Un ritratto della mia introversione...

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  1. pavely
     
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    Mi sento romantico.

    Mi succede, vedi, di sedermi quì accanto, al balcone.

    Quì accarezzo il glicine, i fiori. Accarezzo con le mani la terra e non penso a nulla.

    Mi sento romantico, amo scrivere, leggere poesie. Una volta le scrivevo a mano, di là, seduto sul letto.

    E, ti dirò, mi piaceva scrivere bene. E le parole nascevano così, liberamente... da qualche anno a questa parte invece scrivo quì, su questo schermo luminoso.

    Non ho viaggiato. Non cammino molto. Non mi piaccio. Alle volte, quando passo accanto allo specchio del corridoio, mi fermo un attimo a guardarmi. Vorrei essere diverso, vorrei essere giovane.

    Vorrei, forse, riavere indietro il mio tempo e non vorrei aver sbagliato così tante volte. Ma è accaduto. E allora mi sento così... un uomo di grande altezza, di un grande peso, non bello, anziano primo del tempo. Vedi i miei capelli bianchi?

    Mi piace ascoltare musica francese e le cantautrici americane. (Ora in sottofondo ascolto Anna Ash...). Sò di essere introverso. Questo volevo confessarlo. Mi riesce difficile parlare con le persone, mi riesce difficile ridere... quando si tratta di parlare di filosofia, di amore, di tenerezza, mi sento a mio agio.

    Poi, quando arriva l'attimo di ridere, di scherzare, mi sento fuori luogo. Straniero io in una terra straniera. E allora provo a sorridere ma vorrei solo scappare... C'è qualcosa nel mondo, nel modo che tutti hanno di parlare, che mi lascia sempre sorpreso. Ad esempio: mi sento fedele. (Non sorridere ti prego...). Mi sento fedele. Pure, quando parlo con i miei fratelli (estroversi), per loro è normale fare l'amore per una notte. Anzi... dicono che sia una cosa bellissima.

    La mia introversione parla le parole di una paura della sessualità. Non mi sento a mio agio con il mio corpo. Mi sento diverso, grasso... così ho sempre rinunciato ad amare. Non sò cos'altro dire su questo... avrei solo voglia di bere un caffé... ora. Ne vuoi una tazzina? (Sì... stò evadendo il punto, sì, ho paura di parlare di sessualità). Bevo il mio caffé... mi piace leggere. Mi piace sognare la Grecia, il sud della Francia, Parigi in primavera. Ascoltare Emily Loizeau passeggiando per i Boulevards... mi chiedo: cosa si prova? Deve essere bellissimo... Parigi in primavera deve avere una luce meravigliosa.

    Mi sento dolce. Sono generoso, lo sò... sono sempre pronto a regalare tutto agli altri. E quando qualcuno accetta un qualcosa che regalo (mi è accaduto con il vicino di letto di mio padre, ora, all'Ospedale) mi sento felice. E dimentico subito cosa ho regalato ma non importa, non importa mai. Mi affascina la bellezza, amo tantissimo i musei d'arte, i cinema (in cui sono sempre andato solo, negli spettacoli del primo pomeriggio). Mi piacerebbe immensamente seguire il teatro contemporaneo. Comporre per pianoforte...

    Adoro la fotografia. L'altro ieri ho creato un mio account Flickr. Grazie alla terapia, stò recuperando il mio grande amore per i spazi aperti. E... (è buffo)... forse amo parlare. Forse, il mio amore per la scrittura è il mio amore per parlare. Ho un tono di voce sempre basso... calmo.

    Mi sento noioso. Ordinario, fuori luogo tantissime volte. Se dovessi usare una terminologia occidentale, quali parole userei? Forse, un po' di depressione. Di timidezza. Di dolcezza. Sono molto ansioso. Non accetto il mio corpo...

    Così... questa è, per me, oggi, in questa giornata di pioggia, la mia introversione...
     
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  2. l.daniela
     
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    ben arrivato pavely! sicuramente tra noi troverai chi nn stride con la tua sensibilità come il baccano dei rumori fuori dal forum.
    ben arrivato compagno di viaggio!
    daniela
     
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  3. Koenig4
     
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    Una descrizione molto delicata della tua Introversione. Complimenti e ancora benvenuto!
     
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  4. l.daniela
     
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    CITAZIONE
    questa solitudine mi priva della mia identità...

    grazie!
    ogni nostra parola sul forum è una luce che si accende
    dove un altro vede buio
    un abbraccio
    daniela
     
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  5. pavely
     
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    Grazie!
     
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  6. flaneur62
     
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    Ciao Pavely, e buona giornata anche se piove anche oggi....

    Dicaimo che nel tuo autoritratto ho trovato diversi punti in comune, come mi capita leggendo altri messaggi sul forum: oltre al fatto di andare al cinema preferibilmente al primo spettacolo e rigorosamente da solo ( a me succede il lunedi per questioni di lavoro), la frequentazione di musei, la passione per la scrittura il punto che credo più importante è il senso di estraneità nei confronti della società "estroversa".

    Io però, da totale autodidatta, sto ragionando così: prima pensavo di essere sbagliato io adesso penso che siano sbagliati "loro" e i loro rituali. Non rifuggo dal contatto con le persone anzi... Mi piace osservarle, cercare di capirle, confrontarle con quello che penso faccio e sono io. Però mi sento un estraneo, un diverso, un soggetto umano non identifibile sia se sieda a cena con amici, vada ad una riunione di qualche comitato, sia quando svolgo il mio lavoro.
    Penso anch'io alla fuga: l'Italia sta diventando invivibile, peggiora a vista d'occhio e di un altrove c'è un dannato bisogno... ma c'è ancora un posto dove scappare?

    Intanto ciao a te e a tutti...
     
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  7. l.daniela
     
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    scusate mi intrometto tra parentesi, nn perchè sono silenziosa come te pavely, ma perchè mi considero in questo momento una pausa tra te e flaneur. come ho detto qualche post fà ognuno di noi illumina dove l'altro ancora nn vede. questo forum che inizialmente mi sembrava una proposta come tante, ho constatato che davvero produce effetti miracolosi! è un progetto veramente studiato con cura!
    volevo proseguire il tuo discorso di autodidattica, flaneur, ed aggiungere che io nel forum ho trovato coraggio dalla diversità. dove diversa nn mi sentivo io ma ho provato a vedere voi. un punto differente che mi ha dato più coraggio, che poi per mia natura si è elevato in un confronto. ma nn avrei mai potuto sottilmente accorgermi di questi passaggi interiori se nn avessi avuto la barriera del monitor. di persona osservo tutto, e tutto mi distrae. al tutto collego pensieri, che complicherebbero la serenità di questo mio post e la scioltezza dell'intervento.
    chiusa parentesi!
    un grosso sorriso a tutti
    daniela
     
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  8. imperia69
     
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    un posto dove scappare lo sto cercando anche io...tanto ormai per l'Italia non vedo alcuna speranza

    Oggi credo di aver fatto abbastanza pace con la mia introversione, questo è quello che sono e non so se mi ci ritroverei ad essere diversa.
    Quello che mi affatica è il confronto con gli altri: oggi sento amici e conoscenti dire quello che io già pensavo 10-15 anni fa, ma questo ruolo da Cassandra ormai mi sta stretto, vorrei solo trovare uno spazio dove poter essere me stessa e basta, senza recite e teatrini.
     
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  9. flaneur62
     
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    Due pensieri su quanto scrivono Daniela e Imperia che saluto...


    il senso di estraneità riesco a viverlo in senso abbastanza positivo: quello che mi fà riflettere e talvolta star male è provarlo nei confronti di persone che dovrebbero, o magari sono effettivamente, vicine....Non mi capita spessissimo, ma qualche volta succede. Quello che segue è quanto viene descritto in un'altra discussione sul "male di vivere". Comunque, complessivamente anch'io ho fatto pace con la mia introversione e ritengo questo una vittoria alla mia età....


    Sul percorso da autodidatta diciamo che sono un empirista però avrei bisogno di inquadrare le mie analisi e i miei comportamenti in un progetto più vasto e più strutturato. Almeno sento questa esigenza. Poi il confronto è fondamentale: per me è diventato un metodo. E questo forum è un passaggio piacevole e obbligato...
     
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  10. senzanome70
     
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    io mi riaggancio al cinema.

    mi piace molto andare al cinema da sola.
    qualsiasi spettacolo, ma più la sala è vuota più mi piace.

    sono arrivata al punto che quando mi invitano al cinema, quando ci vado in compagnia, scelgo di vedere il fim che mi piace di meno. Mi sforzo di andare a vedere una stupidaggine in compagnia. Se mi invitano a vedere un film che a me piacerà molto, non vado, preferisco andare da sola, so che ne godrò appieno.
    A volte, lo confesso, invento scuse per non andare. Non mi va magari di mettermi a spiegare a chiunque come sono fatta.
    Cosa gli potrei dire?
    "vedi, non ti offendere, non è che non voglio vedere questo film con te, ma lo voglio vedere da sola perché solo da sola potrò goderne appieno, come dico io".
    a volte, mi fa fatica spiegare tutto ciò e mento, perché poi le persone insistono, e non c'è cosa che io odi di più nelle persone, l'insistenza dopo che ho detto no.
    Un no è un no, perché mi dovete costringere a urlarlo, a sottolinearlo, a ribadirlo?
    Se ho detto no piano, sottovoce, con calma, è sempre un no, è la mia voce e va ascoltata.
    Ma trovi sempre qualcuno che fa finta di non sentire, che vuole far finta di non sentire.
    E allora lo guardo e penso che se fa così lo fa per qualche suo preciso motivo, perché risponde a un suo preciso bisogno far finta di non sentire me, rimuovere la mia voce.
    E quindi alla fine io mi ritrovo a dovermi gestire la mia rabbia nei confronti dell'insistenza, la mia comprensione nei confronti delle motivazioni dell'insistente che mi porta persino a sentimenti di tenerezza verso quella persona, la rabbia contro di me perché sento di dovermi forzare a dire un no con un'aggressività che non mi appartiene, che è contro la mia natura.

    E poi ti vengono a chiedere perché non ce la fai a interagire con le persone... io sono stanca, mi logora troppo interagire.
    Lo faccio a lavoro e con i familiari perché è un obbligo er lo faccio con estreme disinvoltura, come se non mi costasse nulla.
    Tutti gli altri con cui interagire me li vorrei scegliere io, simili a me, ma non è per niente semplice.
     
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  11. senzanome70
     
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    è bella la tua descrizione pavely, è lieve.
     
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  12. pavely
     
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    Vorrei dire che io ho un grandissimo amore per la Francia o la Germania del sud...

     
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  13. imperia69
     
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    CITAZIONE
    a volte, mi fa fatica spiegare tutto ciò e mento, perché poi le persone insistono, e non c'è cosa che io odi di più nelle persone, l'insistenza dopo che ho detto no.
    Un no è un no, perché mi dovete costringere a urlarlo, a sottolinearlo, a ribadirlo?

    sapessi quanto mi riconosco nelle tue parole! Alla fine ci si nasconde, si diventa invisibili, perché spiegare è troppo complicato (per loro, non per noi!).
    anche io, come te, parlo e dico no sottovoce e sono portata a pensare che questo basti. mi rendo conto, però, che gli "altri" hanno un'altra soglia di percezione: affermazioni, toni che per noi sono già aggressivi e che quindi tendiamo ad evitare, per loro sono segnali appena al di sotto della soglia di percezione.

    Appena scopro come si fa a dire di no senza che nessuno ci infastidisca ulterirmente ve lo faccio sapere.
     
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  14. l.daniela
     
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    impossibile per quanto mi riguarda, anch'io ho rimediato evitando le discussioni inutili. ho ancora tante cose in sospeso che evito di affrontare con chi nn potrebbe capire. proprio io che amo il confronto. anzi, un po' di tempo fa, credevo che chi avesse a che fare con me dovesse "intuire" i miei gusti. per me era facile percepire i loro, capire che regalo fare, cosa dire, che zona scegliere per loro anche solo per una passeggiata. poi mi sono resa conto che le attenzioni erano impari e ci rimanevo di palta...
     
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  15. imperia69
     
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    il grosso problema è che così si crea un solco profondissimo tra noi e gli altri...alla lunga questo sbilanciamento è stancante e fa venir voglia di rinunciare ai contatti...perché continuare, se non danno nessun valore aggiunto?
    L'obiezione usuale è "ma non ci si può isolare!"
    risposta (dentro di me): "perché no?!"
     
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16 replies since 5/3/2009, 09:16   404 views
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