Ansia da prestazione...

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  1. francescoburich
     
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    Mi sono accorto di avere una malattia (comune) che mi consuma lentamente. Una forma di ansia costante che mi fa vivermi la vita in continuo affanno. Gli indizi mi sono venuti da un po' di tempo, ma purtroppo come spesso accade, non me ne rendevo minimamente conto. Mi sono ritrovato a dover fare tutto e tutto insieme, a dover venire incontro a tutti gli impegni a cui ho aderito e piano piano mi sono perduto all'interno di una forte forma di depressione che si è configurata sempre per lo stesso motivo: quando mi sento dentro una gabbia, per non morire, il cervello mi produce fantasie perverse e anarchiche. Sogno una vita fatta di totale trasgressione, di assenza di valori morali-affettivi. Fantastico una vita che sia priva di qualsiasi forma di obbligo e ciò diventa così forte che cerco di evitare un qualsiasi cosa che poi, in seguito mi debba dare una prosecuzione in termini di doveri. Credo che all'interno di ogni essere umano vi sono due bisogni vincolanti che però difficilmente vanno ad equipararsi: il bisogno di libertà e il bisogno di relazione. La troppa libertà, per ciò che mi riguarda, mi disperde eccessivamente, perchè non essendola in grado di agire consapevolmente, la vivo facendomi trascinare dall'aspetto culturale che ho appreso. Cioè la intendo come un potenziale distruttivo che ho ricavato dalla mia esperienza di "adolescenza maligna". In virtù di ciò, la relazione mi instrada in una condizione di apparente serenità. Ma poi con il tempo mi succede sempre che dentro di me costituisco un duplice pensiero che si registra sia coscientemente che inconsciamente e piano piano incomincio a fantasticare emozioni diverse rispetto ai o al legame stesso. cerco costantemente la rottura dei rapporti in quanto mi supportato da un'ansia che mi divora e nello stesso momento però sento dei violentissimi sensi di colpa che si sviluppano per due motivi specifici: il primo motivo è dovuto alla qualità (spesso aberrante) dei pensieri che focalizzo. Il secondo motivo è dovuto al fatto che, essendo un'introverso, non mi è possibile poter agire tali fantasticherie e quindi, rimanendo incastrate dentro di me, le debbo subire costantemente e dopo un po esplodono attraverso dei violentissimi attacchi d'ansia. la depressione ovviamente in questo caso si attiva funzionalmente perchè va a riparare la possibilità che io stesso agisco comportamenti asociali, devianti, che in seguito alla mia introversione, mi porterebberò dopo averli agiti a scontarli con terrificanti sensi di colpa. Insomma come la metto la metto...ma da un punto di vista mi sento totalmente fuori tema rispetto ai comportamenti ai non problemi che permettono alle persone di farsi comodamente i fatti loro. Ci sono persone (gli estroversi) che fanno di tutto e di più e se ne fregano. Io non sono in grado di poter minimamente sbagliare o agire comportamenti egoisti o menefreghisti verso l'altro, anche a discapito del mio benessere. Alcune volte mi viene da pensare che la mia stessa natura è stata un profondo inganno verso di me, ma poi, quando sto un pochino meglio, mi viene da pensare di essere felice di come sono e di come sono costituito dentro di me. Forse il miraggio lontano..può essere colmato da una nuova consapevolezza che per adesso non cè, è l'angoscia la fa da padrone.
     
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  2. tandream
     
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    Si dice che o si sceglie la libertà o si sceglie la felicità. La prima esclude la seconda e viceversa. Dal mio punto di vista sono due chimere, come i bisogni infiniti dell'uomo.
     
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  3. star***
     
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    E' difficile rispondere a questo tuo messaggio così pieno di sofferenza.
    Io tendo ad essere perfezionista, spero che tu non lo sia.
    Non possiamo fare del bene agli altri se ciò ci rende infelici, così facciamo solo del male a noi e a chi ci sta vicino. Io ho visto che per me è così
    Un abbraccio
     
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  4. ldaniela.
     
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    Un abbraccio anche a te Alessia.

    Francesco
     
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  5. LADINTJ
     
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    Non so che risponderti Francesco se non che ti sono vicina e che forse questo post poteva essere una domanda al Dott. Anepeta.
    Tempo gli ho posto una domanda sui sensi di colpa e mi ha allegato questo suo articolo molto interessante che ti allego.
    Ciao!
    File Allegato
    Inconscioneurcult.doc
    (Number of downloads: 35)

     
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  6. francescoburich
     
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    Grazie!! A livello Neurobiologico sembra che vi sono due strutture ben precise che caratterizzano lo stare bene (essere un po' felici) e lo stare male (l'essere un po depressi). La dopamina elargisce il centro della "ricerca" della possibilità di poter stare bene. Le endorfine invece, elargiscono la riuscita o non del modo con cui si è ricercato la maniera di stare bene. Non mi consola, ma mi restuituisce un po di serenità nel pensare che se pur vero che cè un'impegno da parte mia (e di chiunque lo pone), la verifica più autentica però si confronta con quello che direttamente a livello proporzionale ci restituiscono i progetti o pseudo-progetti che noi stessi avviamo. Da ciò..ne scaturisce una forma di "potenza" oppyure di "impotenza" che determina una condizione non solo della fase cosciente, ma in particolare della fase inconscia. Nel mio momento particolare che sto vivendo vi è l'una e l'altra presenza.. grazie per il sostegno che mi date! Ciao,
     
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  7. francescoburich
     
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    Grazie Amica...ho letto l'allegato. Che dire?? Il mio animo è pregno di sensi di colpa per una vita che ho posto attraverso un regime sociale interiorizzato che non ha che contribuito ad inquinarmi dentro. Il momento che me ne sono reso conto non è oggi. Non casualmente da un po' di mesi avverto dei attacchi di panico che sono nient'altro che la conseguenza all'affiorare sia di una funzione superegoica rimasta repressa, sia di una giusta rabbia rivendicativa, agita dall'io-antitetico. Tutto ciò a cosa mi può portare?? La risposta non è difficile. Il problema in me che mi si ripropone costantemente e che sino ad oggi ho creduto che conoscere dentro una buona parte del mondo interiore in senso vago e d anche averlo in parte interiorizzato e che esprimo piuttosto bene a livello dialettico, mi parasse il culo. In poche parole ho pensato bene di non agire quello che per me e per la mia sopravvivenza dell'animo è indispensabile. Tale mancanza che ha una sua consistenza storica (in me) oggi sta uscendo a mo di esplosioni. Mi sono iscritto all'università, ho colmato un po di bisogni affettivi, sono più integrato da un punto di vista sociale, ma sono disintegrato dentro. E il dentro e il fuori dovrebbero camminare nello stesso passo. E' inutile dire..prendo il cardo mariano per purificarmi il fegato e poi scolarmi 5 birre. E' inutile dirsi vado a fare un po' di sport e poi mi fumo questo mondo e quest'altro. E' inutile progettarsi una vita lavorativa (sia nel lavoro che nello studio) sana e fatta con regolarità..se poi invece ogni notte per un motivo o per un'altro vado a letto alle 5. Qui mi subentra la depressione ed essa va a giustificare una profonda contraddizione dentro di me che agisce attraverso una sensazione di sottostima, in poche e semplici parole mi sento un pagliaccio (ma colui lo fa per professione e per guadagnarsi il pane) che sotto le maschere che porta, vi è l'inganno. Ed oggi mi trovo a dovermi vivere questa nuova fase della mia vita che spero mi possa dare il vero Francesco e non quello che si è espresso sino ad adesso. Ciao

    come dire..sono alla resa dei conti..
     
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  8. LADINTJ
     
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    Prego! ;)
    Io pure mi sono sentita un pagliaccio per tanti anni, soprattutto per quanto riguarda il lavoro. Non sono mai riuscita ad attribuirmi il merito dei miei successi.
    Come se le cose andavano bene per una questione di fortuna e che in realtà nessuno poteva immaginare cosa cera veramente sotto, il nulla.
    Il fatto poi è che guardandomi dall'esterno nessuno avrebbe mai sospettato nulla.
    Sono un po' migliorata sotto questo aspetto, ma è sempre molto dura.
    Ciao! :)
     
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7 replies since 16/11/2010, 12:17   237 views
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