Storia di un'introversione "border line"

... o, perlomeno, presunta tale!

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  1. Killer®
     
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    Come mi sono accorto della mia introversione (o della mia predisposizione all'introversione, la quale non viene sempre rispettata) tuttora risulta un mistero: probabilmente, lo stato di introversione e l'esigenza di selezionare persone, situazioni e soprattutto ambienti, esigenza cresciuta rapidamente soprattutto negli ultimi 2-3 anni, è partito da una serie di insuccessi prevalentemente sociali che io stesso percepisco come "violenze morali", ma che non necessariamente si sono rivelati episodi particolarmente gravi, sono quelle classiche situazioni di imbarazzo permanente che ti fanno crollare di autostima, dalle quali fatichi a riemergere anche dopo svariati anni.
    Infatti il principale gap che avverto rispetto al mondo degli estroversi è proprio questo: una sostanziale carenza di autostima.
    Oltretutto ci sono ambienti che mi rendono insolitamente estroverso ed ambienti che accentuano ulteriormente la mia natura introversa. Io, per esempio, ho 26 anni e vivo a Napoli, città che io stesso ritengo palesemente estroversa, vuoi per folklore, vuoi per fronteggiare i gravi problemi che pervadono la città e il circondario, vuoi per suggestione sociale, vuoi per una mentalità ancora particolarmente arretrata: io non odio la mia città, assolutamente, però non amo viverci proprio perchè il più delle volte non solo non mi sento compreso, ma talvolta non mi sento proprio preso in considerazione. Proprio in virtù di ciò, quando sono in vacanza soprattutto all'estero sprigiono una particolare estroversione che talvolta stupisce me stesso, mentre quando sono in vacanza con gli Italiani in generale mi sento ancora più introverso, perchè è come se la "routine" e il "grigiore quotidiano" mi rincorressero anche in vacanza. Oppure, per esempio, quando esco con persone più giovani di me mi sento "sprecato", quindi tendente all'introversione, mentre quando esco con persone più grandi, seppur meno loquaci, mi sento in un qualche modo incentivato all'estroversione.
    Fatto sta che ho appreso da poco della mia natura introversa, e da pochissimo ho imparato ad accettarla, seppur con le sue complicazioni: ogni qual volta subisco la paura di un male sociale ne prendo coscienza, ne subisco una carenza di autostima (visto che io stesso la percepisco come una paura futile, evitabile) e mi chiudo in me stesso per il senso di inadeguatezza che ne consegue. Per anni ed anni, per esempio, ho voluto ignorare questa mia natura e frequentare ambienti particolarmente "estroversi" (quali possono essere luoghi affollati di tempo libero, locali, feste di persone semisconosciute, "mac p" vari), ed ora forse avverto l'esigenza di ritrovare me stesso, i luoghi e le compagnie che più si adattano alle mie esigenze (prevalentemente morali).
     
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  2. imperia69
     
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    ma forse, semplicemente, in ambiente napoletano o con persone più giovani prevale un modo di comunicare che non ti è congeniale, mentre all'estero o con persone più grandi il modo di rapportarsi è più consono al tuo. non è detto che si riesca a stare bene con tutti; in alcune circostanze basta rispettarsi reciprocamente e finisce lì.
     
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  3. Enrico-buono
     
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    Anche a me è capitato di reagire diversamente all'estero. Tra stranieri c'è sempre un atteggiamento di rispetto maggiore (tolte le partite di calcio ed esempi del genere...) per cui si possono creare migliori occasioni di dialogo o scambio di esperienze, o in ultimo anche relazioni sentimentali.

    Io mi rendo conto di essere troppo severo con le persone che mi circondano (e quindi con gli italiani in generale). Nel senso che dopo un periodo di conoscenza con le persone (diciamo però un periodo maggiore di un anno) mi costruisco il bilancio della persona che ho di fronte a me.
    Raramente è un bilancio positivo.

    Per esempio in questi giorni sto riflettendo sull'amicizia. Su come si comporta con me un amico che io ritengo estroverso.
    Per un periodo mi mettevo spesso in contatto con lui, poi ho scelto di comunicare di meno e mi sto accorgendo che si fa sentire quando ha bisogno di qualcosa. E' questa l'amicizia?

    E mi rendo conto che questo atteggiamento non giova alle mie relazioni sociali.
     
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  4. marcello.difiore
     
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    Viviamo immersi nei luoghi comuni, negli stereotipi. Da Roma in giu', Roma compresa, si e' estroversi. Da Roma in su', Roma esclusa si e' introversi. In realtà il meridionale e' un finto estro-centrico perché e' sostanzialmente proteso verso famiglia e parenti. Così pure il settentrionale seppur ritenuto freddo e' un finto intro-centrico essendo più proteso verso l'esterno con la moglie che frequenta la cerchia dei propri amici o con i figli che possono uscire o partire senza dover dar troppo conto ai genitori.
    Il nostro compito e' quello di evitare di essere sia dei finti estroversi sia dei finti introversi. I Napoletani più famosi, Edoardo e Toto', erano introversi.
     
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  5. Aletta87
     
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    ciao killer, è successo anche a me. da quando sono a roma la mia vita è cambiata sono molto più estroversa. in provincia non mi sentivo capita, era inutile parlare con gli altri. roma invece è variegata e permette di scegliere le compagnie che si vogliono frequentare, anche e soprattutto se si parla di interessi culturali.
     
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4 replies since 4/9/2011, 16:12   417 views
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