La nostra Infanzia

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  1. Koenig43
     
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    Cari amici Introversi com'è stata la vostra Infanzia? Io della mia ricordo che giocavo da solo, perchè non avevo compagni di giochi. Mi costruivo giocattoli nei modi più fantasiosi e con altrettanta fantasia mi inventavo giochi da giocare da soli. Credo che progettare e costruire giochi alla fine fosse anche più divertente del giocarci. Ho avuto anche la Televisione in un periodo in cui la Tv non era nè troppo arcaica e nè troppo vuota come oggi. E per ultimo ricordo con amore una splendida Enciclopedia per Ragazzi sulle pagine della quale davvero sono cresciuto. Sì la mia infanzia la ricordo davvero con piacere. Mi piacerebbe leggere altri ricordi, altre descrizioni di infanzie Introverse. Magari in maniera meno stringata della mia, poichè non sono molto bravo a raccontare. Cari Saluti.

    Edited by Koenig4 - 16/10/2009, 17:54
     
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  2. imperia69
     
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    Dotata comunque di scarsa memoria, forse per scelta ho cancellato i ricordi della mia infanzia. SO che negli anni dell'asilo ero sola e ricordo che alle elementari ero sempre alla ricerca di altre compagnie, come un bisogno di trovare qualcosa che non trovavo. Mi hanno descritta chiusa, ipersensibile e non so che cosa altro.
    Temo sia stato un periodo doloroso, con tutta quella vulnerabilità/sensibilità che mi faceva soffrire e mi rendeva diversa dagli altri bambini.
    Resta un rimpianto: non aver conosciuto la spensieratezza, ma aver vissuto sempre con quel macigno di paure (di sbagliare, di deludere, di "chissà che cosa può succedere") ad opprimermi il petto. Oggi, non spensierata, mi sento più lieve di allora. Un ambiente familiare meno cupo e più capace di capire/spiegarmi avrebbe giovato? Non lo so e non lo sapremo mai.

    Sono contenta che la tua infanzia sia stata un bel periodo e spero che sia stato così anche per altri.
     
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  3. Oberman0
     
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    Anch'io ho vissuto un'infanzia prevalentemente solitaria, non che non avessi compagni di giochi ma mi divertivo di più quando giocavo da solo. Mi piaceva partecipare ai giochi dei miei compagni d'asilo o delle elementari ma amavo soprattutto trovare un cantuccio al riparo dall'esuberanza e dal chiasso dei miei coetanei per liberare la mia fantasia e sognare ad occhi aperti. Per alimentare la mia fantasia divoravo libri cercando nuove trame e avventure, personaggi in cui immedesimarmi,fanciulle da conquistare, paesaggi da favola. Non c'è nulla di paragonabile al piacere solitario della lettura; i ricordi più belli della mia infanzia sono indissolubimlente legati ai libri: Tre uomini in barca,l'isola del tesoro,Moby Dick,Oliver Twist, Sherlosck Holmes e tanti altri.... Ogni volta che ne guardo le copertine non posso fare a meno di ripensare con nostalgia alla mia età dorata.
    Per quanto legato in modo speciale e unico alla letteratura della mia infanzia devo aggiungere che nonostante la mia introversione ricordo sempre con particolare particolare commozione i miei compagni di giochi. Tutto mi manca i giochi durante l'intervallo, le attività in classe,le partite di calcio interminabili,le figurine,i cartoni animati, i compleanni,lo stare insieme durante il cre, anche le prese in giro che mi hanno hanno fatto versare tante lacrime mi mancano. Quando rievoco quel tempo mi viene sempre da pensare che allora non mi accorgevo di quanto fosse non spensierata ma felice e indimenticabile quell'epoca. Oggi di allora ho solo ricordi, i miei compagni vivono la loro vita io non sono riuscito per il mio temperamento a condividere con loro l'adolescenza e mi ritrovo così oggi a 22 anni a guardare tristemente la mia vita passata alla ricerca di di quella gioia che non trovo nel presente e dispero di provare nel futuro.
     
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  4. Koenig43
     
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    Ciao Oberman e piacere di essere riuscito a stanarti per riaverti insieme a noi attivamente! ;) E' davvero bella la descrizione della tua infanzia che mi sembra particolarmente intensa e vivace. Riguardo al tuo attuale pessimismo ricorda che hai solo 22 anni. Stà tranquillo. Grazie del tuo intervento. Ciao e a presto.
     
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  5. senzanome70
     
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    io da piccola facevo dei giochi strani, credo.
    uno in particolare si chiamava Il silenzio.
    Avevo un registratore e io facevo finta di essere la conduttrice di un programma radiofonico e mi registravo.
    Dicevo: "ed ora qualche minuto del vostro pezzo preferito: il silenzio!".
    E poi lasciavo scorrere il nastro senza dire più nulla.

    Un altro gioco che mi piaceva fare da piccola era stare seduta in poltrona e immaginare in tutta la casa battaglioni ordinati di soldatini piccolissimi che solo io potevo vedere. Li immaginavo camminare nella casa in file diverse, immaginavo il rumore dei passi. Facevano la ronda, controllavano che andasse tutto bene, che fosse tutto in ordine. A me piacevano da morire.
    E poi mi permettevano di stare per conto mio.

    Facevo un mucchio di questi giochi solitari con la fantasia. Mi piacevano da morire.
    Soprattutto utilizzavo la fantasia per far passare meglio i doveri di casa. Per esempio, un mio compito era quello di asciugare le posate. Io immaginavo le posate come delle persone, le forchette erano le donne, i coltelli gli uomini, i cucchiai i ragazzi nè maschi nè femmine, i cucchiaini i bambini.
    Asciugavo le posate con un certo ordine: prima i coltelli, poi le forchette, poi i cucchiai e infine i cucchiaini.
    Gli ultimi, i cucchiaini bambini, vincevano, erano gli ultimi ad essere riposti nel cassetto.

    Un altro modo che avevo escogitato per divertirmi mentre facevo i compiti era imitare la maestra delle elementari.
    Facevo i compiti e poi me li correggevo da sola travestendomi da maestra. Mi ero fatta comprare appositamente degli occhiali simili a quelli della maestra, mettevo il rossetto, e avevo pure la bacchetta.
    A volte facevo degli errori appositamente per potermeli correggere.

    Della mia infanzia mi manca la fantasia, la capacità di poter usare l'immaginazione, di prendere spunto da qualsiasi cosa.
    Per il resto non vorrei riviverla.

    Devo dire che però mi piaceva anche giocare con i compagni di scuola, mi divertivo.
    Soprattutto giocavo con le mie cugine.

    Da adulti è tutto più complicato. A volte però utilizzo ancora la fantasia, mi piace da morire sognare ad occhi aperti.
     
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  6. Koenig43
     
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    Molto bello, davvero. Mi piace questa fantasia così ricca e mi piace moltissimo anche la tua descrizione. Mi sono sentito davvero trasportato nella tua infanzia, ti ho rivista bambina. Davvero molto piacevole. Per cui un ringraziamento particolare per il tuo intervento. Un caro saluto.
     
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  7. _ostrichetta_
     
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    Proprio l'altro giorno, riordinando un pò, ho ritrovato le pile di musicassette su cui da piccola registravo. Per lo più cantavo e incidevo sul nastro i miei giochi con "i bambini invisibili". Figlia unica, amavo stare per conto mio nella mia stanza con i miei amici immaginari, e inventare ogni giorno nuove avventure in cui dovevo salvare il mondo da qualche nemico.
    Un'altra cosa che adoravo era costruire delle "tende", delle specie di casette per farvi capire: prendevo teli e lenzuola, e li mettevo sul mio tavolo, in modo che sotto si creasse uno spazio coperto, in sui mi sentivo protetta, mentre la parte superiore era "il terrazzo" -sempre ciorcondata da questi teli che creavano un ambiente raccolto, solo mio. Non so se ho reso l'idea.
    E poi, in quanto femminuccia, non mancava il classico "vestirsi da donna", sempre con foulard colorati ben annodati e i tacchi della mamma.
    A scuola avevo un'amica, ma in 3° elementare lei iniziò a fare comunella con un'altra bambina, e il senso di esclusione fu grandissimo. Ritornavo a casa e ogni giorno piangevo.
    E proprio ora, riflettendo, mi sono venuti in mente dettagli importanti... Ad esempio, ero più timida -vivevo malissimo il distacco da mia madre, o le situazioni "in cui non conoscevo nessuno"-, come anche dotata di maggiore senso critico ed oppositività. Probabilmente ancora non avevo totalmente intrapreso la carriera della bimba d'oro...
    Un saluto e grazie dello spunto alla riflessione...
     
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  8. jpgr87
     
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    Io sin da piccolo ho avuto una predisposizione alla riflessione. Ma il vero inizio della parabola ascendente della mia introversione è stato quando frequentavo la quinta elementare quando iniziai a preferire restare a casa a leggere piuttosto che uscire a giocare. In questo periodo lessi ad esempio il mio primo libro: "Ventimila leghe sotto i mari" e altri dello stesso autore. Più altri libri come uno sull'astronomia, uno sulla geologia e un atlante geografico che ho sfogliato talmente tante volte da consumarne le pagine; eppoi mi piaceva fare passeggiate in campagna con mio padr a contatto con la natura. Devo dire però che la mia preferenza a restare solo a casa invece di giocare ha anche una motivazione fisica, cioè essendo io affetto da distrofia muscolare di Becker (malattia che non impedisce la deambulazione ma che provoca dei crampi molto dolorosi dopo aver svolto un'attività fisica) mi sono stufato di questa situazione e ho deciso di seguire abitudini meno "faticose" anche se all'epoca presi questa decisione inconsciamente, cioè non dissi "basta! mi sono stancato di questa situazione" ma la presi e basta. Tutto sommato la mia infanzia è stata problematica ma fino a un certo punto. I veri problemi sono cominciati alle medie, un periodo in cui chi non è "normale" deve essere per forza preso in giro, di quel periodo in ogni caso non ricordo granché, mentre vi posso dire che gli anni peggiori sono stati in ogni caso i primi due anni di liceo per la presenza di alcuni bulletti che mi prendevano in giro per il fatto di non parlare "mai" e di non aver mai avuto una ragazza; quello è stato un periodo veramente molto difficile in cui ho sfiorato la depressione. Dopo quei due anni ho cominciato ad accettarmi per quello che ero e a sentirmi meno frustrato. In ogni caso in tutti questi anni i periodi peggiori li ho passati d'estate quando vedevo gli altri divertirsi mentre io stavo da solo. Comunque la situazione non è mai degenerata anche per il fatto di avere una sorella, tra l'altro introversa anche lei, con cui ho passato momenti piacevoli, se non ci fosse stata lei non so come la situazione sarebbe evoluta sicuramente molto peggio.

    Edited by jpgr87 - 15/1/2009, 22:45
     
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  9. imperia69
     
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    Questo è quello che scrive una ex compagna di scuola (asilo ed elementari) di me. Non c'è molto di cui stare allegri, credo.

    "Però mi ricordo che eri timidissima.
    Che avevi uno strano movimento della bocca prima di parlare, nel senso come di riflessione, intendo.
    Che eri molto brava a scuola.
    Che eri anche spesso triste. Mi ricordo lo sguardo triste. Ma proprio non saprei ricostruire perché."

    Spero che a voi sia andata meglio
     
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  10. Koenig43
     
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    un momento... ma tu eri davvero triste oppure la tua ex compagna equivocava il tuo stare silenziosa pensierosa e, chissà, in disparte? Per gli Estroversi che sono silenziosi pensierosi e in disparte quando le cose vanno male sarebbe facile equivocare... Alle elementari io ero come te ma il mio essere silenzioso pensieroso e in disparte era un fatto naturale...
     
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  11. imperia69
     
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    no; son sicura che era vera tristezza...grazie comunque per il supporto...
     
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  12. Koenig43
     
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    Eheh... va bè ci ho provato... :)
    Un caro saluto.
     
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  13. senzanome70
     
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    non è che i bambini non debbano essere tristi.
    io credo che l'essere tristi sia uno dei modi dell'essere e a volte non si può non essere tristi ed è giusto mostrarlo. i bambini hanno più sensibilità degli adulti, percepiscono ad altri livelli cioò che accade agli adulti. se sentono tristezza i bamini è giusto che la manifestino e se se si è emotivamente molto dotati, più dotati di altri, si è ancora più in grado di percepire gli stati d'animo altrui e li si può vivere in modo intenso.
    non è un reato, è quello che è: la manifestazione di una ricchezza emozionale, che nel bene e nel male, è cosa umana e bella.
     
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  14. Koenig43
     
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    Bentornata, è un piacere riaverti tra noi. I tuoi interventi sono sempre molto acuti. Complimenti.
     
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  15. ZeroDigit
     
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    Sono nato timido e naturalmente introverso, alcuni episodi che mi hanno riferito della mia primissima infanzia li trovo significativi, in particolare quando mi appartavo ignorando i richiami dei miei che mi cercavano disperati per tutta la casa.. prime “fughe nel mondo della fantasia?” “episodi autistici?” mi ricordo che giocavo sempre da solo, alla prima uscita da un mio coetaneo vicino di casa (avrò avuto 4/5 anni… il ricordo più remoto che ho) mi sembrava che lui fosse meglio di me in tutto, più veloce, più sveglio, la perdita di autostima è iniziata prestissimo.. all’asilo piangevo sempre e non socializzavo.. a scuola invece andavo meglio perché si era lì insieme per uno scopo e colmare la mia enorme curiosità mi piaceva. I giochi che preferivo erano i LEGO, e abbandonarmi alle mie fantasie… ricordo quelle aviatorie da pilota da caccia..l’ “enciclopedia dei ragazzi” è stata una finestra aperta alla conoscenza anche per me.. (divoravo le pagine sull’aviazione..).La TV è arrivata dopo.. giusto per vedere (rigorosamente in BN) lo sbarco sulla luna. Programmi preferiti: “avventure in elicottero”, “flipper il delfino” “le avventure di rin tin tin” (preistoria! :) ). In famiglia le cose non andavano benissimo.. io timido, mamma ansiosa e autoritaria, papà assente: lavorava nei cantieri in trasferta e lo vedevo poco..un immagine mi è rimasta: io che cerco di abbracciare le gambe della mia mamma sotto la macchina da cucire e lei che mi respinge, doveva lavorare a casa, faceva i camici e non poteva concedermi tante attenzioni..La mancanza di carezze e di baci è una ferita che non si richiude più, sembra assurdo dirlo a cinquant’anni!. Avevo sette anni alla nascita di mio fratello.. non ero per niente preparato all’evento, quando veniva la dottoressa a visitarlo puntava l’indice su di me “ è lui quello che dovete curare…” perché me ne stavo timoroso in un angolino spiando quello che succedeva… Lui era spigliato, sveglio, mamma lo preferiva e mi diceva “tuo fratello ti deve bagnare il naso”..Non invidiavo l’amore che aveva per lui, mi dispiaceva quello che non trovava per me.. mi dicevo: non merito di essere amato, non valgo niente, sono scemo. Gli eventi della mia vita, o meglio il modo di affrontarli, hanno amplificato il mio disagio. Ho frequentato la scuola media fuori città e questo mi ha fatto perdere le prime poche compagnie. Ero un “adulto precoce” e un bambino depresso, le altre mamme invidiavano la mia, poi è avvenuto l’opposto… Alla morte di mio nonno avevo 13 anni e ho pronunciato una frase che un ragazzo di quell’età non deve dire: “adesso nonno stà meglio di noi…””Hai sentito cosa ha detto tuo figlio?” mio padre aveva capito..., era un introverso anche lui..

    P.s. voglio bene alla mia mamma, mi ha sempre amato (a modo suo) e poi non deve essere stato facile crescere un figlio introverso…

    Grazie dell’ospitalità.
     
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41 replies since 22/8/2008, 21:20   1382 views
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