Richieste

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  1. star***
     
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    Salve, io sono sempre più circondata da persone che mi chiedono consigli sui problemi che hanno i loro bambini e a chi possono rivolgersi. Posso dare il suo riferimento? Oppure c'è qualcuno che appartiene alla LIDI e che è specializzato nei bambini? Nello specifico su un bambino di una mia amica che ha 11 anni e a cui hanno diagnosticato la depressione, e sta già prendendo dei farmaci, la mia amica però era interessata a sentire altre voci. Oltre al gruppo scuola sarebbe bello poter creare un gruppo di auto aiuto per genitori.
    Grazie mille
     
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  2. l.anepeta
     
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    Nel fondare la LIDI, mi ero posto il problema di richieste di consulenze e di terapia che sarebbero potute da persone residenti fuori Roma. In effetti, ciò è accaduto e continuerà ad accadere con una progressione esponenziale, dato anche che la risposta psicologico-psichiatrica al disagio sta assumendo sempre più caratteristiche tecnicistiche e inefficaci.
    Sul piano personale, mi sono fatto carico di alcune di queste richieste, e, da un anno a questa parte, ho avviato anche esperienze di terapia con videochiamata. Il mio intervento non si estende però a tutto campo. Esso si limita ad situazioni giovanili “gravi”, che corrono il rischio di finire nella spirale della psichiatrizzazione e comportano, talora, la necessità di affrontare il problema degli psicofarmaci.
    Fuori di Roma, se si fa accezione per Terni e per Campobasso, ove operano due mie amiche-allieve (rispettivamente la dott.ssa Teresa Di Lernia e la dott.ssa Rita D’Amico), non c’è alcun referente che faccia capo alla mia “scuola”.
    A Roma si può fare riferimento al gruppo dei terapeuti della LIDI, che non è stato istituito ufficialmente, ma di fatto funziona, ed è costituito dalle seguenti terapeute: dott.ssa Elisabetta Bertini (Tf. 0630600355), dott.ssa Alessandra Bonessi (339/1181394), dott.ssa Pisana Collodi (348/7225612), dott.ssa Elvira Rossi (335/7434537), dott.ssa Rita Sabbatini (335/6868977) dott.ssa Anna Maria Vitullo (335/8377008). La dott.ssa Sabbatini è l’unica psichiatra del gruppo che, quindi, può intervenire nei casi in cui c’è un problema di psicofarmaci. La dott.ssa Rossi per ora è impegnata a livello pubblico e penso che non possa farsi carico di richieste se non nel suo ambito territoriale (XIX Circoscrizione).
    Mi auguro quanto prima di indire una riunione di questo gruppo al fine di sondare la disponibilità a seguirmi, eventualmente, nella pratica della terapia per videochiamata. Avendo in corso già sei esperienze del genere, che si aggiungono al lavoro in studio, personalmente non posso assumere ulteriori impegni.
    Luigi Anepeta
     
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  3. pisanacollodi
     
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    Permettetemi un'aggiunta. Credo che la domanda di Star sollevi anche il tema di tante situazioni che non richiedono un intervento terapeutico in senso stretto, ma uno "spazio" per la consulenza, l'ascolto, la messa a fuoco di difficoltà di bambini e genitori. In effetti, all'inizio dell'attività del gruppo scuola si era pensato ad un lavoro di Sportello, presso la sede, a prezzi contenuti o, possibilmente, trovando qualche forma di finanziamento. La cosa poi (tranne un'esperienza significativa annuale, presso la scuola media Winkelmann, realizzata da A.M. Vitullo) non si è realizzata, anche per mancanza di richieste. Se le richieste ci sono, si potrebbe riprendere in considerazione la creazione dello Sportello (consulenza sull'introversione e altro) presso la sede della LIDI. La mia disponibilità ci sarebbe.
     
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  4. asabbi
     
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    E' importante questa cosa!! ASSISTENZA ON-LINE.... ...nell'attesa che sempre più psicoterapeuti si facciano seguaci anepetiani.
    Ci sono tantissime persone, ho notato anche qui sul forum (molti giovani..ahimè) che avrebbero bisogno ma nn possono recarsi a Roma per vari problemi...anche economici...a me piange il cuore perchè spesso li sento un pò persi e rassegnati.

    Bella anche l'idea di uno sportello di ascolto come dice Pisana...potrebbe essere interessante fare una cosa in collaborazione con le scuole elementari e medie....penso che tanti problemi nascono nel periodo scolastico/adolescenziale


    Grazie a tutti voi
     
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  5. maria rossi
     
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    So per certo che lo sportello lo si potrebbe avere al municipio 19° ma chi ci andrebbe?
    bisognerebbe pensarci un pò su...
     
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  6. star***
     
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    Ciao, si il fatto è che serve personale qualificato, non è che posso andare io a fare sportello.
    Quindi la cosa risulta difficile.
    Si potrebbero trovare dei modi alternativi.
    Ma bisogna fare pubblicità altrimenti se non sanno che esistiamo come si possono rivolgere a noi?
    Un abbraccio
     
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  7. pisanacollodi
     
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    ne parliamo giovedi? Ci facciamo un pensierino.
     
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  8. LaMaduninaEintroversa
     
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    ho letto con interesse questo post.

    sulla carta è stupendo, quasi da commuoversi.
    però mi chiedo una cosa: la società o la famiglia provocano disagi quindi, per quanto riguarda i giovani, c'è solo la terapia o al limite qualche miracolo (io per esempio sono iscritto a un gruppo buddista -che sulla cart dovrebbe funzionare, come ascolto ragazzi/adulti- e ho trovato QUALCHE -2- amico con cui poter parlare, gli altri vi assicuro che sono totalmente...nn so come definire: sordi, impauriti, presuntuosi...non so).
    insomma la mia domanda è questa: mi sembra ke le mani terapeutiche le abbiano fondamentalmente gli estroversi. tt gli introversi che conosco, a meno di terapeuti, sono conciati male: dagli incazzati ai chiusi agli adattati. insomma gente che abbia voglia di prendere e aiutare non ce n'è molta.

    la mia domanda è: vedo io male la situazione o la mappa è proprio questa, per quanto riguarda una educazione intro-estro versa sana? (quindi sportello aiuto prima che terapia, che a quanto ho capito serve quando il danno è già fatto). e quanto è possibile realmente evitare il danno prima che accada? (intendo a livello strettamente meccanico: ci sarà sempre una soglia di persone disagiate e che finiranno male, ma non è che sta nella natura delle cose che esistano le persone in quella fascia, che comunque per le risorse disponibili non riescano a sopravvivere decentemente? Questo è un mio pallino da tempo).

    spero in una risposta

    Grazie

    Davide
     
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  9. pisanacollodi
     
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    Mi inserisco, scusate. Il fatto è che il tema mi prende parecchio, come terapeuta, come donna, come essere che si interroga sulla prevenzione. Il problema, mi sembra, è (anche): che cosa fare con il proprio dolore? O il proprio disadattamento? Non penso che le "mani terapeutiche" ce le abbiano gli estroversi: di solito chi sceglie di curare gli altri ha una ferita dentro, o comunque una frattura rispetto ad un ordine delle cose, che non gli va più bene, o non gli è mai andato bene. Rispetto a questa "frattura", (che prima o poi colpisce tutti) anche una sola persona che ti ascolta, si assume la responsabilità di capire il tuo disordine, di dargli senso e di allearsi è importante, può fare bene, sicuramente meglio della fretta o dell'appello (in buona fede) a tirarsi su, a funzionare comunque.
    Quando penso alla prevenzione, penso a questo: non a condizioni perfette in cui non ci si ammala, ma ad uno spazio, a un tempo, a un accompagnamento per gestire la crisi, dargli senso, accompagnarla. (Può essere anche solo cucinare un piatto per qualcuno che non ce la fa). Quanti di noi possono citare un'esperienza di aiuto informale che ci ha permesso di fermarci a guardarci dentro?
    Se questo può avvenire, comunque, è perchè, in qualche modo, la cultura o microcultura di cui facciamo parte, ha elaborato un qualche mezzo per fare fronte alla crisi, qualche "rito di passaggio", qualcosa che dia senso al dolore, e al sostegno. Però mi pare che di questi mezzi (soprattutto della disposizione mentale che li fornisce) ce ne siano sempre meno. O una "normalità" a maschera (stretta, soffocante) o il baratro. E' su questo, penso, che possiamo agire.
     
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  10. Koenig4
     
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    Se una persona migliora con l'auto-aiuto di coppia o di gruppo e si può documentarlo per iscritto penso sarebbe una prova alla validità della ricerca scientifica espressa nel saggio TDA...
     
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  11. pisanacollodi
     
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    Quale prova? "Timido, docile, ardente...", è tra l'altro, sicuramente, un testo, infra le righe, critico sulla normalià, certo. Ma le alternative vanno costruite. Le prove, casomai, si fanno dopo una sperimentazione paziente.
     
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  12. Koenig4
     
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    Esprimendomi male per quantità e qualità volevo dire esattamente quello che hai scritto tu. Un saluto.
     
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  13. senzanome70
     
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    io allo sportello ci andrei. ho voglia di fare, di mettere le mani in pasta.
    c'è un tempo per pensare, uno per riflettere e uno per fare....
    io vorrei fare ora e poi tornare a riflettere come sempre.
     
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  14. Koenig4
     
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    Ho da poco avviato un rapporto di amicizia a scopo di sostegno con una collega di lavoro introversa e in difficoltà. Poiché lei abita a Torino siamo in contatto a mezzo mail e telefono. Per adesso sta andando abbastanza bene anche se io spero di poterla mettere in contatto con altre persone più vicine a lei geograficamente. La singolarità di essere colleghi di lavoro mi da la possibilità di stare in contatto anche durante l'orario lavorativo sfruttando i canali di comunicazione aziendali. Ho pensato che entrambi dovremmo tenere un diario di questa esperienza. Nell'ascoltare le sue conversazioni c'è una cosa che mi ha veramente indignato ed e' la definizione che e' stata coniata da un terapeuta al rapporto privilegiato tra la mia collega e la madre : "la follia di coppia". Che professionista!
     
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13 replies since 9/11/2009, 12:06   1612 views
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