Riflessioni sull'Uomo

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  1. francescoburich
     
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    Sull’Uomo
    Alcuni accenni antropologici sono indispensabili per capire l’evolversi della situazione umana, sin dal principio, ai tempi moderni, per arrivare ad oggi. Alcuni concetti che provo ad affrontare, hanno una valenza esclusivamente scientifica che ho verificato nel corso di un profondo studio della psicoanalisi, incominciato, all’incirca dieci anni fa, e che andrà ad interrompersi solo il giorno che cesserò di esistere.
    Nella scala evolutiva degli animali, la specie umana sembra essere quella dotata di una maggior intelligenza, sia cognitiva che emozionale, e tali aspetti sono di così enorme spessore che senza alcun dubbio in proposito, consegnano l’uomo a primeggiare in una ipotetica scala gerarchica. Che poi tanto ipotetica non è affatto, ma partiamo dal principio, armiamoci di fantasia e tentiamo di fare un passo indietro di qualche decina di migliaia di anni...
    La natura di per sè non è stata del tutto benevole e per quanto raffinata , qualche scherzetto ce l’ha fatto, rispetto all’evoluzione stessa della specie umana, di cui parlerò da qui in seguito.
    Rispetto ai coinquilini di quel tempo, i primi uomini che sono piombati nel pianeta terra, hanno da subito verificato delle sostanziali differenze che hanno impedito un inserimento, un adattamento immediato. Privati dei peli, delle zanne, degli enormi artigli che caratterizzano gli altri animali, e inoltre dotati della “Stazione Eretta”, si sono trovati spelacchiati e su due zampe. Be’, che c’è di male direbbe più di qualcuno e probabilmente se qualcun’altro udisse, aggiungerebbe spavaldamente: che preferivi essere peloso come uno scimmione con le unghie lunghe trenta centimetri, e le zanne posizionate sotto la corteccia frontale che di estetico non hanno proprio un tubo!!
    Gli aspetti fisiologici che ho appena citato, sono la concausa più evidente che ci aiutano a comprendere meglio due aspetti immediati: l’essere umano è un essere precario e non da meno, è un essere che per logici motivi di organizzazione sociale, si è sin da subito dovuto ingegnare. Per rendere meglio l’idea del problema, proviamo a sviluppare un qualche esempio significativo che stuzzichi la nostra immaginazione.
    Mentre tutti gli animali di specie diversa, sono stati attrezzati di strumenti-base che gli hanno consentito di organizzare la loro sopravvivenza, di saperli inoltre riconoscere, configurati in un tempo limitato (la fase dello svezzamento che va a delinearsi in un periodo, circa, di tre mesi), dopodichè ogni animale è pronto a viversi la propria esistenza. Si può anche pensare che la natura stessa, dotata di una forma di “raffinatezza” naturale, ci abbia reso meno arduo il disbrigo della pratica, il che lo vedremo in seguito.
    Le altre specie, a prescindere dalla stirpe specifica di provenienza, sono originati generalmente da un “mantello peloso” che ha diverse qualifiche. E’ abbastanza semplice rendersi conto che la provenienza del pelo ha una duplice funzionalità: in primis, da un punto di vista epidermico, consente l’adattamento alle stagioni climatiche in cui l’animale è inserito; inoltre, anche per consentire di saperne la provenienza, quindi di consentirci un’Identificazione più mirata, se non certa.
    Oggi un po’ tutti all’interno delle nostre abitazioni abbiamo, o abbiamo avuto un qualche animale domestico (o meglio plasmabile) che ci tengono compagnia e s’inseriscono negli obblighi quotidiani al quali, i tutori debbono, o dovrebbero, adempiere con amore e scrupolosità. Se prendiamo per esempio i cani e i gatti, l’esempio anche per me scrivano, è senza dubbio semplificato.
    Sappiamo che il gatto, che fa parte dei felini, è un animale dal carattere autonomo, con caratteristiche introverse abbastanza nitide. Non per questo, egli non mostra affetto e riconoscenza verso chi gli vuol bene, solamente che predilige naturalmente, più il rapporto con il diretto ambiente, piuttosto che l’interazione con le altre specie, noi inclusi. La razza Europea ha delle caratteristiche specifiche (che non sto qui ad elencare), la razza persiana e via dicendo….ma prendiamo per esempio il gatto di razza “Norvegese”, noteremo che tali esemplari(anche altri posseggono caratteristiche simili) sono dotati di un mantello di buon spessore, in termini più lineari, hanno il pelo lungo. L’importanza primaria fa riferimento al clima adattativi, come accennavo poc’anzi, ossia va a contrastare il freddo glaciale che caratterizza quelle longitudini. Di riflesso, non c è da meravigliarsi che durante la stagione invernale presenta una densità di pelo più consistente, così come nei periodi più caldi, attraverso una “magia”, la muta, il pelo di maggior spessore viene sostituito da un manto più fine che consente un adattamento più centrato per affrontare le temperature più calde.
    Tali trasformazioni, che generalmente ci fanno un po’ innervosire in quanto durante la muta siamo un po’ costretti a tenere l’aspirapolvere a portata di mano, per raccogliere i peli che il micio ci lascia e non da meno, il non farci trovare impreparati in caso che qualche amico o vicino di casa, “artefatto” in principi morali assai miseri, non veda che in quella specifica ci sono dei pelucchi e va a mettere i manifesti, dicendo che quella abitazione è indecente in quanto si percepisce la presenza di un animale (e invece noi non siamo animali, dico io!!E si, anche se qualcuno potrebbe offendersi, ai più comprensivi, ripeto alla noia che anche noi siamo animali se pur con caratteristiche un po’diverse).
    Questo esempio se pur banale ci aiuta a cogliere un aspetto importante, vale a dire, il tentativo assurdo della specie umana di sopprimere la Natura stessa, non solo si appresta ad essere fallimentare e altamente distruttiva e consequenziale nell’attivare criteri di tipo “perfezionistici”. La terminologia di per sé, merita un qualche approfondimento e cercherò di formularlo in avanti attraverso vissuti emotivi che purtroppo sono realmente accaduti e verosimilmente ci hanno profondamente turbati.
    Ma ciò che è importante cogliere in questo specifico pensiero è quanto i “Progetti Naturali”, non solo non tengono conto della volontà, dei capricci umani e dell’ingegno soggettivo o totalizzante che sia, ma è orchestrata di per sé, da una forma di autonomia che include esclusivamente lo spirito di sopravvivenza, quindi l’utilità, a una qualche forma di identificazione, che promuove il senso di cooperazione, di comunità e non di agiatezza. Se le zanne e gli artigli servono per difendersi, lo stare a quattro zampe di consentire una maggior potenza e velocità negli spostamenti ecc, ecc.
    E’ anche vero che sembra che la natura stessa in qualche modo ci spia e cammina di pari passo rispetto all’evoluzione delle specie esistenti. Questo aspetto è molto importante. L’uomo durante il proprio progresso evolutivo, si è scisso da tali strategie, come se, chissà da quale mondo provenisse. Tale distanziamento ha fatto si che senza neppure accorgersi, l’uomo è andato a colludere con il mondo stesso e la totalità dei suoi abitanti. Animali, piante, fiumi, laghi, vulcani, e via dicendo, siamo i promotori di un mondo malato che di giorno in giorno va di male in peggio. Tutte cose che già sappiamo, ma che tutt’oggi non vengono comprese adeguatamente come sarebbe opportuno, innanzi tutto per salvare il salvabile, e non da meno perché questo non voler comprendere la causa naturale, non ci aiuta a realizzare il significato più profondo del perché l’essere umano è agito da “un’ansia esistenziale”, che se per un verso ci para “il culo”, per un altro ci destabilizza ulteriormente (e proveremo a spiegarne le ragioni), e infine è un essere “mistificato”, in quanto incline a perdere la propria originalità.
    Sembra, per quanto ci riferiscono diversi antropologi, che proprio dal Centro dell’Africa si siano originate le prime società. L’uomo essendo per natura un animale specificatamente sociale, ma anche tremendamente spaventato, in quanto privo degli istinti indispensabili per la sopravvivenza primaria, spontaneamente ha sentito il bisogno di aderire a forme di cooperazione immediate e nonostante l’immediatezza, non si è privato delle qualità della vita stessa. Le organizzazioni erano comprese dai trenta ai settanta membri, vi era una certa gerarchia in quanto seguendo una scala di tipo piramidale, il più vecchio ricopriva il ruolo del Saggio. Si cooperava tutti insieme, si produceva quanto, approssimativamente, si avvertiva il bisogno di consumare, si lavorava in media quattro ore al giorno, si rispettava la natura e ci si rispettava tra esseri diversi o uguali. Si coltivava inoltre la socialità senza invadersi gli uni verso gli altri, e in particolar modo senza minimamente rinunciare al contatto con se stessi, quindi all’abbandono, sviluppando l’armonia tra esseri, specie, e natura.
    Se pur esteticamente lasciavano alquanto a desiderare, basta provare ad immaginarli nella nostra fantasia, alti circa un metro e trenta, pelosi un po’ qua e un po’ la, che esibivano come nulla fosse con i genitali mezzi scoperti, be’, con il senno del poi viene da pensare che, se l’essenza è promossa dall’intelligenza, forse la società attuale dimostra di possedere requisiti inferiori o comunque, sembra aver reciso il rapporto con la natura. Indispensabile ma a quanto sembra non necessaria....
    La Natura ci pone l’istinto coercitivo a dover sopravvivere senza gli strumenti fisiologici necessari che ci facilitano il processo adattativo, ma tanto sprovveduta non lo è affatto!
    Anzi, se pur privandoci di un manuale che ci sintetizza il suo utilizzo, all’interno del cranio ci è stato conficcato uno strumento di per sé prezioso, rimasto sconosciuto per lunghi anni, o meglio, inconsapevoli della sua plasticità, sicuramente delle sue molteplici funzioni. Per onestà intellettuale riconosco appieno che da un punto di vista organico, che inorganico, ci capisco ben poco. Non sono uno scienziato e questo aspetto basta a giustificare le difficoltà oggettive a cui andrei incontro se solo tentassi d’imbarcarmi in un campo così specifico e complesso. Di esperti che tramite i loro studi ci hanno fornito indicazioni importanti sulla struttura del “CONGEGNO” ce ne sono. Il capirci poco fa riferimento al fatto che, se pur la conoscenza di esso è razionale, il suo utilizzo lo è un po’ meno...
    I contenuti riguardano un po’ tutti, me-medesimo in primis per due motivi specifici: perché ci sono dentro fino al collo e quindi non posso esimermi dal domandarmi qualche cosina, in secondo luogo e non meno importante, e che vuoi o non, alcune verità nascoste debbono necessariamente uscire fuori dal cono d’ombra da cui siamo inconsapevolmente avvolti tutti, nessuno escluso.
    Come dicevamo, il congegno è dotato di una sua naturale plasticità, ma non è tutto così lineare come di primo acchito ci può sembrare. La plasticità di per se ci fa intuire quanto il cervello si adatti in maniera più o meno specifica all’ambiente, alla condizione, a cui è sottoposto. Ma allora perché all’interno di Esso, si producono (anche se non sempre si realizzano), Conflitti Strutturali?
    Ogni individuo è unico e irripetibile si dice! e di riflesso è facile aggiungere che ogni cervello è composto in maniera unica e irripetibile! Anche questo è sacrosanto, ma solamente in parte. Arriviamoci per gradi!! Si può dire che l’essere umano si realizza su due facce della stessa medaglia. La prima metà, fa riferimento al rapporto con il mondo interno, quindi con l’approfondimento del proprio “Essere Interiore”. La seconda metà si realizza nel rapporto, tramite la coagulazione inevitabile con il mondo esterno.
    In quanto materia, il congegno è predisposto per come la natura lo ha creato in origine attraverso orientamenti specifici che sono promotori di strategie operative differenziate. Posizionati nell’interno dell’inconscio, il Super-Io è addestrato per catturare e rendere propri i doveri sociali che promuovono il “bisogno d’appartenenza, l’ES ci proietta in spazi creativi e variegati “bisogno d’individuazione” e l’IO infine agisce come amministratore unico di tutti gli orientamenti non coscienti. Vi sono altre forme di diramazioni inconsce che non intendo sottolineare. E’ invece mio intento porre dei forti indizi riguardo le dinamiche dei conflitti-strutturali, che il più delle volte hanno come matrice la presenza di un “io-antitetico”, movimento autonomo dotato di stile anarchico. Come se la natura abbia proteso il cervello umano su due orientamenti estremi, uno spettro decisamente introverso (che fa riferimento al mondo interiore), uno spettro estroverso che promuove gli aspetti esterni al proprio essere).
    I concetti rimangono concetti d’accordo, e per quanto vengono approfonditi, vanno ugualmente soppesati e presi con le pinze chirurgiche e dopo aver analizzato l’intera posta, non è difficile intuire che per divenire persone meno mistificate e un po’ più autentiche, non solo si dovrebbe poter disporre di un numero rilevante di vite che consentano una lenta ma radicale forma di diseducazione. La storia, le generazioni scomparse che ci hanno preceduti e poi lasciato il passo…la cultura che hanno prodotto, gravano come un incubo nel cervello di ogni individuo. Anche verso colui o colei, ai quali sembra che nulla nuoce.
    Tale meccanismo a cui nessuno può sfuggire, è dovuto a sostanziali motivi: nel medioevo l’uomo non è un uomo libero, viveva rattrappito all’interno di un organizzazione sociale che lo soddisfaceva e lo proteggeva e di per sé non essendo ancora un individuo, ma bensì un perno sociale, era legato al mondo da vincoli primari, coercitivi. Non era tanto la società a privare l’uomo della libertà, ma lui stesso a non sapersi riconoscere Agente Libero. Con il Rinascimento, in seguito con il Capitalismo, l’individuo assume un egocentrismo passionale, incentrato sul potere, e sulla fame di ricchezza.
    Non da meno è l’altra ipotesi che viene da prendere in considerazione: ogni creatura che viene al mondo, comincia il suo percorso di vita attraverso la separazione biologica che avviene con la propria madre. Ovvio che la separazione è puramente ideologica e lo è per un lungo periodo di vita, fin quando Egli non è in grado di sapersi occupare di sè. Sia nella fase Megalomane, dove il nascituro rimane vincolato all’agiatezza che corrisponde ai nove mesi vissuti nel grembo materno, entro il quale si nutriva e respirava tramite i vasi sanguigni, che nella fase definita “Autarchia”, dove il bimbo non riconosce il rapporto di dipendenza, ma inevitabilmente lo subisce, in questa lunga fase ed anche in seguito, quando egli è adolescente, “l’autorealizzazione” è un processo appena embrionale, assai lontano dal cominciare a viversi la vita e per imparare ad essere una persona adulta, nel pensare e nell’agire senza trucchi e senza inganni, il cammino è lungo e arduo.
    Per tanti anni mi sono domandato da dove parte tanta convinzione, tanta autorevolezza con cui si esprimono i singolari concetti che “liberamente”, ognuno di noi sente propri. Tutte stupidaggini! per comprendere meglio il problema passiamo al sodo e proviamoci con un qualche esempio, mi auguro significativo:
    Proviamo a scambiare quattro chiacchiere con un ultrà di calcio che sistematicamente segue ogni fine settimana la squadra del cuore. Proviamo ad identificare a quale gruppo (quasi sempre estremista) appartiene. Dai suoi racconti uscirà senza dubbio una verità! Ma si tratta della sua soggettiva verità. E da dove viene la sua verità? Dalla coscienza…
    Di vissuti personali e pesanti che mi hanno travolto ce ne sono stati, non intendo esplicare per chiare ragioni di privacy, ma mi hanno aiutato a comprendere quanto in alcuni specifici momenti della nostra singolare esistenza, la coscienza è il nostro peggiore inganno. Subentra la fase d’indurimento, di riflesso si commettono errori di valutazione e si pagano le dovute conseguenze attraverso il meccanismo circolare dei sensi di colpa, e infine dopo aver aderito al meccanismo della compulsività, che in una qualche forma sopravviene, ci si accorge solamente in seguito di quanto tempo prezioso e purtroppo finito, si abbia coscientemente scelto di rinunciare. Di per sé il tutto può sembrare una contraddizione e difatti, tener fede esclusivamente a ciò che passa nell’immediatezza dei nostri pensieri, spesso è un inganno.
    Ho pensato di mettere queste quattro informazioni ben sapendo che si tratta di un vero minestrone. All’interno di ogni zuppa o minestrone appunto che sia, bisogna essere capaci di saper distinguere i sapori, i prodotti specifici che vi sono all’interno, consegnargli un nome che ci aiuta così a identificarlo e non da meno di riconoscerne il gusto specifico. Nella seconda parte del mio articolo, proverò a esprimere alcuni concetti fondamentali che ci aiutano a definire meglio l’esistenza umana, l’interazione “matrigna” con l’educazione specifica, la cultura con la c minuscola, le normative sociali che normalizzano ogni essere individuo affinché non pensi di essere troppo libero, i conflitti-strutturali, analizzando in maniera specifica (con esempi inconfutabili) la causa principale. E per infine gli orientamenti genotipici specifici, la loro funzionalità e il bisogno di equiparazione che nel mondo attuale va a mancare del tutto.

    I CONFLITTI STRUTTURALI

    La coscienza il più delle volte è mistificata e di difficile comprensione. Quante volte un po’ a tutti ci succede di misurarci con pensieri, atteggiamenti e comportamenti che proviamo a razzionalizzare senza riuscirci più di tanto.
    L’esempio che ho illustrato prima a riguardo dell’ipotetico Ultras (o bullo che sia, il contenuto all’incirca è lo stesso), ci può aiutare ad avere più chiarezza in proposito. Dovremmo chiedere al “cattivo” in questione, posto che lo permetta, dove ha racchiuso il bambino che è ancora in lui, e che probabilmente tanti anni prima, si cagava sotto e le prendeva di santa ragione. Se riuscissimo quindi ad aprire un dialogo aperto e sincero con l’ultras di turno, capiremmo abbastanza semplicemente che la sua verità in realtà è arte-fatta da una coscienza ambigua. Di riflesso, se leggiamo con attenzione i suoi comportamenti, atteggiamenti e pensieri, comprenderemmo senza girarci troppo intorno che hanno una matrice lontana, posizionata dove? Nell’inconscio.
    Prima di approfondire in maniera più dettagliata la faccenda che ci lega alle due dimensioni, conscio-inconscio, diamo un po’ di numeri........
    Per accontentare i diversi sociologi amanti della riproduzione sociale in senso stretto, l’economia, forniamo per l’appunto questi ultimi dati:
    La “Grande America”, espressione massimale economica dell’epoca contemporanea, fornisce un PIR (PRODOTTO INTERNO RABBIA ) di notevole spessore e di consistente imbarazzo.
    Pare che circa un 35% della popolazione americana è profondamente ammalata. All’interno di queste percentuali (1\4 della popolazione), circa un 5% fa riferimento ai bambini al di sotto dei 15 anni di età, un esercito di potenziali patologici che espresso in numeri sfiora i cinque milioni. Per far contenti (e sono tanti) coloro che prediligono il modello americano, i siglomani, informiamo che, in termini più tecnici, questa “nuova” patologia di derivazioni neurobilologica (in Italia il contagio è intorno al 1,8%) viene riferita in questi termini: ADHD, che vuole dire, “Sindrome da decifit di attenzione e iperattività”.
    Per rimanere in tema aggiungiamo che il disagio psichico è stabile da circa un decennio al secondo posto di una graduatoria sanitaria stilata dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), dietro solamente ai disturbi di tipo cardiocircolatori.
    Nulla da dire in proposito!! Di primo acchito mi viene da pensare che i forzati di questo mondo sono un numero considerevole e con essi si da origine ad una nuova popolazione che si va velocemente riproducendo. Si tratta di alieni che vagano per lungo e per largo il mondo, portano un occhio di vetro (difatti non esprimono emozioni) e fanno di tutto e di più per apparire delle persone normali, sia nell’apparire, quanto nel comportamento. Come fanno? Dobbiamo considerare il fatto che in ogni epoca, vivere equivale a tribolare. L’era moderna ha sicuramente inciso in maniera più profonda sulla nostra personalità, e per andare avanti alla “carlona” si fa quel che si può: da chi si rivolge alla Spiritualità spiccia che non produce alcuno sforzo e che ci offre alcune possibilità, da quella di sperimentare il Nirvana, a quella di andare direttamente Paradiso, per non parlare poi dei più superficiali che per sopperire alle tante forme di stress che si accumulano in una settimana di tribolazioni varie, arrivano al fine settimana e si rimbecilliscono ben bene la ragione (la coscienza ) con un frullato-mix di vera efficacia: sesso-droga-alcool. La certezza è quella di vivere la propria esistenza privandosi di un po’ di lucidità.
    Per infine c’è poi chi promuove il benessere fisico e mentale e campicchiano la loro esistenza tra le diete, le palestre, i pedicure, il manicure, il parrucchiere, lo yoga, insomma, tutte ricettine veloci veloci, come c’impone la Societa!
    Perché si parla di mposizioni? Imporre, vuol dire dirigere la mente di un individuo posizionandola su pensieri circolari riconosciuti in un modello normativo comune, all’interno del quale, il bisogno d’appartenenza, scalcia il bisogno d’individualità. Tempo fa, il nostro ex primo ministro del consiglio, tramite un intervista rilasciò questo pensiero: gli italiani vanno troppo in ferie, io lavoro anche 18 h al giorno, se il nostro paese si vuole riprendere dovremmo imparare a lavorare pure la notte.
    E io aggiungo, che se ci mettono i lampioni, tanti, pur di non rinunciare ad andare al bar vicino casa con l’automobile e pur di non rinunciare alle tante stupidaggini che la società moderna ci propone.
    Torniamo a dove ci eravamo lasciati, quindi approfondiamo in maniera più dettagliata il discorso sulla coscienza e sull’inconscio e per capirli entrambi, credo che è logico individuarli all’interno di storie accadute nella nostra società che porta ad avere una qualche forma (non sempre si realizza, ma da delle forme di perfezionismo), ma passiamo ai fatti, aggiungo che tra le tragedie umane che ogni giorno ci stravolgono l’animo, tutte almeno per me, hanno un valore umano identico. Ma nel caso specifico provo a finalizzare il mio pensiero attraverso due casi specifici, che ci riportano con facilità alla pratica dell’alienazione, quindi dei forzati-coscienti, che senza accorgersene sono divenuti Mostri non solo nel pensare, ma anche nell’agire:
    Loretta, una normale casalinga, svolge le normali mansioni domestiche di tutti i giorni con grande impegno e efficienza. La mattina si sveglia presto, intorno alle sei, prepara il caffè per il marito e il pranzo che lui porta al lavoro. Accompagna il figlio più grande a scuola, va a fare la spesa, abbozza il pranzo per il figliolo che torna da scuola, fino ad arrivare alla sera quando dopo aver servito la cena al marito e aver fatto le stoviglie, prima di coricarsi deve anche svolgere i normali doveri sessuali (difficile pensare che dopo una giornata simile si conservi una certa brillantezza fisica e mentale), facendo quel che si può. In ciò, Vittoria l’esserino che chiude il cerchio della famiglia. Una bimbetta dolce e tenera, come del resto lo sono tutte le creature di questo mondo, certo, danno tanto a cui affannarsi, a cui dedicare le pratiche giornaliere, siano esse di genere pratico (le poppate, i pannolini da cambiare, i strilli, i pianti, e soprattutto l’amore, che una madre sente il bisogno di dare con tutte le proprie forze e possibilità umane. La signora Loretta, gia da tempo soffre di una forte depressione che la costringe ad assumere dei farmaci contenitori. In uno dei tanti pomeriggi che perpetuano la sua esistenza, si trova di fronte a una montagna di roba da stirare, si sdraia un momento sul letto e quel momento diventa un’ora circa….Al suo risveglio, investita dai sensi di colpa indotti dal disturbo ossessivo e compulsivo, si alza, si dirige verso la muraglia di panni, prende una copertina di colore rosso acceso e la mette in lavatrice. Nella copertina c’era la piccola Vittoria. Agli investigatori la signora Loretta disse queste “dannate” parole: da quando c’è lei (Vittoria aveva solamente 8 mesi), non riesco a fare nemmeno i mestieri.
    Non credo di dover aggiungere molto rispetto al racconto stesso. La storia di per sé mi ha profondamente scosso e ha provocato in me un forte senso di rispetto verso questa donna, Loretta, diventata pazza omicida, in nome delle leggi normative, coercitive, che induce ognuno di noi a percepire che il nostro equilibrio interiore è appeso a un filo, seppur immaginario.
    All’incirca sono passati due anni dall’uccisione maniacale del piccolo Tommaso. Il carnefice, insieme al suo compare, sono in scooter portando nel mezzo il piccolo Tommy. Nella parte opposta della carreggiata, i due balordi intravedono le luci di una volante. Mi viene da pensare che i due si sono cagati sotto nel vero significato del termine, probabilmente nella loro testa bacata sono fuoriusciti molteplici pensieri di vergogna. Sembra più socialmente parlando, piuttosto che da un punto di vista individuale. Tanta vergogna per l’appunto, è l’indiziata numero uno a riguardo del delitto scabroso del piccolino. La tragedia sottende un’ anestetizzazione pressoché totale del portamento emozionale.
    Gli avvenimenti che vogliamo o non, ci hanno comunque riguardati, sono la testimonianza autentica di un approfondimento didattico delle terminologie psicoanalitiche, alle quali in un qualche modo, un po’ tutti abbiamo affinato le nostre orecchie.


    GENOTIPO E CARATTERISTICHE……

    La LIDI (Lega Italiana per la tutela dei diritti degli Introversi), è stata costituita da poco più di un anno dal Dr Luigi Anepeta, noto psichiatra-antipsichiatra. E’ difficile aggiungere qualcosa a riguardo del genotipo introverso, che già non ci sia stato illustrato nei “saggi” pubblicati da Anepeta stesso.
    La Natura produce due orientamenti caratteriali specifici presenti in ciascuno di noi. Se si prova ad immaginare un segmento, notiamo che i due orientamenti si trovano posizionati nei due estremi dell’asse. La natura non produce uomini dotati di uno spettro puro. Più o meno, se impariamo a guardarci dentro notiamo che nel nostro corredo personale, vi sono entrambe le caratteristiche, che il più delle volte vanno a compensarsi l’una verso l’altra. Il genotipo introverso, fa riferimento al proprio mondo interiore, al bisogno prevalente di mantenere un contatto con se stessi. L’estroversione, si differenzia in quanto promuove più un modo pratico di sviluppare il rapporto con il mondo esterno per come esso è.
    L’essere introverso fa più fatica ad accettare il mondo così per come si presenta, generalmente, una qualche forma di ideologia la si conferma fin che vita natural durante. Se la natura non avesse realizzato l’essere umano sotto forma di corredo estroverso, probabilmente (lo avrei sperato) la modernizzazione tecnologica si sarebbe di gran lunga limitata, altrettanto, se la natura non avesse realizzato l’esistenza introversa, la Cultura mondiale, avrebbe perduto circa il 60% del materiale prodotto. La difficoltà allora dov’è? Nel fatto che il mondo attuale prevede una forma di globalizzazione che ci porta inevitabilmente ad essere e sentirci istintualizzati, di riflesso a perdere la propria inclinazione individuale.
    Un piccolo approfondimento riguardo l’essere-introverso va fatto in forma abbastanza iper-critica. Tanti introversi, hanno un’idea del loro essere abbastanza curiosa: credono ciecamente che tale caratteristica ha a che fare con la vergogna, con l’essere un ebete di fronte agli altri, al non riuscire a dire una parola di fronte a un gruppo di gente e via dicendo. Ritengo che si tratta di concetti un po’ azzardati e che secondo il mio personale punto di vista personale, non rientra nella costituzione caratteriale del genotipo introverso. Egli, non è un "timidone", ma è una persona contenuta, una persona altamente riservata. Egli è capace di poter parlare apertamente con una o più persone, solamente che non ama il “chiacchiericcio” di conseguenza, prima di potersi esporre di fronte a una o più persone che siano, ha bisogno di riflettere con se stesso attentamente, rispetto ai contenuti che intende esplicare. Tra le nozioni base dell’introversione, un doc introverso come Rousseau, nella sua autobiografia ci ha detto testuali parole: prima di capire, era già in grado di sentire.
    E da dove parte questo sentire? Da un flusso di energia emozionale che sembra si muova sin da quando il nascituro è ancora all’interno del grembo materno, quindi si parla ancora di fase pre-natale. Questo specifico pensiero può aiutarci meglio a comprendere la difficoltà che ogni introverso (non solamente chi nasce genio), ha difficoltà esclusivamente a dare voce ad una profonda emozionalità che vuoi o non, va a veicolare l’aspetto cognitivo.
    Se tanti introversi capissero a livello profondo questo aspetto indispensabile per una crescita autentica, dedicherebbero con gioia e ardente passione la loro soggettiva fase evolutiva. Il mondo come sembra non sta andando in questa direzione. Il 50% della popolazione introversa è investita da pesanti disagi psichici, che costringono l’individuo a vivere in costante fase di ripiegamento. Un’altra metà circa, ha scelto il processo di mistificazione, quindi di estrovertirsi, per sentirsi accettati quindi di prostituire la propria anima e il proprio cuore, per trovarsi, senza alcun dubbio a vivere le fasi finali della propria esistenza, come si fosse dei “Dannati”

    FRANCESCO BURICH
     
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  2. Koenig43
     
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    Eheh... certo, certo se esistesse una graduatoria per l'Intelligenza sicuramente l'Uomo sarebbe al primo posto. In realtà nei disegni della natura ogni specie esiste o è esistita semplicemente perchè c'è o c'era una nicchia ecologica vuota da occupare. Nel Regno Animale si trovano poi tutte le caratteristiche che possiede l'Homo Sapiens ovvero la comunicazione l'apprendimento la cultura l'intelligenza e l'uso di strumenti. La differenza è solo quantitativa non qualitativa. C'è una sola cosa che ha differenziato davvero l'Homo Sapiens degli inizi : è stata l'unica specie animale che ha costruito strumenti per costruire altri strumenti. C'è da riflettere peò sul fatto che l'uomo è sì, tra le specie animali intelligenti, quella che stà al vertice per l'intelligenza. Infatti l'uomo è riuscito ad aumentare la propria vita media, a far scomparire alcune malattie, riuscirà a sviluppare dei sistemi di difesa dagli asteroidi killer come i tanti che in passato hanno impattato con il nostro pianeta. Ma al tempo stesso però l'Uomo ha innescato pericolosi processi : arsenali nucleari, riscaldamento globale, estinzioni, ogm ( gli ogm sono estremamente pericolosi non tanto per la loro presunta nocività alla salute ma perchè possono portare alla creazione di piante incapaci di sopravvivere senza le cure dell'uomo. Le banche dei semi infatti hanno come scopo anche quello di preservare i codici genetici naturali ).
    A parte questo c'è comunque un prezzo caro da pagare per l'intelligenza che abbiamo avuto in dono. La nostra chiara consapevolezza della realtà ci dà la certezza che la nostra vita è limitata. Non credo che, a parte l'uomo, nelle altre specie animali ci sia una così chiara consapevolezza della propria sicura morte. Ciao e a presto!

    Edited by Koenig4 - 28/10/2008, 10:44
     
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1 replies since 30/10/2007, 17:43   341 views
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