Fatti, scelte, frustrazioni, desideri, potenzialità

come io mi vedo

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  1. tandream
     
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    La realtà è dentro di noi. Qualunque essa sia.
     
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  2. argonfusion
     
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    ciao,

    potresti articolare un pò di più l'idea?...a part che se cominciamo a distinguere se la realtà è dentro di noi o fuori finiamo nel filosofico...
     
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  3. argonfusion
     
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    please potete commentare uno dei miei ultimi post?
    ho scritto cose a cui tengo moltissimo e su cui non mi sono mai confrontato con nessuno: vorrei sapere cosa ne pensate.

    grazie ancora!
     
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  4. maria rossi
     
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    Ciao, per quanto mi rigurda non è facile rispondere ai tuoi posts perchè confondi spesso il tuo vissuto con l'introversione tout court. Tu probabilemente sei introverso ma no è detto che delle tue modalità o dei tuoi vissuti siano caratteristiche universalizzabili o traducibili in leggi per tutti gli intriversi. Spesso inizi una frase scrivendo io e poi finisci con gli introversi/l'introversione...già su questo non è facile districarsi.

    Altra cosa leggendo quel che scrivi io ho avvertito molta ansia, agitazione. Come se fossi braccato, inseguito da chissà cosa. Per esperienza personale una delle poche cose che ho capito è che il problema nella vita non è avere troppa capacità riflessiva, profondità o vivacità cerebrale ma porsi delle finte questioni. Spesso le seghe mentali sono tali non perchè pensiamo troppo ma perchè pensiamo male! Quando ci prende il panico o l'ansia per l'arrovelllarsi dei nostri pensieri dovremmo avere la saggezza di renderci conto che stiamo mistificando la questione, che la stiamo ponendo nel modo sbagliato. Altra cosa che ho capito è che spesso i problemi e le sofferenze provengono da alcuni bivi che in reltà non esistono. Spesso perdiamo tempo nel capire se è meglio andare a destra o a sinistra mentre la questione è andare avanti usando sia la gamba destra che quella sinistra perchè l'una ha bisogno dell'altra.

    Il problema non è solitudine/affetti, inclusione/esclusione, varietà/degenerazione...il problema è essere persone, essere umani e far convivere tutto ciò, metterlo insieme e accettare l'avventura di una vita piena e autentica...e per fortuna nessuno sa in realtà quale sia, bisogna scoprirla e costruirla per se, per quel che si può.
     
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  5. lorelei57
     
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    WOW! Ho letto tutto d'un fiato e sembra incredibile ma io mi leggo tra le righe della descrizione che argonfusion fa di sè!
    E' strana sta cosa quando da poco ho fatto il test e risulto non introversa...eppure io per certi versi lo sono. Ho pochissimi amici e molti conoscenti. Analizzo sempre tutto di me e degli altri...mi faccio seghe mentali che mi portano a rovinare rapporti affettivi.
    Ho sempre pensato che l'uomo fosse più limitato e poco riflessivo. E' bianco o è nero. Le sfumature, le seghe mentali, i sogni, le paranoie, le riflessioni di se e degli altri, le indecisioni, la passionalità ecc. ecc. lasciamole alle femminucce...

    CITAZIONE
    non sopporto la superficialità ed il banalismo
    -non sopporto maleducazione e volgarità
    -penso continuamente alle mie scelte, a cosa fare per cambiare, in che situazione vivo
    -mi autoanalizzo al millimetro cercando di capire le sfumature del mio carattere e le conseguenze
    -sn perennemente insoddisfatto della mia vita sociale e sessuale
    -mi attribuisco ogni colpa o mancanza che vedo nella mia vita
    -non sono un party leader, ne un dongiovanni, ne un trascinatore
    -vedo spesso il lato negativo delle cose
    -vorrei fare una vita da estroverso ---> frustrazione totale

    Queste che fai sono riflessioni molto profonde e già il fatto che ti fermi ad analizzarti è un passo avanti.
    Tu riesci ad essere analista di te stesso quindi cerchi di lavorare sul tuo carattere per arrivare a smussare alcuni punti che stridono.
    CITAZIONE
    non so più cosa fare: cercre di buttarmi, rassegnarmi e vivere come va, fare corsi/sedute per capirmi meglio, aspettare il destino...boh...

    Io credo nel destino. Con me si è sbizzarrito molto.
    Io ti do un consiglio gratuito: non essere mai ciò che non sei. Prima o poi la tua vera personalità salterebbe fuori. Non inventarti, sii te stesso, sempre!
    Un conto è cercare di migliorare lavorando sulla timidezza e sulle altre parti del tuo carattere che non ti piacciono ed un conto essere un’altra persona.

    CITAZIONE
    Ho sentito una volta dire una cosa del genere: se alla fine ti accorgi di avere pochi amici, poche persone su cui contare è perchè hai speso più tempo a erigere muri che creare ponti...e non è forse il carattere di un introverso?

    No, non sono d’accordo. Anch’io sono come te e se sono arrivata ad avere pochi amici è perché non mi piacciono le ammucchiate, dove apparentemente si è tutti amici, ci si vuole bene, poi quando ci si saluta e ci si allontana si sentono già le prime battute o critiche. No, io ho fatto una scrematura. Pochi ma buoni. Sto bene con tutti ma sto meglio con nessun amico se per questi amici ci sei solo quando fai comodo!
    CITAZIONE
    non è superbia credere di essere più intelligenti, più consapevoli, più sensibili deli altri?

    Ehhhh…diciamo di sì. L’umiltà è un buon biglietto da visita, fidati.
    CITAZIONE
    perchè da dentro mi sento una persona sensibile, intelligente, aperta, con intenzioni e gusti profondi mentre se penso a me stesso da fuori (da come mi vedon gli altri) nessuna di queste virtà trapela?

    Perché soffri di insicurezza. Tu sai di valere ma credi di non essere abbastanza “importante”per poterti distinguere.
    CITAZIONE
    perchè dovrei credere e convincermi che il mio modo di vivere sia giusto? io invece credo sia sbagliato. Perchè essere riflessivi, solitari, timidi e introversi dovrebbe essere un pregio?

    Non è un pregio ma non è neppure sbagliato.
    Tu sei così. Scegli e stai meglio solo, piuttosto che stare con chi non ti trasmette nulla. Io lo trovo più che normale ed anche significativo.
    :D
     
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  6. argonfusion
     
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    CITAZIONE (maria rossi @ 22/1/2011, 21:32) 
    Ciao, per quanto mi rigurda non è facile rispondere ai tuoi posts perchè confondi spesso il tuo vissuto con l'introversione tout court. Tu probabilemente sei introverso ma no è detto che delle tue modalità o dei tuoi vissuti siano caratteristiche universalizzabili o traducibili in leggi per tutti gli intriversi. Spesso inizi una frase scrivendo io e poi finisci con gli introversi/l'introversione...già su questo non è facile districarsi.

    ciao, grazie per la risposta!
    è proprio per questo che ho cercato di spiegarvi tutto, perchè h bisogno di "paragonare" la mia esperienza con altri... tratti dell'introversione sono universali ma le sue manifestazioni ed i singoli vissuti sono tutti diversi. Sopratutto il modo di reintermpretare le proprie esperienze e valutare se sono state indirizzate bene o no. Sono l'unico dei miei amici, e delle persone che conosco che ha viaggiato così tanto, che se ne è andato di casa così presto. Questo unito al mio carattere mi ha sempre messo al centro di una sfida (ecco xè magar il braccato) personale e sociale.

    per quanto riguarda il resto è vero, pensare male è il vero errore e spesso me ne sono accorto in tempo per fortuna!
     
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  7. Kriya
     
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    argonfusion ti consiglio di leggere anche l'abbecedario di scienze umane e sociali, sempre di anepeta..
     
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  8. argonfusion
     
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    l'ho preso ma sono sommerso in altre letture...spero presto di cominciare...

    cosa ne pensate della CBT, Cognitive behavioural Therapy? è terapia cognitivo comportamentale?
    potebbe essere di aiuto per smussare il carattere schivo e solitario di un introverso?
    la solutudine è un peso che schiaccia...e più schiaccia più rende il futuro cupo...
     
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  9. argonfusion
     
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    vabbè nel frattempo mi autorispondo...

    ho iniziato delle sedute di terapia cognitivo comportamentale...scopo era risolvere i miei problemi con le relazioni: risultato, è venuta fuori dell'altra roba, interessante, su cui lavorare, e di cui non mi accorgevo neanche. Schemi fissi di pensiero, rigidi, monointerpretativi basati su supposizioni, che non mi aiutavano a vivere bene.

    Per il resto, beh, è ovvio che sono timido e introverse e questo limita le mie capacità di approccio: più che aprirmi mi chiudo in diversi modi. Non parlando con la gente, non dicendo la mia, evitando discussioni ecc. tutto perchè reputo che non sia l'argomento giusto, le persone "all'altezza" (odio parlare così), perchè la mia non è interessante o troppo contrastante con l'opinione altrui e tanto altro.
    questo è il mio lato, su cui devo lavorare, aprirmi sempre un pochino di più: è un allenamento, servono piccoli passi perchè diventi una cosa naturale. All'inizio infatto non lo è, e nemmeno sento l'esigenza anzi mi chiedo il perchè lo stia facendo. In realtà conta il risultato e quello che questo esperimento può cambiare in me o nelle mie percezioni.

    Poi però devo fare una CRITICA AL MONDO ED ALLA SOCIETA' (e qui entriamo nell'utopia pure di pensiero, idee buttare solo per il gusto di dirle almeno una volta).
    io vivo al nord in una città medio grande (200.000 persone) rinomata per essere un pò freddina. OK. questa era la premessa.
    La società non stimola le persone a conoscersi e condividere la vita. è un meccanismo di base che proprio non c'è.
    in questo discorso non parlo di me ma della media di persone che ho visto e conosco.
    Non si spiega come mai si sia così restii a parlare con la gente anche per strada, anche solo per un breve scambio di battute anche se non ci si conosce.
    l'unica occasione che lega le persone sono le amicizie, quindi link già presenti oppure la spavalderia.
    un persona che non abbia contatti con altri perchè non può andare in palestra, o fare corsi di ballo è esclusa.

    ah, dimenticavo: parliamo di una persona con una cultura ed educazione sopra la media, una sensibilità sopra la media che non pensi al sesso 24h/7 e che conosca tutte le formazioni del campionato italiano.
    una persona così è sclusa dalla società, è uno snob, e la cultura sociale di questi tempi vuole il rozzo, vuole lo spregiudicato, vuole il figo. di conseguenza gli eventi, le serate, la musica si mettono a gravitare intorno a questa idea che ci è stata propinata. Ho perso il conto di quante caxxate, battute pesanti, scurrili, ignoranti ho sentito solo negli ultimi mesi. Non ho memoria invece di un solo pensiero profondo, di un'idea veramente concreta e pregna che io abbia sentito negli ultimi anni.

    non esistono più le classi sociali...i pro li conosciamo....di contro è che il popolo è fondamentalmente ignorante, non si preoccupa di elevarsi ad uno stato migliore spiritualmente e intellettualmente.
    le persone eccellenti che spingono la natura umana ai suoi limiti sono poche gocce in un mare di bestie.
    daltro canto c'è questa commedia del povero ma virtuoso che ci propina manovali, cassiere ed operai dal cuore d'oro a cui offrire l'occasione di riscatto da una vita "misera" (vedi i vari GF, uomini e donne, ecc).
    La simpatia, la solidarietà il cuor d'oro tutto d'un tratto contano di più di arroganza, ignoranza, educazione, riflessività.

    tutto questo e molto altro mi hanno portato oggi a chiedermi tutti i giorni quando mi alzo perchè cavolo mi sento così diviso dalle altre persone. Come se stessi da una parte del fiume a guardare tutti gli altri che si divertono e si godono la vita.

    ecco lo sfogo è finito. torno al mio tramtram, ed ai miei pensieri...
     
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  10. maria rossi
     
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    I limiti della terapia cognitivo-comportamentali sono nella seconda parte del tuo post, per come la vedo io.
    È sicuramente vero che spesso e volentieri un introverso che non ha avuto la fortuna di poter crescere nel rispetto della sua natura nell'appagamento dei bisogni di relazione e socialità (e purtroppo questo succede alla maggior parte degli introversi) può attivare senza nemmeno rendersene conto - negli anni- meccanismi di difesa e di chiusura (introvertimento) che isolano e intossicano l'esistenza sempre più in una spirale di rabbie e sensi di colpa infiniti. In questo una terapia di supporto,una presa di coscienza di sè, della propria storia e di alcuni meccanismi che mettiamo in atto senza nemmeno rendercene conto è utile e necessaria PERO', non non siamo solo macchine a cui va aggiustato un pezzo del motore! Non basta, bisogna anche rendersi conto dei codici culturali e dei modelli sociali a cui inconsapevolmente cerchiamo di uniformarci e replicare, prenderne consapevolezza e criticarne limiti e danni che possono produrre. Insomma la presa di coscienza deve essere anche sociale, storica, culturale perchè un Io non esiste senza un Noi (che sia la famiglia, la scuola, lac ittà/paese in cui si vive, e tutte quelle realtà che fanno la nostra identità!) e un introverso ancora di più è particolarmente sensibile e attento nel non deludere aspettative altrui (della comunità reale e/o idelae a cui appartiene) e all'uniformarsi al modello "dominante", anche se ci sta male e ne soffre indicibilmente!

    Ecco perchè trovo che la seconda parte del tuo post risponda da sola ai limiti della terapia cognitivo-comportamentale perchè se un introverso si ritrova a essere sempre più chiuso e isolato nel corso della sua esistenza, a stare male, ciò è dovuto -sopra ogni cosa- al fatto che sin da piccolo si è trovato in un contesto culturare-sociale- relazionale frustrante, deludente, giudicante perchè a misura di "estroverso". Non perchè il mondo sia catttivo ma perchè promuovendo il modello estroverso, agli introversi -sin da bambini- fa vivere veri e propi calvari di cui nessuno si accorge! Questo è il cuore della questione! Allora va bene fare un lavoro su di sè ma noi non siamo delle monadi staccate dalla famiglia, dai contesti culturali e sociali nei quali cresciamo e questi contesti/ ambienti veicolano e promuovono dei modelli sociali e comportamentali (estroversi e estrovertiti) che su un soggetto introverso possono fare danni e arrecare sofferenze indicibili che, portano a stare male, a serbare rancore o diffidenza verso il resto del genere umano, a non avere fiducia in se, stima e rispetto per la propria diversità e così via! Quindi ti auguro di poter trarre tutto il giovamento che puoi da questo percorso ma ti invito a non spegnere la tua capacità di analisi e osservazione del contesto sociale e culturale in cui vivi e di mantenere la giusta curiosità nell'interrogarti sul periodo storico che stiamo attraversando, perchè anche queste cose c'entrano e hanno a che fare con le nostre sotrie personali! E ,se puoi, leggi l'abecedario!!
     
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  11. argonfusion
     
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    ciao,

    grazie della risposta che condivido in pieno.
    SIa la terapia che la terapista infatti non prendono in considerazione il contesto generale in cui siamo inseriti. e l' Abbecedario me lo sono divorato in un paio di settimane ;)

    Però riconosco anche che la terapia può aiutare a penetrare questo contesto in cui siamo immersi sempre restando noi stessi ma sviluppando qualche abilità in più che non usiamo per niente. Prendere sempre maggiore confidenza con l'altro non è andare contro se stessi ma anzi è trovare e farsi spazio (il mio spazio, come lo voglio io) nella società che guardata con gli occhi puri di un introverso sembra invece impenetrabile.
    è solo andando oltre i propri limiti che si impare veramente, che l'esperienza diventa più efficace di mille parole.
    bisogna andare volontariamente oltre, senza paura di sbagliare perchè è un gioco in fondo, come se stessimo recitando. facciamo una cosa e vediamo cosa succede, positiva o negativa.

    Cmq è vero e l' abbecedario mi ha rivelato molte cose che avevo sotto il naso ma che non consideravo: il contesto socio-storico-culturale in cui siamo e diamo per scontati.

    Ma la mia critica andava oltre: non intendevo dire che il mondo è un posto per estroversi, anzi. Credo che molte persone prese e messe in un altra situazione, non so, cambiare città ed abitudini si troverebbero molto più in difficoltà di quanto avrebbero immaginato. Perchè? Perchè la società in generale non favorisce il naturale integrarsi delle persone anzi. Siamo tutti estranei. è pazzasco a pensarci. estranei? ma siamo tutti uomini che mangiano vivono e sognano, come possiamo essere così diversi? pregiudizi, paure, snobbismo, cultura, false ideologie ci separano invece di avvicinarci. possibile che nessuno promuova (senza finire al vaticano) un'ideologia di umanità unita e solidale? io per primo mi rendo conto dei limiti a cui obbedisco ed a cui non riesco a farne a meno ma che inevitabilmente mi separano dagli altri.
     
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  12. argonfusion
     
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    propongo altre due questioni:
    - la conferma dei pensieri
    - il livello di aspettativa

    La conferma dei pensieri:
    Io formulo pensieri e idee in continuazione, come un flusso che non riesco a fermare. Sono belli, precisi e ideali, tutti di altissimo livello e grande profondità.
    ma quanti sono veri?
    Cioè, se io mi creo un'idea di amicizia, un'idea di conversazione, o in generale di come dovrebbero essere determinate cose poi devo anche avere un riscontro oggettivo e chiaro di quello che penso, altrimenti sto pensando aria fritta. Mettiamo che io mi metta in testa che le migliori conversazioni sono quelle profonde, doev si sviscerano i problemi nelle loro radici, dove si va ben oltre la superficialità di tutti i giorni. Ma se poi non mi ritrovo mai a farli queesti discorsi, oppure io in primis non sono mai in grado di iniziarli o addirittura quando capitano in effetti non offro niente di più, nessun contributo profondo allora cosa significa?
    che non ho interlocutori interessanti ed all'altezza? non direi.
    forse il problema sono io, sono quello che penso, io mio mondo interiore che è così celebrale da non essere connesso poi a quello reale: perchè la realtà è tutto ciò che abbiamo e nonostante i ragionamenti perfetti e le idee utopiche poi si vive nella realtà,no!? vi capita mai?
    oltretutto se gli introversi sono dotati come si dice spesso di questa grande emozionalità ed intelligenza, come mai è così difficile dimostrarla? non dovrebbe spiccare da qualche parte? oppure è un qualcosa nascosto nei comportamenti di tutti i giorni, un qualcosa che non è possibile dimostrare platealmente ma solo attraverso piccoli gesti? l'esperienza mi dice che anche se sono un persona molto riflessiva ed inetlligente, accorta verso certe sfumature poi non riesco mai a condividerle con gli altri. forse non sono così profondo come vorrei essere o come credo di essere.


    Il livello di aspettativa:
    altro problema, ma collegato, è l'aspettativa che abbiamo degli altri e di quello che vorremmo avere.
    Se è vero che gli introversi idealizzano molto beh, forse è il caso di metterci un bel freno, di partire da ciò che ci circonda e poi cercare quel qualcosa in più di cui sentiamo bisogno.
    certo è che se facciamo il contrario ma decidiamo a priori cosa va bene e cosa no, poi è difficile trovarlo e collegarlo alle esperienze che facciamo tutti i giorni.
    da qui si potrebbe dire che l'approccio verso gli altri risulterebbe più facile: timidezza a parte non aspettandoci niente, non ambendo a nient'altro di più di quello che abbiamo davanti a noi in quel momento riusciremmo a interagire in maniera più facile e diretta.


    tutti questi discorsi molto generici per si collegano a queste idee in particolare:
    - l'affinità tra persone e amici: quella sintonia che nasce dalla condivisione degli stesse ideologie e interessi
    - la profondità: la capacità di andare oltre la superficie delle cose e comprendere i meccanismi ultimi sia che si parli della società che dei sentimenti, di qualsiasi cosa. forse da qui nasce il mio interesse per la fisica, perchè si cerca sempre di trovare la radice comune di tutto. di ridurre all'essenziale.


     
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26 replies since 19/12/2010, 17:43   922 views
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