Eccessiva empatia? Eccessiva fantasia? Patologia?

Quando "sentire" fa male

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  1. yukino76
     
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    Buongiorno a tutti. Ho appena trovato questo Forum ed ho appena scoperto questa "Lega" grazie ad un noto settimanale italiano (di cui comunque non farò pubblicità).
    Sono decisamente un'introversa: punteggio nel test dell'introversione -34!!!

    Ho letto che, tra le varie caratteristiche degli introversi, c'è anche una particolare predisposizione all'empatia, e che, nonostante l'apparente "freddezza", l'introverso ha spesso un mondo interiore molto "ardente".

    Veniamo a me. Ho 36 anni, single (da sempre), fin da piccola mi sono sempre creata il mio mondo interiore: una fantasia particolarmente sviluppata mi ha sempre permesso di far continuare a vivere personaggi di fantasia (tratti da libri, telefilm, film, cartoni animati) nella mia mente, ricamandoci sopra storie e nuove avventure. E.. innamorandomici anche, se si può effettivamente dire che ci si possa innamorare di un personaggio di fantasia. :wub: (un pò imbarazzante, sì, lo ammetto).
    Adesso, all'età di 36 anni (ma ho iniziato nel 2007), questo mondo di fantasia l'ho convogliato nella scrittura: scrivo fanfiction sul più famoso portale di fanfiction (www. fanfiction.net). Non mi dilungo a spiegare cosa siano le fanfic, se c'è qualche giovine all'ascolto capirà, altrimenti basta andare su wikipedia ^_^ , per indenderci sono delle storie che i fan (di un libro, di un telefilm, di un anime/manga, ecc...) creano partendo dai personaggi originali dell'opera di fantasia.

    Dunque, veniamo al punto, dopo questo ampio preambolo.
    Ultimamente mi è capitato di "stare male", letteralmente, nel senso di provare ansia, insonnia, malessere psicologico per una storia che stavo leggendo (opera di altro scrittore di fanfic), arrivando al punto di scappare via, decidendo di interromperne la lettura, ma... l'ansia e il malessere derivati da questa storia non mi abbandonano, nonostante il mio desiderio di cancellare quella storia dalla mia testa, ripetendomi "stupida, è solo una storia".
    E' possibile "sentire" così tanto una storia di fantasia (che sia un libro, un film, un racconto) da trascinarsi le emozioni provate lungo la lettura anche nel "mondo esterno/reale"? Si può amare così tanto un personaggio di fantasia tanto da "stare male" nel vederlo ferito e umiliato? (ho anche "scazzato" :doh.gif:, vergogna, con l'autrice della storia in questione dicendole "e allora???? hai finito?? non ti sembra di aver superato il limite??? A quando un pò di luce in questa storia??? Ti stai spingendo oltre'').
    Cos'è questa? Eccessiva empatia? E se sì, è possibile essere così empatici relativamente a un personaggio di un'opera di fantasia? E' possibile "amare" così tanto qualcuno di irreale, tanto da scrivere (e leggere) storie su storie, e da "sentire" emotivamente queste storie con una forza tale da sconfinare dalla fantasia alla realtà?
    E se non è empatia? E' eccesso di fantasia? Quando la fantasia diventa eccessiva?
    O è l'inizio di una malattia mentale? Un inizio e definitivo distacco dalla realtà? Eppure ciò non ha avuto ripercussioni sul mio lavoro, nè sulla vita sociale (quest'ultima quasi inesistente da sempre, peraltro), ma sento che non è "giusto" e "normale" provare così forti emozioni per qualcosa di irreale, trascindosi queste emozioni (negative, fossero almeno positive....) nel mondo reale. Razionalmente mi continuo a dire: smettila di emozionarti tanto per una storia di fantasia, è solo una storia!!!!, ma emotivamente non riesco a spazzare via il malessere che la storia ha in me generato, risvegliando forse non so quale paura, o soltanto risvegliando una eccessiva empatia verso la sofferenza/umiliazione del mio personaggio preferito (sono estramemente imbarazzata nello scrivere ciò, perchè mi sembra "adolescenziale" e "stupido", giuro, tant'è che non ho parlato di questo mio malessere con nessuno, perchè non saprei come spiegare alle persone a me vicine una cosa del genere senza essere considerata, appunto, "stramba e un pò pazza").

    Sarei curiosa di sentire pareri o esperienze a riguardo.
    Sarei curiosa di sentire esperienze altrui relative all'eccessivo "sentire", non solo riguardo la realtà, ma anche riguardo la fantasia. Del resto, ciò che mi ha spinto sulla strada della scrittura è questo eccessivo sentire e questa mia particolare predisposizione alla fantasia, ma adesso ho paura che ciò che prima era per me un rifugio si stia trasformando in una trappola.

    Edited by yukino76 - 1/11/2012, 18:07
     
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  2. Nicola.
     
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    ciao! benvenuta! io non posso dire di aver provato quello che tu dici ma provo comunque ad inserirmi nel topic, sperando di non dire cavolate (eccessive).
    Penso sia naturale per gli introversi in particolare, immedesimarsi o affezionarsi a personaggi di fantasia. L'introversione è sempre collegata ad un mondo ideale/fantastico e questo si concilia perfettamente con certi personaggi (specialmente dei fumetti!), e quindi è normale provare affetto per certi soggetti immaginari.

    Già diverso per me è il fatto che questa sofferenza per le pene immaginarie di un soggetto vengano portate al di fuori dell' "immersione" nella fantasia, cioè in altri momenti. Quello forse denota un attaccamento eccessivo alla fantasia, al mondo ideale e gentile, che potrebbe essere controproducente poichè può al contrario portarti ad un distacco dal mondo reale.

    Hai una sensibilità e un'empatia così accentuata anche per gli eventi che capitano alle persone vere?




    Al di là di ciò, il mio è solo un parere con nessuna attendibilità effettiva, per cui prendilo per quello che è :)
     
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  3. alexey86
     
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    A me non è mai capitato ma può essere benissimo secondo me ma bisogna vedere se è una cosa a 360° o è sviluppata solo nel mondo fantastico
     
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  4. Miyamoto-
     
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    Ciao e benvenuta :) purtroppo non so dirti niente di utile. Penso solo che le persone abbiano bisogno a volte di dare un valore concreto a certe fantasie. Cioè a credere, che certe condizioni possano verificarsi prima o poi davvero nel mondo reale, di poter fare veramente qualcosa ecc.. Le motivazioni poi possono essere varie. Per esempio, che so, uno potrebbe credere di riuscire a fare canestro da trenta metri di distanza o di essere tanto cattivo da uccidere una persona. Senza poi riuscire a fare realmente quella cosa.
    Non penso neanche che un distacco apparente dal mondo reale, sia indiziario di una malattia mentale. Perché se così fosse anche le persone che vogliono arricchirsi illimitatamente dovrebbero essere malate mentalmente.

    Buona permanenza :D
     
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  5. yukino76
     
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    Grazie a tutti per le risposte.

    Grazie Nicola per l'interessante domanda: "Hai una sensibilità e un'empatia così accentuata anche per gli eventi che capitano alle persone vere?"
    Non proprio. O meglio, ho più empatia per persone vere ma a me estranee che per persone vere ma a me vicine. O, forse, nella realtà ho sviluppato un meccanismo di autodifesa per non sentire troppo, perché un'eccessiva empatia ti distrugge, e allora devi trovare il modo di difenderti (sviluppando un guscio protettivo); anche nella realtà ho la tendenza a "sentire" più degli altri (una scena che magari ad altri sfugge, a me fa salire le lacrime agli occhi), e anche ad essere molto autocritica e "moralista" (per certi versi, in quanto mi faccio un sacco di paranoie "etiche"), ma, forse, ho sviluppato una difesa verso il "sentire troppo", emotivamente parlando. E non posso farne a meno, lavorando in un Ospedale: ti immagini che pena vivere in continuo le sofferenze altrui? Ho dovuto per forza trovare un equilibrio, un muro protettivo.

    Forse non ho trovato un altrettanto valido guscio nella fantasia, anche perché la fantasia deve essere libera, e ti permette di creare proprio perché è libera. Chi legge le mie storie (utenti internet che bazzicano il sito suddetto, perché NESSUNO del mondo reale ha mai letto niente di mio, e MAI lo leggerà, a meno che non trovi uno spirito affine al mio), spesso dice che le mie descrizioni sono molto vivide e che ho una buona analisi psicologica (scrivo storie più incentrate sull'analisi psicologica dei protagonisti più che sull'azione, mi piace "scavare" nella mente dei personaggi, entrarci dentro, e non per niente il mio personaggio preferito, quello su cui scrivo, a pensarci bene, è un introverso doc: timido, riservato, solitario, con alti valori morali e disposto a tutto pur di portare avanti questi ideali, orgoglioso, ma con poca autostima e che si nasconde sempre dietro un sorriso e un'educazione quasi "fuori dal tempo, anacronistica", mai arrabbiato o mai "fuori riga" ^_^ , già, a pensarci bene è proprio così, un introverso, forse è per questo che mi viene facile entrare dentro la sua testa, il mio alter ego al maschile, e forse, proprio per questo una storia basata su una sua "umiliazione" mi ha colpito così, risvegliando un malessere che mi ha spaventata proprio perché... "assurdo" nella sua origine).
    Quindi, se vuoi scrivere (non mi definisco una scrittrice, parola troppo grossa), devi SENTIRE, perché se non senti nulla non puoi creare una storia, non puoi trasferire niente ai lettori, e quindi è proprio nello scrivere che ti spogli di qualsiasi difesa (non per niente molti "scrittori" del mio genere pubblicano su Internet sotto pseudonimo ma non fanno leggere le loro storie alle persone reali intorno a loro, con poche eccezioni). E, a volte, il troppo sentire è un'arma a doppio taglio: è ciò che ti permette di scrivere/leggere e di gioire della creazione/lettura, ma può anche colpirti a tradimento quando ti rendi conto che stai entrando troppo "dentro" una storia, soprattutto se una storia di dolore fisico o psicologico.
    Il mio scrittore preferito (lui SI, uno scrittore), Haruki Murakami, ha detto che quando scrive si immerge in un luogo oscuro, nelle profondità della psiche, ed è difficile tornare indietro, ma ormai ha imparato a farlo: entra ed esce da questo mondo a suo piacimento, quasi a comando, ma non è facile.

    Spero di non essere troppo contorta, sono un po' troppo incline all'autoanalisi, dicesi sega mentale.
    E a volte anche un po' pedante, scusate.

    Edited by yukino76 - 1/11/2012, 18:42
     
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  6. Nicola.
     
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    No ho capito benissimo :)

    però è strano che tu ti chiuda all'esterno per evitare sofferenza che poi ritrovi nel tuo interno, nella tua immaginazione. Non è possibile, e scusami se mi faccio invadente ma lo faccio solo perchè tu sei ben disposta a parlarne, che tu stia trasponendo le sofferenze tue nel personaggio, compiacendoti un po' della sofferenza che ne comporta? e quindi quando vedi il personaggio che senti un po' come tuo, aggredito da interpretazioni che non trovi idonee perchè non rispettose della sua personalità, ti senti come punta sul vivo, come se fosse un attacco diretto a te?
     
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  7. yukino76
     
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    CITAZIONE (Nicola. @ 1/11/2012, 19:22) 
    però è strano che tu ti chiuda all'esterno per evitare sofferenza che poi ritrovi nel tuo interno, nella tua immaginazione. Non è possibile, e scusami se mi faccio invadente ma lo faccio solo perchè tu sei ben disposta a parlarne, che tu stia trasponendo le sofferenze tue nel personaggio, compiacendoti un po' della sofferenza che ne comporta? e quindi quando vedi il personaggio che senti un po' come tuo, aggredito da interpretazioni che non trovi idonee perchè non rispettose della sua personalità, ti senti come punta sul vivo, come se fosse un attacco diretto a te?

    Allora, cercherò di spiegarmi meglio.
    Io, nel mio interno, non cerco sofferenza, al contrario. Io scrivo per trovare gioia: mi piace inventare storie, spesso storie anche drammatiche e dolorose, per certi versi, ma sempre con un lieto fine per cui il dolore diventa un mezzo per raggiungere qualcosa di meglio, un modo per evolvere; non ho mai scritto tragedie, per intenderci, ma storie drammatiche a lieto fine (dramma mischiato a una buona dose di romaticismo: il personaggio principale soffre...ma poi vince lasua battaglia). Quindi, nella mia fantasia, non cerco di "farmi del male" o di "provare il dolore che evito nella realtà"; ho sempre considerato la fantasia come una via di fuga dalla realtà, lo ammetto, ma non un modo per farsi del male.
    Forse, nel post precedente, ho sbagliato definendo il personaggio di cui scrivo come del mio "alter ego", lui non è me, nè io sono lui (anche se, per certi versi, lo scrittore è in tutto e in tutti; tra le righe di ogni libro, dietro tutti i personaggi, c'è comunque lo scrittore: il suo modo di vedere le cose, di percepire, si sentire, di ragionare).
    Mi è capitato di affezionarmi (anche di "innamorarmi", anche se il termine può sembrare esagerato e fare ridere qualcuno) di personaggi di fantasia che nel corso della vita ho incontrato, appunto, in varie opere di fantasia; penso sia capitato a tutti di piangere su un libro, o guardando un film (è normale!!... <_< è normale??).
    Quello che mi ha un pò spaventata, ultimamente, è di essermi emozionata troppo, di aver "sentito" troppo un'opera di fantasia, di aver provato sofferenza per delle sofferenze inferte al mio "amato" personaggio (sofferenze non bilanciate da una uguale dose di conforto); come quando guardi un film troppo violento e alla fine decidi di spegnere la TV, perchè, anche se è un'opera di fantasia, ti "tocca" troppo, e magari ti lascia anche un senso di "ansia" dopo che hai spento la TV.

    E' questo che volevo capire.
    Ci sono persone così "sognatrici" e "fantasiose" da aver provato questa esperienza?
    A nessuno è mai capitato, ad esempio, vedendo morire il suo personaggio preferito in un libro/film, di soffrire al di là del libro/film? Di ritrovarsi, per esempio, nella vita reale, dopo aver chiuso le pagine del libro, e improvvisamente sentire una fitta di ansia/angoscia/dolore e dire "Oh mio Dio, X è morto!!!", e di rimanere come "annichiliti"/"trasognati"? (sentendosi oltremodo stupidi, peraltro, visto che X è un personaggio di fantasia, e se qualcuno ti vede stranito e ti chiede cos'hai, mica poui dirgli "X è...morto.. :cry: !!!). Insomma, sei lì che stai cucinando gli spaghetti e BHAM... "Oh mio Dio, X è morto", e ti passa la fame. Questa sensazione, OK?
    Tempo fa lessi una frase di Dostoevskji su cui ho riflettuto: raccontava di quando, chiuso nella sua casa, scriveva "L'idiota", e sentiva i personaggi intorno a lui come fossero reali, e piangeva anche calde lacrime sul destino dei suoi personaggi. Cos'è questa? Eccessiva sensibilità? Pazzia? Genio?
    (ovvio.... non mi sto paragonando a Dostoevskji ^_^ )
    Insomma, cosa significa essere eccessivamente sensibili? una persona sensibile può essere colpita eccessivamente tanto dalla realtà quanto dalla fantasia?
    Ma il punto fondamentale è: come cacchio si fa ad innamorarsi di un personaggio di fantasia, tanto da soffrire per lui e fantasticarci sopra così da scriverne e scriverne e scriverne??? :blink: (considera che fin da piccola, prima di addormentarmi, mi inventavo storie relative a questo o quel personaggio)
    Da come parli, Nicola, mi sembra che i tuoi piedi siano ben saldi a terra, mentre io sono la classica persona "con la testa fra le nuvole", una "sognatrice": usando le parole di Kundera, "una persona che vive sotto lo sguardo immaginario di persone assenti". Mi domando, e se una persona vive con lo sguardo su persone immaginarie, cos'è?? Un pazzo, un sognatore all'ennesima potenza, uno scrittore?
     
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  8. Nicola.
     
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    Io non ho vissuto esperienze paragonabili alla tua. Ho avuto anche io grande attaccamento a certi soggetti e anche io mi sono trovato a piangere su certi libri e film, non saprei dirti se è "normale", ma credo non sia raro :).

    Non credo di essere una persona con i piedi per terra, però non mi è mai capitato di sprofondare così tanto nella mia fantasia da sentirmene circondato, come diceva Dostoevskij.

    Io credo che la risposta alla domanda "come cacchio si fa ad innamorarsi di un personaggio di fantasia, tanto da soffrire per lui e fantasticarci sopra così da scriverne e scriverne e scriverne???" sia che tu hai un fortissimo ideale di giustizia, che probabilmente ha trovato sfogo e comprensione in questo determinato soggetto, tanto da soffrirne per chi vi si accosta senza comprenderlo e mutilarlo dei suoi valori. Magari ti senti colpita sul vivo, perchè è come vorresti che le cose fossero sul serio. Non ho solide basi per dirtelo, sono solo deduzioni superficiali su cui magari hai già riflettuto, però la frase di kundera può essere interpretata in varie maniere. Può esprimere sia il sognatore che non ha bisogno di conferme altrui perchè vive bene con sé stesso, ma può anche definire l'individuo fragile che, incapace di accettare la realtà che gli si prospetta, si chiude in un suo mondo ideale e addomesticato trova pace
     
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  9. yukino76
     
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    CITAZIONE (Nicola. @ 1/11/2012, 21:03) 
    Non ho solide basi per dirtelo, sono solo deduzioni superficiali su cui magari hai già riflettuto, però la frase di kundera può essere interpretata in varie maniere. Può esprimere sia il sognatore che non ha bisogno di conferme altrui perchè vive bene con sé stesso, ma può anche definire l'individuo fragile che, incapace di accettare la realtà che gli si prospetta, si chiude in un suo mondo ideale e addomesticato trova pace

    La seconda che hai detto, forse.
    Ne "L'insostenibile leggerezza dell'essere", il sognatore in questione, Franz, è un uomo che continua ad amare la donna che lo ha lasciato. E anche quando è lontano da lei, pensa a lei... che pensa a lui. Parte per una missione pacifista (se non ricordo male) all'estero, decisione che prende perchè a LEI interessa quella missione, e si immagina che lei lo stia guardando attraverso lo schermo di qualche televisione, fiera di lui: vive sotto gli occhi di lei quando lei non c'è più (immaginandosi gli occhi di lei su di lui e vivendo per essi). In quella missione ci morirà :cry: .

    Lessi il libro tanti anni fa (quindi spero di non ricordare male), prima o poi lo rileggerò, ne vale VERAMENTE la pena.

    CITAZIONE (Nicola. @ 1/11/2012, 21:03) 
    Io credo che la risposta alla domanda "come cacchio si fa ad innamorarsi di un personaggio di fantasia, tanto da soffrire per lui e fantasticarci sopra così da scriverne e scriverne e scriverne???" sia che tu hai un fortissimo ideale di giustizia, che probabilmente ha trovato sfogo e comprensione in questo determinato soggetto, tanto da soffrirne per chi vi si accosta senza comprenderlo e mutilarlo dei suoi valori.

    Questo è sicuramente vero. Se leggo storie incentrate su questo stesso personaggio ma non vi trovo le caratteristiche che vi ho riconosciuto io, la cosa mi fa soffrire e arrabbiare.
    Ma... ti assicuro, sono riuscita a soffrire e spaventarmi nel vederlo (leggerlo) in situazioni di sofferenza/pericolo, come se lui fosse reale e la sofferenza fosse reale: insomma, immaginavo la sua sofferenza in maniera molto vivida.

    Sai, parlando di questa mia attitudine a "soffrire" per sofferenze immaginarie inferte a personaggi di fantasia che amo (Santo Cielo che frase contorta), sto meglio perchè mi permette di analizzare la cosa portandola dalla sfera emotiva alla sfera razionale. Grazie. :)

    Edited by yukino76 - 1/11/2012, 21:37
     
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  10. Nicola.
     
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    CITAZIONE (yukino76 @ 1/11/2012, 21:27) 
    Sai, parlando di questa mia attitudine a "soffrire" per sofferenze immaginarie inferte a personaggi di fantasia che amo (Santo Cielo che frase contorta), sto meglio perchè mi permette di analizzare la cosa portandola dalla sfera emotiva alla sfera razionale.

    sono contento! :)

    ma non ti perdonerò mai per avermi sputtanato la trama di un libro che era nella mia lista da un po' di tempo!!!! :P
     
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  11. yukino76
     
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    [/QUOTE]
    sono contento! :)

    ma non ti perdonerò mai per avermi sputtanato la trama di un libro che era nella mia lista da un po' di tempo!!!! :P
    [/QUOTE]

    Non ti preoccupare. Franz è solo UNO dei personaggi, e neanche il principale.
    "L'insostenibile leggerezza dell'essere" è un manuale di psicologia amorosa, più che un romanzo. Sono rimasta letteralmente a bocca aperta PIU' volte durante la lettura per certe riflessioni/verità.

    Buona lettura, a quando sarà. ^_^

     
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  12. Nicola.
     
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    CITAZIONE (yukino76 @ 1/11/2012, 21:41) 
    Non ti preoccupare. Franz è solo UNO dei personaggi, e neanche il principale.
    "L'insostenibile leggerezza dell'essere" è un manuale di psicologia amorosa, più che un romanzo. Sono rimasta letteralmente a bocca aperta PIU' volte durante la lettura per certe riflessioni/verità.

    Buona lettura, a quando sarà. ^_^

    ti sei salvata in corner!!
     
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    CITAZIONE (yukino76 @ 1/11/2012, 14:48) 
    Ho letto che, tra le varie caratteristiche degli introversi, c'è anche una particolare predisposizione all'empatia, e che, nonostante l'apparente "freddezza", l'introverso ha spesso un mondo interiore molto "ardente".

    verissimo...io mi ci ritrovo molto in queste cose dette..nel virtuale sn molto+aperta da vicino mi ci vuole tantooooooo tempo x aprirmi e a volte manco lo faccio interamente

    CITAZIONE
    Cos'è questa? Eccessiva empatia? E se sì, è possibile essere così empatici relativamente a un personaggio di un'opera di fantasia? E' possibile "amare" così tanto qualcuno di irreale, tanto da scrivere (e leggere) storie su storie, e da "sentire" emotivamente queste storie con una forza tale da sconfinare dalla fantasia alla realtà?

    perchè no?tutto è possibile...
    CITAZIONE
    E se non è empatia? E' eccesso di fantasia? Quando la fantasia diventa eccessiva?
    O è l'inizio di una malattia mentale? Un inizio e definitivo distacco dalla realtà?

    la fantasia nn è mai eccessiva....almeno a mio parere...io mi faccio dei viaggi astrali che sn la fine del mondo

    CITAZIONE (yukino76 @ 1/11/2012, 20:49) 
    Tempo fa lessi una frase di Dostoevskji su cui ho riflettuto: raccontava di quando, chiuso nella sua casa, scriveva "L'idiota", e sentiva i personaggi intorno a lui come fossero reali, e piangeva anche calde lacrime sul destino dei suoi personaggi. Cos'è questa? Eccessiva sensibilità? Pazzia? Genio?
    (ovvio.... non mi sto paragonando a Dostoevskji ^_^ )
    Insomma, cosa significa essere eccessivamente sensibili? una persona sensibile può essere colpita eccessivamente tanto dalla realtà quanto dalla fantasia?

    io penso di si io mi commuovo sempre quando vedo determinati film ora mi viene in mente i passi dell'amore piango come una fontana tutte le volte che lo vedo..

    CITAZIONE
    Ci sono persone così "sognatrici" e "fantasiose" da aver provato questa esperienza?

    mentre io sono la classica persona "con la testa fra le nuvole", una "sognatrice": usando le parole di Kundera, "una persona che vive sotto lo sguardo immaginario di persone assenti". Mi domando, e se una persona vive con lo sguardo su persone immaginarie, cos'è?? Un pazzo, un sognatore all'ennesima potenza, uno scrittore?

    direi un pò tutto ...

    CITAZIONE (yukino76 @ 1/11/2012, 17:57) 
    Quindi, se vuoi scrivere (non mi definisco una scrittrice, parola troppo grossa), devi SENTIRE, perché se non senti nulla non puoi creare una storia, non puoi trasferire niente ai lettori, e quindi è proprio nello scrivere che ti spogli di qualsiasi difesa (non per niente molti "scrittori" del mio genere pubblicano su Internet sotto pseudonimo ma non fanno leggere le loro storie alle persone reali intorno a loro, con poche eccezioni). E, a volte, il troppo sentire è un'arma a doppio taglio: è ciò che ti permette di scrivere/leggere e di gioire della creazione/lettura, ma può anche colpirti a tradimento quando ti rendi conto che stai entrando troppo "dentro" una storia, soprattutto se una storia di dolore fisico o psicologico.
    Il mio scrittore preferito (lui SI, uno scrittore), Haruki Murakami, ha detto che quando scrive si immerge in un luogo oscuro, nelle profondità della psiche, ed è difficile tornare indietro, ma ormai ha imparato a farlo: entra ed esce da questo mondo a suo piacimento, quasi a comando, ma non è facile.

    Spero di non essere troppo contorta, sono un po' troppo incline all'autoanalisi, dicesi sega mentale.
    E a volte anche un po' pedante, scusate.

    bellissimo questo che hai detto
     
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  14. Diogene W
     
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    Premessa: non ho letto tutti i post precedenti. Spero di aggiungere qualcosa di vagamente utile :)

    CITAZIONE
    E' possibile "sentire" così tanto una storia di fantasia (che sia un libro, un film, un racconto) da trascinarsi le emozioni provate lungo la lettura anche nel "mondo esterno/reale"?

    Eeeh. Ho tre esperienze personali chiave su questo: una su un personaggio di fantasia che secondo me ha formato in modo determinante il mio carattere (ha senso che un personaggio di fantasia formi un carattere??NO), l'altro di un romanzo per la quale ho pianto parecchio proprio perché l'immedesimazione con il personaggio principale era arrivato a tal punto che soffrivo più io che lui per la sua umiliazione (e mi sembrava di essere l'unica a capirlo davvero mentre i personaggi della storia gli stavano semplicemente togliendo la sua dignità, altra cosa folle) e di un film (Agora, v.mia firma) per la quale ho un ossessione più che patologica.

    CITAZIONE
    E se non è empatia? E' eccesso di fantasia? Quando la fantasia diventa eccessiva?

    Io giustifico la cosa come un'abilità particolarmente sviluppata di mescolare realtà e immaginazione. Ed è un'abilità a cui tengo parecchio, quindi non posso liquidarla come "forma morbosa di infantilismo che si è protratta nel tempo a causa di una mancanza di affetto dalle cerchie sociali esterne alla famiglia" (anche se potrebbe benissimo essere così). Che le relazioni che riesco a stringere con i personaggi di fantasia siano spesso molto più strette e profonde di quelle che stringo con persone reali è semplicemente dovuto al fatto- o così almeno credo- che la lettura e non solo sono tutte forme di interazione basate sulla sincerità (devi aprirti) e sulla fiducia (devi lasciarti guidare) che mi permettono alla fin fine di essere vulnerabile. Una vulnerabilità che io "sulla terra" non posso permettermi.

    Ora, mi reputo abbastanza razionale da capire la differenza tra realtà e fantasia, ma sono altrettanto intelligente da capire che gli stimoli, le lezioni e le emozioni date dalla fantasia sono reali. Il limite è sempre quello imposto dalla società contemporanea: "non puoi chiedere alla realtà di essere come la fantasia." Cosa molto difficile per chi è metà l'uno e metà l'altro :).



     
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  15. yukino76
     
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    Grazie Diogene, sei stata chiarissima e hai detto cose molto interessanti.

    Un personaggio di fantasia PUO' formare il carattere, perchè no? Un personaggio di fantasia può essere portatore di valori e di pensieri in cui il lettore si immedesima e condivide. Dietro ogni personaggio di fantasia c'è il creatore dello stesso, quindi, per certi versi, è LUI che forma il lettore.
    Capisco perfettamente l'immedesimazione in un personaggio, tanto da soffrire REALMENTE per le vicessitudini/umiliazione/dolore di questo personaggio. Non ci trovo nulla di strano. (ho aperto questo topic apposta, no?)
    Cosa intendi per ossessione più che patologica? Come si manifesta?
     
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83 replies since 1/11/2012, 14:48   6479 views
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