il tempo che scorre

paura e incapacità di fare qualcosa

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  1. Nicola.
     
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    ci ho messo più di un mesetto prima di decidermi ad aprire un thread per parlare del mio problemuccio

    questo è stato un periodo per me più turbolento del solito. ho lasciato da ormai due mesi la mia fidanzata, l'unica persona con la quale posso dire di essere stato in affinità (mentre le mie amicizie si basano per lo più su contrasti) e che veramente in questi 4 anni di fidanzamento ha inciso in maniera determinante su di me. probabilmente è grazie a lei che ho capito molte cose su di me, e devo dire che la maniera con cui lei mi sapeva analizzare mi ha dato tra le più grandi rivelazioni della mia vita. al di là di questo, l'ho lasciata poichè sentivo di amarla di meno. mi pesava molto il fatto che lei mettesse tutta se stessa nel rapporto mentre io la respingevo e quindi ho preso la decisione dopo una lunga gestazione nella mia testa.

    tutt'ora sono ovviamente martoriato dal dubbio di aver fatto o meno la cosa giusta. so di aver perso una grande cosa, ma sono anche convinto della scelta che ho fatto, perchè i problemi presto o tardi si sarebbero ripresentati.

    allo stesso tempo ho preso coscienza sempre maggiore di quello che sono, grazie anche a questo forum, e devo dire che l'essermi definito introverso mi ha dato sicurezza, ma anche una scusa per non prendermela con me stesso circa la mia inettitudine.

    mi sento più intelligente e sensibile della maggior parte delle persone che frequento, e non mi sforzo di aprirmi a nessun altro barricandomi in questa convinzione. trovo problemi e difetti in tutti e spesso tra me e me sparo sentenze arbitrarie per togliermi il cruccio di arrischiare un qualsivoglia rapporto. insomma mi sto autodifendendo grazie all'alibi che mi sono trovato.
    questo specialmente è brutto non tanto nelle amicizie, quanto nei rapporti affettivi. inutile dire che vorrei provare a costruire con un'altra donna un'affinità come avevo provato con la mia ex fidanzata. ma la paura di non saper come approcciare, come portare avanti un rapporto, mi fa trovare mille scuse per non provarci.
    è passato poco tempo, infatti non mi lamento dello stato attuale. mi lamento dello stato potenziale, poichè conoscendomi potrei crollare in uno stato inerziale dove lascio che il tempo scorra ed io viva nell'abitudine e rassegnazione di una vita che mi sto autoconvincendo che faccia per me. chissà quante occasioni potrò perdere, solo perchè al momento l'unico appagamento che trovo è nel chiudermi in me stesso.

    i miei unici piaceri e soddisfazioni avuti in questo periodo sono stati con libri film e musica. il rapporto di maggior umanità è stato con scritti di persone morte o che non conoscerò mai.

    in più ci mettiamo il senso di superiorità in cui mi sto barricando, e il rovescio della medaglia: la frustrazione nel non vedere questa mia (presunta) superiorità, riconosciuta. ma nemmeno riconosciuta, quanto accettata, compresa.

    sono ben cosciente che la soluzione della mia vita è solo dentro di me, però mi piacerebbe molto raccogliere vostri pareri/giudizi/impressioni. tutto quello che vi pare, senza pietà
     
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  2. Ember
     
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    Anche io anni fa ho concluso una relazione durata circa 8 anni e avevo i tuoi stessi dubbi... però il tempo li ha fugati. E non ho più la sensazione opprimente che avevo quando ero consapevole di stare portando avanti una storia in cui non credevo più. L'affetto chiaramente è rimasto, e con esso la paura di ferire quella persona. Ma spero che il tempo sistemi anche questo.

    Non porti tanti problemi, vivi il momento come viene... penserai a metterti di nuovo in gioco quando ti interesserai a un'altra ragazza. Ma perchè quest'ansia già da ora? :) se una storia importante l'hai avuta, non è da escludere che ce ne saranno altre! Ma non cadere nella rassegnazione, non crogiolarti nel tuo stato!
     
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  3. Nicola.
     
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    il problema credo derivi anche dal fatto che ho un'incapacità cronica nel valorizzarmi

    dicevo appunto, che la fonte principale di frustrazione è il non riuscire a mostrarsi per quello che si è. per noi è raro sentire attrazione verso una persona, e nel mio caso l'attrazione deve andare di pari passo con una certa affinità "intellettuale". io sono incapace di pormi in maniera genuina, e di mostrarmi pr quello che sono, incapace di far comprendere quello che posso dare. secondo me io, tra i miei imgombranti difetti, posso dare molto in un rapporto, ma ho bisogno di 3-4-5-10 chance prima di farlo capire. quando si trova una persona che a pelle sembra essere "giusta" e si rischia di perderla (nemmeno perderla, perchè perderla presuppone di averla avuta) per incapacità a comunicare, è una cosa molto brutta. soprattutto perchè per noi queste occasioni si contano sulle dita di una mano, e ogni sbaglio è molto più vincolante.

    il mio fidanzamento è avvenuto in una circostanza inattesa e fortuita, non credo rientri nel canonico incontro e corteggiamento, per cui si, spererei in un altro incontro simile, ma in realtà so che non ci devo far affidamneto.
     
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  4. Ember
     
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    Anche per me l'affinità intellettuale è fondamentale (il fisico per me conta veramente poco se non zero), per fortuna frequento ambienti stimolanti!

    Però quando troverai chi ti aggrada, allora sarà il momento di pensare a come agire senza rovinare tutto!

    Il mio precedente fidanzamento è nato da una frequentazione che durava da anni, nata tramite un hobby comune (anzi, due)... quindi io consiglio a tutti di praticare le loro passioni, e poi la gente interessante si incontra, è automatico!
     
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  5. qualcosa91
     
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    E allora ti dirò quello che penso, senza pietà come vuoi tu. In verità mi ritrovo un po in tutto quello che dici, quindi è come se parlassi a me stesso.

    E' difficile si prendere la qualsiasi iniziativa, quando ti chiudi in te stesso è finita. E' facile cadere in un buco, ma difficilissimo risalire. E' difficile risalire quello stramaledetto buco, e stabilire una propria posizione in mezzo alle altre persone quando ci si chiude, ma è comunque difficile, una volta usciti dal buco, stare all'aria, all'aperto, perchè fuori c'è così tanta gente con cui contrastare che ti gira la testa; l'intelligenza e la sottilezza non aiutano, ti ritrovi sempre a criticare tutto, a partire dai servizi dei telegiornali che provano in qualunque modo a strapparti un'emozione ed attirare la tua attenzione, con notizie ingrossate e smielate, per andare poi alla musica commerciale, dove autori ripetono sempre le solite boiate, parole d'amore, che parla di gente che vuole un amore abbracci baci e quant'altro, come fosse una rivelazione, la risoluzione di tutti i loro problemi quasi. Ne sono stufo personalmente. Lasciando da parte le altre robe con cui cercano tutti i giorni di plasmare la tua mente (una lista infinita, ogni roba piena di paradossi, sulla quale hai sempre da criticare qualcosa in definitiva), diciamo pure che sei incazzato. Me lo sono sentito dire io, di recente, di essere incazzato; si, con me stesso. Sono dannatamente incazzato con me stesso. Dopo che realizzi di essere incazzato, comunque, ti chiedi se sia giusto esserlo con te stesso, perchè non sei abbastanza forte, perchè non sei "normale", o se invece sarebbe più giusto esserlo col mondo, che non è quella bellissima realtà che ti sogni e desideri.

    ...

    Sei stufo di pensare, ci dormi su, e dopo un po, ti risvegli più stanco di prima, prima che posassi la testa sul cuscino. Fai due conti, tagli i rapporti con gli altri, ti chiudi in una stanza con pareti di cemento armato e una porta inespugnabile e ti metti a pensare, al buio, senza alcuna finestra che lasci entrare luce, quel minimo da attirare la tua attenzione. Crei un mondo dentro quella stanza, dentro la tua mente, un mondo in cui ti piacerebbe vivere. Una volta entrato in quel mondo, col cavolo che ne esci: è così comodo, anche se è non reale, e tu lo sai. Gli unici momenti in cui ti svegli da quel sonno profondo fatto di sogni sono per volgere un piccolo sguardo, un'occhiatina, fuori quella stanza, aprendo quanto basta la porta, per poi tornare, in un ciclo senza fine, più dentro che mai, più solo e frustrato che mai.

    ...

    Che ho in fondo da rimproverare? Sono io il primo ad essere chiuso in me stesso. Se trovi la soluzione a questo dilemma, se pur personale, fammelo sapere.
     
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  6. Nicola.
     
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    ho capito che, per quanto un introverso possa accettare la sua condizione, avrà pochissime aspettative di trovare un'anima affine. non dipende dal fatto di accettarsi o non accettarsi, dipende proprio dai nostri tempi.
     
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  7. Diogene W
     
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    C'è una cosa che mi sembra che ti stai dimenticando (ma magari anzi molto molto probabilmente sbaglio). Che noi viviamo per la bellezza, l'armonia, l'amore e altra idealistica robaccia. Questa è l'unica arma che abbiamo contro l'autodistruzione e la pazzia, è l'unica ispirazione che ci aiuta a seguire la strada giusta quando la nostra testa sta vedendo troppe cose che non funzionano tutte allo stesso tempo. é possibile che tu abbia bisogno di questo step, che tu debba convivere con tutte queste certezze-paure per sciogliere un nodo che non riesci neanche a vedere. Magari fra un anno sarai di nuovo con lei, perché il tempo ti avrà detto che stavolta sei pronto. O magari abbraccerai la fede e ti farai prete, chi può saperlo :D

    Non so se è un'abitudine comune, ma io normalmente, quando sono in difficoltà, prendo il momento che sto vivendo e su di lui baso praticamente tutte le mie convinzioni (sul mondo, su di me, sui problemi, su tutto).

    Pensi davvero di non poter sorprenderti?
     
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  8. Nicola.
     
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    la penso come te circa il non sorprendermi. mi sto sorprendendo continuamente per cui non è quello il problema. il problema è che ho paura di adagiarmi nel mondo addomesticato e climatizzato che mi costruisco attorno.

    ad esempio io mi sto molto appassionando a scrivere su questo forum. forse più di quel che dovrei. e quel "più" so che deriva da una mancanza che cerco di colmare in questa maniera. ma è sbagliato
     
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  9. Diogene W
     
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    E se il tuo "cuore" (inteso simbolo) sapesse meglio di te quello che ti serve? E se adesso ti serve questo forum per risolvere una tensione che non hai visto, perché non è parte del profilo che hai delineato di te? Stai sicuro che è vero tutto quello che dici su te stesso, ma ti stai catalogando. Peggio, psicanalizzando. E se in linea teorica hai ampie possibilità di avere totalmente ragione, in linea pratica (cioè per quanto riguarda la "terapia") devi ammettere di non poter essere così certo di sapere esattamente cosa serve che tu faccia per risolvere i problemi che hai.

    La mia dottrina (che non segno mai) è: ognuno fa quello che è in grado di fare. Se non fai diversamente, significa che non ne hai gli strumenti.

    Sbaglio, o non sei incline a perdonare te stesso?
     
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  10. Nicola.
     
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    mah...secondo me il mio "cuore" ha sempre cercato di proteggermi un po' troppo.

    secondo me tendo a giustificarmi troppo, per paura di rischiare. penso sia un problema comune a noi introversi, che abbiamo sempre paura del fallimento. personalmente non credo nei limiti, o nella fortuna; credo solo nelle possibilità. cerco d'impegnarmi nel migliorare certi aspettri che penso mi potrebbe far vivere più serenamente. il problema è che non ho alcuno stimolo. è come se per andare in un posto ipoteticamente bello tu dovessi imbarcarti in una traversata durissima. poi giungi dove ti eri prefisso e realizzi che è ben poca cosa
     
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    CITAZIONE (Nicola. @ 4/4/2012, 14:57) 
    è come se per andare in un posto ipoteticamente bello tu dovessi imbarcarti in una traversata durissima. poi giungi dove ti eri prefisso e realizzi che è ben poca cosa

    E siccome tu sai che arrivato potresti essere deluso, allora non ti impegni mai più di tanto. Così quando tutti dicono di avere quell'obiettivo prefissato e avere fatto un programma per raggiungerlo, noi rimaniamo sempre quelli senza obiettivo o senza forza di volontà per raggiungerlo.
     
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  12. Nicola.
     
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    si, per me è grosso modo così. mi piace l'idea di raggiungere l'obiettivo, nell'intimo pianifico tutto e ci rifletto sù. Mi piace immaginare come potrebbe essere e come vivrei la situazione. poi al momento necessario non ho la decisione di procedere, convinto che avrò tante altre occasioni.
     
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  13. Allonsanfan
     
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    CITAZIONE (Nicola. @ 4/4/2012, 15:09) 
    si, per me è grosso modo così. mi piace l'idea di raggiungere l'obiettivo, nell'intimo pianifico tutto e ci rifletto sù. Mi piace immaginare come potrebbe essere e come vivrei la situazione. poi al momento necessario non ho la decisione di procedere, convinto che avrò tante altre occasioni.

    Questo comportamento ha a che vedere con il perfezionismo ed è una delle cose più malefiche che possano capitare ad una persona...in realtà dovrebbe accadere l'opposto: uno si concentra sulla strada, sul percorso, poi il punto d'arrivo è ininfluente, perché non esiste, è una nostra idea, quello che esiste veramente è quello che facciamo giorno per giorno. Ovvio che questa strada, questo percorso, deve avere un senso, ma non dev'essere subordinato all'obiettivo finale: perché se ci si fissa sul punto d'arrivo e si perde di vista la strada per arrivarci, si finisce appunto per non cominciare mai a camminare.
    Ci sono caduto anch'io tante volte e ci cado tutt'ora.
     
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    Però nelle scuole di motivazione non la spiegano proprio così: l'obiettivo deve essere possibile, misurabile e definito nel tempo e bisogna arrivarci per la soddisfazione che dà quell'obiettivo una volta raggiunto; non mi pare che sia solo una questione di bussola e calamita, ma è il piacere di godere quel premio.
    Certo, se uno è poco attaccatto alla Terra come, farà fatica ad individuare un obiettivo definito da perseguire a tutti costi.
     
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  15. Nicola.
     
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    in generale io godo di più nel notare i piccoli miglioramenti e passetti in avanti che nel raggiungere un obiettivo. un po' come un videogioco dove sali di livello ma una volta arrivato a livello 100 lo accatasti in un angolo per non giocarci più. era bello finchè non eri a livello 100. questo esempio è per chi ha passato l'infanzia sui videogiochi :P

    la scuola mi ha sempre insegnato la competizione, e a non accontentarmi. ricordo chiaramente di me all' "esame" di 5°elementare dove passai con distinto, e dissi alla maestra che l'importante era "sapersi accontentare". lei mi ridacchiò in faccia dicendomi che non bisognava accontentarsi mai, ma continuare a volere sempre di più. a distanza di 15 anni penso che avevo ragione io :P
     
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19 replies since 27/3/2012, 00:48   317 views
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