L'immagine negativa interiore

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  1. francescoburich
     
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    Quando mi relaziono con persone introverse, anche attraverso il Forum, mi rendo conto di due cose: la prima e che sento la "ricchezza interiore" che in genere accomuna noi introversi, quindi la sensibilità che ci contraddistingue, il bisogno di imprimerci ragionamenti e pensieri che "quasi" sempre hanno a che fare con aspetti della vita profondi. Il secondo aspetto però ad a che fare con i tanti vissuti più o meno drammatici, che che sono dentro di noi. Vissuti che si sono radicati (inconsciamente, quindi senza implicite colpe) e agiscono attraverso le diverse funzioni psichiche del congegno che portiamo dentro il cranio. Suppongo, che la storia che è pregna dentro di noi, porti a livello profondo a sentire un'immagine di noi stessi, negativa se non altamente negativa. Il riscontro è semplice e di certo non risparmia neanche gli estroversi, che anzi sono i propositori di tanta mediocrità. Quando mi guardo in giro...mi rendo conto più facilmente rispetto a un tempo, che la società in cui viviamo è bulemica. Come una pozza...che nonostante la si rimbocchi constantemente, non finisce mai di riempirsi. Mi sono accorto che il mio cervello è pregno di: sesso-soldi-trasgressioni-stronzate di ogni tipo, ma poi, mi rendo conto che la matrice di tutte le bulemie, è l'affettività. Ma è un argomento molto serio e difficile da esprimere in in un pensiero, e mi piacerebbe condividere con più persone questi aspetti masochistici che subiamo dentro di noi. Quando una persona pensa e dice che vuole passare la propria vita senza affetti, mi viene naturale pensare che debba soddisfare tale restrizione, attraverso modalità diverse:sesso-cibo-soldi e lavoro-immagine esterna, secondo me sono le più comuni. Si potrebbe (se qualcuno aderisce) organizzare un incontro o più incontri in chat, discutendo dell'immagine negativa interna che agisce dentro di noi e come provare ad uscirne fuori. Che ne pensate?? Un abbraccio, francesco
     
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  2. senzanome70
     
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    mi piace.
    mi sembra una bella proposta. io ci sto.
    anche io ho un'immagine interna negativa molto forte.
    E' molto forte e agisce inconsapevolemtne su tutte le mie scelte.
    Quando mi ritrovo a soffrire per qualcosa per la ferita di qualcuno, mi rendo conto sempre a posteriori che sono stata io a permettere a quella persona di ferirmi e se l'ho fatto è perché mi ha guidato incosciamente la mia immagine interiore negativa.
    Ho 40 anni oramai. A volte mi sembra di illudermi che posso cambiare. Poi risbatto il muso contro sempre le solite cose. Sono stanca di me stessa.
    Sono stanca di questa vita. Finora non mi ha offerto niente.
    Una situazione familare di merda, un lavoro di merda e la mia totale incapacità a costruire rapporti personali sani.
    Sto in un momento buio, tanto per cambiare.
    Io passo metà della mia vita a chiedermi: sono io che sbaglio o sono gli altri?
    Certo non si dovrebbe dicotomizzare, la realtà è complessa, non è bianca e non è nera.
    So tutto. Solo che mi sono rotta le scatole.
     
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  3. eu_daimon
     
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    Ci sto anche io, mi pare una bella proposta.
     
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  4. maria rossi
     
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    idem con patate. ci sto.
     
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  5. star***
     
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    Ciao, è dura da smantellare, ma facciamolo.
    Spero di essere pronta.
    Un abbraccio
     
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  6. francescoburich
     
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    E che la relazione sentimentale non è risolutiva, perchè amare non vuole dire essere felici, ma forse vuol dire rendere armonici i propri sentimenti che si hanno dentro...perchè lavorare e fare soldi non vuole dire fare chi sa chè...ma forse vuole dire passare il tempo....perchè qualcosa dobbiamo pure farlo per non muorire annoiati, oltre quanto già lo siamo. Perchè ingurgitare cibo a rotta de collo, non vuol dire saziarsi se non si da un confine....ma bensì non sarebbero sufficienti 1000 frigoriferi pieni...che ci sentiremmo sempre con lo stomaco mezzo vuoto. Perchè bere a tutta cannara...non vuol dire rendersi felici per una notte, ma bensì equivale ad annegare nella malinconia piuttosto che comprenderla...perchè vivere non vuol dire immergersi nel mondo a 360 gradi...ma forse vuol dire "osservarla la vita" e sciegliere quello che ci è appropriato scegliere.... C'è tanto veramente di cui parlare..
     
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  7. ldaniela.
     
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    probabilmente esco dal tema, ma per come sto vivendo il momento mi sento di esprimermi così. nell'ultimo periodo mi stanno accadendo eventi importanti, in passato mi sarei dibattuta come un pesce fuor d'acqua in cerca di ossigeno, oggi, dopo tanti anni di doveri e responsabilità verso altre persone, mi sono presa una piccola pausa di pochi giorni per coccolarmi un po'; così, nonostante i telefoni suonino e gli appuntamenti vengano rimandati, ho preso in mano i miei libri preferiti per riflettere e ritrovarmi.
    non c'è bisogno che dica a voi quanto l'ansia mi abbia assalita insieme a sensi di colpa e fantasie di ricatti e punizioni, penso che qui succeda a tutti, quando disubbidiamo al temerario (super-io) lascio scorrere mentre leggo le parole comprensive del doc: la storia e la società nn hanno creato un ambiente adatto a comprendere e rispettare i valori dell'introverso come il senso di giustizia, la delicatezza, una moralità naturale, un orientamento neofobico (diffficoltà a staccarsi dagli affetti consolidati) il suo essere sprovveduto sotto il profilo dell'aggressività. i valori e l'ingenuità degli introversi costruiscono un mondo ideale nel quale credono e l'impatto con la realtà è forte e produce sentimenti ed emozioni di reazione come rabbie senza limiti che sia agite sia soltanto pensate ci fanno sentire "cattivi" la costruzione dell'immagine interna nn può che essere negativa. ma questo ormai lo sappiamo tutti, qui...
    un passo di un libro di ghezzani mi ha rincuorata, in parte, nel quale spiega come vedere sotto un altro aspetto il nostro masochismo, quella dinamica più forte di noi legata all'inneffabile immagine interna che ci dirige verso scelte che avvalorano le punizioni che nella nostra fantasia dovremmo meritarci provocandoci situazioni oggettive. lui si sofferma sulla qualità della nostra ricchezza interiore:
    [...]E' su questa base altruistica, fino al sacrificio, che può organizzarsi una personalità incline al masochismo e all'autolesionismo. Perso nei suoi meandri masochistico-depressivi il soggetto perde anche l'originaria autocoscienza, giungendo a percepirsi più perverso e perciò più indegno di quello che in realtà è.
    Perchè possa uscire da questa trappola, il primo passo è che egli comprenda che colui che passa la vita a soffrire, cioè a punirsi, non può non essere dotato di una ricca sensibilità. Egli proprio in quanto soffre è più morale, non meno, degli altri.
    La prigione del masochismo morale nella quale al sacrificio si risponde con la ribellione e a quest'ultima con un ulteriore sacrificio, può essere dissolta allora da un atto della coscienza riflessiva.
    In effetti chi vuol vivere la propria ricchezza interiore senza essere limitato dalla dipendenza dagli altri è tentato di rompere il vincolo sacrificale e di passare all'insensibilità. E' qui che l'individuo sensibile deve saper mediare: infatti, non c'è felicità per l'uomo sensibile, l'"uomo ricco di sè" che non passi per la sensibilità [...]
    "[...]Analogamente, un senso di colpa genuino implica l'accettazione della responsabilità per il dolore che abbiamo causato ad altri (e a noi stessi). Senza colpa genuina non possiamo rischiare di amare, perchè il terrore della nostra distruttività è troppo grande. Senza colpa genuina non possiamo permetterci di godere del successo e del piacere.
    ...Se la genuina autocommiserazione è difficile da accettare, perchè implica l'accettazione del controllo limitato che esercitiamo sul nostro mondo, il genuino senso di colpa è difficile da tollerare, perchè implica l'accettazione del controllo limitato che abbiamo su noi stessi. Facciamo del male a coloro che amiamo, e il danno del passato, come il tempo stesso, è irreversibile.
    ...Nella colpa e nella commozione genuine, noi non stiamo intenzionalemente cercando di fare alcunchè. Osserviamo noi stessi e siamo mossi a pietà prendiamo in considerazione le conseguenze sugli altri delle nostre azioni e nasce in noi la colpa. Non c'è nulla che debba esser fatto con questi sentimenti; nulla può esser fatto. li sopportiamo e proseguiamo, informati ed arricchiti (Mitchell, 2000, pp. 114,115)
    Informati ed arricchiti, non si potrebbe esprimere meglio. Informati delle possibilità ottimali cui può pervenire l'esistenza umana, come anche delle deviazioni nostre o altrui, rispetto ad essa. Arricchiti della consapevolezza profonda dell'umano, della ricchezza delle sue possibilità e della "miseria" dei suoi limiti. Miseria, tuttavia, che essendo poi il limite stesso che definisce qualitativamente l'essenza dell'uomo, è anche la sua incomparabile e specifica ricchezza. La compassione genuina non pretende di fare proprio perchè è consapevole che la qualità dell'umano è definita dai suoi stessi limiti.
    Dunque, nel tornare a cogliersi come essere sensibile (...) l'individuo dotato torna a scoprire che la sua impotenza è nel contempo la sua potenza perchè è il nucleo della sua ricchezza...(op. cit.)

    detto papale papale... siamo così cattivi se la nostra ricchezza interiore e dignitosa rabbia unita all'ansia e tutte le altre forti emozioni ci hanno fatto esprimere azioni inconsapevoli per difenderci da un altrettanto inconsapevole natura umana storica? per come siamo nn potevamo che provare quello che abbiamo provato, comprenderci ed essere clementi con noi stessi accettando che questo gene naturale produce limiti ma anche frutti è il primo passo verso rapporti affettivi affini e autentici...

    Edited by ldaniela. - 4/6/2010, 02:14
     
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  8. Koenig4
     
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    Ciao Francesco. Auguro alla tua grande idea un grande successo. In futuro si potrebbe replicare non solo in chat ma anche in multiconferenza vocale. Un'abbraccio.
     
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  9. francescoburich
     
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    Cara Daniela, più che uscire dal tema e che mi sembra il tuo pensiero troppo complicato. Penso che tra noi introversi ci sia il bisogno impellente di dover parlare in termini "artigianali" del perchè ci rode il culo 360 giorni su 365.... Credo che la motivazione di così tante ed estenuanti pressioni del super-io che induce ai doveri e dell'opposizionismo che ci dirige verso il contrario, siano un problema a parte rispetto alla politica dell'immagine negativa interna. Quest'ultima, a mio dire, fa riferimento al tentativo di ognuno di noi di provare a pensare in positivo (visto che le negazioni scorrono senza che ce ne accorgiamo all'interno di solchi che sono simili a quelli dei campi dove scorre l'acqua), ma per l'appunto, agendo un'immagine abbastanza ampia negativa interiore, ci succede che a livello profondo non ci sentiamo degni e non ci sentiamo meritevoli di quello che siamo e che viviamo. Se io guardo la mia personale storia, a livello razionale mi rendo conto che è stata uno scatafascio!! ma proprio per ciò, quando osservo l'impegno che ho prodotto e che mi ha portato a stare senza dubbio decisamente meglio rispetto ad un tempo, beh....dovrei sentirmi soddisfatto. Invece la competitività, gli aspetti compulsoniali, il cercare sempre l'erba del vicino che è migliore della mia, il vivere confronti incomparabili, mi porta a sentirmi sempre una merda. detto ciò e chiaro che ogniuno di noi punta (in linea di massima) ad una vita sempre più di qualità, ma poi bisogna vedere se vi sono i presupposti autentici e se per l'appunto dentro di noi sentiiamo di esserne alla portata. nella mia esistenza ho sempre sognato ad occhi aperti di poter divenire papà un giorno. ma cio senza dubbio, oltre al piacere che sento dentro, c'è anche l'enorme responsabilità che un padre insieme ad una madre si mette sulle spalle. dato che la difficoltà degli introversi e quella di volere ma di non volere responsabilizzarsi fino in fondo (raggiungendo una maturità interiore), è facile che in tutto quello che facciamo lo viviamo con angoscia e negativismo. se ci guardiamo avanti e valutiamo il ventaglio di combinazioni che ci offre la vita e poi ci vediamo nella realtà dei fatti che siamo tutti bloccati e ripiegati constantemente su noi stessi senza mai alzare la testa...beh ci viene meno difficile capire perchè alla LIDI non riesce a partire neanche il più semplice dei progetti. Una bulemia a voler fare tutto...senza riuscire a fare un cazzo...e quel po' lo si rigetta..
     
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  10. francescoburich
     
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    Mo che mi segno all'università per voler diventare educatore, mi sembra che mi manca il respiro dalla gola. Eppure se non avessi deciso di fare questa scelta mi sentirei in futuro come un buono a nulla che nella propria misera esistenza non ho mai fatto nulla. Un'estroverso direbbe: ma tu pensi troppo...fai, buttati e poi sarà quel che sarà! Forse noi introversi dobbiamo un po più imparare a comprendere che la vita va vissuta attraverso "cadute" e "rialzate" senza farne troppi drammi. Ma poi nella realtà mia interiore non riesco afare quasi nulla se prima non ne ho analizzato i nessi e i connessi...e così però la vita mi sfinisce e l'unico ristoro e quando riesco ad addormentarmi (con l'aiutino del farmaco). Io sto messo così in parole povere....
     
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  11. ldaniela.
     
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    ...abbiamo anche questa, noi qui, la paura del cambiamento, siamo legati affettivamente a tutto ciò che è abitudine, perchè siamo capaci di dare valore affettivo anche all'oggetto... figuriamoci alle nostre abitudini di vita... prendere una decisione per noi è la cosa più complicata, ci scatena il panico. ci rendiamo conto che possiamo scegliere e ci troviamo davanti all'incertezza alla sfiducia e all'infinito, per noi la novità prende corpo solo se sentiamo che qualche nostro bisogno viene corrisposto sentiamo che per accompagnare la novità abbiamo bisogno di ritrovare prima il "legame affettivo" alla nuova situazione quella sensazione che ce la fa sentire "nostra". pensando alla mia esperienza da introversa obbligata ad un regime adultomorfo, ultimamente mi sono resa conto di quanto, quando ero piccola e mi inserivo nelle istituzioni di gruppo, mi mancasse una figura che accompagnasse e mi spiegasse i miei bisogni di calore, di chiarezza, di spiegarmi la mia incertezza, qualcuno che desse valore ai miei piccoli sforzi, così grandi per me e che avevano una grande importanza di cui nessuno si accorgeva perchè così gira il mondo mentre io ero carica di tante sensazioni e conflitti e del mio grande sforzo, con noncuranza mi veniva chiesto di dare sempre di più mentre sentivo la pressione la delusione crescere e quella sensazione di soffocamento e di nodo in gola di cui parli anche tu e a quel punto mi sganciavo...sono caduta più volte nell'isolamento depressivo, ma poi riprendevo cercando di partecipare come potevo, per come riuscivo, appena ho potuto ho iniziato a chiedere aiuto, ma nn come tutti i comuni mortali, no...per cercare una via per sopravvivere ho scelto un mix, se esiste, di rivendicare i miei diritti mentre rivendicavo quelli degli altri, cercando coesione, lotta comune, ma restavo invisibile, si erano accomodati tutti ed io ho marciato decisa e noncurante di me, paladina dei miei valori. nn fossi stata introversa nn sarei stata così, non fossi stata introversa nn ne avrei pagato lo scotto interiore. nessuno si è mai accorto di quanto quell'attenzione ai bisogni e ai diritti degli altri volesse essere riconosciuto come attenzione ai miei e di quanto questo mio meccanismo fosse carico di quella rabbia rivolta a quelle persone che si consideravano sensibili e ricche di valori ma che nn capivano nè sentivano un cazzo .. il senso di colpa per i miei pensieri mi demoliva e, senza accorgermi di quello che stava accadendo, riparavo...ero in cortocircuito! in seguito mi sono accorta di essere all'interno di un rapporto senza affinità, che aveva grossi limiti, imputabili soltanto a scelte affrettate ero ormai ciucciata dalle mosche, ho sognato di morire, sono crollata...mi sono ripresa quando la mia rabbia ha cambiato verso cercando di sganciare il rapporto e ho incontrato i miei bisogni ... nessuno mai ha avuto il coraggio di abbracciare "daniela" di fermarla, di capirla, facevo paura, stavo male e nessuno se n'è accorto, ero solo funzionale ... la vera sensibilità è tutt'altra cosa ... mai nulla avviene per caso, così sono capitata qui... oggi, dentro me, qualcosa è cambiato, il libro del doc, l'aiuto del doc, lo scambio con voi, mi hanno svegliata da quel circolo vizioso. lo studio della mente mi ha sempre incuriosita sin da bambina, oggi ho scoperto, in parte, come ha funzionato la mia lasciata a sè stessa da brava introversa mi continuavo ad interrogare su che cosa stesse accadendo dentro me ma la comune psicologia nn mi dava risposte, rispondeva solo in parte alla mia situazione infantile di orfana, dell'attaccamento e perdita attraverso i testi di john bowlby cercavo di capire quello mentre mi mancava ancora un pezzo, lui nn considerava che io sono anche introversa e per me vivere la perdita era diverso da quello che mi raccontava il manuale. senza la guida giusta, senza uno scambio alla pari, nonostante la propensione alla ricerca e la sensibilità (che possono diventare un danno, utilizzate male), nn sarei andata da nessuna parte...ho sofferto così tanto, perchè ignoravo, ancora ignoro tante cose, ma forse ho imboccato la via giusta per me, per i miei bisogni e quelli degli altri, oggi sono stata ascoltata e capita, oggi qualcuno mi ha fermata ed abbracciata, oggi qualcuno nn si è spaventato e la rabbia si è calmata, la paura nn mi molla, ma forse oggi posso evitare questo sfacelo a qualcuno... forse l'immagine interna e questo gene così strano continueranno a fare il loro lavoro ... ma mi sta dando coraggio quella piccola sensazione di esistere...

    Edited by ldaniela. - 4/6/2010, 18:30
     
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  12. senzanome70
     
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    CITAZIONE (senzanome70 @ 3/6/2010, 09:18)
    mi piace.
    mi sembra una bella proposta. io ci sto.
    anche io ho un'immagine interna negativa molto forte.
    E' molto forte e agisce inconsapevolemtne su tutte le mie scelte.
    Quando mi ritrovo a soffrire per qualcosa per la ferita di qualcuno, mi rendo conto sempre a posteriori che sono stata io a permettere a quella persona di ferirmi e se l'ho fatto è perché mi ha guidato incosciamente la mia immagine interiore negativa.
    Ho 40 anni oramai. A volte mi sembra di illudermi che posso cambiare. Poi risbatto il muso contro sempre le solite cose. Sono stanca di me stessa.
    Sono stanca di questa vita. Finora non mi ha offerto niente.
    Una situazione familare di merda, un lavoro di merda e la mia totale incapacità a costruire rapporti personali sani.
    Sto in un momento buio, tanto per cambiare.
    Io passo metà della mia vita a chiedermi: sono io che sbaglio o sono gli altri?
    Certo non si dovrebbe dicotomizzare, la realtà è complessa, non è bianca e non è nera.
    So tutto. Solo che mi sono rotta le scatole.

    mi autocito, sono al massimo del narcisismo :)

    devo rettificare.
    non sono io a permettere a quella persona di ferirmi.
    Il problema è che le persone feriscono anche involontariamente.
    Ho capito che io non tollero questo.
    non tollero che chi dice di amarmi poi mi ferisca.
    non mi si apre una ferita ma una voragine, un abisso. Un abisso che sarà sempre incolmabile perché la ferita è antica, molto antica e sta sempre lì. Io la rimargino in continuazione, ci provo, occupandomi di me, curandomi, volendomi bene. Però, per entrare in relazione con l'altro devo per forza accettare che l'altro mi ferisca. e mi ribello con tutte le mie forze. La rabbia che sento nasconde il mio dolore.

    perdonate il momento di autocoscienza, ma qui bisogna approfittarne. se uno ha una specie di insight mentre legge gl interventi degli altri, occorre bloccare subito il pensiero e fermarcisi a riflettere.
    Ciao Daniela
     
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  13. ldaniela.
     
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    ciao e grazie cinzia...
     
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  14. francescoburich
     
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    :) .......
     
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  15. senzanome70
     
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    ariecchime.

    vorrei dire un'altra cosa. mi piacciono gli insight, ti permettono di cambiare, di sperimentare nuovi modi di essere, di esplorare nuove vie per se stessi.
    o sto delirando o sto vivendo, non lo so neanche io, però mi piace.
     
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15 replies since 2/6/2010, 22:05   651 views
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