ragione, sommo bene dell'uomo"). Per come la vedo io l' intelletto è soltanto uno strumento al servizio del mammifero noto come essere umano, come lo sono i suoi 5 sensi, i suoi istinti, i suoi organi interni ed il suo apparato locomotore. Conferire alla ragione un ruolo spropositato nella vita dell' essere umano è sbagliato, sarebbe appunto come conferirlo all' apparato locomotore. L' uomo dovrebbe vedersi come un tutto, qual egli è, e non come una mente puramente razionale dotata di prolungamenti esterni.
    Infatti rigetto questo tipo di affermazioni: "Non può retrocedere alla condizione preumana di armonia con la natura, ma deve andare avanti per sviluppare la sua ragione fino a divenire padrone della natura e di se stesso."
    L' essere umano secondo me dovrebbe proprio cercare ti tornare ad una condizione di armonia con la natura (intesa come tutto ciò che sta "fuori"), perchè non è altro che un organismo tra miliardi di altri organismi, non un essere "speciale", ma non può assolutamente riuscire nell' intento senza aver prima ricollocato la razionalità al posto che le compete, invece di continuare a farne un idolo. Se non si applica in questo si condanna all' infelicità.
    La separazione netta tra l' uomo ed il resto del mondo è riconducibile principalmente ad una certa religione, secondo la quale l' uomo è stato concepito ad immagine e somiglianza di Dio mentre tutto il resto del "creato" si situa sostanzialmente su di un piano subordinato ... il razionalismo mette la "ragione" (e con essa il suo concetto di "uomo") al posto del Dio cristiano, senza però cambiare molto l' approccio complessivo.
    L' uomo (moderno) in fondo tende semplicemente a raccontarsela troppo ... :D Il guaio è che non è palesemente corrispondente alla narrazione che fa di se stesso. Questa mi sembra la causa prima del suo disagio.
    CITAZIONE

    Per quanto l’appartenenza sociale e l’unione con gli altri, posto che riesca a trascendere la tendenza alla sottomissione e al dominio, e a tradursi in legami interpersonali significativi, sia un potente rimedio alla solitudine e all’ansia esistenziale legata alla consapevolezza che l’uomo ha della sua condizione, esse non bastano, secondo Fromm, a colmare il vuoto prodotto dalla perdita del legame armonioso con la Natura.

    All' uomo iper-intellettualizzato non possono bastare.
    CITAZIONE
    “Un altro aspetto della situazione umana strettamente connesso con il bisogno di stabilire dei rapporti, è la situazione dell'uomo come creatura, e il suo bisogno di trascendere questo stato di creatura passiva. L'uomo è scaraventato in questo mondo senza che egli lo sappia, lo approvi e lo voglia, e, senza approvarlo o volerlo, ne è poi strappato di nuovo. In questo non è diverso dall'animale, dalla pianta, dalla materia inorganica. Ma, essendo dotato di ragione e di immaginazione, non può accontentarsi della passiva condizione di creatura, di dado gettato fuori dal bossolo. Egli è mosso dallo stimolo di trascendere il suo stato di creatura e l'accidentalità e passività della sua esistenza, diventando « creatore ».

    E infatti ciò lo trovo assurdo. A parte i toni epico/esistenzialistici (li trovo veramente estranei al mio sentire e a volte addirittura sconfinanti nel ridicolo) mi pare evidente la follia della cosa, dell' uomo che non accetta la sua condizione: che voglia accontentarsi o non lo voglia, egli rimane quel che è. Ma è solo una data "mentalità" che porta ad un certo genere di problemi (al non poter realmente accettare). Una "mentalità" che però è tutto fuorchè saggia.
    CITAZIONE
    L'uomo — l'uomo e la donna — possono creare seminando, producendo oggetti materiali, creando l'arte, creando idee, amandosi l'uri l'altro. Nell'atto creativo l'uomo trascende se stesso come creatura, eleva se stesso al di sopra della passività e accidentalità della sua esistenza, entro il regno della volontà creativa e della libertà. Nel bisogno umano di trascendenza risiede una delle radici dell'amore, come anche dell'arte, della religione e della produzione materiale.

    Non mi stupisce non possa venir colta da una mentalità razionalistica l' essenza della religione. Trovo curioso invece (ma coerente), come venga equiparata alla creazione artistica ...
    CITAZIONE
    “l'equilibrio e la salute mentale possono essere raggiunti solamente con mutamenti simultanei nella sfera dell'organizzazione industriale e politica, dell'orientamento spirituale e filosofico, della struttura del carattere, e delle attività culturali. La concentrazione dello sforzo in ognuna di queste sfere escludendo o trascurando le altre rende impossibile ogni mutamento. Difatti sembra sia questo uno dei più importanti ostacoli al progresso dell'umanità.”

    Quindi l' equilibrio e la salute mentali semplicemente non potranno essere raggiunti, se si porta la tesi di Fromm ad una conclusione realistica (a meno che la società odierna non collassi, questo è implicito). Il problema è che proprio la ragione intesa come "sommo bene" ha portato il (presunto) "progresso dell'umanità" fino alla condizione attuale.
    CITAZIONE
    Al contrario l'aspirazione alla salute mentale, alla felicità, all'armonia, all'amore, alla produttività è insita in ogni essere umano che non sia nato come un idiota morale o mentale.

    L' aspirazione alla salute mentale è insita in chiunque si dedichi alla psichiatria, le altre cose invece le condivido :D
    Anche se manca qualunque accenno all' aggressività, anch' essa innata nell' uomo, che è sicuramente un problema con cui confrontarsi: non mi pare il caso di dipingerlo come "buono per natura".
    CITAZIONE
    il modello normativo frommiano sembra troppo incline a valorizzare la coltivazione della vita interiore: è, insomma, un modello di saggezza e di virtù più che di semplice umanità.

    Non condivido l' interpretazione di Anepeta(?), quella di Fromm non è affatto saggezza, è ipertrofia del razionalismo (almeno, in quel che ho letto nell' articolo ravviso solo questo). Ma tutto ciò è tipicamente moderno.
    CITAZIONE
    Si tratta di un modello che sicuramente ha un carattere obbligatorio per una quota di esseri umani, vale a dire per gli introversi. Gli estroversi, anche se coltivano quel tanto di introversione che fa parte della loro natura, hanno un bisogno prevalente di adattamento al mondo esterno che non potrà mai essere sormontato a favore di quello interno.
    Ciò significa che l’umanesimo normativo, nella misura in cui fa riferimento al migliore uso delle potenzialità umana, dipende più da una programmazione sociale che costruisca un mondo umano che non dallo sforzo dei singoli.

    Questa affermazione la condivido invece, ciò non toglie che l' espressione "programmazione sociale" mi inquieti un pochino.

    In conclusione: letto questo, personalmente, non avverto un grande stimolo a leggere qualcos' altro di Fromm ... :lol:
     
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  3. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    Ricordiamo, di passaggio, che il vero problema della vita mentale non sta nel perché certuni diventano pazzi, ma piuttosto nel perché la maggioranza sfugge alla pazzia

    :D
     
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2 replies since 5/7/2012, 14:07   116 views
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