Confessioni

Dall'Oltretomba

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  1. Misanthropist
     
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    Non so perchè mai stia scrivendo tutto questo. Forse avevo bisogno di parlarne con qualcuno, di esternare, di respingere quasi il demone che si è imposessato di me. Non mi importa che leggiate questo post, sarà di certo molto noioso e petulante;anzi, vi chiedo di ignorarlo, di rivolgere uno sguardo indulgente al suo autore, che solo ora inizia a recuperare il dominio su se stesso. Già, perdonatelo questo codardo, questo pazzo, giacchè solo un pazzo, un ubriaco può soccombere al dominio delle passioni, solo una bestia bruta può diventarne lo zimbello! So che mi pentirò di queste righe, appena mi sarà tornato un po' di sale in zucca, mi vergognerò a morte per questo insano cedimento alla vanità. Vanità, esatto, quella di chi si pone sotto il riflettore mediatico, per ottenere l'attenzione degli altri. Perchè non ho confidato tutto questo, i miei dolori, a qualcuno che conosco e amo, perchè mi diverto ora a mettersi a nudo innanzi a persone che nemmeno conosce, che non mi conoscono, con le quali nulla condivido se non la più totale e reciproca indifferenza? Per vanità è una soluzione, per codardia l'altra: questa è una confessione, non ho paura di accettare le accuse. Sono null'altro che un guitto, uno squallido buffone che vende la sua anima, fa commercio delle sue lacrime, stupra il suo onore, prostituisce la sua intimità. Eppure avevo bisogno di questo sfogo. Spregevole primadonna! Ebbene, che la pagliacciata inizi!

    Dall'Oltretomba, ho scritto. Il significato è letterale: due settimane or sono,mercoledì 23 settembre, a voler essere precisi, io decisi di morire. Buffo, nevvero? E mi sentivo così coraggioso mentre contemplavo il mio sangue, così sollevato mentre la coscienza si smarriva, trascinando con sè tutta l'angoscia, tutto l'orrore, tutta la nausea. Finalmente avrei abbracciato il destino umano, soccombendo all'ineluttabile amplesso della Donna-vampiro, del Paradosso, dell'estremo assurdo. Lo diceva, Schiller: non si può contemplare l'abisso dall'abisso. Io non chiedevo altro. Eppure è umano, vero? E' umano cedere, talvolta, è umana la volontà di fuggire, è umano morire per un morbo che consuma ogni ora la carne, che soffoca l'anima ogni giorno e ogni giorno! Già, umano, ma non da uomo forte, non da guerriero, non da indagatore, non da eroe, non da creatura razionale. Morire è così facile, abbandonare la partita invece che combattere, guaragnando e perdendo terreno in ogni istante, strappando barricate e sentendo il sibilo dei proiettili a pochi centimetri dalla testa. Se solo mi avesse lasciato andare! Mi risvegliai nell'apatico candore di un ospedale. Lei, mia sorella, mi aveva scoperto, allarmando coloro i quali mi scodellarono al mondo. Come rivolgere loro una sola parola, ormai? La vergogna mi trattiene. Cos'altro mi resta? Solo un vuoto, assordante nulla. Nulla innanzi a me, nulla alle spalle, solo un languore doloro e imperscrutabile, come le strette assi di una bara. Cosa debbo fare per ottenere la pace? Cosa per poter finalmente riposare? Sono così stanco...e ogni attimo d'inattività corrode le mie energie, e vorrei dormire ma la memoria dell'antica angoscia -giacchè il sentimento s'è ormai taciuto- mi mantiene sveglio. La Ragione conosce, ma la consapevolezza, l'Io, si sono estinti. Ricordo tutto come fosse un film, o una visione insana, come se non mi riguardasse. Io sono morto. Il mio cuore si è fermato per 12 secondi, così hanno detto. Non so se crederci o meno, non m'intendo di medicina. Se solo potessimo estirpare noi stessi, annientare questo grande nemico che porta il nostro nome!
    Eppure devo vivere, devo! Devo tornare padrone incontrastato di me stesso, devo emanciparmi da questa insania, prima di impazzire del tutto.
    La notte fra sabato e domenica mi ha illuminato: nemmeno fossi stato l'innominato di Manzoniana memoria! Io ero morto perchè non riuscivo a liberarmi dall'ossessione della morte, ora vivo, posso rinascere, ricominciare, rigenerarmi, riscrivere la mia esistenza d'accapo. A che serve ricordare di dover morire, se ci si scorda di vivere?
    Non so che più cosa fare. Da giorni sono conteso da esaltazione e disperazione, da distacco e passioni, come un raro balocco fra i capricci di due monelli. Ignoro la fine, conosco solo la volontà, e anche quella vacilla.

    Deridete pure le mie sciocchezze, non mi importa.
     
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  2. senzanome70
     
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    Ciao...
    in questo periodo che non ti ho letto sul forum mi sono chiesta più volte che fine avessi fatto e, confesso, che un po' mi sei mancato..
    la tua originalità, nonostante la differenza delle visioni del mondo, mi ha colpita fin dall'inizio, quantomeno mi ha incuriosita, come ho avuto modo di dirti anche in un messaggio privato.
    per me, per quel poco, ma davvero poco che so di te, mi sarebbe mancata la tua originalità ed eccentricità.
    un saluto
     
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  3. orzouei
     
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    misanthropist lascia che ti dedichi questo pezzo di una poesia di Leopardi:

    Guerra mortale, eterna, o fato indegno,
    Teco il prode guerreggia,
    Di cedere inesperto; e la tiranna
    Tua destra, allor che vincitrice il grava,
    Indomito scrollando si pompeggia,
    Quando nell'alto lato
    L'amaro ferro intride,
    E maligno alle nere ombre sorride.
    Spiace agli Dei chi violento irrompe
    Nel Tartaro. Non fora
    Tanto valor ne' molli eterni petti.
    Forse i travagli nostri, e forse il cielo
    I casi acerbi e gl'infelici affetti
    Giocondo agli ozi suoi spettacol pose?
    Non fra sciagure e colpe,
    Ma libera ne' boschi e pura etade
    Natura a noi prescrisse,
    Reina un tempo e Diva. Or poi ch'a terra
    Sparse i regni beati empio costume,
    E il viver macro ad altre leggi addisse;
    Quando gl'infausti giorni
    Virile alma ricusa,
    Riede natura, e il non suo dardo accusa?

     
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  4. Oberman0
     
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    Io invece cito Senancour
    Che fare della vita quando si è indifferenti a tutto ciò che essa racchiude? Quando la passione di ogni cosa, quando questo bisogno universale delle anime forti ci ha consumato il cuore, quando l’incanto abbandona i nostri desideri disingannati, la noia scaturisce inevitabilmente da quelle ceneri fredde: funebre, sinistra, essa assorbe ogni speranza, regna sulle rovine, divora e spegne. Con uno slancio invincibile, essa scava la nostra tomba, il solo asilo che almeno ci darà pace con l’oblio, ci placherà nel nulla.

    Le tue parole sincere e lucide mi hanno commosso. Comprendo il senso di smarrimento che prende l'animo di chi percepisce l'insensatezza della vita, l'assurdità degli affanni, delle inquietudini, dei dolori che scandiscono l'esistenza umana. Come si può non essere tentati di abbandonare la vacuità terrena per un nulla privo di sofferenza, assoluto, totale, eterno?
     
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  5. asabbi
     
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    Se fossimo uno davanti all'altra sicuramente non troverei parole giuste da dirti, mi commuoverei (come già successo leggendo il post) e poi in silenzio ti abbraccerei fortemente (se mi fosse concesso).....le parole spesso non servono.
    Spero che un pò del calore di questo abbraccio ti sia comunque giunto.

    Sono contenta che tu sia qui! e ci delizi con i tuoi post.
    E' bello questo confronto è un grande arricchimento ed è sempre un piacere leggerti.
     
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  6. marinoni2
     
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    La morte cercata più volte non mi ha mai voluto, e come un albero decadente permettevo ogni volta alla vita di potarmi, dopo il secondo tentativo mi chiedevo se avesse senso continuare visto che anche per morire è richiesta una azione ben precisa e diretta senza ripensamenti di sorta.
    Arrivai alla conclusione che ci voleva molto più coraggio a vivere che a morire, e poi nei momenti di lucidità avevo una paura fottuta di morire, l’ultima volta che sono morto “metaforicamente” sentivo le parole di chi mi era accanto, il loro dolore, il senso di impotenza, mi volevo muovere ma non ci riuscivo, le parole che da dentro urlavo non uscivano dalla bocca, nella mente mi scorrevano immagini di vita che avevo vissuto ma che non avevo sentito, avevo il terrore che da un momento all’altro la morte sopraggiungesse ed io non ero ancora pronto, provai un senso di profonda solitudine e vergogna, in cuor mio decisi che se fossi sopravissuto avrei cercato di imparare a vivere, quei momenti di terrore, lo sguardo smarrito di chi mi voleva bene, il pensiero che avrei abbandonato tutti come un codardo mi asfissiava la mente.
    Per vivere ci vuole una ragione tutti i giorni per morire basta attendere ci pensa il tempo.
    Dare un senso alla mia vita mi è costato fatica e rinunce, cogliere l’essenza di una verità soggettiva e personale mi spingeva verso una potatura di tutto ciò che non sapeva germogliare, e che sapeva di vecchio e oramai logoro dall’usura doveva essere abbandonato come un vuoto simulacro, l’amore per me stesso è stata la primavera perenne, l’unico antidoto per sfuggire alla mia mediocrità.
    Tutto ciò che porto nel mondo dipende dalla lettura della mia realtà, e questa decodifica è condizionata dalla mia immagine interna molto negativa, accogliere me stesso gettava un ponte tra il mio pensiero e le mie azioni a volte molto in contraddizione tra loro ma era molto importante far seguire le azioni dopo i pensieri.
    La mia arroganza, il disprezzo per il modo e le sue regole, mi poneva su un registro di superiorità e non mi accorgevo che mordevo la mano di chi mi sfamava senza lamentarsi e con molta più dignità e coraggio di me.

    Una tenera carezza Renzo
     
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  7. star***
     
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    Come ti si potrebbe deridere!!!
    E' difficile rompere il silenzio del dolore
    Un abbraccio
     
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  8. ZeroDigit
     
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    L’umanità non si può deridere, nulla di umano è una sciocchezza, la tentazione la conosco bene, ogni tanto mi si presenta, l’ultima volta un paio di mesi fa mentre sul tetto di casa riparavo l’antenna.. pochi secondi di volo, nessun dolore, poi la respingo perchè penso alla disperazione di mia madre, allo sconcerto di mio fratello, al dolore autentico e sincero di chi non ricambio con altrettanta vicinanza, penso che non si viva solo per se stessi e che la vita ci sia concessa.. non è nostra. Scrivere banalità, io si che ci riesco, meglio chiudere dicendoti che mi piacerebbe regalarti una delle mie lacrime , una di quelle che di solito precedono un sorriso, perché è stato bello incontrarti e lo sarà di nuovo ogni volta, stiamo dalla stessa parte.
     
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  9. Koenig4
     
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    Credo che la "causa" dell'Introversione abbia avuto molti martiri.
    Io penso che ci vuole molto più coraggio a vivere pertanto scelgo di combattere fino all'ultima carica.
    Hai molto talento nella scrittura.
    Un abbraccio.

     
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8 replies since 9/10/2009, 12:45   408 views
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