Qual è il limite di un introverso

Quando va fermato il processo di "estrovertimento"?"

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  1. Allonsanfan
     
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    Leggendo un articolo postato dal maggiore Konig :) mi è venuta questa riflessione che ho preferito postare su un topic diverso che è meno dispersivo.

    Come ci suggerisce Anepeta non esistono introversi ed estroversi puri, e ognuno ha al suo interno una componente introversa o estroversa più o meno sviluppata..purtroppo la nostra società prende come unico modello "giusto" quello estroverso e ciò ha una conseguenza spiacevole: obbliga gli estroversi a nascondere la loro parte introversa e "ghettizza" gli introversi, che si chiudono con il mondo, a volte con il rifiuto opposizionistico, a volte creandosi una maschera di perfezione, e non si aprono e quindi gli viene impedito lo sviluppo, in equilibrio, di tutte le parti della personalità.

    Gli introversi non sono eremiti che odiano stare con le persone, magari possono essere spinti ad esserlo dalle avversità del mondo. Ma tutti (in misura diversa) bramano stare in società, sono "animali sociali".

    Quindi mi chiedo: fino a dove la "liberazione" della nostra parte "sociale" va spinta? Fino a quanto un introverso può sperare di diventare brillante e socievole?

    Forse il distinguo sta nel separare introversione e timidezza: la timidezza è una forma di paura, quindi va sconfitta, l'introversione è una caratteristica da accettare e da gestire.

    Molto chiaro è l'esempio dell'ottimo utente Seneca nei suoi topic illuminanti recentemente aperti, che parlava di se stesso descrivendosi come una persona, di primo acchito estroversa, non timida, che però "dura poco", nel senso che diventa distaccato con molte persone se non trova una sufficiente intesa o interesse caratteriale (tipico introverso, il preferire la qualità alla quantità nei rapporti umani).

    Per citare un altro esempio di "mescolamento" di caratteristiche introverse ed estroverse, cito me stesso: credo di essere uno dei pochi che ha una buona loquacità e capacità comunicativa nelle situazioni formali ma una pessima capacità in situazioni informali. In un dibattito pubblico, un'esame orale, un rapporto di lavoro, posso essere capace anche più di molti estroversi. Ma a una festa sto in disparte e non sono certo un istrione.

    Vorrei quindi chiedere a voi che ne pensate. Qual è stato il vostro percorso, fino a quanto siete riusciti ad estrovertirvi, quali sono i limiti che avete abbattuto e quali quelli che avete accettato. E vorrei sapere se siete d'accordo nella mia sintesi della "cura": accettare l'introversione, abbattere la timidezza.
     
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  2. Koenig4
     
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    Nel corso della mia vita ho intrapreso due tentativi di estrovertimento. Il primo, avvenuto intorno all'età di 15 anni, aveva lo scopo di rendermi uguale ai miei coetanei estroversi. Il secondo, avvenuto intorno all'età di 26 anni, aveva lo scopo di rendermi efficiente quanto gli estroversi. Purtroppo allora non c'era nessuno a dirmi che sbagliavo e che avrei dovuto soltanto coltivare le qualità del mio modo d'essere.
    Cercare di essere una cattiva copia degli altri, anzichè essere il migliore originale di se stessi, è sbagliato fin da quando si comincia. Un'introverso non nasce timido ma lo diventa per la paura di ripetere insuccessi a cui và incontro. Con il tempo però la timidezza diminuisce fino quasi a scomparire.
    Leggi con attenzione i consigli di Seneca in tutti e due i suoi post che ci ha lasciato.
    Il post che ho inserito era critico su queste pratiche che dovrebbero mutare la natura di una persona introversa.
    Un caro saluto.
     
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  3. maria rossi
     
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    secondo me hai centrato perfettamente un nodo importante... la timidezza è il risultato una conseguenza un modo di interagire con l'esterno; l'introversione è un orientamento, uno spettro, un corredo. La timidezza è un tratto caratteriale che già nel significato etimologico comporta "l'avere paura" o il "temere per reverenza"...si può essere più o meno paurosi, per carità, ma
    in maniera inibente e invalidante significa che qualcosa inibisce e invalida (magari una percezione negativa di sè costruita nel tempo interagendo con un ambiente non congeniale alla propria natura, al proprio modo di essere?); l'introversione (come qualsiasi potenzialità) si dispiega nell'interazione con l'ambiente e la timidezza può essere uno dei modi (ma non l'esclusivo, tu ne sei un esempio ma anche io mi ci metto) in cui tale interazione spesso si caratterizza visto che l'ambiente è prevalentemente ad immagine e somiglianza degli introversi e ne promuove modelli e valori.
     
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  4. Koenig4
     
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    Vorrei dirti anche un'altra cosa. Quando sono andato a Roma lo scorso 10 Ottobre, con gli altri soci della LIDI siamo andati in una pizzeria vicina. Se tu senza saperlo avessi dovuto indovinare il "tavolo degli introversi" non ci saresti mai potuto riuscire perchè nessuno di noi, presi uno ad uno, appariva come lo stereotipo dell'introverso. Sebbene ho sviluppato socievolezza ( forse volevi dire questo quando hai detto estrovertimento? ) ciò non significa che ho ridotto la mia introversione. La mia struttura mentale ed emozionale è quella di un'introverso. Ma oggi non ho più nessuna volontà di prenderne le distanze.
    Nel mio ufficio ho un collega all'incirca coetaneo lui sì che appare come lo stereotipo dell'introverso.
    Quando lo vedo mi commuovo :) e sono disposto a dire a tutti : io sono come lui! :yes.gif:

    P.S. A proposito mi hai ricordato che devo regalargli una copia del saggio Timido, Docile, Ardente...
     
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  5. *Furiousangel*
     
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    il limite massimo sono io, quando l'introversione coesiste anche con delle insicurezze e paure che non si rescono a superare neanche affrontandole, tutto ciò che ne consegue ti porta ad un bel vicolo cieco, a quel punto hai due possibiità mollare tutto e andartene prima del tempo, oppure cercare di provare a far qualcosa a caso per tirartene fuori, ma io ho già accumulato un gran ritardo e non so quanto senso abbia ancora continuare a provare.. Indiviare altri introversi speravo che non succedesse mai.
     
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  6. Odile83
     
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    CITAZIONE (Allonsanfan @ 10/6/2010, 15:51) 
    Qual è stato il vostro percorso, fino a quanto siete riusciti ad estrovertirvi, quali sono i limiti che avete abbattuto e quali quelli che avete accettato. E vorrei sapere se siete d'accordo nella mia sintesi della "cura": accettare l'introversione, abbattere la timidezza.

    Il mio percorso è ben lontano dall'essersi concluso, se mai si concluderà.
    Diciamo che, in linea di massima, cerco di accettare tutti i lati di me che avverto come "miei", anche se possono portarmi degli svantaggi; parimenti cerco di cambiare ciò che invece avverto come uno squilibrio, una stortura, il frutto di un sentimento autolesivo.
     
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  7. Ember
     
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    Ho combattuto contro la timidezza mantenendo però sempre il mio diritto di essere introversa, di essere quindi me stessa.

    Ho combattuto dicevo, se ho vinto? Piccole vittorie io le vedo ogni giorno (riuscire a parlare con un commesso, ad esempio :lol: ), poi quando mi dicono "sei timidissima" nonostante io abbia cercato di nasconderlo in ogni modo, un po'mi scoccia.
    Ma in fondo non mi importa non sembrare timida quanto piuttosto non esserlo. I miei limiti li voglio decidere io... siccome sono socievole ho sempre cercato di pormi delle piccole sfide. Ho fatto teatro, ho giocato a sport di squadra, non perdo l'occasione di fare qualcosa che comporti un po'di scioltezza e il relazionarsi con altri e questo mi ha aiutato molto.

    Però di certo se devo dire che non sono timida direi una menzogna :)
     
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  8. Franz86
     
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    Ma io non condivido il fatto che ci debbano essere limiti. Ognuno fa quello che si sente di fare: se uno davvero vuole diventare estroverso che lo diventi, se ci riesce.

    La timidezza va senz' altro combattuta perchè può diventare un problema pesante e molto limitante, ma personalmente non credo diverrò mai un "estroversone". A me la gran parte della gente semplicemente non interessa più di tanto, quindi costringermi ad un estrovertimento volontario autoimposto mi sembrerebbe un' assurdità. Scendo a patti per le necessità più concrete della vita sociale, ma, a parte questo, semplicemente mi limito ad assecondare la mia natura.
     
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  9. Origin753
     
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    CITAZIONE (Franz86 @ 14/6/2012, 21:24) 
    Ma io non condivido il fatto che ci debbano essere limiti. Ognuno fa quello che si sente di fare: se uno davvero vuole diventare estroverso che lo diventi, se ci riesce.

    La timidezza va senz' altro combattuta perchè può diventare un problema pesante e molto limitante, ma personalmente non credo diverrò mai un "estroversone". A me la gran parte della gente semplicemente non interessa più di tanto, quindi costringermi ad un estrovertimento volontario autoimposto mi sembrerebbe un' assurdità. Scendo a patti per le necessità più concrete della vita sociale, ma, a parte questo, semplicemente mi limito ad assecondare la mia natura.

    Condivido.
    Io sono introversissima e mi va bene così e non riesco proprio ad estravertirmi.
    Per farlo dovrei trovare "all'esterno" qualcosa di più interessante di quel che posso avere "all'interno", cioè dovrei trovarmi in mezzo a persone o trovarmi un ragazzo (perché sono e voglio rimanere zitella per lo stesso principio) che facciano discorsi più interessanti di quelli che faccio io con il mio cervello! Trovarmi in mezzo a persone che rispetto e che ritengo alla mia altezza. E' molto arrgonate da parte mia, lo riconosco, ma non ci posso fare molto. Con gli altri mi stanco, mi annoio dopo poco e ho la sensazione di perdere tempo. Sono critica e mi ritengo molto intelligente (almeno per certi aspetti, cioè quelli che mi interessano).
    Il mio livello ideale di estroversione è la "cortesia". Una volta che mi posso definire socievole cordiale sono a posto. Secondo me è il giusto equilibrio: quello imposto dalla società e dall'educazione e che non fa male a me (perché non devo per forza mostrare chissà che empatia e estroversione, non mi sneto "finta" e non mi scoccio) e per le altre persone che, in questo modo, non vengono ferite dalla mia scortesia.
     
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  10. samuele995
     
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    v


    condivido perfettamente con origin 753 poichè è nella mia stessa situazione.....sono un timidissimo anke io, introverso e la società mi sta facendo odiare quello ke sono, purtroppo non c'è posto per i timidi perchè sei catalogato come introverso... ma io nella mia vita voglio solo pormi qualche sfida e vincerla, contro i miei limiti di timidezza e di altri tipo.
    il giudizio degli altri non mi tocca ormai io sono consapevoli di quelllo che sono in buona parte, preferisco la qualità delle amicizie e non la quantità,ma a volte mi sento solo contro il mondo con l'idea di potere contare solo su me stesso e a far tacere un'altra parte di me ben nascosta.
     
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  11. Diogene W
     
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    Non ho mai ricevuto molta comprensione per il mio essere introversa. Il che mi costringe a vederla ancora, come la vede la gran parte del mondo, come una debolezza che bisogna scrollarsi di dosso. E questo rende il trovare un equilibrio non così naturale come dovrebbe essere (soprattutto perché do poco credito a ciò che io considero equilibrio e molto all'idea che ne hanno gli altri...Dopotutto: ho solo vent'anni, no?)

    La soluzione che ho trovato, e che per ora funziona moderatamente bene, è stabilire il "limite di temporaneo estrovertimento" basandomi sull'obiettivo che voglio raggiungere. L'introversione segna la meta, l'estroversione la raggiunge.
     
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  12. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    vorrei ricordare che introversione e timidezza sono due cose diverse, l'introversione non implica necessariamente la timidezza, che è la conseguenza di esperienze negative e che può appartenere anche agli estroversi.

    www.legaintroversi.it/vademecum-sullintroversione/
     
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  13. pacciotto
     
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    CITAZIONE (Origin753 @ 14/6/2012, 22:06) 
    Io sono introversissima e mi va bene così e non riesco proprio ad estravertirmi.
    Per farlo dovrei trovare "all'esterno" qualcosa di più interessante di quel che posso avere "all'interno", cioè dovrei trovarmi in mezzo a persone o trovarmi un ragazzo (perché sono e voglio rimanere zitella per lo stesso principio) che facciano discorsi più interessanti di quelli che faccio io con il mio cervello! Trovarmi in mezzo a persone che rispetto e che ritengo alla mia altezza. E' molto arrgonate da parte mia, lo riconosco, ma non ci posso fare molto. Con gli altri mi stanco, mi annoio dopo poco e ho la sensazione di perdere tempo. Sono critica e mi ritengo molto intelligente (almeno per certi aspetti, cioè quelli che mi interessano).
    Il mio livello ideale di estroversione è la "cortesia". Una volta che mi posso definire socievole cordiale sono a posto. Secondo me è il giusto equilibrio: quello imposto dalla società e dall'educazione e che non fa male a me (perché non devo per forza mostrare chissà che empatia e estroversione, non mi sneto "finta" e non mi scoccio) e per le altre persone che, in questo modo, non vengono ferite dalla mia scortesia.

    :yes.gif: Non credo di essere introversissimo ma capisco bene e in buona parte mi ci ritrovo (la voglia di persone "all'altezza", il livello di estroversione cortese).
     
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12 replies since 10/6/2010, 14:51   1050 views
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