Eccessiva empatia? Eccessiva fantasia? Patologia?

Quando "sentire" fa male

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. yukino76
     
    .

    User deleted


    Grazie a tutti per le risposte.

    Grazie Nicola per l'interessante domanda: "Hai una sensibilità e un'empatia così accentuata anche per gli eventi che capitano alle persone vere?"
    Non proprio. O meglio, ho più empatia per persone vere ma a me estranee che per persone vere ma a me vicine. O, forse, nella realtà ho sviluppato un meccanismo di autodifesa per non sentire troppo, perché un'eccessiva empatia ti distrugge, e allora devi trovare il modo di difenderti (sviluppando un guscio protettivo); anche nella realtà ho la tendenza a "sentire" più degli altri (una scena che magari ad altri sfugge, a me fa salire le lacrime agli occhi), e anche ad essere molto autocritica e "moralista" (per certi versi, in quanto mi faccio un sacco di paranoie "etiche"), ma, forse, ho sviluppato una difesa verso il "sentire troppo", emotivamente parlando. E non posso farne a meno, lavorando in un Ospedale: ti immagini che pena vivere in continuo le sofferenze altrui? Ho dovuto per forza trovare un equilibrio, un muro protettivo.

    Forse non ho trovato un altrettanto valido guscio nella fantasia, anche perché la fantasia deve essere libera, e ti permette di creare proprio perché è libera. Chi legge le mie storie (utenti internet che bazzicano il sito suddetto, perché NESSUNO del mondo reale ha mai letto niente di mio, e MAI lo leggerà, a meno che non trovi uno spirito affine al mio), spesso dice che le mie descrizioni sono molto vivide e che ho una buona analisi psicologica (scrivo storie più incentrate sull'analisi psicologica dei protagonisti più che sull'azione, mi piace "scavare" nella mente dei personaggi, entrarci dentro, e non per niente il mio personaggio preferito, quello su cui scrivo, a pensarci bene, è un introverso doc: timido, riservato, solitario, con alti valori morali e disposto a tutto pur di portare avanti questi ideali, orgoglioso, ma con poca autostima e che si nasconde sempre dietro un sorriso e un'educazione quasi "fuori dal tempo, anacronistica", mai arrabbiato o mai "fuori riga" ^_^ , già, a pensarci bene è proprio così, un introverso, forse è per questo che mi viene facile entrare dentro la sua testa, il mio alter ego al maschile, e forse, proprio per questo una storia basata su una sua "umiliazione" mi ha colpito così, risvegliando un malessere che mi ha spaventata proprio perché... "assurdo" nella sua origine).
    Quindi, se vuoi scrivere (non mi definisco una scrittrice, parola troppo grossa), devi SENTIRE, perché se non senti nulla non puoi creare una storia, non puoi trasferire niente ai lettori, e quindi è proprio nello scrivere che ti spogli di qualsiasi difesa (non per niente molti "scrittori" del mio genere pubblicano su Internet sotto pseudonimo ma non fanno leggere le loro storie alle persone reali intorno a loro, con poche eccezioni). E, a volte, il troppo sentire è un'arma a doppio taglio: è ciò che ti permette di scrivere/leggere e di gioire della creazione/lettura, ma può anche colpirti a tradimento quando ti rendi conto che stai entrando troppo "dentro" una storia, soprattutto se una storia di dolore fisico o psicologico.
    Il mio scrittore preferito (lui SI, uno scrittore), Haruki Murakami, ha detto che quando scrive si immerge in un luogo oscuro, nelle profondità della psiche, ed è difficile tornare indietro, ma ormai ha imparato a farlo: entra ed esce da questo mondo a suo piacimento, quasi a comando, ma non è facile.

    Spero di non essere troppo contorta, sono un po' troppo incline all'autoanalisi, dicesi sega mentale.
    E a volte anche un po' pedante, scusate.

    Edited by yukino76 - 1/11/2012, 18:42
     
    Top
    .
83 replies since 1/11/2012, 14:48   6491 views
  Share  
.
Top