Per un introverso, l'arte?

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  1. DariotheFox
     
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    Finalmente sono riuscito a trovare il cosidetto lavoro "sicuro" (che di sicuro non ha che ben poco), e quindi sono pronto ad iniziare la seconda fase del mio piano esistenziale...l'arte.

    Ho sempre portato avanti l'arte, negli ultimi anni soprattutto la musica suonando e scrivendo con vari gruppi e con la collaborazione di un grande amico con cui ho provato a portare avanti dei progetti di scrittura che purtroppo non hanno mai trovato sfogo nella realtà a causa di inesistenza di piattaforme e contingenze esterne a noi(o magari non era destino).

    Ho provato ad ammuttolire quella mia subpersonalità creativa dando spazio a quella più pragmatica del lavoratore, ma senza grossi risultati di entusiasmo.

    Non mi interessa il lavoro in sé, non trovo soddisfazione ne sulle capacità ne sui riscontri economici, mi gratifica leggermente la competenza, la sicurezza e il significato che il mio lavoro ha per gli altri.

    Voglio fare arte, il mio inconscio mi proietta sempre immagini di contemplazione e di raccoglimento in progetti artistici quale la pittura o la musica.

    Voi che rapporto avete con l'arte ne vorreste fare la vostra missione?

    Io penso che per un introverso il meraviglioso, a volte complesso, mondo interno diventi un contenuto, magari utile al mondo, e che abbia bisogno di una forma, è quella artistica è una via piuttosto nobile. :hmm.gif:
     
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  2. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    sono completamente d'accordo.


    anche io mi ritrovo nella stessa situazione: mi rendo conto che se svolgo un'attività che per me no ha significato, mi devo muovere a picconate e in ogni caso la faccio male e controvoglia.

    l'unica attività che riuscirei a portare avanti continuativamente è il teatro, la scenografia, i costumi, ecc. spesso mi metto a fantasticare su bozzetti di cose che leggo, anche se so che tanto non avrò mai l'occasione di lavorarci, ma è più forte di me.
    l'unico lavoro che mi fa sentire realizzata, che mi fa dire "ah ok la mia vita ha un qualche tipo di senso" è questo. purtroppo è quasi impossibile che in futuro abia la possibilità di fare questo lavoro... cosa che mi angoscia un po' perchè la manualità, il lavorare coi materiali è l'unica cosa che so fare.
     
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  3. DariotheFox
     
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    Perchè non provarci quindi magari in parallelo ad altri progetti più raggiungibili?
     
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  4. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    no ma infatti ci provo, anzi... punto tutto su quello.
     
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  5. Yorick75
     
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    CITAZIONE (DariotheFox @ 23/5/2013, 11:45) 
    Finalmente sono riuscito a trovare il cosidetto lavoro "sicuro" (che di sicuro non ha che ben poco), e quindi sono pronto ad iniziare la seconda fase del mio piano esistenziale...l'arte.

    Ho sempre portato avanti l'arte, negli ultimi anni soprattutto la musica suonando e scrivendo con vari gruppi e con la collaborazione di un grande amico con cui ho provato a portare avanti dei progetti di scrittura che purtroppo non hanno mai trovato sfogo nella realtà a causa di inesistenza di piattaforme e contingenze esterne a noi(o magari non era destino).

    Ho provato ad ammuttolire quella mia subpersonalità creativa dando spazio a quella più pragmatica del lavoratore, ma senza grossi risultati di entusiasmo.

    Non mi interessa il lavoro in sé, non trovo soddisfazione ne sulle capacità ne sui riscontri economici, mi gratifica leggermente la competenza, la sicurezza e il significato che il mio lavoro ha per gli altri.

    Voglio fare arte, il mio inconscio mi proietta sempre immagini di contemplazione e di raccoglimento in progetti artistici quale la pittura o la musica.

    Voi che rapporto avete con l'arte ne vorreste fare la vostra missione?

    Io penso che per un introverso il meraviglioso, a volte complesso, mondo interno diventi un contenuto, magari utile al mondo, e che abbia bisogno di una forma, è quella artistica è una via piuttosto nobile. :hmm.gif:

    Non son mai stato convinto dell' arte come missione. Concordo invece che sia necessario prima di tutto avere una qualche fonte di reddito, per poi coltivare l' arte o comunque un rapporto, una relazione con il proprio universo simbolico. Come introversi questa parte è molto sviluppata ed è quasi inevitabile tentare di darle una forma meno sfuggente.

    Il mio dilemma è essere solo fruitore di simboli o anche produttore attivo?

    E il tuo voler far arte è solo una cosa privata o è un' arte per gli altri? Credo che la distinzione sia importante.
     
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  6. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    secondo me la creazione in quanto tale è necessariamente per gli altri.
     
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  7. yukino76
     
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    CITAZIONE (houccisoilariadusieleièrisorta @ 25/5/2013, 03:16) 
    secondo me la creazione in quanto tale è necessariamente per gli altri.

    La creazione in quanto tale, secondo me, è una necessità del soggetto "creante".
    Puoi anche creare solo per te stesso, senza condivisione. La spinta a creare qualcosa (che sia musica, pittura, scrittura, quello che vuoi) nasce con te, ce l'hai fin da piccolo, e non puoi soffocare questa spinta.
    Sarà una questione di "passione", di "fantasia" eccessiva, un modo per provare emozioni che altrimenti non proveresti, ma ne hai bisogno come dell'aria per respirare. ^_^
     
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  8. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    quello che intendevo è che creando tu immetti, butti fuori, nel mondo, qualcosa che prima non esisteva.

    essendo un movimento che dall'interno va all'esterno, mi sembra necessariamente qualcosa fatto per gli altri (non dico gli altri persone fisiche, intendo altri in generale, l'Altro), indipendentemente dal fatto che poi lo farai leggere a qualcuno oppure no.
     
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  9. DariotheFox
     
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    CITAZIONE (Yorick75 @ 25/5/2013, 00:41) 
    Non son mai stato convinto dell' arte come missione. Concordo invece che sia necessario prima di tutto avere una qualche fonte di reddito, per poi coltivare l' arte o comunque un rapporto, una relazione con il proprio universo simbolico. Come introversi questa parte è molto sviluppata ed è quasi inevitabile tentare di darle una forma meno sfuggente.

    Il mio dilemma è essere solo fruitore di simboli o anche produttore attivo?

    E il tuo voler far arte è solo una cosa privata o è un' arte per gli altri? Credo che la distinzione sia importante.

    Come già detto ho finalmente trovato la fonte di reddito, quindi primo problema risolto.

    Per la questione "per me o per gli altri", beh...entrambi! Un artista è ipocrita se dichiara che lo fa solo per se stessi. Al massimo si può protendere verso uno dei due poli, cioè lo faccio più per me(come l'amatore che suona di tanto in tanto in qualche locale, a casa ha un piccolo studio di registrazione fatto da sé) o per gli altri(faccio il musicista impegnato e mi giro i locali e le strade dell'Italia per promuovere la mia musica).

    Io che non riuscirei mai a gestire l'estroflessione del mio essere, quindi non ho intenzione di farne una carriera, ma questo non vuol dire che magari non voglia risentire quel piacevole brizzo di puro piacere quando suoni un tuo pezzo e vedi quel mucchietto di persone che per un attimo della loro vita ti ascoltano le parole e le melodie, la tua arte diventa loro fruizione.

    Poi "per il me stesso" i piaceri principali sono due:

    Quando suoni insieme ad altra gente, si crea una sorta di magia un unione ancestrale di anime...

    Quando scrivi una canzone che "ti piace" e che ti piacerà ogni volta che la suoni, i brividi dell'armonia che componi e della tua poesia, e capisci che bene o male quella è la tua anima che sta cantando!
     
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  10. Miyamoto-
     
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    Il mio rapporto con l'arte per il momento è più che altro la fruizione dell'arte altrui, non so se in futuro avrò l'esigenza di fare qualcosa... ma credo che sia una scelta adatta a chiunque abbia voglia di creare qualcosa di inedito, o trovare i legami che sottendono la realtà tangibile, per questo l'arte può essere allargata a varie cose non strettamente considerate artistiche, anche nella quotidianità... L'aspetto negativo di chi fa arte con mano propria cioè crea degli oggetti culturali che prima non esistevano è l'incostanza, perché come tutto ciò che arriva dall'inconscio, l'ispirazione, sottosta alle dinamiche interne che non rendono le creazioni pienamente a disposizione dell'individuo, a meno che non abbia la capacità di entrare in contatto con una parte profonda di se. Magari è una capacità rara, ma in parte deve essere attiva nella maggiorparte dei soggetti creativi
     
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9 replies since 23/5/2013, 10:45   204 views
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