Eccessiva empatia? Eccessiva fantasia? Patologia?

Quando "sentire" fa male

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  1. yukino76
     
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    CITAZIONE (Nicola. @ 1/11/2012, 19:22) 
    però è strano che tu ti chiuda all'esterno per evitare sofferenza che poi ritrovi nel tuo interno, nella tua immaginazione. Non è possibile, e scusami se mi faccio invadente ma lo faccio solo perchè tu sei ben disposta a parlarne, che tu stia trasponendo le sofferenze tue nel personaggio, compiacendoti un po' della sofferenza che ne comporta? e quindi quando vedi il personaggio che senti un po' come tuo, aggredito da interpretazioni che non trovi idonee perchè non rispettose della sua personalità, ti senti come punta sul vivo, come se fosse un attacco diretto a te?

    Allora, cercherò di spiegarmi meglio.
    Io, nel mio interno, non cerco sofferenza, al contrario. Io scrivo per trovare gioia: mi piace inventare storie, spesso storie anche drammatiche e dolorose, per certi versi, ma sempre con un lieto fine per cui il dolore diventa un mezzo per raggiungere qualcosa di meglio, un modo per evolvere; non ho mai scritto tragedie, per intenderci, ma storie drammatiche a lieto fine (dramma mischiato a una buona dose di romaticismo: il personaggio principale soffre...ma poi vince lasua battaglia). Quindi, nella mia fantasia, non cerco di "farmi del male" o di "provare il dolore che evito nella realtà"; ho sempre considerato la fantasia come una via di fuga dalla realtà, lo ammetto, ma non un modo per farsi del male.
    Forse, nel post precedente, ho sbagliato definendo il personaggio di cui scrivo come del mio "alter ego", lui non è me, nè io sono lui (anche se, per certi versi, lo scrittore è in tutto e in tutti; tra le righe di ogni libro, dietro tutti i personaggi, c'è comunque lo scrittore: il suo modo di vedere le cose, di percepire, si sentire, di ragionare).
    Mi è capitato di affezionarmi (anche di "innamorarmi", anche se il termine può sembrare esagerato e fare ridere qualcuno) di personaggi di fantasia che nel corso della vita ho incontrato, appunto, in varie opere di fantasia; penso sia capitato a tutti di piangere su un libro, o guardando un film (è normale!!... <_< è normale??).
    Quello che mi ha un pò spaventata, ultimamente, è di essermi emozionata troppo, di aver "sentito" troppo un'opera di fantasia, di aver provato sofferenza per delle sofferenze inferte al mio "amato" personaggio (sofferenze non bilanciate da una uguale dose di conforto); come quando guardi un film troppo violento e alla fine decidi di spegnere la TV, perchè, anche se è un'opera di fantasia, ti "tocca" troppo, e magari ti lascia anche un senso di "ansia" dopo che hai spento la TV.

    E' questo che volevo capire.
    Ci sono persone così "sognatrici" e "fantasiose" da aver provato questa esperienza?
    A nessuno è mai capitato, ad esempio, vedendo morire il suo personaggio preferito in un libro/film, di soffrire al di là del libro/film? Di ritrovarsi, per esempio, nella vita reale, dopo aver chiuso le pagine del libro, e improvvisamente sentire una fitta di ansia/angoscia/dolore e dire "Oh mio Dio, X è morto!!!", e di rimanere come "annichiliti"/"trasognati"? (sentendosi oltremodo stupidi, peraltro, visto che X è un personaggio di fantasia, e se qualcuno ti vede stranito e ti chiede cos'hai, mica poui dirgli "X è...morto.. :cry: !!!). Insomma, sei lì che stai cucinando gli spaghetti e BHAM... "Oh mio Dio, X è morto", e ti passa la fame. Questa sensazione, OK?
    Tempo fa lessi una frase di Dostoevskji su cui ho riflettuto: raccontava di quando, chiuso nella sua casa, scriveva "L'idiota", e sentiva i personaggi intorno a lui come fossero reali, e piangeva anche calde lacrime sul destino dei suoi personaggi. Cos'è questa? Eccessiva sensibilità? Pazzia? Genio?
    (ovvio.... non mi sto paragonando a Dostoevskji ^_^ )
    Insomma, cosa significa essere eccessivamente sensibili? una persona sensibile può essere colpita eccessivamente tanto dalla realtà quanto dalla fantasia?
    Ma il punto fondamentale è: come cacchio si fa ad innamorarsi di un personaggio di fantasia, tanto da soffrire per lui e fantasticarci sopra così da scriverne e scriverne e scriverne??? :blink: (considera che fin da piccola, prima di addormentarmi, mi inventavo storie relative a questo o quel personaggio)
    Da come parli, Nicola, mi sembra che i tuoi piedi siano ben saldi a terra, mentre io sono la classica persona "con la testa fra le nuvole", una "sognatrice": usando le parole di Kundera, "una persona che vive sotto lo sguardo immaginario di persone assenti". Mi domando, e se una persona vive con lo sguardo su persone immaginarie, cos'è?? Un pazzo, un sognatore all'ennesima potenza, uno scrittore?
     
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83 replies since 1/11/2012, 14:48   6492 views
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