L'angolo della tristezza

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  1. maria rossi
     
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    non sono d'accordo. per niente! a me piace tutta -e dico tutta- la musica bella...
    hahahaha! brava maria e qual'è la musica bella, chi lo stabilisce? IO!
    tutta la musica: dal medioevo fino ad oggi -se fatta bene con dovizia,dedizione ed onestà- mi piace e mi aggrada. non solo quella intimista raccolta un pò sofferta "in minore"!
    adoro il reagge adoro il jazz la classica (con qualche eccezione per ottocento e novecento-alcuni autori mi appallano o mi respingono!) il blues il folk americano degli anni 50-60; il rock di jimi hendrix e degli who come quello dei led zeppelin o dei cream ma anche i canti gospel o pj harvey.apprezzo gli smiths i cccp e l'industriale come alcuni cantanti rap-hiphop bravi di new york o missy elliot, non disdegno affatto rage against the machine ma neanche cage;dylan,joni mitchell;drake,crosby,steel,nash & young; boccherini e handel come i beasty boys o papa weemba! si certo anche il tango e la nouvellevague brasiliana, cesaria evora, nina simone o paolo conte...non saprei scegliere! de andrè gaber ciampi e tenco,i cure,depeche mode,nirvana tanto quanto django reinhardt,billie holiday e mingus;la musica klezmer o la tecno minimale di detroit e berlino:quella bella, pulita, costruita come fosse un canone di bach!...il fado,certa musica afro certe canzoni francesi anni 30-40. mozart cherubini bach,strauss,schubert, aretha franklin, ellington, davis, coltrane!!!!!!...tutto tutto tutto insieme in un grande calderone! dipende dall'umore dalle giornate e da come sono arrivata a scoprire l'autore o l'interprete...ma tutto mi tocca mi fa ballare,piangere,correre o commuovere.
    forse sono una povera bulimica musicale: scelgo dopo essermi avventurata e aver ascoltato di tutto! adoro cercare frugare ascoltare e curiosare e adesso che c'è internet mi devo davvero contenere ed autoimporre dei limiti di ascolto e ricerca altrimenti starei giornate intere a scaricarmi di tutto! dopo di che raffino il mio palato ma spazio molto e non ho- ASSOLUTAMENTE- un genere preferito! ho dei periodi di monomanie ossessivo-compulsive,più che altro! preferisco la musica fatta bene quella che se la risenti non ti annoia subito non ti sa già di vecchio superato o superfluo. quella che ad ogni ascolto aggiunge e ci guadagna e che non ti tradisce mai. ti rinnova le emozioni che avevi provato la prima volta e le ritrovi là come un vecchio amico che non vedi da un pò.

    m'aria

    Edited by maria rossi - 10/12/2007, 13:22
     
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  2. vivatruffaut!
     
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    Maria, ma tu sei sicura di essere introversa?

    Scherzo, eh! :-D
     
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  3. domanipensami
     
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    la musica come tutte le opere d'arte sono belle quando trasmettono un'emozione a prescindere dall'artista o dal tipo di musica. il rock ad es. mi trasmette quella rabbia quella voglia di opposizione contro il sistema una rabbia espressa benissimo negli anni 60 /70 dove è stato toccato il punto più alto per poi iniziare la discesa negli anni 80/85. Il jazz e la sua melanconia che viene dai campi di cotone e dal razzismo tipico degli states attraverso l'improvvisazione e una melodia struggente con delle cantanti irraggiungibili un senso di fratellanza e amicizia verso tutti i popoli che soffrono e in alcune canzoni una gioia di vivere mistica e sublime. quindi non credo che esiste un genere superiore all'altro ma solo tanti modi per trasmettere un'emozione. viviamo l'emozione.
     
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  4. maria rossi
     
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    d'accordissimo con domanipensami!

    e per rispondere a vivatruffaut: si al mille per mille! ma oltre che introversa sono sicura di essere musica-dipendente,però! l'emotività non mi spaventa più e il ridimensionamento di questa fobia mi ha dischiuso al mondo e a me stessa! la musica è emozione ballo sensazione coinvolgimento allo stato puro e a me fa impazzire. mi piace da morire e non riesco a concepire una vita senza...
    adesso voi conoscete una maria che pochi anni fa non c'era nemmeno lontanamente...ci crediate o no l'introversione quando si libera e assesta in un ambiente favorevole e "amico"(creato dalla stessa sottoscrtitta e dalle sue scelte di vita che non sono state ne facili ne divertenti!) diventa anche apertura, condivisione luce e curiosità...non sempre ne in eterno ma questo è il rischio che corriamo tutti..quello di non riuscire a mantenere un equilibrio "favorevole"per sempre. la sfida (o l'avventura), però, è questa!!!
     
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  5. titan03
     
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    CITAZIONE (maria rossi @ 14/11/2007, 14:04)
    adesso voi conoscete una maria che pochi anni fa non c'era nemmeno lontanamente...ci crediate o no l'introversione quando si libera e assesta in un ambiente favorevole e "amico"

    Questo ci fa piacere. Posso aggiungere, dal canto mio, che una volta che si fa pace con la propria personalità e si inizia a conoscerla, pian piano anche gli ambienti e le situazioni che prima sembravano ostili, sembrano più facili da affrontare. Ma la cosa più importante è che a quel punto uno impara pure a sceglierseli gli ambienti più adatti per sé.

    Buona introversione introspezione a tutti
    Francesco
     
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  6. houccisotoniocartonio
     
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    è incredibile come di colpo ci si possa rendere conto della ripetitività degli eventi... SEMBRA, perfino, di essere tranquilli. però poi d'un tratto la lama buca il tessuto, e siamo di nuovo al punto di prima. il brutto è che non si è mai sicuri di niente... è quello che ti frega, che ti ingabbia.

    è il dubbio, che ti trascina, altrimenti sarebbe tutto più semplice.

    la vita è un purgatorio, come quello di dante, ma non ascende verso un tubo, è piano.
    e le persone assomigliano a sisifo, nello spirito, ma al contrario di sisifo non spingono nessuna pietra, ma ne portano il fardello sulle spalle, sempre più faticosamente con il passare del tempo.

    e questi, anche se non ne avrebbero il diritto, continuano a camminare chiedendosi il perché, trascinati dal dubbio, che penzola davanti a loro come quei pupazzetti alle giostre che nessuno riesce mai ad afferrare.

    la tragedia è che difficilmente le persone riescono a soffocare quel dubbio, e sono dunque destinate a soffrire in una tensione eterna.

    alcuni si illudono, e bene o male riescono a sopravvivere, e accecano i momenti di lucidità con l'ausilio di qualcosa.

    altri sono più acuti, o forse solo più onesti con sé stessi, e consapevoli del fatto che godot non arriverà mai cercano di sopportare finché possono, finché il dubbio regge, finché la chimica regge, ma poi il fardello diventa davvero troppo pesante, oppure si rendono conto che neanche il dubbio riesce più a sciogliere il nodo che hanno dentro, e allora cedono.

    finalmente, sono liberi.

     
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  7. houccisotoniocartonio
     
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    le dinamiche in questo forum sono proprio come quelle nella realtà.. è una cosa abbastanza ovvia, forse, però mi intristisce.

    oddio com'era quella cosa di verlaine? il languore dei violini d'autunno...


    bah, insomma, diciamo che è un po' peggio
     
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  8. davidthered
     
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    amò ma il lnguore dei violini d'autunno che cazzo bifolo vuol di? Sei sicura di aver preso tutte le medicine?
     
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  9. houccisotoniocartonio
     
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    ma forse non erano i violini... perchè aspetta, in francese era una cosa tipo: "le langueur des violons d'automne", una roba così... poi non so, lho letta 3 anni fa quella poesia...

    BE'

    ma anche se non erano i violini
    ma una cosa che non c'entra niente - che ne so, magari "violon" in francese vuol dire "parrucchino", chi conosce verlaine mi corregga pure.

    quella era la metafora di una sensazione, che era simile a quella che io ho ora, cioè, avevo, qualche secondo - o minuto, boh - fa.

    ps. io non prendo le medicine ma in compenso sono una bifola sifola

     
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  10. vivatruffaut
     
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    :-)
     
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  11. lanepeta
     
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    Non entro nel merito della discussione. Intervengo qui come potrei intervenire altrove nel forum per esprimere una sola riflessione.
    La difficoltà di tutti gli esseri umani consiste nell’accettare la diversità dei mondi di esperienza soggettivi. Accettare non significa condividere, bensì concedersi il tempo necessario per riconoscere in qualunque mondo di esperienza altrui una variazione sul tema dei possibili modi dell’umano. E’ una capacità che si acquisisce con una lunga maturazione e, direi, con un’autodisciplina che argina il moto immediato, viscerale che porta a giudicare prima di comprendere, e a cadere nella trappola per cui il giudizio intuitivo estranea tutto ciò che nell’altro dà fastidio. Procedendo su questa via, si scopre che non c’è nulla, ma proprio nulla nel modo di essere di chiunque che, in qualche misura, non sia rappresentato nel nostro.
    Ogni mente (comprendendo naturalmente l’inconscio) è di fatto universale, nel senso che contiene in potenza tutti i modi possibili di essere dell’umano. Questo turba a tal punto l’umanità che ogni cultura e ogni esperienza soggettiva si organizzano per differenziarsi, vale a dire per sancire un confine tra ciò che ha valore e ciò che ha disvalore.
    Il bisogno di distinguere, classificare e valutare, intrinseco all’apparato mentale umano, è il nostro bene (in quanto permette di galleggiare sulla confusione) e il nostro male (in quanto costringe a nutrire pre-giudizi).
    La comprensione critica serve a ridurre progressivamente quel confine (non azzerabile) e a portarci, poco alla volta, sul terreno del nilalienum, desolatamente povero di viandanti…
    Luigi Anepeta
     
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    “Per raccontare la mia storia devo incominciare dal lontano inizio. Se fosse possibile, dovrei risalire molto più addietro, fino ai primissimi anni della mia infanzia, e più oltre ancora nelle lontananze della mia origine.
    Quando scrivono romanzi, gli scrittori fanno come se fossero Dio e potessero abbracciare con lo sguardo e comprendere la storia di un uomo e riprodurla quasi Dio la narrasse a se stesso, sempre essenziale e senza veli. Io non ne sono capace, come non ne sono capaci gli scrittori. La mia storia però ha per me più importanza di quanta non ne abbia per altri scrittori la loro; è infatti la mia, è la storia di un uomo non inventato e possibile, non ideale o in qualche modo non esistente, ma di un uomo vero, unico, vivente. Certo, che cosa sia un uomo realmente vivo si sa oggi meno che mai, e perciò si ammazzano gli uomini in grande quantità, mentre ognuno di noi è un tentativo prezioso e unico della natura. Se non fossimo qualcosa più di uomini unici, se si potesse veramente togliere di mezzo ognuno di noi con una pallottola, non ci sarebbe ragione di raccontare storie. Ogni uomo però non è solamente lui stesso; è anche il punto unico, particolarissimo, in ogni caso importante, curioso, dove i fenomeni del mondo s’incrociano una volta sola, senza ripetizione. Perciò la storia di ogni uomo è importante, eterna, divina, perciò ogni uomo fintanto che vive in qualche modo e adempie il volere della natura è meraviglioso e degno di ogni attenzione. In ognuno lo spirito ha preso forma, in ognuno soffre il creato, i ognuno si crocefigge un Redentore.
    Oggi pochi sanno cosa sia l’uomo. Molti lo sentono e perciò muoiono con maggiore facilità, come io morirò più facilmente quando avrò finito di scrivere questa storia.
    Non posso dire di essere un sapiente. Fui un cercatore e ancora lo sono, ma non cerco più negli astri e nei libri: incomincio a udire gli insegnamenti che fervono nel mio sangue. La mia storia non è amena, non è dolce e armoniosa come le storie inventate, sa di stoltezza e confusione, di follia e sogno, come la vita di tutti gli uomini che non intendono più di mentire a se stessi.
    La vita di ogni uomo è una via verso se stesso, il tentativo di una via, l’accenno di un sentiero. Nessun uomo è mai stato interamente lui stesso, eppure ognuno cerca di diventarlo, chi sordidamente, chi luminosamente, secondo le possibilità. Ognuno reca con sé, sino alla fine, residui della propria nascita, umori e gusci d’uovo d’un mondo primordiale. Certuni non diventano mai uomini, rimangono rane, lucertole, formiche. Taluno è uomo sopra e pesce sotto, ma ognuno è una rincorsa della natura verso l’uomo. Tutti noi abbiamo in comune le origini, le madri, tutti veniamo dallo stesso abisso;ma ognuno, tentativo e rincorsa dalle profondità, tende alla propria meta. Possiamo comprenderci l’un l’altro, ma ognuno può interpretare soltanto se stesso.”

    H. Hesse, Demian, in Romanzi, Mondadori, Milano 1977 (pp. 305-306)


    Questo incipit del romanzo breve “Demian” mi è sembrato esprimere in modo particolarmente armonioso ed elegante, e con l’universalità che riescono a contenere e a comunicare le forme artistiche, una bella sintesi letteraria della riflessione scientifica del dottor Luigi Anepeta: impegno di ciascuno alla propria individuazione, attraverso un lungo percorso di demistificazione, senza mai dimenticare che questa “via verso se stesso”, che spesso è solo “ il tentativo di una via, l’accenno di un sentiero”, non può che iscriversi fra i due estremi punti delle comuni origini da cui venimmo e dello stesso abisso in cui tutti precipiteremo, dentro cioè la comune (non eccezionale, non elitaria perciò) esperienza dell’appartenenza.
    Affinchè il terreno del nil alienum non rimanga così desolatamente vuoto di viandanti...
    Rossana

    p.s. io scrivo di seguito al messaggio del dott. Anepeta perché il suo richiamo alla potenziale universalità dell’esperienza umana contenuta in quella di una singola soggettività ha evocato in me il ricordo letterario, ma la citazione di diritto potrebbe essere pubblicata nella sezione “Circoli di lettura” o forse in quella “Introversione cultura creatività”, o altrove. Ah, il bisogno di catalogare, croce e delizia per gli umani!
    Molto mi verrebbe da scrivere anche sul tema del giudizio intuitivo e del suo rapporto con l’emozionalità viscerale e quella cognitiva, ma per evitare che l’angolo della tristezza si affolli di ulteriori testimonianze suscitate dal mio dilungarmi fuori tema, e tutti ci si possa invece rallegrare un po’ per qualcosa almeno, mi taccio!!
     
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  13. freelove
     
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    CITAZIONE (tandream @ 6/11/2007, 22:29)
    Io adoro i Depeche Mode. E credo piacciano a molti, a tutti quelli che si guardano dentro...

    Ma un gruppo in questo periodo vi consiglio in assoluto: gli Editors. Ascoltate il loro ultimo album. Un CAPOLAVORO! :)

    Sto impazzendo per loro :P

    Canzone da ascoltare in assoluto: Smokers Outside the Hospital Doors

    CITAZIONE (vivatruffaut @ 6/11/2007, 23:12)
    Credo che i Cure ben rappresentino l'implosione di emozioni che spesso porta gli introversi a fastidiose somatizzazioni.

    Scusatemi se vado off topic ma visto che condividiamo gli stessi interessi musicali mi e' venuto il dubbio se qualcuno di voi sara Mercoledi a Bologna per il concerto dei Depeche Mode,fatemi sapere se ci siete che io da buon introverso sto andando giu da solo :)
     
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27 replies since 3/7/2007, 20:28   1341 views
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