Eccessiva empatia? Eccessiva fantasia? Patologia?

Quando "sentire" fa male

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  1. Yorick75
     
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    Ciao yukino76,

    E' il primo post che leggo e c' è già molta carne al fuoco : empatia, amore, realtà, sogno, fantasia.
    Premetto che il tuo “profilo” è molto simile al mio, certo ci sono, ci devono essere,delle differenze (io sono maschio, per esempio :) ) ma credo di capirti. O almeno ci provo. Con l' aiuto di Raskol'nikov ;) .

    Non ho tuttavia mai provato una tale immedesimazione, almeno così intensa e duratura. E' naturale,non temere, vivere un universo narrativo con profonde emozioni. Sentire i personaggi così vicini da sentirne la carne calda, le ossa scricchiolare. Poi arriva l' ultima pagina e il libro si chiude, per qualche giorno rimane uno strascico, doloroso o piacevole o entrambi, che poi svanisce. O semplicemente arriva un altra storia con il suo carico emotivo a prenderne il posto.

    Io deduco dal tuo racconto che, forse, qualcosa non va. Prendi con la dovuta cautela le mie parole : ho solo pochi elementi, non ti conosco, e soprattutto non ho strumenti, a parte la mia esperienza personale (introverso con spiccata attitudine a rifugiarsi nel proprio mondo interiore).

    Non si tratta di normalità o anormalità. E' un discorso fuorviante. Io penso che ci siano dei limiti. Oltrepassati i quali bisogna farsi delle domande. Se tu mi dici che te la sei presa con l' autore, mi fai pensare. L' hai detta così, en passant, nascondendola quasi questa frase. E' invece un punto importante. Mi chiedo se hai oltrepassato la soglia realtà/fantasia. Se, sì quanto sia largo, profondo il solco. Ma sei tu ad avere le misure.

    Non vedo un legame tra scrittura e questa tuo (supposto) eccesso di empatia. Quando scrivi non usi la fantasia, ma l' immaginazione. Inventi, costruisci un mondo, lavori su quello che c'è, lo domini facendolo diventare parola scritta. La scrittura ti fa bene. Se invece la materia ti domina, ti avvinghia, hai perso il controllo. Che può essere anche bello, ma se si protrae nel tempo,ti fa cadere in un circolo vizioso. Avverti anche tu questo rischio, perché sì, questo meccanismo può diventare una trappola. Distaccarsi dalla realtà, crearsi un proprio mondo, un rifugio, una bella baita dalla quale non tornare più. Soprattutto se ci si sta bene.

    La tua sensibilità è un bene prezioso, hai una sorta di capacità di raccogliere stimoli,spesso invisibili, o non percepiti, amplificandone la potenza. Tu spesso hai usato la parola 'eccesso'. Io francamente non so se ci sia un limite all'empatia. Non credo sia una cosa che si possa ridurre, levandone la quantità sovrabbondante. Un regime dietetico, magari. No, non mi sembra il caso.
    Anche sull' eccesso di fantasia vale lo stesso discorso. Ma io non mi domanderei se c' è un eccesso di fantasia, piuttosto userei le parole fantasticare o sognare a occhi aperti (nemici questi da combattere).
    Chiudendo con la tua ultima domanda, è probabile che tutto rientri nell'alveo della tua personalità. Certo ho annusato dei punti critici, secondo me da sviluppare, ma ciò che è naturale per noi, e non per gli altri (ma chi sono questi altri ?), non significa che sia patologico automaticamente. Ci sono diversi modi di stare al mondo, tutti ugualmente dignitosi.

    [Sia chiaro che tutto quello che ti ho scritto vale anche per me, anche se poi non mi ascolto molto!]

    Edited by Yorick75 - 17/11/2012, 00:21
     
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  2. yukino76
     
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    Ciao Yorick75 e benvenuto, qui troverai molti tuoi simili, come è successo a me. Prima di trovare questo Forum mi sentivo un pò "sola".

    Allora, sì, hai ragione, qualche cosa che non va c'è, altrimenti non avrei scritto il post (il mio primo post) ^_^
    Dunque, fin da piccola ho avuto la tendenza a "innamorarmi" di personaggi irreali, e mi divertiva inventare storie su di essi (fin da allora, e ancora adesso, prima di addormentarmi immagino qualcosa, una scena, un dialogo, qualcosa, non posso addormentarmi pensando alla realtà).
    Questa volta, però, questa "angoscia" legata a una storia di fantasia mi ha preoccupata proprio perchè troppo duratura: è anche vero che la storia è ancora in corso, quindi non è perdurata dopo la fine della storia, ma durante (sai, le fanfic si sviluppano in mesi, quindi, come lettore, devi pazientare per leggerne i vari capitoli), e forse l'angoscia è stata magnificata dall'attesa di sapere/vedere l'evoluzione della storia seguendo tempi non miei ma quelli dell'autore (quando un libro mi prende lo divoro, leggendo velocemente le parti "brutte"/angoscianti per poi godere della parte migliore, non mi piace soffermarmi sulle parti dolorose), non riuscendo, dunque, a passare ad "altro" perchè imprigionata in questa attesa (io voglio avere il CONTROLLO sulle cose). Quindi, nella mia reazione alla storia in questione, giocano tanti fattori, compresa l'attesa. Peraltro, alla fine, ho semplicemente deciso di smettere di leggerla, inutile leggere una storia che ti genera emozioni negative e nessuna positiva (20 capitoli angoscianti spalmati in 3 mesi :wacko:, e che cacchio...).

    Detto questo, perchè la storia ha generato emozioni così negative???? Il punto fondamentale è questo, al di là dell'attesa e dell'empatia.
    Ho cercato di analizzare la questione, e sono arrivata, alla fine, alla conclusione che ho dei LIMITI in fatto di ciò che posso tollerare o meno; e questo vale per storie/libri/film/vita. Il mio sistema non tollera la violenza oltre un certo grado (non posso guardare un film di guerra con sangue che scorre a fiumi, per esempio), e, ho scoperto recentemente, non tollero l'umiliazione: non sopporto, in libri/film, di vedere un personaggio (soprattutto un personaggio che mi piace) umiliato. Ho scoperto la mia totale intolleranza verso l'umiliazione e anche l'ingiustizia (un altro tipo di film che NON posso vedere sono quelli relativi, per esempio, a innocenti arrestati e processati ingiustamente... mi mettono un'angoscia terribile).
    Ho dei seri LIMITI di tolleranza psicologica verso certe cose. Cose che magari "scivolano" addosso agli altri, a me toccano profondamente, siano cose reali o anche solo di fantasia. E non riesco a "esorcizzare" la fantasia semplicemente con un "è solo una storia di fantasia", perchè anche la fantasia può essere dolorosa/terribile, così come può essere sublime.

    Quindi, alla fine, concludendo:
    Sento troppo, quella "capacità di raccogliere stimoli, spesso invisibili, o non percepiti, amplificandone la potenza", come dici tu. Può essere un dono ma anche una maledizione.
    Fantastico troppo, quindi, per me, un libro non è solo un libro, a volte, e un personaggio non è solo un personaggio, a volte.
     
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  3. Diogene W
     
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    CITAZIONE
    Ho scoperto la mia totale intolleranza verso l'umiliazione e anche l'ingiustizia

    https://lidi.forumfree.it/?t=61436730 :)

    Tra l'altro uno degli effetti collaterali più interessanti di questo tipo di "patologia", almeno secondo me, riguarda la sessualità. Il sesso non viene evitato né idealizzato, ma in qualche modo...stilizzato e astratto dalla realtà. Cioè non se ne ha una visione di insieme, non si accettano quei dettagli reali tipici é quasi si preferisce la tensione sessuale al vero e proprio atto.

    Ok forse ora blatero :hmm.gif:

    Edited by Diogene W - 17/11/2012, 11:29
     
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  4. yukino76
     
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    CITAZIONE (Diogene W @ 17/11/2012, 10:43) 
    CITAZIONE
    Ho scoperto la mia totale intolleranza verso l'umiliazione e anche l'ingiustizia

    https://lidi.forumfree.it/?t=61436730 :)

    Tra l'altro uno degli effetti collaterali più interessanti di questo tipo di "patologia", almeno secondo me, riguarda la sessualità. Il sesso non viene evitato né idealizzato, ma in qualche modo...stilizzato e astratto dalla realtà. Cioè non se ne ha una visione di insieme, non si accettano quei dettagli reali tipici é quasi si preferisce la tensione sessuale al vero e proprio atto.

    Ok forse ora blatero :hmm.gif:

    Il sesso stilizzato ed astratto. Verissimo.
    Scrivendo (e leggendo) storie ho notato che non tocco mai direttamente l'argomento: anche nello scrivere una storia d'amore, mi concentro sui sentimenti e accenno alla "tensione" sessuale dei personaggi, ma il sesso è "al di là" della pagina scritta, non mi interessa descrivere quello, ma ciò che porta a quello, in maniera delicata e ... iper-romantica. Non amo le scene di sesso, nè nei libri nè nei film.
    Qualcuno ricorda "Il Fantastico mondo di Amelie"? Uno dei miei film preferiti. Ecco, la storia di Amelie con quel ragazzo è ciò che mi piace vedere, il modo in cui, alla fine, gli bacia delicatamente il collo, le parpebre e le labbra, come due bambini: l'unico contatto fisico durante il film, mentre, per il resto, il loro incontrarsi è un "gioco" ed un "contatto mentale/spirituale". Mi basta arrivare a quello, in una storia, il resto è sufficiente lasciarlo al "dietro le quinte", o comunque accennarlo molto delicatamente senza scadere nella "animalità" del vero atto.
     
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  5. vivatruffaut
     
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    CITAZIONE
    Eeeh. Ho tre esperienze personali chiave su questo: una su un personaggio di fantasia che secondo me ha formato in modo determinante il mio carattere (ha senso che un personaggio di fantasia formi un carattere??NO), l'altro di un romanzo per la quale ho pianto parecchio proprio perché l'immedesimazione con il personaggio principale era arrivato a tal punto che soffrivo più io che lui per la sua umiliazione (e mi sembrava di essere l'unica a capirlo davvero mentre i personaggi della storia gli stavano semplicemente togliendo la sua dignità, altra cosa folle) e di un film (Agora, v.mia firma) per la quale ho un ossessione più che patologica.

    Ora ci devi svelare chi sono i primi due personaggi :D
     
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  6. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    CITAZIONE (yukino76 @ 17/11/2012, 13:50) 
    Qualcuno ricorda "Il Fantastico mondo di Amelie"? Uno dei miei film preferiti. Ecco, la storia di Amelie con quel ragazzo è ciò che mi piace vedere, il modo in cui, alla fine, gli bacia delicatamente il collo, le parpebre e le labbra, come due bambini: l'unico contatto fisico durante il film, mentre, per il resto, il loro incontrarsi è un "gioco" ed un "contatto mentale/spirituale". Mi basta arrivare a quello, in una storia, il resto è sufficiente lasciarlo al "dietro le quinte", o comunque accennarlo molto delicatamente senza scadere nella "animalità" del vero atto.

    aaaaaaaaah è anche uno dei miei film preferiti! :D

    cmq anche a me danno fastidio nei film e nei libri le scene di sesso o di nudo gratuite (che poi lo sono nella maggior parte dei casi).

    mi fa troppo ridere in quel film, all'inizio, quando c'è la voce narrante che dice "quante persone stanno avendo un orgasmo in questo momento?" e Amelie fa "15!" hahaha

    io però non avevo dato la lettura che hai dato tu al film... nel senso, non mi sembra che amelie e il ragazzo siano bambineschi.

     
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  7. yukino76
     
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    CITAZIONE (houccisoilariadusieleièrisorta @ 17/11/2012, 14:08) 
    io però non avevo dato la lettura che hai dato tu al film... nel senso, non mi sembra che amelie e il ragazzo siano bambineschi.

    Più che bambineschi, sarebbe meglio usare la parola "innocenti", per certi versi. Vivono in un mondo tutto loro, come i bambini, vedono cose invisibli agli occhi degli "adulti". E questa loro visione "particolare" li fa incontrare, innamorare e avvicinarsi uno all'altro pian piano (in un modo "giocoso", come i bambini: una sorta di caccia al tesoro).

    www.youtube.com/watch?v=bQutB3mYc84

    Una delle più belle scene mai viste!!!!

    www.youtube.com/watch?v=-h8PYZ0Dlk0

    E il finale da brivido (ci credete che piango TUTTE le volte che lo vedo???); anche adesso, solo a rivedere la scena, mi si inumidiscono gli occhi, ma non è un pianto di tristezza....

    OK, stiamo virando al topic sui sentimenti :doh.gif:
     
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  8. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    loro due sono carinissimi :)

    assieme a loro il mio personaggio preferito è il ragazzo delle consegne del fruttivendolo.

    come coppietta però sono carini anche la tabaccaia e lo stalker hahaha
     
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  9. Diogene W
     
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    CITAZIONE
    Il sesso stilizzato ed astratto. Verissimo.
    Scrivendo (e leggendo) storie ho notato che non tocco mai direttamente l'argomento: anche nello scrivere una storia d'amore, mi concentro sui sentimenti e accenno alla "tensione" sessuale dei personaggi, ma il sesso è "al di là" della pagina scritta, non mi interessa descrivere quello, ma ciò che porta a quello, in maniera delicata e ... iper-romantica. Non amo le scene di sesso, nè nei libri nè nei film.

    Io sono un pochettino più "carnale" su questo. In linea generale, concepisco e apprezzo la tensione sessuale quale ultimo sbocco di una tensione emotiva e psicologica individuale. Per prendere in esempio my beloved Agora, una delle scene chiave della storia d'amore è proprio il momento in cui lui tenta di violentarla (seee, il massimo a cui si arriva è una mano sul seno e un bacio sulle labbra :rolleyes: ). Ed è stata effettivamente quella scena che mi ha catturato nella storia, perché la sensualità che ne scaturiva (giusto, perché noi vittime della fantasia preferiamo di gran lunga il sensuale all'erotico) era diretta conseguenza di una sofferenza di lunghissima durata e un tentativo di risolvere una propria ferita personale. Il sesso è pertanto compimento di un percorso individuale che si traduce poi successivamente in un momento di coppia. Dopotutto la fantasia non è qualcosa che si può davvero condividere: l'ispirazione rimane e rimarrà sempre strettamente correlata all'Io. é anche per questo che io ho il timore, in una situazione di intimità con un'altra persona, di non riuscire a "seguire i ritmi" dell'altro e creare un'armonia nuova, perché l'unica armonia che davvero conosco è quella fra le numerose parti della mia mente (armonia comunque per nulla facile da mantenere).

    CITAZIONE
    Qualcuno ricorda "Il Fantastico mondo di Amelie"? Uno dei miei film preferiti. Ecco, la storia di Amelie con quel ragazzo è ciò che mi piace vedere, il modo in cui, alla fine, gli bacia delicatamente il collo, le parpebre e le labbra, come due bambini: l'unico contatto fisico durante il film, mentre, per il resto, il loro incontrarsi è un "gioco" ed un "contatto mentale/spirituale". Mi basta arrivare a quello, in una storia, il resto è sufficiente lasciarlo al "dietro le quinte", o comunque accennarlo molto delicatamente senza scadere nella "animalità" del vero atto.

    Anch'io ero stata colpita dalla delicatezza di quella storia d'amore, però ci sono elementi di quel film troppo stranianti (es. il posto di lavoro di lui, lei che conta quante coppie stanno avendo un orgasmo :huh: ) + è un po'... troppo romantico e delicato per me :D

    Ecco, alla fine il problema è che quando una persona ha un rapporto così stretto con se stesso, è molto difficile che venga considerato dagli altri come possibile partner. Devi avere "l'aria" di chi è un partner, l'aria cioè di chi è capace di mantenere una relazione. A parte tutti gli stereotipi sociali su donne/uomini con molta fantasia, è l'atteggiamento che abbiamo che mostra agli altri- in maniera sottile e incontrollabile- in che grado possiamo creare un legame.

    CITAZIONE
    Ora ci devi svelare chi sono i primi due personaggi :D

    Ahah, meglio di no! no2 (anche se il primo ho l'impressione di averlo accenato una volta :hmm.gif: )

    Ma fra i maschietti nessuno condivide la condizione?
     
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  10. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    se è così dovete vedere assolutamente Oasis di Lee Chang-dong.

    Dal sito MYmovies (ho messo una parte in spoiler, perchè racconta anche il finale):

    Hong Jong-du è un giovane coreano sensibile e premuroso, ma certamente svitato. Appena uscito di prigione, per essersi incolpato di aver ucciso un uomo guidando ubriaco (in realtà alla guida era il fratello capofamiglia), vive nella solitudine nell'emarginazione. Deciso a scusarsi con la famiglia dell'uomo che avrebbe ucciso, va a casa sua, dove incontra la figlia del morto, Han Gong-ju: una giovane disabile che conduce una vita di solitudine, praticamente abbandonata dalla famiglia in un misero appartamento delle case popolari. Hong Jong-du, all'inizio, tenta di violentarla, ma presto si pente del suo gesto malsano e, cercato da lei, torna dalla giovane, che invece di sentirsi traumatizzata prova un certo appagamento per essere finalmente vista come una donna. Tra i due nasce una tenera e intensa relazione,
    impossibile in una società gerarchica e ipocrita quale quella che circonda i due ragazzi: Hong Jong-du è l'unico uomo ad aver desiderato la ragazza e a farle scoprire la propria femminilità. Il giovane viene, però, sorpreso nell'intimità e la famiglia della giovane lo denuncia e vuole giustizia. Viene così condannato per stupro e nuovamente incarcerato non prima di aver effettuato un gesto generoso e plateale che rivela i suoi veri sentimenti per la ragazza. Il loro amore resisterà anche alla condanna di Hong e la giovane ritroverà motivazioni per vivere nell'attesa del suo ritorno. Film crudo e poetico al contempo che richiama il grande cinema della stagione neorealista.
     
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  11. Yorick75
     
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    La combinazione di questi elementi, attesa, sensibilità hanno generato un piccolo corto ciruito emotivo.
    Però se tu mi dici che ha interrotto la lettura hai compiuto un preciso atto : hai voluto riprendere il controllo. Un altra parte di te invece rivuole quelle emozioni, anche se negative, riproducendole con la mente. C'è un conflitto, e forse proprio questo stato non ti fa stare serena, altrimenti non avresti scritto qui.
    Tu parli dei tuoi limiti di tolleranza verso umiliazioni e ingiustizie, del resto fa il paio con ipersensibilità.
    Io penso che tu vorresti, almeno incosciamente, andare oltre questi limiti, affrontare queste tua angosciae, e vincerla senza evitarla. Quando attraversi la strada vorresti tirare dritto e guardarla negli occhi, non cambiare marciapiede.
    Provo a dare questa chiave di lettura, ma non so se è corretta. Dimmi tu.

    Permettimi poi di farti un paio di domande, giusto per capire meglio.

    Da quanto tempo hai interrotto la lettura ? Questa angoscia permane con la stessa intensità ?

    No, Diogene W. Non sono d' accordo. Non se si tratta di patologia (ho seri dubbi), ma l' atteggiamento verso il sesso,non si lega a questa situazione mi sembra più una questione di scelte letterarie. Si sceglie di alludere, piuttosto che essere diretti, perchè l' allusione, il non detto, il tra-le-righe, quello spazio vuoto da riempire con la propria immaginazione è qualcosa di molto più potente. Centra qualcosa con la differenza tra erotismo e pornografia. Tenendo sempre presente che si allude sempre a un qualcosa di reale, che c' è anche se non si fa vedere. Quindi non deve essere stilizzato (cioè ridotto a uno schema), né tantomeno astratto dalla realtà. Anche tu yukino76 non lo rappresenti, lo accenni, quindi vuol dire che c'è, ma, come dire, lasci ai personaggi la loro privacy.
    Ma la loro animalità non è scadente. Il corpo non va distaccato dalla mente, sono pezzi di unico tutto.
     
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  12. yukino76
     
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    Settimana prossima, su Rai5, trasmettono un altro film di Lee-Chang Dong: Poetry. ^_^
    Ho letto la trama e sembra interessante.
    In generale, ho una certa predisposizione per i film (Wong Kar Wai, Kim Ki Duk, Takeshi Kitano) e i libri orientali (Haruki Murakami, Banana Yoshimoto)... per la Filosofia Orientale in genere, forse ancora improtanta sulla Cultura del Carattere piuttosto che della Personalità, forse ancora focalizzata sull'Interiorità rispetto all'Esteriorità. O almeno questa è la mia sensazione, con tutte le eccezioni del caso, ovvio.

    CITAZIONE (Yorick75 @ 17/11/2012, 15:03) 
    La combinazione di questi elementi, attesa, sensibilità hanno generato un piccolo corto ciruito emotivo.
    Però se tu mi dici che ha interrotto la lettura hai compiuto un preciso atto : hai voluto riprendere il controllo. Un altra parte di te invece rivuole quelle emozioni, anche se negative, riproducendole con la mente. C'è un conflitto, e forse proprio questo stato non ti fa stare serena, altrimenti non avresti scritto qui.
    Tu parli dei tuoi limiti di tolleranza verso umiliazioni e ingiustizie, del resto fa il paio con ipersensibilità.
    Io penso che tu vorresti, almeno incosciamente, andare oltre questi limiti, affrontare queste tua angosciae, e vincerla senza evitarla. Quando attraversi la strada vorresti tirare dritto e guardarla negli occhi, non cambiare marciapiede.
    Provo a dare questa chiave di lettura, ma non so se è corretta. Dimmi tu.

    Permettimi poi di farti un paio di domande, giusto per capire meglio.

    Da quanto tempo hai interrotto la lettura ? Questa angoscia permane con la stessa intensità ?

    Touchè. Vorrei continuare a leggere quella storia per vincere le mie paure, ma allo stesso tempo ne voglio scappare via e cancellare TUTTO dalla mia mente, ma ormai, nella mia mente, continuo a riprodurre quelle emozioni negative, quindi l'unico modo per combatterle è affrontarle.
    Ho interrotto la lettura da qualche settimana. L'angoscia è scomparsa? All'inizio pensavo di sì, ma poi... è tornata. MI freno dal continuare a leggere ma... il desiderio è lì, nonostante il carico di emozioni negative. Un corto circuito, hai detto giusto. E' come quando vuoi chiudere gli occhi di fronte ad una cosa... ma poi sbirci.
    Ha ragione Milan Kundera quando dice che la vertigine non è la paura di cadere, ma l'attrazione verso il basso.
    O Proust: l'unico modo per guarire da un sogno (e lo stesso dicasi per un incubo) non è smettere di sognare ma sognare tutto il sogno.
     
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  13. Yorick75
     
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    [/QUOTE]

    Ecco, alla fine il problema è che quando una persona ha un rapporto così stretto con se stesso, è molto difficile che venga considerato dagli altri come possibile partner. Devi avere "l'aria" di chi è un partner, l'aria cioè di chi è capace di mantenere una relazione. A parte tutti gli stereotipi sociali su donne/uomini con molta fantasia, è l'atteggiamento che abbiamo che mostra agli altri- in maniera sottile e incontrollabile- in che grado possiamo creare un legame.


    Ma fra i maschietti nessuno condivide la condizione?
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    O anche è molto difficile considerare gli altri come possibili partner. La girerei anche così. Chi ha una vita interiore molto intensa, quando esce fuori dal suo mondo,e incontro l' altro mondo, rimane deluso da questa sortita, poiché ciò che ha vissuto è molto potente. E irriproducibile. Un legame, una relazione implica anche una perdita della purezza originaria, che crea meccanismi di protezione che possono allontanare questi altri che vivono in quest' altro mondo.
    Se sei asserragliato nel tuo fortino con il coltello tra i denti, beh, mi sa che loro lo avvertono e si comportano di conseguenza.

     
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  14. Yorick75
     
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    CITAZIONE (yukino76 @ 17/11/2012, 15:12) 
    CITAZIONE (Yorick75 @ 17/11/2012, 15:03) 
    La combinazione di questi elementi, attesa, sensibilità hanno generato un piccolo corto ciruito emotivo.
    Però se tu mi dici che ha interrotto la lettura hai compiuto un preciso atto : hai voluto riprendere il controllo. Un altra parte di te invece rivuole quelle emozioni, anche se negative, riproducendole con la mente. C'è un conflitto, e forse proprio questo stato non ti fa stare serena, altrimenti non avresti scritto qui.
    Tu parli dei tuoi limiti di tolleranza verso umiliazioni e ingiustizie, del resto fa il paio con ipersensibilità.
    Io penso che tu vorresti, almeno incosciamente, andare oltre questi limiti, affrontare queste tua angosciae, e vincerla senza evitarla. Quando attraversi la strada vorresti tirare dritto e guardarla negli occhi, non cambiare marciapiede.
    Provo a dare questa chiave di lettura, ma non so se è corretta. Dimmi tu.

    Permettimi poi di farti un paio di domande, giusto per capire meglio.

    Da quanto tempo hai interrotto la lettura ? Questa angoscia permane con la stessa intensità ?

    Touchè. Vorrei continuare a leggere quella storia per vincere le mie paure, ma allo stesso tempo ne voglio scappare via e cancellare TUTTO dalla mia mente, ma ormai, nella mia mente, continuo a riprodurre quelle emozioni negative, quindi l'unico modo per combatterle è affrontarle.
    Ho interrotto la lettura da qualche settimana. L'angoscia è scomparsa? All'inizio pensavo di sì, ma poi... è tornata. MI freno dal continuare a leggere ma... il desiderio è lì, nonostante il carico di emozioni negative. Un corto circuito, hai detto giusto. E' come quando vuoi chiudere gli occhi di fronte ad una cosa... ma poi sbirci.
    Ha ragione Milan Kundera quando dice che la vertigine non è la paura di cadere, ma l'attrazione verso il basso.
    O Proust: l'unico modo per guarire da un sogno (e lo stesso dicasi per un incubo) non è smettere di sognare ma sognare tutto il sogno.

    Secondo me, lasciando passare del tempo ti dovrebbe passare. Ma la cosa però si potrebbe riproporre in futuro, all' improvviso e anche più intensamente. Perché il conflitto rimane latente. Una bomba inesplosa.
    Io quando non voglio affrontare qualcosa e la evito, passato il senso di 'averla fatta franca', poi subentra un profondo senso di insoddisfazione, di frustrazione. Sento che c' è qualcosa non va.

    Non puoi cancellare ciò che produce la tua mente. Nemmeno evitare. Cerca di accettare le cose.Uno bravo ti direbbe che siamo fatti di contraddizioni e dobbiamo imparare a farle coesistere.Leggi, e cerca di avere fiducia nella storia. Se è una buona storia non può essere così negativa. Leggere o scrivere è sempre un atto di speranza.

    Poi mi fai sapere.
     
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  15. yukino76
     
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    CITAZIONE (Yorick75 @ 17/11/2012, 15:50) 
    Secondo me, lasciando passare del tempo ti dovrebbe passare. Ma la cosa però si potrebbe riproporre in futuro, all' improvviso e anche più intensamente. Perché il conflitto rimane latente. Una bomba inesplosa.
    Io quando non voglio affrontare qualcosa e la evito, passato il senso di 'averla fatta franca', poi subentra un profondo senso di insoddisfazione, di frustrazione. Sento che c' è qualcosa non va.

    Non puoi cancellare ciò che produce la tua mente. Nemmeno evitare. Cerca di accettare le cose.Uno bravo ti direbbe che siamo fatti di contraddizioni e dobbiamo imparare a farle coesistere.Leggi, e cerca di avere fiducia nella storia. Se è una buona storia non può essere così negativa. Leggere o scrivere è sempre un atto di speranza.

    Poi mi fai sapere.

    Per spiegarmi meglio forse dovrei entrare nello specifico della storia e spiegare COSA mi ha fatto letteralmente scappare via.
    Dunque: di cosa parla la storia?
    Il personaggio principale, un poliziotto ONESTO, viene accusato (incastrato, sarebbe meglio dire) di un omicidio che non ha commesso e viene per questo arrestato e processato. Già per me, questo, è abbastanza, perché unisce l'ingiustizia e l'umiliazione (cosa ci può essere di più umiliante e di più ingiusto per un poliziotto ONESTO che subire l'onta, e la violenza, del carcere e di un processo?). Come ho accennato in un precedente post, i film basati su questo tipo di trama mi provocano angoscia; sicuramente per la mia intolleranza verso l'umiliazione e l'ingiustizia, in parte, devo ammetterlo, perchè sono un pò agorafobica :fisch.gif: (l'ho detto): ho paura di trovarmi in situazioni/luoghi da cui è difficile uscire, fuori dal mio controllo.
    Avevo già espresso all'autrice la mia intenzione di smettere la storia stante le premesse, ma lei mi ha chiesto di continuare a leggere perché ci teneva al mio parere (avevo già letto altre sue storie in passato e lei letto le mie, scambiandoci pareri/opinioni/sensazioni), e mi ha, privatamente, spifferato tutta la trama ancora a venire, presentandomela come una storia dal super-super-super-happy-ending.
    Il SUO concetto di happy-ending è: processare il protagonista, CONDANNARLO :yikes.gif: , mandarlo in un carcere di massima sicurezza in cella di isolamento per un tempo indefinito (deve ancora decidere) in attesa della sentenza finale (ergastolo VS pena di morte) con tutti gli annessi e connessi di sofferenza fisica e psicologica, e, finalmente, liberarlo il giorno della sentenza grazie ad un'evasione pianificata dalla sua amata (che FINALMENTE ha capito di amarlo.... non poteva capirlo un pò prima?) e quindi, i due, in una sorta di road-movie vanno alla ricerca e stanano il vero colpevole. Ottimo.
    Ottimo... dal punto di vista estetico/esteriore (l'innocente è alla fine salvo, e ha ritrovato il suo amore), MA... non dal mio punto di vista basato prevalentemente su una questione interiore: che happy-ending può essere se, prima, il protagonista è stato distrutto psicologicamente? Dopo che hai tolto ad un uomo libertà, dignità e FIDUCIA in un Sistema per cui ha sempre lavorato (un uomo che lavora per la Giustizia che viene tradito dalla Giustizia e deve farsi giustizia da solo andando contro la Legge)?
    Quindi, è una storia che IO non posso tollerare, perché non vedo un "bilanciamento" tra la parte angosciosa/drammatica e la parte che dovrebbe essere "di risoluzione". Penso che, quando, come autore, hai spinto i tuoi personaggi verso il loro limite, nella profondità dell'abisso umano, riducendoli a "larve", NULLA può rendere la tua storia un qualcosa che possa definirsi una storia a lieto fine, ma lascia invece l'amaro in bocca. Io non voglio una storia che mi lasci l'amaro in bocca perché non bilanciata nel rapporto angoscia/conforto, voglio un VERO happy-ending, che non passi dalla distruzione totale e programmatica del mio personaggio preferito (verso cui ho un'empatia, sì, esagerata/patologica).
    Sto leggendo questa storia da Agosto, per oltre 20 capitoli. E a che punto siamo? Ancora al processo!!!! Non c'è ancora l'esito del processo (la condanna) e il peggio deve ancora arrivare. E io immagino e immagino cosa sta per accadere nella mente del protagonista e alle umiliazioni/ingiustizie che ancora deve subire, e sono consapevole che NIENTE potrà bilanciare questo ECCESSO di violenza (fisica e psicologica) e umiliazione, e che quello che l'autrice (peraltro di grande talento e che stimo) chiama super-sper-super-happy-ending NON lo è, di fatto, perché per arrivare lì deve passare per una distruzione psicologica, da cui non ci può essere ritorno/salvezza.
    Per cui, poche settimane fa, le ho espresso privatamente questo mio parere (in maniera educata e analitica) e ho deciso di abbandonare la storia. Peccato che la storia non abbia abbandonato me, quindi devo SFORZARMI di non pensarci più. O forse la storia ha toccato un tasto dentro di me... che non ho ancora individuato. :hmm.gif:
    Un altro punto da analizzare è la mia DELUSIONE: come ho detto prima, ho letto già altre storie di questa autrice, e mi sono veramente piaciute, per cui mi ero avvicinata a questa storia sperando che mi desse sensazioni piacevoli come le altre, invece è subentrata la delusione, e la delusione va a braccetto con la rabbia.

    Quello che la maggior parte delle persone fatica a capire, e io fatico a far capire, è che si può REALMENTE soffrire per una storia di fantasia. Le sofferenze immaginarie possono essere REALI, per alcune persone. Ed è QUESTO che mi spaventa.
    Quindi combatto queste sofferenze immaginarie con la fantasia, immaginandomi (e scrivendo) storie per me più confortevoli.

    Edited by yukino76 - 17/11/2012, 18:40
     
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