L'introversione secondo Freud

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    Gentile Dottor Anepeta,
    girovagando un po' sul web mi sono imbattuto in questa citazione di Freud: "Un introverso non è ancora un nevrotico, ma si trova in una situazione labile; al prossimo spostamento di forze, se non trova altri sbocchi per la sua libido ingorgata, svilupperà certamente dei sintomi. Il carattere irreale del soddisfacimento nevrotico, e la trascuranza della differenza tra fantasia e realtà, sono invece già determinati dal fatto che ci si sofferma nello stadio dell’introversione." (Sigmund Freud, Introduzione alla psicoanalisi, 1915/32).
    In realtà non credo di aver colto in pieno il senso della sua affermazione, forse complice il fatto che è decontestualizzata; comunque a occhio e croce direi che Freud non aveva una grande considerazione per l'introversione (o, forse, parlava così perché non aveva grande considerazione di Joung che aveva scoperto e definito tale modo di essere). In caso contrario c'è da supporre che Freud, per introversione, intendeva tutt'altra cosa di come la intendiamo noi oggi?
    Grazie,
    Antonino
     
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  2. Luigi Anepeta
     
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    Freud ha sempre negato l'esistenza nella natura umana di un bisogno sociale primario. In conseguenza di tale negazione, che oggi appare francamente assurda, egli riteneva che nelle prime fasi dello sviluppo il bambino è chiuso in se stesso e si rapporta al mondo solo per soddisfare ciecamente le sue pulsioni. Lo stadio dell'introversione cui fa riferimento è per l'appunto questo: uno stadio estremamente primitivo, infantile, dominato dalla confusione tra fantasia e realtà. Dati questi presupposti, è chiaro che egli concepiva l'introversione solo come un orientamento regressivo e disfunzionale.
    Il libro di Jung lo ha letto, ma egli non era incline a mettere in discussione le sue idee anche quando erano sbagliate.
    Al riguardo rinvio al mio saggio: www.nilalienum.com/Freud/EbookFreud.html.
     
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    Grazie dottore.
    Ho letto buona parte dei suoi saggi, non quello su Freud. Forse perché anch'io sono restìo a mettere in discussione le mie idee e – mi rendo conto, non c'è da vantarsi - credo che questa sia una delle poche cose che i comuni mortali come me hanno in comune con i geni.
    In effetti, ammiro Freud per le sue grandi intuizioni riguardo all'inconscio, ma devo ammettere che con tutta probabilità non avrebbe riscosso la mia simpatia sul piano umano e, ancora meno, sul piano terapeutico.
    Comunque metto il saggio nella mia lista di libri da leggere.
    Saluti

    Antonino
     
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2 replies since 24/10/2018, 21:39   258 views
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