Parlare troppo (di sé)

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    c'è una cosa su di me di cui mi interrogo da un po'...riguarda una tendenza che con la depressione si è fortemente accentuata e che mi fa paura. in situazioni di forte confusione (vedi cene natalizie e simili)n ma anche in momenti di stress più o meno accentuati ho la tendenza a rigettare letteralmente sul malcapitato interlocutore tutto il mio vissuto interiore - un vissuto che percepisco come negativo, penoso - e che ha anche una funzione vagamente "giustificante" - della serie: ti dico tutto, ti spiego perchè sono così, poi lasciami in pace e non farmi più del male.

    questo aspetto del mio carattere mi porterebbe a pensare di non essere una persona introversa...il fatto è che non lo vedo per nulla come un momento terapeutico, ma un momento terribile e falso. subito dopo essermi sfogata, infatti, mi sento disgustata e svuotata, e credo anche che in realtà non dovrei avere l'obbligo di "giustificarmi".

    in misura minore, questo aspetto riguarda anche quei momenti in cui mi sembra di raccontare troppo a persone che conosco poco, per una momentanea empatia - o per una speranza di empatia. accade quasi esclusivamente in chat, in contesti virtuali in cui non debba "metterci la faccia" o la voce. questo "dire troppo" mi banalizza, banalizza un po' tutti e ci rende più uguali e fintamente vicini.

    anni fa (avevo 22 anni ed ero in un momento relativamente felice) un mio istruttore della palestra - so che è risibile ma non era una palestra "standard", e lui era un tipo normale e anche vagamente intelligente - in un'uscita di fine corso mi ha fatto degli appunti sul mio modo di essere. non come fanno e hanno sempre fatto tutti, senza accuse, quasi come se volesse spronarmi. mi ha detto che il mio mutismo (allora, quando ero più tranquilla, era più accentuato) e la mia introversione non erano naturali, ma imposti da una serie di circostanze e da una repressione che mi ero inflitta. al di là del motivo per cui l'ha detto (tutto è partito da quella che per me è una cavolata, ovvero il segno zodiacale), ho pensato a quanto fossi diversa nella primissima infanzia. ero una bambina molto socievole, chiacchierona, a tratti anche aggressiva. leggendo il saggio di E.Giannini Belotti "dalla parte delle bambine" mi è sembrato che effettivamente, in quanto femmina, la mia irruenza fosse stata un po' indirizzata su quella che per una bambina è considerata "la retta via". però, e questo un po' lo ricordo, da piccolissima stavo molto bene sia con gli altri che da sola. non richiedevo continue attenzioni, giocavo con bambole inventando storie ad alta voce, leggendo (dai 4 anni e mezzo), guardando i cartoni.
    continuo a chiedermi se veramente sono stata repressa, e se sì in che modo. il mio desiderio di stare sola, sebbene a volte legato a traumi adolescenziali e preadolescenziali, ha sempre vissuto di attimi di puro piacere. inoltre provo ammirazione per chi riesce a stare in silenzio, per chi parla solo quando ha qualcosa da dire, per la pacatezza -quando non somiglia all'ipocrisia.
     
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  2. 00orange00
     
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    Quando si è depressi si fa anche di tutto per fare pena alla gente, questo lo so perchè l'ho passato in prima persona.
    Credo che queto posto lo dovresti mettere tra le domande al dottr Anepeta.
    Anche io da piccola ero chiacchierona con le mie amiche poi mi sono ritrovata sola e adesso a volte quando trovo una persona mi ci appiccico, poi anche a me quando sono serena mi piace stare anche da sola.
     
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  3. Koenig4
     
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    Un intervento di notevole spessore nel quale trovo molte somiglianze in me. Questo tuo modo di comportarti dovrebbe essere al contrario una conferma che sei introversa. La "quantità di introversione" non si misura tanto con il volume di parole ma quanto con quello delle emozioni. Quì in ambiente LIDI puoi essere secondo la tua natura. Un caro saluto.
     
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    grazie delle risposte. a voi capita che vi si ricordi continuamente quanto eravate diversi da piccoli (mi riferisco soprattutto a orange), e in casi estremi che vi si dica che vi siete "repressi"? ho portato l'esempio di quella persona, ma in realtà me lo hanno detto più di una volta. soprattutto parenti, persone con cui si èè molto in confidenza, e a volte in tono davvero accusatorio - della serie: non sono stati gli altri a reprimerti, ma tu con la tua eccessiva debolezza
     
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  5. imperia69
     
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    non so se si può applicare al tuo caso, ma può darsi che tu, bambina vivace ed irruenta abbia "captato" che questi comportamenti non erano graditi e li abbia inibiti per compiacere chi ti stava intorno...ci sono microsegnali che un bambino, soprattutto se sensibile sa cogliere, anche se il malcontento non è espresso verbalmente. in questo caso non parlerei di debolezza, a meno di non voler considerare tale la sensibilità...
     
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  6. senzanome70
     
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    CITAZIONE (Arta-ud @ 21/1/2010, 12:59)
    grazie delle risposte. a voi capita che vi si ricordi continuamente quanto eravate diversi da piccoli (mi riferisco soprattutto a orange), e in casi estremi che vi si dica che vi siete "repressi"? ho portato l'esempio di quella persona, ma in realtà me lo hanno detto più di una volta. soprattutto parenti, persone con cui si èè molto in confidenza, e a volte in tono davvero accusatorio - della serie: non sono stati gli altri a reprimerti, ma tu con la tua eccessiva debolezza

    parlo per quel che è la mia esperienza.
    i parenti, le persone della famiglia intorno a te, quelle che ti hanno vista crescere farebbero di tutto, in questo caso addossare a te la responsabilità totale di quel che sei ora, pur di non guardare quel che erano loro e le dinamiche familiari quando tu eri piccola. Spesso non lo fanno neanche apposta, cioè con consapevolezza, essi non sono semplicemtne in grado di tollerare la propria debolezza e il dolore che possono aver provato e la tua debolezza e il tuo dolore. Come non hanno saputo tollerarlo e contenerlo quando eri piccola, da adulta riproducono la stessa cosa, stavolta supportati dal fatto che anche tu sei adulta e non puoi più attribuire a loro nulla, non sono loro responsabili.

    E in effetti da adulti siamo noi responsabili di noi stessi, delle nostre scelte, della nostra vita. Eppure, sappiamo che non è esattamente così per nessuno.

    Secondo me l'importante è guardare a se stessi con compassione, nel senso che è vero che siamo adulti, ovverossia ora siamo liberi (pur se limitati) di poter fare le nostre scelte ma è pur vero che le nostre scelte non potrebbero non essere influenzate da quel che è stato.
    Accettare quel che è stato, guardare avanti con la consapevolezza del passato che fa parte di noi, e vivere con consapevolezza il presente sapendo che io sono libera di essere quel che scelgo di essere, inventandomi un modo di essere mio proprio con un po' di fantasia: io tento di fare questo, non è cosa facile e ogni tanto ricado in inutili recriminazioni contro qualcun altro o in recriminazioni con me stessa dimenticando la cosa più semplice, cioè vivere liberamente per quanto questo sia possibile.
     
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  7. freelove
     
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    Anch'io ho sempre sospettato che per qualche motivo la mia personalita' venisse repressa da qualcosa,cercavo di immaginare fra tutti gli eventi della mia vita se ci fosse un qualche episodio che potesse aver modificato la mia personalita' o chissa che....
    Analogamente a quanto dice Arta-ud anch'io quando ero piccolo (nei primi 7/8 anni) ricordo molti episodi dove ero molto vivace,poi durante la crescita come ho scritto qui al dottor Anepeta https://lidi.forumfree.it/?t=43254127 in certe situazioni ero anche molto estroverso mentre allo stesso tempo in altre decisamente introverso.

    Quando ho conosciuto il sito della lidi e leggendo il manuale sull'introversione del dottor Anepeta mi sono riconosciuto in pieno come introverso pero' in effetti un po' il dubbio mi rimane... come e' possibile capire se il nostro modo di essere sia dovuto ad un introversione naturale oppure non sia il risultato di una repressione interna o noi stessi?
     
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  8. muttl3y
     
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    Io ho sempre fatto ricorso ad argomentazioni legate non all'autorepressione, ma ad una repressione assolutamente esogena, proveniente dall'esterno e in particolar modo dagli strumenti educativi del tutto errati messi in atto dai miei. Questo avveniva nel periodo "vittimista" quando, ancora in lotta con la famiglia, tentavo di scaricare su di loro ogni più piccola responsabiità. Ad oggi alcune cose sono cambiate: ho sostanzialmente ridimensionato le mie posizioni accusatorie, mitigandole e sopratutto smettendo di associare alle azioni nefaste dei miei la causa di tutto. Oggi propendo più con l'idea che ai miei vada assegnata la responsabilità di aver innescato la miccia di un'introversione già presente in latere nella struttura profonda della mia genetica, il resto lo hanno fatto l'ambiente e determinate situazioni non proprio favorevoli. In ogni caso c'ho messo molto del mio autoreprimendomi spesso più del necessario (sempre che sia veramente necessario reprimersi) e vietandomi di vivere appieno la mia vita.
     
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  9. ^Furiousangel^
     
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    CITAZIONE (Arta-ud @ 14/1/2010, 17:57)
    c'è una cosa su di me di cui mi interrogo da un po'...riguarda una tendenza che con la depressione si è fortemente accentuata e che mi fa paura. in situazioni di forte confusione (vedi cene natalizie e simili)n ma anche in momenti di stress più o meno accentuati ho la tendenza a rigettare letteralmente sul malcapitato interlocutore tutto il mio vissuto interiore - un vissuto che percepisco come negativo, penoso - e che ha anche una funzione vagamente "giustificante" - della serie: ti dico tutto, ti spiego perchè sono così, poi lasciami in pace e non farmi più del male.

    questo aspetto del mio carattere mi porterebbe a pensare di non essere una persona introversa...il fatto è che non lo vedo per nulla come un momento terapeutico, ma un momento terribile e falso. subito dopo essermi sfogata, infatti, mi sento disgustata e svuotata, e credo anche che in realtà non dovrei avere l'obbligo di "giustificarmi".

    in misura minore, questo aspetto riguarda anche quei momenti in cui mi sembra di raccontare troppo a persone che conosco poco, per una momentanea empatia - o per una speranza di empatia. accade quasi esclusivamente in chat, in contesti virtuali in cui non debba "metterci la faccia" o la voce. questo "dire troppo" mi banalizza, banalizza un po' tutti e ci rende più uguali e fintamente vicini.

    anni fa (avevo 22 anni ed ero in un momento relativamente felice) un mio istruttore della palestra - so che è risibile ma non era una palestra "standard", e lui era un tipo normale e anche vagamente intelligente - in un'uscita di fine corso mi ha fatto degli appunti sul mio modo di essere. non come fanno e hanno sempre fatto tutti, senza accuse, quasi come se volesse spronarmi. mi ha detto che il mio mutismo (allora, quando ero più tranquilla, era più accentuato) e la mia introversione non erano naturali, ma imposti da una serie di circostanze e da una repressione che mi ero inflitta. al di là del motivo per cui l'ha detto (tutto è partito da quella che per me è una cavolata, ovvero il segno zodiacale), ho pensato a quanto fossi diversa nella primissima infanzia. ero una bambina molto socievole, chiacchierona, a tratti anche aggressiva. leggendo il saggio di E.Giannini Belotti "dalla parte delle bambine" mi è sembrato che effettivamente, in quanto femmina, la mia irruenza fosse stata un po' indirizzata su quella che per una bambina è considerata "la retta via". però, e questo un po' lo ricordo, da piccolissima stavo molto bene sia con gli altri che da sola. non richiedevo continue attenzioni, giocavo con bambole inventando storie ad alta voce, leggendo (dai 4 anni e mezzo), guardando i cartoni.
    continuo a chiedermi se veramente sono stata repressa, e se sì in che modo. il mio desiderio di stare sola, sebbene a volte legato a traumi adolescenziali e preadolescenziali, ha sempre vissuto di attimi di puro piacere. inoltre provo ammirazione per chi riesce a stare in silenzio, per chi parla solo quando ha qualcosa da dire, per la pacatezza -quando non somiglia all'ipocrisia.

    riguardo al grassetto posso dire che io ho cercato nella mia vita di questi traumi (se mai ci fossero stati) per spiegare la condizione attuale, ma non ne ho trovati, mentre la tua ultima frase mi riguarda direttamente, con gli estranei o conoscenti soprattutto, noto che loro tirano fuori qualsiasi cosa e si tratta spesso di esperienze dirette, tu cerchi come rispondere ma spesso non c'è niente da dire per entrare nel discorso, sull'ipocrisia poi siamo daccordissimo.
     
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8 replies since 14/1/2010, 16:57   563 views
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