soffro la mia condizione

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    sentite, io non capisco.
    un post che stavo per scrivere su facebook, per poi cambiare idea, era questo:

    stanco.
    non ho ancora capito il significato degli esseri umani, quindi non potrei mai spiegarmi quello degli introversi.
    mi domando se ci sia qualcuno, qui, in grado di capire.
    penso di sì. ma quelli che capiscono stanno ai margini; loro sanno di cosa parlo, e sanno anche che per certe domande non esiste risposta.
    qualcuno ci avrà fatto pace. altri, come me, non se ne fanno una ragione. nei giorni migliori è come avere un macigno sulle spalle. negli altri, invece, è come se i macigni piovessero dal cielo. pioggia di meteoriti. mi è sempre piaciuta questa definizione.
    rende molto l'idea. sono stanco. ho meno di trent'anni e me ne sento circa settanta. troppo tempo a cercare di capire, prima. troppo tempo a cercare di farmi capire, poi. a dire il vero, non mi ci sono mai impegnato molto. che senso ha. è scomodo, ed io amo la comodità.
    penso sia più corretto dire che mi serve. le cose sono già abbastanza complicate così, senza affannarsi a dare spiegazioni circa un modo di essere in via d'estinzione. il wwf non si è ancora accorto di me. troppo serio. troppo dolce. troppo originale. troppo delicato. troppo cervellotico.
    non trovo il senso. non ha senso neanche buttare fuori questo sentire, esporlo senza costrutto, alla vista di gente che, fondamentalmente, neanche conosco. che di sicuro non conosce me.
    quando qualcuno si illude di conoscermi, mi verrebbe da ridere. non fosse altro che non trovo sensato neanche ridere da soli.
    vorrei conoscere il finale del libro.
    se provassi a scriverlo io, sarebbe un po' lugubre.


    ragazzi, io non ce la faccio, davvero.
    sono tutti così diversi. mi affeziono a persone che non possono capirmi, e se mi capiscono, semplicemente non vogliono stare con me. o forse è meglio dire che io non voglio stare con loro. i contorni sono sfumati: giocoforza, sono una persona noiosa, sempre preoccupata, non so divertirmi, non ho spirito d'iniziativa... per forza di cose non ho nemmeno esperienza. sono così patologicamente timido, è così difficile credere in me stesso, così difficile accettare che non sono e non sarò mai come gli altri. perché sono nato così? cosa posso fare? io non ne posso più. io vorrei stare bene con la gente. non dico starci e basta, quello lo posso fare. non ci vuole molto. ma non ci sto mai bene. non ci starò mai bene. non posso innamorarmi, non funzionerebbe mai. non posso vivere.
    perché?

    ragazzi, mi sembra tutto così inaccettabile. ho letto il testo di anepeta, quello "principale". le intenzioni del dottore erano senza dubbio buone, ma in me, conoscere e capire tutte queste cose su di me, su come sono fatto, non ha fatto altro che rafforzare quella sensazione di grande, profonda fregatura.

    la fregatura della genetica.

    capire e conoscere limiti e vantaggi di questa condizione. tutto questo non fa altro che dirmi che sono diverso, inadatto. che devo faticare più degli altri per trovare il mio posto nel mondo... sempre che esista. sono anomalo. non voglio.

    non avrei voluto, perlomeno.

    sono tutti così deludenti, minacciosi, più competenti, più integrati. sono tutti adulti. loro.
    sono circondato, ad ogni centimetro vedo delle dimostrazioni di tutto ciò che mi tira giù, che offende la mia anima. tutto ciò che mi dimostra, mi conferma e mi ripete una sola ed unica cosa, e cioè che non sono fatto per questo mondo.

    anni di psicoterapia non mi hanno aiutato ad accettare tutto questo. sono alla frutta.
     
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    io mi sento esattamente come te..non sono adatta alla vita né tantomeno a questo mondo.ti dico solo che mi ritrovo nel disturbo evitante di personalità e stare tra le persone è un vero incubo,credo di essere messa peggio di te.. se ti può consolare.la terapia l'hai abbandonata o ci vai ancora?
    un abbraccio
     
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    ciao,
    siamo stati un po' sfortunati, coltivati in un certo modo i tratti dell'introversione avrebbero potuto portarci ad una condizione più serena, anche se purtroppo nessuno mi toglie dalla testa che... l'introverso è un umano di serie B.
    la terapia l'ho smessa, non è stata inutile ma arriva il momento in cui te la devi cavare da solo.
     
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  4. E.Schiela™
     
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    "[...]ad ogni centimetro vedo delle dimostrazioni di tutto ciò che mi tira giù, che offende la mia anima."

    Mi rispecchio molto in questa frase.
    Devo dire che il mondo mi dà un grande sconforto e, sebbene mi renda conto che non è possibile contrastare la Storia da soli, proprio non riesco a trovarlo un luogo accogliente o soddisfacente.

    Non sono tanto io a sentirmi inadeguata, trovo il mondo inadeguato. Questo mondo non favorisce la vita degli esseri umani. E' disumano e disumanizzante.

    Mi fa soffrire, non dico di no. Talvolta assisto a scene che mi danno i brividi (uomini che fermano altri uomini chiedendo se si sono incontrati al "discount del boc-----" [cit.], cos'è il discount ecc.? Un luogo in cui a tarda notte le prostitute più disperate battono per un pacchetto di sigarette, a quanto pare).

    Quello che mi fa più soffrire è l'ignoranza, o meglio: la sicumera che hanno un certo tipo di ignoranti. O forse soltanto la più totale mancanza di umiltà, a farmi stare male.
    In verità l'elenco è più lungo: mi fanno soffrire l'utilizzo degli uomini come oggetti, la presunzione, l'ignoranza, l'instillamento della vergogna negli altri, lo svilire gli altri uomini. Nonchè numerose magagne storiche, generazionali, culturali.

    E' difficile trovarsi a proprio agio. Ma non ho nessuna intenzione di diventare meno "umana" per compiacere un mondo che non lo è affatto.
    Infatti più invecchio più perdo interesse nel confrontarmi con la gente. E' molto antipatico da dire e chissà, probabilmente mi rende poco diversa dai presuntuosi che mi fanno tanto stare male, ma non ho davvero interesse nel confronto, nel dialogo con le persone.
    Mi spossa ascoltarli, mi spossa fingere (per riserbo) di tenere in considerazione quello che pensano, di desiderare di conoscerli.
    Ragazzi mi sento veramente troppo vecchia per queste cose.
    Per questo ormai parlo solo con le persone che sono affini a me. Per il resto, preferisco di gran lunga parlare con i libri, con i film e con i morti.
     
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  5. Patecatl
     
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    CITAZIONE (javèrt @ 23/5/2015, 17:18) 
    la fregatura della genetica.

    capire e conoscere limiti e vantaggi di questa condizione. tutto questo non fa altro che dirmi che sono diverso, inadatto. che devo faticare più degli altri per trovare il mio posto nel mondo... sempre che esista. sono anomalo. non voglio.

    La genetica si combina sempre con le esperienze vissute. Difficile dividire nettamente genetica e ambiente, perché siamo il frutto dell'incontro-scontro tra queste.
     
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    CITAZIONE (javèrt @ 23/5/2015, 17:18) 
    sentite, io non capisco.
    un post che stavo per scrivere su facebook, per poi cambiare idea, era questo:

    stanco.
    non ho ancora capito il significato degli esseri umani, quindi non potrei mai spiegarmi quello degli introversi.
    mi domando se ci sia qualcuno, qui, in grado di capire.
    penso di sì. ma quelli che capiscono stanno ai margini; loro sanno di cosa parlo, e sanno anche che per certe domande non esiste risposta.
    qualcuno ci avrà fatto pace. altri, come me, non se ne fanno una ragione. nei giorni migliori è come avere un macigno sulle spalle. negli altri, invece, è come se i macigni piovessero dal cielo. pioggia di meteoriti. mi è sempre piaciuta questa definizione.
    rende molto l'idea. sono stanco. ho meno di trent'anni e me ne sento circa settanta. troppo tempo a cercare di capire, prima. troppo tempo a cercare di farmi capire, poi. a dire il vero, non mi ci sono mai impegnato molto. che senso ha. è scomodo, ed io amo la comodità.
    penso sia più corretto dire che mi serve. le cose sono già abbastanza complicate così, senza affannarsi a dare spiegazioni circa un modo di essere in via d'estinzione. il wwf non si è ancora accorto di me. troppo serio. troppo dolce. troppo originale. troppo delicato. troppo cervellotico.
    non trovo il senso. non ha senso neanche buttare fuori questo sentire, esporlo senza costrutto, alla vista di gente che, fondamentalmente, neanche conosco. che di sicuro non conosce me.
    quando qualcuno si illude di conoscermi, mi verrebbe da ridere. non fosse altro che non trovo sensato neanche ridere da soli.
    vorrei conoscere il finale del libro.
    se provassi a scriverlo io, sarebbe un po' lugubre.


    ragazzi, io non ce la faccio, davvero.
    sono tutti così diversi. mi affeziono a persone che non possono capirmi, e se mi capiscono, semplicemente non vogliono stare con me. o forse è meglio dire che io non voglio stare con loro. i contorni sono sfumati: giocoforza, sono una persona noiosa, sempre preoccupata, non so divertirmi, non ho spirito d'iniziativa... per forza di cose non ho nemmeno esperienza. sono così patologicamente timido, è così difficile credere in me stesso, così difficile accettare che non sono e non sarò mai come gli altri. perché sono nato così? cosa posso fare? io non ne posso più. io vorrei stare bene con la gente. non dico starci e basta, quello lo posso fare. non ci vuole molto. ma non ci sto mai bene. non ci starò mai bene. non posso innamorarmi, non funzionerebbe mai. non posso vivere.
    perché?

    ragazzi, mi sembra tutto così inaccettabile. ho letto il testo di anepeta, quello "principale". le intenzioni del dottore erano senza dubbio buone, ma in me, conoscere e capire tutte queste cose su di me, su come sono fatto, non ha fatto altro che rafforzare quella sensazione di grande, profonda fregatura.

    la fregatura della genetica.

    capire e conoscere limiti e vantaggi di questa condizione. tutto questo non fa altro che dirmi che sono diverso, inadatto. che devo faticare più degli altri per trovare il mio posto nel mondo... sempre che esista. sono anomalo. non voglio.

    non avrei voluto, perlomeno.

    sono tutti così deludenti, minacciosi, più competenti, più integrati. sono tutti adulti. loro.
    sono circondato, ad ogni centimetro vedo delle dimostrazioni di tutto ciò che mi tira giù, che offende la mia anima. tutto ciò che mi dimostra, mi conferma e mi ripete una sola ed unica cosa, e cioè che non sono fatto per questo mondo.

    anni di psicoterapia non mi hanno aiutato ad accettare tutto questo. sono alla frutta.

    L'unica cosa da fare è essere noi, i primi, a sapere che il campionato ha bisogno di persone con le nostre caratteristiche, altrimenti le squadre avrebbero dei buchi. Sappiamo che serve uno che sta in difeso, serve un altro che sta defilato sulla fascia e un altro ancora che si occupa dell'altra fascia, senza entrare mai in area di rigore avversaria.
    Ci sono ruoli che ti fanno essere più ricco, ricevere più premi, essere più popolare, ma questi ruoli non sono più importanti di chi fa un lavoro più sporco e meno spettacolare.
    Il primo passo è capire i nostri pregi, ma già non entrare in competizione con gli estroversi su chi fa lo show, è qualcosa di utile. Infatti un mondo di soli estroversi sarebbe perennemente in conflitto.
    Una volta capiti i nostri pregi e quindi il nostro ruolo, è qui che inizia la crescita personale. Una volta capito il ruolo, occorre accettare di non essere nato centravanti o fantasista. E bisognerà capire anche che in quei ruoli neanche ci divertiremmo.
     
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5 replies since 23/5/2015, 16:07   459 views
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