Ottica non lineare

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. maria rossi
     
    .

    User deleted


    "Lo studio e la sintesi di molecole aventi geometria e connettività particolari porta a composti con proprietà fisiche interessanti
    (magnetiche, biologiche, catalitiche) con possibili applicazioni; in particolare io mi sto occupando di
    complessi applicabili nel campo dell’”ottica non lineare”. La caratterizzazione ottica non lineare risulta in
    generale peculiare e non sempre facilmente accessibile, visto il costo della strumentazione e
    l’interdisciplinarietà (prettamente fisiche) di tali misure. In collaborazione con un altro gruppo di ricerca dello
    stesso dipartimento, a Milano è possibile caratterizzare i composti con le misure EFISH (Electric Field
    Induced Second Harmonic), una delle tecniche attualmente disponibili.
    Al fine di chiarire, l’ottica è una branca della fisica che studia la radiazione elettromagnetica, e in particolare la
    luce in tutti i suoi aspetti. Una parte di essa si occupa dell’interazione tra luce e materia e di tutti i fenomeni a
    essa correlati. Per radiazioni particolarmente intense e in presenza di opportuni materiali (generalmente a
    struttura o dipolare o ottupolare), la risposta del materiale alla sollecitazione della radiazione non è più
    “lineare” (cioè una semplice interazione che porta ad avere una radiazione in uscita uguale a quella in
    entrata), ma dà origine a una serie di fenomeni e proprietà molto utili che vengono chiamati “ottica non
    lineare”. Tra le applicazioni più importanti si ha la duplicazione (second harmonic generation) della
    frequenza dei LASER."

    premetto che la mia formazione scentifica è da liceo classico e che le mie letture sono "fantasiose", però...

    ammetiamo per analogia che la luce sia la cultura (non solo la Cultura ma la cultura in senso antropologico) e i vari materiali le persone. e che l'ottica (l'interazione tra luce e materia) sia la soggettività cosciente di ognuno di noi, cioè il rapporto che instauriamo con la cultura (con l'insieme esplicito e implicito, alto e basso di saperi, credenze, abilità,ecc.ecc. che una colletività -tramite anche la famiglia, la scuola, l'appartenenza sociale- si tramanda di generazione in generazione per interpretare, significare e semplificare se, gli altri e la realtà). se tale interazione, in ottica, ha una modalità lineare (in cui la radiazione in uscita è uguale a quella in entrata) e una non lineare così, nel pensiero, possiamo parlare di interazione riflettente e riflessiva. per modalità lineare-riflettente si potrebbe quindi intendere "l'interazione con la cultura e la realtà che riflette, ripete e riproduce quel tipo di conoscenza e di adattamento all’ambiente così com'è senza tropi problemi, suggerito da una istanza identificatoria, dettata dalle matrici culturali di appartenenza". mentre quella non lineare-riflessiva un'interazione più problematica, meno automatica e che costringe a percorsi "altri", (magari anche più intensi, originali, diversi) a rielaborazioni personali, ma anche più costosi, dispendiosi per la "strumentazione" e con maggiori difficoltà nella "misurazione"...ovviamente per concludere l'interazione lineare sarebbe rappresentata dalla natura estro-versa degli esseri umani e quella non lineare da quella intro-versa. nel senso anche figurato del ternime "ottica non lineare" ha in se questa valenza: un punto di vista non automatico, ne strettamente causale; anche non allineato ma più complesso, a sbalzi, variegato multilogico e multidimensionale...insomma il corredo intro-verso implicherebbe una complesità di rapporto con se e il reale alla quale andremmo abituati sin da piccoli perchè se ce ne rendiamo conto solo da grandi, la maggior parte delle volte, sembriamo capaci solo di autocommiserazione,rabbie tremende esternalizzate o mistificazioni criminose...

    ci si potrebbe scrivere un piccolo racconto molecolare, comunque!

    Edited by maria rossi - 18/5/2009, 00:34
     
    Top
    .
  2. orzouei
     
    .

    User deleted


    Per elaborare un fascio di luce che ci investe ho bisogno soprattutto di tempo per “riflettere”.
    Sul posto di lavoro questo tempo che mi occorre per fare le cose e per farle bene spesso mi ha messo in cattiva luce. Solo e ancora con il tempo e da i meno superficiali sono stato apprezzato.
    Oggi non c'è più tempo nemmeno per riflettere, nemmeno per dormire. Siamo tutti in veglia perché la vita passa in fretta e non abbiamo tempo da perdere. Questo modo di vedere la vita favorisce gli estroversi e ci mette in difficoltà. Quando parliamo con gli estroversi siamo su frequenze diverse, mi sembra perciò difficile trovare un compromesso. Se la natura ci ha fatti diversi la stessa natura ci avrà anche “fornito armi di difesa” che però nella società risultano inutilizzabili. Il problema è che non si accetta la diversità.
    Cosa possiamo dire ad un bambino introverso? L'unica cosa che possiamo dirgli è che è un marziano venuto da un altro pianeta come superman( forse dragon ball è più attuale ma per entrambe l'arma vincente è l'uso della forza fisica) e che ha dei poteri speciali e che se li coltiverà da grande diventerà un supereroe. (forse bisognerà dirgli anche che dovrà avere una bella dose di fortuna, ma non sono un pedagogo).
     
    Top
    .
1 replies since 17/5/2009, 11:25   178 views
  Share  
.
Top