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Diogene W.
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CITAZIONEUn semplice mare calmo, e una piacevole passeggiata nel bosco.
Ma ti chiedo: non è forse una mera questione di scegliere dove sia la tua felicità? Non è forse che la felicità può risiedere anche nelle cose complicate? Chi può dire il contrario?. -
Franz86.
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Serve un esempio di "cosa complicata" che renderebbe "felici". . -
Diogene W.
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CITAZIONEServe un esempio di "cosa complicata" che renderebbe "felici".
Non posso, perché l'idea della "felicità" che sto mettendo in dubbio. Anche in questo, il mondo ci ha dato uno standard.. -
Franz86.
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CITAZIONEServe un esempio di "cosa complicata" che renderebbe "felici".
Non posso, perché l'idea della "felicità" che sto mettendo in dubbio. Anche in questo, il mondo ci ha dato uno standard.
Se neghi il concetto di "felicità" stai cadendo in un iper-razionalismo. Un bambino riesce ad essere felice. La felicità è un' effimera emozione del momento: è appunto quella, tanto per dire, del bambino che scarta i regali di Natale... Che poi da adulti diventi più difficile provarla è vero: ma se non ricordi l'ultima occasione in cui sei stata "felice" in quella maniera immediata e "infantile", forse è segno che stai affrontando la vita in modo sbagliato.
Io comunque parlerei più di serenità, dato che si tratta di uno stato d' animo stabile e costante, al contrario della sfuggente felicità.. -
DariotheFox.
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Franz mi sa che la pensiamo nello stesso modo sopratutto per quanto riguarda la tua firma.
Diogene posso irrompere facilmente nella tua logica:
Quello che pensi sia una convenzione umana in realtà è reale.
Vuoi seguire la pura Realtà per non cadere nel relativismo, perfetto, ma non puoi negare che la felicità esista(anche solo come stato biochimico, e quindi pura illusione). Siccome la realtà, almeno quella che è maggiormente percepibile da noi umani è l'unica fonte di Verità a cui appoggiarci e ispirarci per vivere e la Natura è reale, almeno più delle mie e delle tue interpretazione e convenzioni, ergo la Natura è più giusta, sana,vera,saggia di chiunque altra cosa al Mondo.
La felicità è un fenomeno naturale, quindi reale. Come il cane che gioca con il padrone, il bambino che sorride. Quella è la Verità massima, la razionalizzazione dei grandi filosofi è un puro esercizio intellettuale.
Per toccare Dio, la strada è la Grande Gioia. E' quella è per pochi eletti, la grande filosofia, è per molti. Io non ne sono degno.
Un albero, un uccello vive come noi. L'illusione è la nostra interpretazione.
Ed abbi fede, segui una strada che ho già percorso e in cui sono sprofondato, uscendone con lividi e ferite.
Se vuoi razionalizzare tutto, niente è razionale. Il Verde della foglia che osservi in realtà è una radiazione residua riflessa percepita e dal tuo organo oculare e interpretata dal tuo cervello.
Non cercare di raggiungere qualcosa a cui non puoi arrivare. Non ne vale la pena, fidati, anzi abbi fede...
@Franz
Con felicità intendo serenità, mi appoggio all'interpretazione del Dalai Lama che distingue i termini in felicità( serenità) e piacere(sensazione impulsiva di intensa felicità, ma effimera). COn felicità quindi intendo la felicità cronica : serenità e piacevolezza della vita.. -
Franz86.
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Franz mi sa che la pensiamo nello stesso modo sopratutto per quanto riguarda la tua firma.
Mi sa di sì. Avrei potuto mettermi in firma mille citazioni profondissime, ma non avrebbero mai raggiunto la semplice immediatezza dell' immagine di uno splendido animaletto.CITAZIONEEd abbi fede, segui una strada che ho già percorso e in cui sono sprofondato, uscendone con lividi e ferite.
Ognuno deve seguire la sua via. L' importante è seguirla davvero con costanza e senza "atteggiarsi", allora sì che non se ne esce più. Immagino tu conosca lo Zen: il momento in cui "l'apprendista" arriva all' illuminazione è improvviso ed estremamente soggettivo: ciò che ha "svegliato" l' uno, all' altro può non dire assolutamente nulla.
Ovviamente io qui sto ragionando in una scala un pò ridotta però il principio è lo stesso.CITAZIONE@Franz
Con felicità intendo serenità, mi appoggio all'interpretazione del Dalai Lama che distingue i termini in felicità( serenità) e piacere(sensazione impulsiva di intensa felicità, ma effimera). COn felicità quindi intendo la felicità cronica : serenità e piacevolezza della vita.
Al di là delle questioni semantiche ci siamo.. -
Diogene W.
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Potrei andare a commentare frase per frase applicando la mia solita logica a cui pensate di sfuggire mentre applicate quella che io invece chiamerei la "logica della fede", che non è né più né meno razionale della mia.
Ma ritorno su una domanda più ampia: come potete credere nell'esistenza di una sola vera, piena, onesta felicità? E perché?
DariotheFox, hai avuto delle difficoltà nella tua vita che hai risolto con una strada, poi hai identificato quella strada con delle parole (una filosofia, ma in senso personale) e ora fai in modo di applicare quelle parole al comportamento tuo e degli altri. Io faccio esattamente il tuo stesso percorso, ma se uso filosofie diverse, significa che non sono "arrivata"?
La tua serenità non è più felice della mia inquietudine. O no? Oppure pensi che io non abbia ancora trovato la vera strada della felicità?
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Franz86.
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Potrei andare a commentare frase per frase applicando la mia solita logica a cui pensate di sfuggire mentre applicate quella che io invece chiamerei la "logica della fede", che non è né più né meno razionale della mia.
Ma ritorno su una domanda più ampia: come potete credere nell'esistenza di una sola vera, piena, onesta felicità? E perché?
(...)
Puoi benissimo applicare la tua logica a cui pensi nulla possa sfuggire. Anzi, mi interesserebbe capire come fai a mettere in dubbio perfino le emozioni ...
Io credo in un cammino che possa portare ad una serenità sempre maggiore... ed è un cammino che esclude sempre più il razionalizzare ogni cosa. L' essere umano non è fatto di sola ragione, tentare di convincersi che sia così non può che portare ad uno squilibrio interiore.. -
Diogene W.
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CITAZIONEAnzi, mi interesserebbe capire come fai a mettere in dubbio perfino le emozioni ...
Non metto in dubbio le emozioni, metto in dubbio i giudizi che determinano le azioni provocate dalle emozioni. Nulla deve essere logico, ma la logica mi può spiegare il perché di un giudizio.CITAZIONEIo credo in un cammino che possa portare ad una serenità sempre maggiore... ed è un cammino che esclude sempre più il razionalizzare ogni cosa. L' essere umano non è fatto di sola ragione, tentare di convincersi che sia così non può che portare ad uno squilibrio interiore.
Fai un passo indietro.
Tu non segui la felicità (e quindi le sensazioni), tu segui la definizione di serenità e quindi di equilibrio/disequilibrio. Se sui bisogni materiali le due cose corrispondono, su quelli esistenziali non è così semplice. Ci sono tante definizioni/considerazioni/influenze ecc ecc sotto quello che dici, mentre mi sembra che tu sia convinto di seguire la tua natura e i tuoi bisogni in modo coerente e soddisfacente.
Non so se mi sono spiegata
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Franz86.
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Non metto in dubbio le emozioni, metto in dubbio i giudizi che determinano le azioni provocate dalle emozioni. Nulla deve essere logico, ma la logica mi può spiegare il perché di un giudizio.
Aspetta. Le emozioni comportano dei giudizi che provocano delle azioni?CITAZIONEFai un passo indietro.
Non un passo indietro!CITAZIONETu non segui la felicità (e quindi le sensazioni), tu segui la definizione di serenità e quindi di equilibrio/disequilibrio. Se sui bisogni materiali le due cose corrispondono, su quelli esistenziali non è così semplice. Ci sono tante definizioni/considerazioni/influenze ecc ecc sotto quello che dici, mentre mi sembra che tu sia convinto di seguire la tua natura e i tuoi bisogni in modo coerente e soddisfacente.
Non so se mi sono spiegata
Prima di tutto io non seguo una definizione, seguo la mia esperienza concreta personale. Per il resto mi quoto da solo, mi sembra un discorso che abbiamo già fatto:CITAZIONECi si libera dal bisogno di mangiare morendo, punto e basta, è un bisogno biologico.
Il problema è che l' uomo insegue per tutta la vita tutta una serie di bisogni che sono tutt'altro che biologici, ma indotti, frutto di condizionamenti esterni. Se ne potrebbe liberare "facilmente", ed essere già più sereno.
Questo sarebbe un gran passo in avanti, non trovi?
Certo, il problema più grosso è dato dal bisogno affettivo inappagato (e apparentemente anch'esso impossibile da appagare definitivamente) ed infatti la vera e completa serenità è, a mio avviso, sovrapponibile al concetto di auto-sufficienza del singolo individuo.
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Diogene W.
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CITAZIONELe emozioni comportano dei giudizi che provocano delle azioni?
In realtà le azioni provocate dalle emozioni sono filtrate dai giudizi. Così è espresso meglio (credo)CITAZIONEPrima di tutto io non seguo una definizione, seguo la mia esperienza concreta personale.
Non stiamo dicendo cose opposte, è solo che per me tu dimentichi che i sentimenti negativi sono parte dell'Uomo.
Quello che ci distingue dagli animali è la consapevolezza della nostra esperienzia concreta personale. La consapevolezza però comporta un uso massiccio di giudizi (e quindi di definizioni). Mi dai l'impressione di negare questa parte. Tutto quiCITAZIONEIl problema è che l' uomo insegue per tutta la vita tutta una serie di bisogni che sono tutt'altro che biologici, ma indotti, frutto di condizionamenti esterni. Se ne potrebbe liberare "facilmente", ed essere già più sereno.
Questo sarebbe un gran passo in avanti, non trovi?
La restaurazione di un equilibrio è lo scopo del mondo (animali, materia, uomini...), su questo non ci piove. Però le nostre capacità intellettive ci portano ad andare più in profondità nei bisogni terra-terra e avere quest'impulso prettamente umano di superarli: ed è qui che incontriamo il disequilibrio. "Liberarsi" dal disequilibrio (che io chiamo così, ma tu puoi aver trovato un altro nome) significa dimenticarsi di cosa significa davvero essere Uomini e negare la parte umana che ti piace di meno, cioè quella che va contro alle tue aspirazioni di felicità.
La serenità è un passo avanti come è uno indietro, dipende da quanto ti dispiace essere nato Uomo invece di animaleCITAZIONECerto, il problema più grosso è dato dal bisogno affettivo inappagato (e apparentemente anch'esso impossibile da appagare definitivamente) ed infatti la vera e completa serenità è, a mio avviso, sovrapponibile al concetto di auto-sufficienza del singolo individuo.
Le conseguenze del bisogno affettivo inappagato aprirebbero un discorso lungo lungo lungo.... -
Franz86.
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In realtà le azioni provocate dalle emozioni sono filtrate dai giudizi. Così è espresso meglio (credo)
Quindi, un'azione provocata da un'emozione è filtrata da un giudizio. Ora ti prego di darmi un esempio pratico dell' applicazione di questo principio ...CITAZIONENon stiamo dicendo cose opposte, è solo che per me tu dimentichi che i sentimenti negativi sono parte dell'Uomo.
Quello che ci distingue dagli animali è la consapevolezza della nostra esperienzia concreta personale. La consapevolezza però comporta un uso massiccio di giudizi (e quindi di definizioni). Mi dai l'impressione di negare questa parte. Tutto qui
Non stiamo dicendo nulla, a dir la verità. Tu segui il tuo filo logico, io seguo il mio ma ancora non ci incontriamo. A dir la verità mi interessavano le prime domande che ti avevo rivolto, ma ora voglio seguirti nel tuo ragionamento per capire se troviamo su qualche punto.
Allora, sulla consapevolezza ci siamo, sono assolutamente d'accordo.
Ah, ecco, tu in questo caso usi "definizione" come sinonimo di "giudizio". Quindi io sceglierei una determinata visione del mondo in base ai miei giudizi: in linea di principio ci siamo, sì. Il fatto è che mi sembra che tu intenda la filosofia in modo "artistico", come fine a se stessa, mentre per me ha una finalità molto più pratica. I miei "giudizi" non sono fini a loro stessi, sono stati dati in base a dei riscontri pratici nella mia esperienza personale che poi, generalizzando, applico anche agli altri. Forse posso anche sbagliare in questo, te lo concedo, ma ora direi che possiamo scendere nello specifico per confrontarci davvero.CITAZIONELa restaurazione di un equilibrio è lo scopo del mondo (animali, materia, uomini...), su questo non ci piove. Però le nostre capacità intellettive ci portano ad andare più in profondità nei bisogni terra-terra e avere quest'impulso prettamente umano di superarli: ed è qui che incontriamo il disequilibrio. "Liberarsi" dal disequilibrio (che io chiamo così, ma tu puoi aver trovato un altro nome) significa dimenticarsi di cosa significa davvero essere Uomini e negare la parte umana che ti piace di meno, cioè quella che va contro alle tue aspirazioni di felicità.
La serenità è un passo avanti come è uno indietro, dipende da quanto ti dispiace essere nato Uomo invece di animale
Mi sembra ancora "filosofia artistica", fine a se stessa, gioia del pensiero che vola nel mondo dei concetti senza nemmeno tentare di toccare terra. Liberarsi della maggior parte possibile dei bisogni fa semplicemente star meglio. Ciò ci rende meno umani? Allora preferisco essere meno umano con meno bisogni, piuttosto che più umano con più bisogni, dato he i bisogni fomentano la non-soddisfazione e quindi l'inquietudine. Se essere sereni secondo te rende "meno umani" non me ne frega nulla. A me interessa il fatto che essere sereni rende sereni.
Ma francamente il tuo concetto di "essere davvero Uomini" per me fa acqua da tutte le parti, se l'ho capito bene.
Mi pare ovvio che voglio eliminare la parte di me che va contro le mie aspirazioni di felicità, io su me stesso ci lavoro, mica mi voglio conservare uguale per l' eternità se l' essere in un certo modo mi rende infelice. A che scopo dovrei auto-infliggermi la sofferenza quando posso superarla, almeno in parte?
Ma tutto questo tuo discorso mi sembra andare perfino contro la tua firma:"Il compito principale nella vita di un uomo è di dare alla luce se stesso".
Forse devi argomentare meglio oppure mi è sfuggito qualcosa.CITAZIONELe conseguenze del bisogno affettivo inappagato aprirebbero un discorso lungo lungo lungo...
Su questo hai ragione.. -
Diogene W.
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Tu hai ragione a dire che non ho argomentato bene, ma è anche perché se provo davvero a farlo mi alluuuungo e divento pignola Ora ci proverò un po', scusa. CITAZIONEQuindi, un'azione provocata da un'emozione è filtrata da un giudizio. Ora ti prego di darmi un esempio pratico dell' applicazione di questo principio ...
Magari giudizio non è la parola giusta, perché io mi limito al semplice "impulso di sopravvivenza-->voglio uccidere qualcuno-->non lo faccio per i limiti imposti dalla società". Chiamasi banalità.
Quando parlo di giudizi, intendo (almeno credo) l'interiorizzazione dei limiti delle convenzioni sociali nel nostro modello di comportamento di tutti i giorni.CITAZIONENon stiamo dicendo nulla, a dir la verità. Tu segui il tuo filo logico, io seguo il mio ma ancora non ci incontriamo. A dir la verità mi interessavano le prime domande che ti avevo rivolto, ma ora voglio seguirti nel tuo ragionamento per capire se troviamo su qualche punto.
...Aspetta, quali domande?CITAZIONEAh, ecco, tu in questo caso usi "definizione" come sinonimo di "giudizio".
No, purtroppo non sono sinonimi. Però credo sia connessi, ma lasciamo perdere il perché.CITAZIONEQuindi io sceglierei una determinata visione del mondo in base ai miei giudizi: in linea di principio ci siamo, sì.
Vediamo se siamo d'accordo su questo, che è più preciso: tu fai un'esperienzia-->l'esperienzia ha un determinato feedback di emozioni-->mentre la tua mente incamera e ricorda le emozioni, traduce allo stesso tempo quest'esperienza su un piano razionale: in parole, poi concetti, poi "filosofie" (magari meglio detti modelli di comportamento, o regole generali). Con queste regole generali cerchi naturalmente di includere più cose possibili, e in particolare esperienze che non hai ancora vissuto. Non sono solo più feedback emotivi prodotti da un'esperienzia reale che hai fatto, quindi: diventano "giudizi" (che non sia la parola più adatta? ) che determinano esperienzie reali che non hai ancora fatto.
Quello che io ho capito del tuo filo logico (correggimi, please) è che privilegi il fatto di essere determinato dalla realtà (cioè tu fai/pensi/provi quello che la tua esperienzia ti fa fare/pensare/provare). Il che è giusto. Ma poi c'è l'altra metà di te che non è direttamente correlata alla tua esperienzia, ma a ciò che quell'esperienzia ti ha insegnato e con cui ora tenti di rielaborare le realtà possibili.
Siamo d'accordo?CITAZIONEIl fatto è che mi sembra che tu intenda la filosofia in modo "artistico", come fine a se stessa, mentre per me ha una finalità molto più pratica.
No no, uso "filosofia" come "modello comportamentale" = serie di regole conscie che determinano una scelta d'azione. Assolutamente non a fine a se stessa, nè artistica: molto pratica.CITAZIONEI miei "giudizi" non sono fini a loro stessi, sono stati dati in base a dei riscontri pratici nella mia esperienza personale che poi, generalizzando, applico anche agli altri. Forse posso anche sbagliare in questo, te lo concedo, ma ora direi che possiamo scendere nello specifico per confrontarci davvero.
D'accordissimo.CITAZIONEMi sembra ancora "filosofia artistica", fine a se stessa, gioia del pensiero che vola nel mondo dei concetti senza nemmeno tentare di toccare terra.
Posso sbagliarmi, ma non mi sembra di aver usato fino ad adesso il termine "filosofia" con questa accezione Se intendi la "speculazione razionale" che l'Uomo fa per "superare i suoi limiti", sì, è artistica e poco terra-terra.CITAZIONELiberarsi della maggior parte possibile dei bisogni fa semplicemente star meglio.
Vero. Preciserei: è il liberarsi dalla consapevolezza dei bisogni che fa star meglio. Fa star meglio perché diminuiscono gli stimoli e quindi il lavoraccio del cervello nel gestirli. Motivo per cui gli "idioti" sono più tranquilli, certo.CITAZIONECiò ci rende meno umani?
è parte dell'Uomo cercare un equilibrio e fallire. Questo è il motivo per cui il concetto di "serenità" viene usato da gran parte delle religioni, proprio perché è un livello che "supera" la tendenza spezzetata dell'uomo. La serenità è collegata all'unità, alla completezza, alla coerenza: tutti concetti che la mente umana è naturalmente propensa a cercare (anche fisiologicamente parlando: vedesi solo il fatto che percepiamo un colore, quando invece sarebbe l'intero flusso di colori che attraversa gli oggetti ecc ecc) ma senza riuscirci pienamente.CITAZIONEAllora preferisco essere meno umano con meno bisogni, piuttosto che più umano con più bisogni, dato he i bisogni fomentano la non-soddisfazione e quindi l'inquietudine.
Ok. L'inquietudine e non soddisfazione è però anche il motivo per cui tu resti in vita. Tutti noi viviamo per essere felici (ricorda che sto facendo del termine felicità un simbolo, puoi anche chiamarla serenità se preferisci, è una questione lessicale importante ma ampia, perché si collega alla cultura delle parole, alla storia ecc ecc). Ma la felicità si sviluppa dal binomio felicità-tristezza (di nuovo: chiamala insoddisfazione, angoscia, ansia, dolore, ecc). Se tu vuoi evitare la seconda parte del binomio, non avrai nessun impulso all'azione, e quindi nessun impulso alla vita (tantomeno alla serenità).
La cosa che in realtà mi dà un po' fastidio, è che tutte le persone che dichiarano di aspirare alla serenità, in realtà la intendono in termini parziali, mai effettivamente completi. Che va bene, basta che sia chiaro anche a loroCITAZIONEMa francamente il tuo concetto di "essere davvero Uomini" per me fa acqua da tutte le parti, se l'ho capito bene.
D'accordo, ma non è un concetto che mi invento o un opinione. L'uso che ne faccio è personale, sicuro, ma per il resto ti dico quello che vedi anche tu. E non è una cosa che si decide di applicare o non applicare: è la realtà. (Il mio modo di spiegarmi però lo rende sempre una specie di fantasia, questo lo so )CITAZIONEMi pare ovvio che voglio eliminare la parte di me che va contro le mie aspirazioni di felicità,
Ed è quello che facciamo tutti. Soltanto che io vorrei che le persone non dimenticassero che l'istinto a farlo avviene grazie ad un "attrito" (un conflitto, difficoltà, sensazione negativa ecc ecc). Tu non puoi raggiungere la serenità proprio perché l'idea di serenità si basa su quella di inquietudine: mentre la cerchi, l'hai già persa. O "la cerchi perché non ce l'hai", frase stupida ma che centra il punto.
Lo ripeto: che tu possa vivere la tua vita più serenamente, è possibile. Ma quella non è serenità/felicità/gioia ecc ecc: quello è un piccolo o grande intervento che tu fai sul tuo modello di comportamento reale + sul tuo schema comportamentale razionale che modifica alcuni dei tuoi giudizi dandoti l'impressione di essere "cambiato".CITAZIONEio su me stesso ci lavoro, mica mi voglio conservare uguale per l' eternità se l' essere in un certo modo mi rende infelice.
Peccato che tu non puoi cambiare (a meno che non intervengano sostanze o eventi che provocano drastici cambiamenti mentali, immagino ). Ma puoi cambiare il giudizio che tu hai su te stesso e sul mondo che ti circonda. Ed è assolutamente ok, ma non sarai sereno, sarai solo "meno stimolato".CITAZIONEA che scopo dovrei auto-infliggermi la sofferenza quando posso superarla, almeno in parte?
In fatto è che non puoi superarla, puoi convincerti di superarla.
Il punto, per me, è che non fai dei cambiamenti reali, ma dei cambiamenti "illusori" che hanno la stessa valenza di quelli reali proprio per il fatto che noi non siamo animali e il nostro comportamento non si basa unicamente su reazioni alla realtà, ma su azioni (basate su processi razionali, e quindi "illusori"). "Illusori" non è la parola adatta? Metti razionali, mentali, boh.CITAZIONEMa tutto questo tuo discorso mi sembra andare perfino contro la tua firma:"Il compito principale nella vita di un uomo è di dare alla luce se stesso".
Questo sei tu e la tua aspirazione all' "unità" Io non sto descrivendo una mia religione, io sto cercando di cogliere i circoli viziosi dell'Uomo ai quali io allegramente obbedisco
Ho argomentato un po' meglio?
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Franz86.
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Tu hai ragione a dire che non ho argomentato bene, ma è anche perché se provo davvero a farlo mi alluuuungo e divento pignola Ora ci proverò un po', scusa.
Brava, alluuuuungati e sii pignola, non c'è problema.CITAZIONEMagari giudizio non è la parola giusta, perché io mi limito al semplice "impulso di sopravvivenza-->voglio uccidere qualcuno-->non lo faccio per i limiti imposti dalla società". Chiamasi banalità.
Quando parlo di giudizi, intendo (almeno credo) l'interiorizzazione dei limiti delle convenzioni sociali nel nostro modello di comportamento di tutti i giorni.
Ok. Ma questo procedimento me lo devi applicare alla felicità, così restiamo in tema.CITAZIONE...Aspetta, quali domande?
Le cose complicate che renderebbero felici, il mettere in dubbio l'idea di felicità... ma dopo ci arriviamo, quindi è tutto ok.CITAZIONENo, purtroppo non sono sinonimi. Però credo sia connessi, ma lasciamo perdere il perché.
Certo, anch'io qualche puntualizzazione la lascio perdere, altrimenti eliminerei ogni possibilità di giungere a qualcosa nelle discussioni.CITAZIONEVediamo se siamo d'accordo su questo, che è più preciso: tu fai un'esperienzia-->l'esperienzia ha un determinato feedback di emozioni-->mentre la tua mente incamera e ricorda le emozioni, traduce allo stesso tempo quest'esperienza su un piano razionale: in parole, poi concetti, poi "filosofie" (magari meglio detti modelli di comportamento, o regole generali). Con queste regole generali cerchi naturalmente di includere più cose possibili, e in particolare esperienze che non hai ancora vissuto. Non sono solo più feedback emotivi prodotti da un'esperienzia reale che hai fatto, quindi: diventano "giudizi" (che non sia la parola più adatta? ) che determinano esperienzie reali che non hai ancora fatto.
Quello che io ho capito del tuo filo logico (correggimi, please) è che privilegi il fatto di essere determinato dalla realtà (cioè tu fai/pensi/provi quello che la tua esperienzia ti fa fare/pensare/provare). Il che è giusto. Ma poi c'è l'altra metà di te che non è direttamente correlata alla tua esperienzia, ma a ciò che quell'esperienzia ti ha insegnato e con cui ora tenti di rielaborare le realtà possibili.
Siamo d'accordo?
Sì, noi umani riusciamo a discutere anche di esperienze che non abbiamo mai provato: infatti siamo in grado di discutere riguardo al suicidio, ad esempio. Però in tutto ci vuole un "senso della misura" (soggettivo ed opinabilissimo, certo), altrimenti si fanno solo castelli in aria: altro esempio, i teenagers che si atteggiano a maestri di vita cinici e disillusi a momenti mi fanno ridere, a momenti mi nauseano.
Siamo d'accordo, tenendo però sempre presente la necessità del senso della misura.CITAZIONENo no, uso "filosofia" come "modello comportamentale" = serie di regole conscie che determinano una scelta d'azione. Assolutamente non a fine a se stessa, nè artistica: molto pratica.
Weltanschauung ...CITAZIONED'accordissimo.
Quando mi dai ragione sei adorabile.CITAZIONEPosso sbagliarmi, ma non mi sembra di aver usato fino ad adesso il termine "filosofia" con questa accezione Se intendi la "speculazione razionale" che l'Uomo fa per "superare i suoi limiti", sì, è artistica e poco terra-terra.
Stiamo discutendo di serenità, felicità, emozioni, non di metodi per fare la marmellata. Quindi, magari sarò approssimativo, ma per me stiamo facendo della filosofia. Non di alto livello, ma pur sempre filosofia è. "La speculazione razionale che l' uomo fa per superare i suoi limiti" ha una finalità più concreta che artistica.CITAZIONEVero. Preciserei: è il liberarsi dalla consapevolezza dei bisogni che fa star meglio. Fa star meglio perché diminuiscono gli stimoli e quindi il lavoraccio del cervello nel gestirli. Motivo per cui gli "idioti" sono più tranquilli, certo.
Anche "l' idiota" può essere piuttosto inquieto se ha interiorizzato troppi bisogni inautentici (l' odierna società è la dimostrazione lampante di questo principio). Non è discorso di diminuire gli stimoli, è discorso di eliminare i processi mentali superflui.CITAZIONEè parte dell'Uomo cercare un equilibrio e fallire. Questo è il motivo per cui il concetto di "serenità" viene usato da gran parte delle religioni, proprio perché è un livello che "supera" la tendenza spezzetata dell'uomo. La serenità è collegata all'unità, alla completezza, alla coerenza: tutti concetti che la mente umana è naturalmente propensa a cercare (anche fisiologicamente parlando: vedesi solo il fatto che percepiamo un colore, quando invece sarebbe l'intero flusso di colori che attraversa gli oggetti ecc ecc) ma senza riuscirci pienamente.
E' parte dell' uomo cercare un equilibrio.
I colori li percepiamo anche senza stare ad interrogarci su radiazioni riflesse e radiazioni assorbiti. Estendere una tale immediatezza ad altri ambiti non sarebbe male.CITAZIONEOk. L'inquietudine e non soddisfazione è però anche il motivo per cui tu resti in vita. Tutti noi viviamo per essere felici (ricorda che sto facendo del termine felicità un simbolo, puoi anche chiamarla serenità se preferisci, è una questione lessicale importante ma ampia, perché si collega alla cultura delle parole, alla storia ecc ecc). Ma la felicità si sviluppa dal binomio felicità-tristezza (di nuovo: chiamala insoddisfazione, angoscia, ansia, dolore, ecc). Se tu vuoi evitare la seconda parte del binomio, non avrai nessun impulso all'azione, e quindi nessun impulso alla vita (tantomeno alla serenità).
La cosa che in realtà mi dà un po' fastidio, è che tutte le persone che dichiarano di aspirare alla serenità, in realtà la intendono in termini parziali, mai effettivamente completi. Che va bene, basta che sia chiaro anche a loro
Io resto in vita perchè il mio cuore pompa sangue nelle vene e perchè i miei polmoni funzionano, tu non so. L' uomo non saggio è un " cacciatore di emozioni ", l' uomo saggio è sereno. La serenità è una condizione stabile, a differenza dell' effimera felicità: la smania di azione è da persone non sagge, infatti.
Qui dovrei specificare un pò di cose, ma sono pigro e preferisco attendere le tue obiezioni ed i tuoi ragionamenti che so arriveranno sicuramente.
Serenità e felicità io le sto distinguendo nettamente in ogni occasione possibile, su questo ci dobbiamo mettere d'accordo.
Sul binomio felicità-tristezza in linea di principio ti potrei dare ragione, ma preferirei avere maggiore esperienza di vita, perchè qui vedo un pò l' ombra del castello in aria che comincia a stagliarsi. Non dico che sia sbagliato ciò che scrivi, per poter provare più momenti di felicità ci si dovrebbe mettere nella condizione di provare anche più momenti di tristezza, questo ha una logica, ma non credo ci debba essere per forza il "pareggio di bilancio" se stai cercando di affermare questo.
La mia serenità è molto parziale, ma è comunque maggiore di quella che possedevo qualche anno fa. Non sono nemmeno convinto del tutto di quanto sia auspicabile raggiungere la serenità totale (ammesso che io possa riuscirci): voglio fare ancora il "cacciatore di emozioni", perchè mi mancano un tot di esperienze che per ora mi sembrerebbero significative. Ti do fastidio scrivendo questo?CITAZIONED'accordo, ma non è un concetto che mi invento o un opinione. L'uso che ne faccio è personale, sicuro, ma per il resto ti dico quello che vedi anche tu. E non è una cosa che si decide di applicare o non applicare: è la realtà. (Il mio modo di spiegarmi però lo rende sempre una specie di fantasia, questo lo so )
Mah, il problema è proprio che guardando "l'uomo" vediamo tutti delle cose diverse. Per me, ad esemio, liberarsi dal "disequilibrio" non è voler essere meno uomini.CITAZIONEEd è quello che facciamo tutti. Soltanto che io vorrei che le persone non dimenticassero che l'istinto a farlo avviene grazie ad un "attrito" (un conflitto, difficoltà, sensazione negativa ecc ecc). Tu non puoi raggiungere la serenità proprio perché l'idea di serenità si basa su quella di inquietudine: mentre la cerchi, l'hai già persa. O "la cerchi perché non ce l'hai", frase stupida ma che centra il punto.
Lo ripeto: che tu possa vivere la tua vita più serenamente, è possibile. Ma quella non è serenità/felicità/gioia ecc ecc: quello è un piccolo o grande intervento che tu fai sul tuo modello di comportamento reale + sul tuo schema comportamentale razionale che modifica alcuni dei tuoi giudizi dandoti l'impressione di essere "cambiato".
No no, la mia limitata esperienza di 25enne mi dice che la serenità è effettivamente una condizione stabile, non un' armoniosa contrapposizione tra opposti. Proprio perchè è uno stato d'animo costante, non un' emozione. Mentre la cerco, se mi applico, la raggiungo poco a poco.
Tu iper-razionalizza pure. Ma se io mi sento autenticamente "cambiato", per me l' importante è quello. E' come il verde della foglia: puoi tenermi una conferenza di un paio di giorni sulla gamma della radiazione luminosa e sulle modalità di rifrazione/assorbimento. Ciò non toglie che io vedrò una foglia verde.CITAZIONEPeccato che tu non puoi cambiare (a meno che non intervengano sostanze o eventi che provocano drastici cambiamenti mentali, immagino ). Ma puoi cambiare il giudizio che tu hai su te stesso e sul mondo che ti circonda. Ed è assolutamente ok, ma non sarai sereno, sarai solo "meno stimolato".
Tu e i tuoi benedetti "stimoli". Esempio banalissimo, perdonami:
la società mi condiziona sul fatto che dovrei possedere un' auto potente. Ma in realtà non me ne faccio nulla di un' auto da 300cv. Mi posso solo rovinare la vita cercando di comprarla e mantenerla. Io però risolvo il problema alla radice eliminando il condizionamento. Certo, mi evito anche la possibilità di provare tutta una gamma di emozioni, è evidente, ma non ci sarebbe stato "pareggio di bilancio", sarei sicuramente finito "in passivo" inseguendo questo ulteriore bisogno indotto inautentico. E' più difficile spiegare la cosa che vederla applicata in realtà: il mondo è pieno di "idioti inconsapevoli" che si indebitano per i motivi più assurdi. Ah, certo, loro stimoli poi ne hanno... se permetti però i loro stimoli da nevrotici che non provano più piacere ad osservare una cinciarella preferisco evitarli. Non è vita, quella.
Qui vedo che il discorso torna alle "cose semplici e cose complicate". Ottimo.CITAZIONEIn fatto è che non puoi superarla, puoi convincerti di superarla.
Il punto, per me, è che non fai dei cambiamenti reali, ma dei cambiamenti "illusori" che hanno la stessa valenza di quelli reali proprio per il fatto che noi non siamo animali e il nostro comportamento non si basa unicamente su reazioni alla realtà, ma su azioni (basate su processi razionali, e quindi "illusori"). "Illusori" non è la parola adatta? Metti razionali, mentali, boh.
No no, la supero invece, perlomeno eliminando i bisogni più "semplici" da eliminare, come scrivevo prima. Le illusioni maggiori le vedo in chi va disperatamente a caccia di "stimoli" ad ogni costo.CITAZIONEQuesto sei tu e la tua aspirazione all' "unità" Io non sto descrivendo una mia religione, io sto cercando di cogliere i circoli viziosi dell'Uomo ai quali io allegramente obbedisco
Se la cosa ti rende veramente allegra ubbidisci pure, hai ragione.CITAZIONEHo argomentato un po' meglio?
Brava. Leggendo il post precedente ero convinto tu potessi fare di meglio, ed avevo ragione.. -
Diogene W.
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CITAZIONEBrava, alluuuuungati e sii pignola, non c'è problema.
Il problema è che diventa stancante per me, per te e per gli sventurati che trovano il coraggio di leggerciCITAZIONEOk. Ma questo procedimento me lo devi applicare alla felicità, così restiamo in tema.
Spero di risponderti dopo, o se no ci ritorniamo.CITAZIONESì, noi umani riusciamo a discutere anche di esperienze che non abbiamo mai provato: infatti siamo in grado di discutere riguardo al suicidio, ad esempio. Però in tutto ci vuole un "senso della misura" (soggettivo ed opinabilissimo, certo), altrimenti si fanno solo castelli in aria: altro esempio, i teenagers che si atteggiano a maestri di vita cinici e disillusi a momenti mi fanno ridere, a momenti mi nauseano.
Siamo d'accordo, tenendo però sempre presente la necessità del senso della misura.
Giusto tenere in conto il "senso della misura" (che è un termine che però non mi piace molto perché sottintende un bel po' di convenzioni). Però ricorda che io non sto parlando solo di "discussioni su esperienze non ancora fatte", sto parlando di reazioni. Mantenendo l'esempio del suicidio, la mia reazione al mio/altrui suicidio è diversa da quella che avrei potuto avere in passato, perché ora ho trascorso qualche hanno a costruire (prima inconsciamente, fino ai 10 anni ca??, poi consciamente dai 10 in poi) mattone dopo mattone la mia identità compresa di schema mentale. Quello che voglio sottolineare, quindi, è che la concezione della realtà, e pertanto il nostro stesso comportamento in rapporto a quella stessa realtà, è sottomessa a "costruzioni razionali" che si basano su una piccola unica lontana (perché nella maggior parte dei casi avvenuta in passato) sensazione/reazione. Non è "bisogno-->reazione", ma "bisogno-->labirinto razionale-->azione": i risultati possono essere anche molto diversi.
Insisto su questo punto per farti riflettere su quanto di quello che tu pensi sia naturale (che sia un giudizio, che sia un'azione, una sensazione, quello che vuoi) è in realtà solo indirettamente naturale. C'è stato un passaggio (memoria emozionale-->ragione "generalizzatrice"--> azione/reazione) che ha messo quel giudizio/azione ecc a contatto con il tuo schema mentale. E il tuo schema mentale è stato costruito in buona parte dall'ambiente e dalle esperienze che hai fatto.
Ma andiamo avanti...CITAZIONEWeltanschauung ...
Questo termine devo studiarmeloCITAZIONEQuando mi dai ragione sei adorabile.
(Ma io sono sempre adorabile )CITAZIONEStiamo discutendo di serenità, felicità, emozioni, non di metodi per fare la marmellata. Quindi, magari sarò approssimativo, ma per me stiamo facendo della filosofia. Non di alto livello, ma pur sempre filosofia è. "La speculazione razionale che l' uomo fa per superare i suoi limiti" ha una finalità più concreta che artistica.
Per me parlare della realtà in maniera "astratta" significa parlare di cose prettamente terra-terra, sono in un linguaggio più simbolico. Anche perché sono tutte questioni che influenzano le più piccole azioni della nostra giornata.CITAZIONEAnche "l' idiota" può essere piuttosto inquieto se ha interiorizzato troppi bisogni inautentici (l' odierna società è la dimostrazione lampante di questo principio). Non è discorso di diminuire gli stimoli, è discorso di eliminare i processi mentali superflui.
Questo è uno dei punti chiave su cui non concordiamo. Ma non nel modo in cui ti immagini.
Il fatto è che tu sei tanto condizionato dalla società quanto lo è stato l' "idiota", se mi parli di "bisogni inautentici" e "processi mentali superflui". Ma facciamo un esempio: molte persone prendono posizione contro il razzismo. Il ragionamenti sono sempre gli stessi: bisogna guardare al di là delle persone, non bisogna etichettarle, il razzismo è condizionato dalla società ecc ecc. Ora, la maggior parte di queste persone andranno a peccare di razzismo contro i razzisti. Logico? Sì, ma la gente non se ne rende conto, perché l'idea stessa di "condizionamento sociale" è basata su un condizionamento sociale.
Questo per dire che noi siamo condizionati dalla società sia se ci uniformiamo alla definizione che dà di se stessa e delle cose, sia che decidiamo di non uniformarci. Nel secondo caso, spesso la gente pensa di essere "scampata ai condizionamenti", e quindi molto probabilmente di essere nel giusto: può essere come non può essere così, dipende dai casi. Ma prendiamo il tuo giustissimo esempio:
la società mi condiziona sul fatto che dovrei possedere un' auto potente. Ma in realtà non me ne faccio nulla di un' auto da 300cv. Mi posso solo rovinare la vita cercando di comprarla e mantenerla. Io però risolvo il problema alla radice eliminando il condizionamento. Certo, mi evito anche la possibilità di provare tutta una gamma di emozioni, è evidente, ma non ci sarebbe stato "pareggio di bilancio", sarei sicuramente finito "in passivo" inseguendo questo ulteriore bisogno indotto inautentico. E' più difficile spiegare la cosa che vederla applicata in realtà: il mondo è pieno di "idioti inconsapevoli" che si indebitano per i motivi più assurdi. Ah, certo, loro stimoli poi ne hanno... se permetti però i loro stimoli da nevrotici che non provano più piacere ad osservare una cinciarella preferisco evitarli. Non è vita, quella.
Più precisamente: la società ti infonde l'idea che con un'auto potente tu sei più felice. Quello che fai, evitando di comprare un'auto potente, è dimostrare al mondo che è possibile essere felici senza possedere una jaguar. Va benissimo. Ma:
Se la società non ti avesse fatto questo stesso ragionamento (che tu consideri idiota tanto quanto lo considero io, sia chiaro, non è questo ciò che sto mettendo in dubbio), è possibile che tu abbia tranquillamente comprato una jaguar. Questo perché i condizionamenti sono da entrambi i "lati". Quindi la tua convinzione (consciente o meno) di aver fatto un ragionamento prettamente logico ("sarei finito in passivo inutilmente" ecc ecc), che supera per livello di libero arbitrio quello istintivo dell' "idiota" che invece ha comprato la jaguar ubbidendo alle pubblicità con le donne mezze nude, è abbastanza illusoria. Tu non hai fatto niente di diverso dall'idiota. Il tuo schema mentale ha reagito (notare il verbo) in modo opposto ma ugualmente condizionato a quel dettame della società.
Con ciò dico, ritornando al topic: se tu vuoi raggiungere la serenità, lo vuoi un po' perché condizionato da una società che al contrario insiste sulla velocità, sulla ricerca di beni materiali, su questo e su quell'altro (lo so che questo non è il solo motivo). Ma é molto probabile che, se tu non fossi nato in questa società, non avresti coltivato l'aspirazione alla serenità.
Per questo ti dico: la serenità non è La Risposta ai problemi dell'Uomo, come non lo è il consumismo. Le due cose sono allo stesso identico livello di condizionamento= hanno le stesse possibilità di essere giuste o sbagliate.CITAZIONEE' parte dell' uomo cercare un equilibrio.
Giusto, ma ho aggiunto il "fallire" perché la ricerca di qualcosa sottintende l'avere (aspirazione, che non è una realtà effettiva ma è ugualmente presente, perché incide sul livello razionale) e il non-avere (realtà effettiva) quel qualcosa.
Molto banalmente, potremmo limitarci a dire che la Ricerca è il punto chiave dell'Uomo.CITAZIONEEstendere una tale immediatezza ad altri ambiti non sarebbe male.
Questo è ciò su cui discutiamo, ma vorrei che fosse chiaro che io faccio esattamente la stessa cosa che fai tu e materialmente la penso come te. L'unica differenza, per scendere nel personale e spiegarti perché parlo così, è che 1) mio padre fa gli stessi ragionamenti che fate tu e DariotheFox, tendendo verso la religione cattolica e orientale, cosa che mi ha creato sensi di colpa enormi per il fatto che non sono "serena", e allo stesso tempo paura di perdere l' "inquietudine" che non so se è una mia caratteristica o fa solo parte dell'adolescenza 2) trovandomi a lavorare con progetti creativi, io non posso permettermi totalmente la serenità, ma devo trovare un equilibrio nel disequilibrio o tanti saluti all'ispirazione.CITAZIONEIo resto in vita perchè il mio cuore pompa sangue nelle vene e perchè i miei polmoni funzionano, tu non so.
Wait. Il tuo corpo compie delle azioni principalmente senza il tuo controllo, no? A questo si aggiunge la tua mente che fa in modo che tu utilizzi quel corpo per compiere altre azioni (cercare cibo, cercare soddisfazione ecc ecc: insomma la benedettissima piramide dei bisogni). é scontato dire che rimarresti in vita ben poco se stessi fermo immobile per la strada 24h su 24. L'istinto alla vita è infatti tanto fisico quanto mentale. Ma tu questo lo sai.CITAZIONEL' uomo non saggio è un " cacciatore di emozioni ", l' uomo saggio è sereno. La serenità è una condizione stabile, a differenza dell' effimera felicità: la smania di azione è da persone non sagge, infatti.
Qui dovrei specificare un pò di cose, ma sono pigro e preferisco attendere le tue obiezioni ed i tuoi ragionamenti che so arriveranno sicuramente.
Mi sa che le obiezioni a riguardo le faccio fra pocoCITAZIONESerenità e felicità io le sto distinguendo nettamente in ogni occasione possibile, su questo ci dobbiamo mettere d'accordo.
Io non credo che le parole abbiamo un significato universale, quindi posso benissimo bandire la "felicità" dal mio vocabolario e riferirmi alla serenità. In ogni caso ci sono sempre molte possibilità che non parliamo della stessa cosa, ma chi lo sa (ma mi è venuta una rima?)CITAZIONESul binomio felicità-tristezza in linea di principio ti potrei dare ragione, ma preferirei avere maggiore esperienza di vita, perchè qui vedo un pò l' ombra del castello in aria che comincia a stagliarsi. Non dico che sia sbagliato ciò che scrivi, per poter provare più momenti di felicità ci si dovrebbe mettere nella condizione di provare anche più momenti di tristezza, questo ha una logica, ma non credo ci debba essere per forza il "pareggio di bilancio" se stai cercando di affermare questo.
Ecco.
No, non parlerei di "pareggio di bilancio". Io mi limito a dire che il negativo e il positivo nascono da un confronto. Questo perché, e un giorno ne capirò il motivo, la nostra mente funziona a binomi di opposizione. Principio scontato ma da tenere in conto, perché permette una sola strada per raggiungere la stabilità vera e propria: eliminare definitivamente il binomio. Tu non puoi essere solo sereno, come non puoi essere solo inquieto: ma puoi non provare entrambe le cose. Ma tu non vuoi questo, dico bene? Spero di no, perché diventeresti un'ameba. Un'ameba serena, ma pur sempre un'ameba.CITAZIONELa mia serenità è molto parziale, ma è comunque maggiore di quella che possedevo qualche anno fa. Non sono nemmeno convinto del tutto di quanto sia auspicabile raggiungere la serenità totale (ammesso che io possa riuscirci): voglio fare ancora il "cacciatore di emozioni", perchè mi mancano un tot di esperienze che per ora mi sembrerebbero significative. Ti do fastidio scrivendo questo?
No, anzi: questo è il ragionamento che voglio sentire! Questo è umano.
Io sono molto (troppo) netta sulle cose, ma se uno mi dice "voglio raggiungere la serenità" o, peggio "sono sereno" io pretendo che lui si uccida. Perché quella è l'unica vera serenità. Se non lo fa, è perché sta guardando ad un frammento di quello che dice e allora o è ipocrita o è ignorante. Con tutto il rispettoCITAZIONEMah, il problema è proprio che guardando "l'uomo" vediamo tutti delle cose diverse. Per me, ad esemio, liberarsi dal "disequilibrio" non è voler essere meno uomini.
Altro ampio argomento che è meglio che non tocchiamoCITAZIONETu iper-razionalizza pure. Ma se io mi sento autenticamente "cambiato", per me l' importante è quello. E' come il verde della foglia: puoi tenermi una conferenza di un paio di giorni sulla gamma della radiazione luminosa e sulle modalità di rifrazione/assorbimento. Ciò non toglie che io vedrò una foglia verde.
Questo è giustissimo.
Io non parlo mai di realtà, io parlo dell'interpretazione che diamo alla realtà. Su quello che uno prova o non prova non si può disquisire: il risultato è l'unica cosa che conta. MA se uno mi espone considerazioni riguardo a quel risultato e per me non sono corrette, allora inizio il mio delirioCITAZIONENo no, la supero invece, perlomeno eliminando i bisogni più "semplici" da eliminare, come scrivevo prima. Le illusioni maggiori le vedo in chi va disperatamente a caccia di "stimoli" ad ogni costo.
Di nuovo la questione di prima. Alla base del tuo ragionamento credo ci sia (magari mi sbaglio) la convinzione dell'esistenza di una coerenza pensiero-comportamento che, secondo me, non tiene conto dei fatti. Noi siamo un puzzle pieno di collegamenti, molti dei quali puramente contradditori: è la nostra naturale tendenza che poi ricerca nel puzzle un filo conduttore. Nella maggior parte dei casi, non è "pensiero-->azione", ma "azione-->pensiero" (meglio: giustificazione). Secondo il mio modestissimo parere, se le persone capissero che gran parte di quello che pensano è frutto di una giustificazione razionale a questioni puramente percettive (parola giusta?boh) e che perciò necessariamente non possono rispecchiare ciò che in realtà avviene in noi, si sprecherebbero molte meno parole. La cosa buffa è che io rientro sicuramente tra queste persone
( I need a break).