Introversi e impegno politico-civle

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  1. Il Marchese
     
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    Uhm, seguo molto la politica e l'attualità in generale, escludendo la maggior parte dei referendum (a cui potevo partecipare), sono sempre andato a votare. Per quanto concerne l'impegno politico invece, la mia timidezza e introversione (o ansia) ha generato un freno alla questione. La prima volta che mi sono iscritto ad un partito l'ho fatto senza partecipare attivamente, mentre la seconda volta, pure con intento propositivo etc., sono rimasto deluso dall'ambiente del circolo e poi più in generale dal partito stesso. Già da diverso sto pensando di iscrivermi, con la speranza di poter dispiegare il mio "attivismo" politico. Ma prima, aspetto il risultato delle elezioni, giusto per vedere se e come si modificano i partiti attuali...
     
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  2. JohnFrusciante
     
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    Ovviamente l'introversione mi esclude da ipotetici ruoli in ambito sociale e politico, ma la politica non la detesto in fin dei conti, anche se concetti molto alti di economia ovviamente non li comprendo, mentre le politiche sociali mi affascinano.
    Credo che qualsiasi cittadino abbia il dovere di informarsi almeno un minimo sulla politica, visto che le decisioni prese si ripercuotono anche su di esso. Ad esempio, prendiamo queste elezioni... sinceramente credo sia più costruttivo che gli sfiduciati diano un voto di protesta (Grillo, RC a sx e magari Fare a dx) che non votare, visto che si favoriscono le maggioranze in questo modo.
    Piuttosto che orientamento politico dovrebbe avere un introverso? Ovviamente per i diritti, ecc. Anche se io mi definisco un liberale, che è un movimento di centro-dx (ovviamente non il liberalismo Berlusconiano, che non è altro che liberismo...). Giusto perché politiche garantiste di diritti, in Italia, non avrei fiducia a farle applicare... meglio la meritocrazia.
     
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  3. tandream
     
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    CITAZIONE (JohnFrusciante @ 19/2/2013, 03:46) 
    Ovviamente l'introversione mi esclude da ipotetici ruoli in ambito sociale e politico[...]

    Ma quando mai. Queste sono auto-limitazioni che non stanno né in cielo né in terra. Un introverso può fare qualunque cosa, anzi, direi che nell'ambito sociale e politico sarebbe adddirittura per molti versi avvantaggiato.
    Poi ovviamente ognuno fa le sue scelte.
     
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  4. JohnFrusciante
     
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    CITAZIONE (tandream @ 19/2/2013, 11:39) 
    CITAZIONE (JohnFrusciante @ 19/2/2013, 03:46) 
    Ovviamente l'introversione mi esclude da ipotetici ruoli in ambito sociale e politico[...]

    Ma quando mai. Queste sono auto-limitazioni che non stanno né in cielo né in terra. Un introverso può fare qualunque cosa, anzi, direi che nell'ambito sociale e politico sarebbe adddirittura per molti versi avvantaggiato.
    Poi ovviamente ognuno fa le sue scelte.

    Sono d'accordo, infatti preciso che parlavo del mio tipo di introversione in particolare (forse divenuta anche fobia sociale?), che mi impedisce anche di parlare in pubblico, ecc.
     
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  5. tandream
     
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    CITAZIONE (JohnFrusciante @ 19/2/2013, 15:26) 
    CITAZIONE (tandream @ 19/2/2013, 11:39) 
    Ma quando mai. Queste sono auto-limitazioni che non stanno né in cielo né in terra. Un introverso può fare qualunque cosa, anzi, direi che nell'ambito sociale e politico sarebbe adddirittura per molti versi avvantaggiato.
    Poi ovviamente ognuno fa le sue scelte.

    Sono d'accordo, infatti preciso che parlavo del mio tipo di introversione in particolare (forse divenuta anche fobia sociale?), che mi impedisce anche di parlare in pubblico, ecc.

    Non te ne convincere, potresti arrecare un danno a te stesso. Io al sol pensiero di parlare in pubblico fino a un paio di anni fa non dormivo la notte e tremavo. Dopo un corso di recitazione non vedo letteralmente l'ora di potermi invece presentare ad un pubblico! E non lo dico tanto per dire, è stato esattamente così.
    La "fobia" sociale di per sé non esiste. O perlomeno non esiste come "malattia", può diventare una sorta di attitudine e abitudine quella di evitare la gente, ma non si deve mai credere che sia una sorta di paura insormontabile.
    All'inizio è davvero dura in effetti presentarsi ad un pubblico, ma poi col tempo diventa addirittura un piacere. Io lo consiglierei tanto un corso di recitazione o simile per acquistare un po' di stima a molti introversi...
     
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  6. JohnFrusciante
     
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    CITAZIONE (tandream @ 19/2/2013, 18:50) 
    CITAZIONE (JohnFrusciante @ 19/2/2013, 15:26) 
    Sono d'accordo, infatti preciso che parlavo del mio tipo di introversione in particolare (forse divenuta anche fobia sociale?), che mi impedisce anche di parlare in pubblico, ecc.

    Non te ne convincere, potresti arrecare un danno a te stesso. Io al sol pensiero di parlare in pubblico fino a un paio di anni fa non dormivo la notte e tremavo. Dopo un corso di recitazione non vedo letteralmente l'ora di potermi invece presentare ad un pubblico! E non lo dico tanto per dire, è stato esattamente così.
    La "fobia" sociale di per sé non esiste. O perlomeno non esiste come "malattia", può diventare una sorta di attitudine e abitudine quella di evitare la gente, ma non si deve mai credere che sia una sorta di paura insormontabile.
    All'inizio è davvero dura in effetti presentarsi ad un pubblico, ma poi col tempo diventa addirittura un piacere. Io lo consiglierei tanto un corso di recitazione o simile per acquistare un po' di stima a molti introversi...

    Ho provato ad inserirmi in un gruppo, in passato, facente parte di una chiesa (forse è stato questo il problema, non sopporto le persone eccessivamente cattoliche) e quando parlavo mi bloccavo e mi arrossivo, e quindi mi sono allontanato... quindi ci ho provato.
    Con gruppi di 2-3 persone riesco a parlarci, ma non più di tanto. E l'ho "testato"... anche se spesso dipende anche dalla fiducia che ho in quelle persone, ecc.
     
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  7. Allonsanfan
     
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    CITAZIONE (JohnFrusciante @ 19/2/2013, 15:26) 
    Sono d'accordo, infatti preciso che parlavo del mio tipo di introversione in particolare (forse divenuta anche fobia sociale?), che mi impedisce anche di parlare in pubblico, ecc.

    Tanto per ribadire: https://lidi.forumfree.it/?t=53174094

    Anzi penso che gli introversi se sono sicuri di se stessi sono più inclini e abili a parlare in pubblico degli estroversi, perché sono più anticonformisti e quindi sentono meno il timore di differenziarsi dalla massa, anzi sentono l'esigenza di dissociarsi.
     
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  8. tandream
     
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    CITAZIONE (Allonsanfan @ 20/2/2013, 13:10) 
    CITAZIONE (JohnFrusciante @ 19/2/2013, 15:26) 
    Sono d'accordo, infatti preciso che parlavo del mio tipo di introversione in particolare (forse divenuta anche fobia sociale?), che mi impedisce anche di parlare in pubblico, ecc.

    Tanto per ribadire: https://lidi.forumfree.it/?t=53174094

    Anzi penso che gli introversi se sono sicuri di se stessi sono più inclini e abili a parlare in pubblico degli estroversi, perché sono più anticonformisti e quindi sentono meno il timore di differenziarsi dalla massa, anzi sentono l'esigenza di dissociarsi.

    Si può pensare un attimo a Steve Jobs tanto per fare un esempio. Ultimamente però, ho iniziato a vedere l'anti-conformismo come qualcosa che mi allontana dagli altri più che farmeli avvicinare, riesco a rifletterci raramente ma ho paura che possa essere così. Senza accorgermene ho paura che certe persone (un po' tutte) non mi si avvicinano mai in maniera genuina perché fondamentalmente incuto un certo timore per il mio essere "diverso" dagli altri. Il fatto è che al contrario mi è difficile anche a me avvicinarmi più confidenzialmente agli altri e questo soprattutto ultimamente mi sta creando veramente tanta frustrazione.... sto prendendo in seria considerazione di cambiare atteggiamento pur mantenendo l'anti-conformismo (anche perché non è che lo faccio apposta ad esserlo).
    Però, se vedo i rapporti che hanno gli "altri" (estroversi) tra di loro non mi sembra che poi alla fin fine ci sia tutta questa confidenzialità, anzi, noto con rammarico che secondo me, se io nascondo un po' tutte le emozioni e magari mi riesce meglio, lo fanno allo stesso modo anche gli estroversi e questo fa in modo che io cerchi di nasconderle ancora di più. Quando si diventa piuttosto adulti poi, compare questa specie di "dogma" che ti risuona nella testa che ti dice che bisogna essere sempre seri, non bisogna manifestare né troppa gioia né troppo dolore, bisogna nascondere in qualche modo le cottarelle (perché magari potresti prenderne per una donna sposata o altre cose....), insomma per farla breve, qui mi sembra tutto un mozzare pezzi di vita quando si sta insieme in certi posti invece di avvicinarsi l'uno coll'altro. Tipo, se è una coppia sposata, non puoi avvicinarti troppo a lei, ma neanche troppo a lui perché si pensa che sia troppo impegnato con la compagna per poter dare del tempo a te. Milioni di altre cose simili e alla fine diventa tutto finto, come se ritrovarsi in società significasse nascondere tutto ciò che di buono abbiamo (o anche di cattivo ma mostrare il "cattivo" renderebbe comunque più genuini). Con la crisi ancora di più: non c'è mai nessuno che ti verrà a dire che ha problemi di soldi (a meno che non stia per finire su un marciapiede), in generale la gente si tiene i problemi per sé perché all'esterno deve apparire "eternamente felice" o "perfetta" o "comune a tutti gli altri".
    Ed è proprio questo che secondo uccide le relazioni di ogni tipo. Far finta, mentire, nascondersi a tutti i costi da quello che realmente si è. E' qualche giorno che sto molto stressato magari ho scritto cavolate. Voi cosa ne pensate?
     
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52 replies since 6/4/2011, 23:21   906 views
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