Le competenze

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  1. Koenig4
     
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    ( Castello Utveggio e, sullo sfondo, Palermo )

    All'età di ventisei anni mia sorella gemella mi regalò un libro su Palermo, piccolo ma molto grazioso perchè aveva delle stampe di schizzi a matita di alcuni luoghi e monumenti. Lei lo aveva avuto in regalo da un'altra persona ma non sapeva che farsene così lo cedette a me. Per quanto piccolo non era un libro superficiale visto che era una guida dettagliata ma senza essere eccessivamente nozionistica. Successivamente comprai in libreria un'altro libro, questo d'arte, di una donna architetto e storico dell'arte, un libro molto bello con delle belle fotografie. Quando Goethe, in occasione del suo grand tour dell'Italia visitò Palermo e la Sicilia rimase molto sorpreso e lasciò commenti molto lusinghieri ed entusiastici di quello che vide. Dopo due secoli di trasformazioni la Palermo vista da Goethe non esiste quasi più, lui stesso non la riconoscerebbe, se non qualche monumento quà e là. Chissà come doveva essere allora la città. Visitare Palermo oggi significa anche fare archeologia, perchè fra un monumento ed un altro bisogna aggirarsi fra una città miserabile e decadente, dove antichi e nuovi sfregi si sovrappongono. Non sò se forse è proprio il rammarico di vedere una città amabile ma offesa che fà sì che si ama Palermo in una maniera speciale rispetto a come si ama il luogo dove si è nati. Non si amano solo i suoi monumenti testimoni di un fasto del passato ma fin'anche i suoi ruderi anche ridotti a singole pietre. La si ama come un genitore ama il figlio più sfortunato, più bisognoso d'aiuto. Quando da solo mi aggiravo per la Palermo antica mi estasiavo. Allora ascoltavo una musica di Ravel dal titolo Ma mere l'oye, cioè mia madre l'oca, una favola per bambini trasposta da Ravel al piano e successivamente orchestrata. Collegai le emozioni che mi suscitava l'esplorazione della Palermo antica con quelle prodotte dalla musica, per cui oggi riascoltando la stessa musica ricordo il libro di quell'architetto e la mia città. E mi incanto...

    Per i miei familiari l'amore per i monumenti della mia città è stata l'ulteriore prova della mia seriosità e ombrosità e del fatto che sono un pò morto. Forse avrebbero preferito, per considerarmi più normale, che avessi fatto dei viaggi all'estero e dopo avere visto nelle sole capitali di ogni singolo stato al più la cattedrale e il museo nazionale potere dire "conosco il mondo". Così avrebbe avuto senso. Ma visitare la propria città a che serve?

    Molti anni dopo il gatto di casa si ammalò. Che fosse venuta la sua ora era una cosa di cui eravamo consapevoli. Era solo questione di giorni. Così mia madre si chiese cosa avremmo dovuto fare con il cadavare quando il gatto fosse morto. Era sicura di escludere di buttarlo tra i rifiuti. L'avevamo preso in casa cucciolo e l'avevamo accudito per tantissimi anni. Al che si rivolse a me per trovare una soluzione. Semplice, dissi io, gettiamolo nottetempo nel balcone di casa del vicino tanto antipatico con un cartello e sù scritto "ti faremo fare la stessa fine"...

    Palermo non la fanno solo i monumenti. Palermo la fanno anche i cittadini che la abitano. Con un esercizio teorico togliete dalla città tutti i Palermitani e trasferitevi tutti i Fiorentini, non sarebbe la stessa città! Una città la fanno i luoghi di quella città e le tradizioni tramandate dai suoi abitanti. Io vorrei vivere in eterno per non perdere la mia città. Non è giusto che quando morirò qualcun altro se la prenderà. Come la tratterà la mia città? Ne avrà cura? Ho provato ad insegnare qualcosa a mia nipote, le ho anche detto di venire con me per vedere alcune chiese o altri luoghi della città ma lei non vuol saperne. Chi amerà la città? I Tamil? Beh in effetti al santuario di santa Rosalia la domenica ci sono tanti Tamil. I Tunisini? Sabato scorso c'erano tre ragazze tunisine con il velo che le copre i capelli ma che le lascia scoperto per intero il volto che stavano fotografando la statua di Garibaldi. Vi prego quando non ci sarò più abbiate cura di Palermo. Palermo è... Palermo, la città più antica d'Italia di più della stessa Roma...

    Quando al mattino ho trovato il gatto morto sapevo che dovevo portarlo via rapidamente. Mia madre volle per forza accompagnarmi, non sò quale timore avesse. Alla fine acconsentiì a che venisse con me. Di mattina presto intorno alle cinque andammo in macchina all'antico pozzo punico, profondo ventitrè metri, che lei non sapeva nemmeno che esistesse. Il pozzo è recintato da una cancellata e chiuso con catene e catenacci, come tanti monumenti abbandonati della mia città. Solo i gatti che possono passare il cancello frequentano quel pozzo e talvolta ci vanno anche a morire...
    Ritornando a casa ho chiesto a mia madre se fossi più efficiente rispetto al passato. Lei, che non capiì la mia ironia, mi rispose che effettivamente ero diventato più efficiente...

    Edited by Koenig4 - 26/10/2010, 20:09
     
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  2. Danfor05
     
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    Odi et amo. Come credo un pò tutti i palermitani, io amo ed odio Palermo allo stesso tempo. Quando ci vivi ne vorresti scappar via e quando sei altrove ti manca. Palermo è una città meravigliosa la cui popolazione è composta purtroppo per 2/3 da gente poco civile. Se realmente i fiorentini si trasferissero qua (e noi là) credo che diventerebbe in breve tempo, per civiltà e tenore divita, una piccola svizzera. Non oso invece immaginare come verrebbe ridotta la povera Firenze.

    Mi vien sempre da sorridere quando mi cade l'occhio sulla celebre incisione "L'arte rinnova i popoli e ne rivela la vita, vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l'avvenire" posta sul frontone del Teatro Massimo. Sembra quasi messa lì a schernirci. Se solo qualcuno la guardasse...
    Ma alla gente, come hai scritto tu, non importa nulla dei monumenti, della storia... oggi il Teatro Massimo, ad esempio, per la maggior parte dei giovani (e meno giovani) è "unni c'è a champagneria", mentre semmai dovrebbe essere al contrario.

    Palermo a mio parere incarna i due volti dell'introversione: oscilla anche lei tra il sentimento di superiorità e quello di inadeguatezza. I monumenti e la storia ne incarnano il lato interiormente delicato, sensibile, sviluppato, celato ai più. La decadenza, il malcostume, l'inciviltà ne incarnano il lato disperato, solo, sfiduciato.

    Come noi introversi dobbiamo cercare di apprezzare il bicchiere mezzo pieno e non lagnarci del mezzo vuoto, così Palermo deve cercare di guardare a quel poco di bene che c'è in così tanto male. Ma è comunque una città che piange, una madre che piange e non capisce perchè i suoi figli la trattino con tanta violenza, perchè la puniscano per colpe che non ha commesso.

    Oggi si parla di riscatto, di moto d'orgoglio... bah. Senza voler ripiegare in sterili pessimismi, bisogna guardare la realtà: non se ne uscirà in fretta dallo schifo, e probabilmente non se ne uscirà mai.
     
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  3. Koenig4
     
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    Il rapporto di odio e amore ce l'ho con i Palermitani. Di amore perché sono depositari delle tradizioni di questa città. Di odio perché di persone arroganti e interessate solo al proprio orticello ce ne sono troppe, fino anche al parlamento siciliano. Palermo invece mi ispira incanto per la bellezza di ciò che e' rimasto di bello e tristezza per quello che i bombardamenti della seconda guerra mondiale gli hanno fatto.

    I due libri sono la guida di Bellafiore e "Palermo, tremila anni di storia" di Adriana Chirco.

    Il gatto riposa nel pozzo punico di piazza edison. Tra venticinque anni, quando l'amministrazione pubblica si ricorderà del pozzo e fara' una bonifica, del gatto non saranno rimaste nemmeno le ossa =^..^=
     
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2 replies since 26/10/2010, 18:40   117 views
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