Il razzista della porta accanto

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  1. Albert Schweitzer
     
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    Mi ricollego al recento commento della dottoressa pisanacollodi, letto quì sul forum. Ora non mi interessa entrare nel dettaglio del singolo episodio ma in generale. Andando in giro per la vita vedo un umanità intollerante, ogni singolo individuo preso a sè non accetterà quella o quell'altra caratteristica. La spiegazione semplicistica per cui c'è il bene e c'è il male, c'è la cattiveria e c'è il buonismo, non mi accontenta per due motivi: primo perchè l'intolleranza è così diffusa da toccare quasi il 100% degli individui, la seconda è che credo in ogni uomo alberghi un pò di umanità. La spiegazione allora la cerco in chiave panantropologica. Ogni individuo è corredato di istinti, di sicuro quello della conservazione che non riguarda solo l'individuo in sè, perchè la procreazione può essere visto come un istinto di conservazione, la difesa della cultura un istinto di conservazione, etc. Poi c'è l'istinto alla territorialità, alla difesa del territorio, a cui non credo sfugga anche l'essere umano. Infine ci potrebbe essere un istinto all'uniformità. In fondo è l'uniformità il collante della coesione di gruppo e la nostra specie ha fondato il proprio successo con l'essere una specie sociale. Di contro ci potrebbero essere altri istinti, per l'esempio l'istinto alla territorialità volto a conquistare un territorio, in fondo questo è stato il movente di tutte le guerre. Poi ci potrebbe essere l'istinto alla migrazione, in fondo il successo dell'homo sapiens è stato abbandonare l'africa e diffondersi in tutto il pianeta, forse il gruppo che uscì dall'africa possedeva tale istinto. Questo istinto mi sembra di vederlo ancora oggi in quelle persone che animate dal sogno della colonizzazione degli altri pianeti e satelliti del sistema solare. Infine potrebbe persino esistere un istinto al nomadismo. Oltre le etnie zingare, ci sono altre etnie nomadi non zingare tra cui gli Jenish, i Paveè e i Camminanti. Da un punto di vista biologico non dovrebbe scandalizzare che la natura avendo previsto il nomadismo per inventare nuove specie, si pensi al colombo migratore che fino ad un secolo fà, prima di estinguersi, era l'uccello con la popolazione più grande sulla terra, abbia dotato anche l'homo sapiens di questa possibilità che può rivelarsi utile in determinate condizioni, si pensi ai Mongoli o ai Masai. Le mie sono solo speculazioni, chissà cosa ci potrebbe essere di vero. Fatta questa premessa la mia domanda è : cosa c'è nella mente di una persona intollerante? In particolare perchè una qualunque persona dovrebbe essere disturbata dalla mia introversione? Cosa scatta nella sua mente? Grazie.
     
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  2. Luigi Anepeta
     
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    L’intolleranza nei confronti degli introversi ha molteplici cause.
    Una prima causa, che riguarda soprattutto i bambini d’oro, fa capo alla rabbia e all’invidia che essi suscitano con il loro modo di essere da ometti o da primi della classe. La rabbia, in alcuni casi, viene fomentata dagli insegnanti che li portano come modelli da seguire e li rendono, di conseguenza, facili bersagli dei compagni.
    Una seconda causa è da ricondurre alla riservatezza che viene spesso interpretata come espressione della volontà di mantenere le distanze rispetto agli altri, vale a dire come una forma di snobismo che implica il ritenere gli altri inferiori. Talora questa interpretazione giunge ad attribuire agli introversi un atteggiamento sprezzante nei confronti degli altri: atteggiamento che solo in alcuni casi coglie un’emozione mai espressa esplicitamente.
    Una terza causa riguarda il modo di essere, di sentire, di pensare e di agire degli introversi, che viene colto nella sua diversità ma, non potendo essere compreso, viene interpretato come strano, anomalo, inquietante, bislacco, ecc.
    Queste tre cause hanno una comune matrice: il riferimento ad un codice comportamentale normativo ritenuto assoluto, ma che, di fatto, coincide solo con il senso comune, vale a dire con il come si deve essere all’interno di una determinata società.
     
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  3. Albert Schweitzer
     
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    Grazie, tra l'altro in questi giorni ho riletto il saggio, ri-trovando la risposta. Più in generale cosa scatena la paura irrazionale del diverso?
     
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  4. Luigi Anepeta
     
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    La categoria del diverso è imparentata con quella del forestiero, dell’estraneo, dello strano, vale a dire di ciò che non può essere immediatamente interpretato alla luce del senso comune.
    E’ evidente un paradosso. Il senso comune, all’interno di ogni società, serve a fornire ai soggetti moduli interpretativi che consentono di assuefarsi alle indefinite contraddizioni della realtà senza vederle, rimuovendole. Quando qualcosa sfugge all’automatismo del senso comune esso si pone come strano ed evoca emozioni di vario genere, tra cui la paura.
    Il problema è stato affrontato e approfondito dagli antropologi culturali. Basta leggere un buon manuale ( per es. Fabio Dei, Antropologia culturale, Il Mulino, 2012) per rendersi conto del grande lavoro che essi hanno fatto al riguardo: lavoro la cui premessa è sub-judice. Se l’origine dell’umanità è stata monofocale, vale a dire se un gruppo di migliaia di ominidi ha raggiunto lo statuto umano in una sola regione dell’Africa, la figura del forestiero va ricondotta a un processo di diffusione territoriale che, a un certo punto, ha prodotto lingue e culture diverse (il mito della Torre di Babele), estraniando gli esseri e i gruppi umani. Se, viceversa, l’origine dell’umanità è stata multifocale, la figura del forestiero è da ricondurre all’incontro di gruppi già dotati di culture e lingue diverse.
     
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  5. Albert Schweitzer
     
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    Non sò se qualcuno ci ha mai pensato ma io proporrei anche l'idea dell'archetipo del forestiero untore, visto che un nuovo arrivato può veicolare una malattia infettiva per la quale in gruppo degli ospiti non è immunizzato. Grazie dell'ulteriore risposta.
     
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  6. Luigi Anepeta
     
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    L'ipotesi è suggestiva, ma non ho competenze adeguate di storia della medicina per valutrala. Di certo essa non vale per le epoche preistoriche dato che i "primitivi" attribuivano le malattie e la morte agli spiriti maligni.
     
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  7. Albert Schweitzer
     
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    Grazie
     
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    CITAZIONE (Albert Schweitzer @ 15/1/2019, 14:45) 
    Grazie, tra l'altro in questi giorni ho riletto il saggio, ri-trovando la risposta. Più in generale cosa scatena la paura irrazionale del diverso?

    la paura del diverso è legata alla minaccia dell'identità. più l'identità è debole (anche se apparentemente forte) più si ha paura del diverso, di qualcuno che possa far crollare quel castello di sabbia che spesso è l'identità (culturale e sociale) di una popolazione.

    mi sento di consigliare un libro che ho letto l'anno scorso: "contro l'identità" dell'antropologo Francesco Remotti. davvero bello!
     
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7 replies since 10/1/2019, 12:49   211 views
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