L'introversione... corredata da un piccolo "handicap"

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  1. .:Pedro:.
     
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    Salve a tutti ...
    Come ho già scritto nella mia presentazione, purtroppo, oltre ad essere sempre stato di natura fortemente introversa, cosa che in qualche modo mi ha sempre fatto sentire "un diverso", poiché non sono mai riuscito a prendere la vita con la stessa leggerezza e superficialità degli altri, ho anche perso la voce in un incidente d'auto quattro anni fa.
    Mi rendo conto che chi non ha vissuto una situazione del genere possa difficilmente immaginare che cosa implichi.
    Ciò naturalmente, tanto per cominciare, mi ha reso una persona ancora più chiusa di quanto non fossi prima. Sono andato dallo psicologo per molti mesi per cercare di riguadagnare un po' di autostima, e in qualche modo ci sono riuscito. Mi sono buttato a pesce in nuovi interessi, cui mi sono dedicato totalmente, per cercare di convincermi che valessi ancora qualcosa.
    "Finché lo sentirai come un handicap, è come se fossi un disabile. Se invece farai capire agli altri che non ti senti in nulla e per nulla inferiore a loro, ti considereranno un loro pari!"
    E' su questa semplice constatazione che ho basato il mio nuovo modo di essere. Introverso, ma allo stesso tempo determinato, competitivo, sicuro delle proprie convinzioni. Una persona che non si lascia posare la mosca sul naso, ma allo stesso tempo riflessiva e sensibile. E' riuscito a risvegliare in me una forza che non avevo, aiutandomi a costruire un nuovo "me", che risentisse il meno possibile di questa cicatrice che suo malgrado dovrà sempre portare con sé.
    Oggi convivo con questa situazione, che ormai reputo una parte di me.

    Provate solo ad immaginare. Detto così, non sembra così brutto. Dopo tutto gli introversi parlano già di loro ben poco ...
    Ma non poter rispondere al saluto di un amico, non poter accoppiare il calore di un sorriso a quello di una risata, non poter piangere e sfogarsi gridando, o non poter semplicemente interagire in maniera semplice e naturale con gli altri, ma sempre scrivendo, gesticolando o simili, è un fardello davvero pesante.

    Sono riuscito ad essere forte e ad andare in qualche modo avanti. Mi sono imposto di avere una vita come gli altri.
    Studio fuori, ed è stata una scelta.
    Ho deciso di imparare a suonare uno strumento, scelta che ho fatto dopo il brutto fatto.
    Ho apprezzato molto come le persone che amo, i miei genitori, la mia fidanzata, i tre amici con cui suono, non mi abbiano abbandonato e al contrario abbiano sempre cercato di aiutarmi e farmi sentire quanto meno possibile un diverso.

    Ma allo stesso tempo ... Allo stesso tempo... rifletto.
    Molto più di quanto non facessi in passato. E spesso piango e mi autocommisero per una situazione a cui, spesso, non riesco a dare ancora del tutto un senso ...

    La mia introversione in un certo senso si sposa bene con questa condizione.
    Penso di essere una brava persona. La gente dice che ho la testa sulle spalle, dei seri valori in cui credere e che sono pignolo ed efficiente. Che ho una grande immaginazione ma allo stesso tempo un'attitudine per la logica e la pragmaticità.
    Tuttavia, mentirei se dicessi di sentirmi a mio agio. I sorrisi, le espressioni apparentemente serene che ho tutti i giorni non sono altro che una maschera. Tutti si chiedono come faccia ad essere così allegro e positivo, ma la verità è che si tratta in gran parte di una finta. Sono davvero tantissime le situazioni in cui mi sono sentito veramente ...un menomato. In cui temo di rapportarmi con persone che non conosco per paura dell'idea che potrebbero farsi di me.
    E così, accumulando durante il giorno, la notte spesso piango. Un pianto solo di lacrime, senza gemiti.

    Scusate per lo sfogo ...ciao.
     
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  2. Ember
     
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    Ciao Pedro,
    in effetti penso che molti di noi all'idea di essere muti quasi si sentirebbero sollevati... ma all'idea appunto, poi nella pratica capisco benissimo come possa essere difficile. C'è da impazzire a pensarci.

    Penso tu sia stato molto forte, nel tentare come potevi di risollevarti... però non devi pensare che il tuo essere una persona valida sia basato su ciò che rendi. Non sei disabile se dimostri di non esserlo ma se non ti pensi tale! Qui nessuno si sarebbe accorto della tua caratteristica se non lo avessi detto. Dal vivo è certamente diverso ma nel tuo intimo sai che non devi dimostrare niente... ti costringi a portare un fardello troppo grosso. Prenditi più tempo per comunicare con le persone che ti apprezzano, e magari racconta loro il modo in cui ti senti.
    Oppure scrivi un diario... mettere su carta quello che si prova è sempre utile e a lungo andare fa stare meglio.
     
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  3. alexey86
     
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    Quoto ember quando dice "non sei un disabile quando pensi di non esserlo": io penso che se ti poni in una condizione pari-pari con gli altri che poi usi un canale di comunicazione diverso dalla norma non è importante
     
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  4. .:Pedro:.
     
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    Ciao Ember e Alex!
    Grazie della risposta ...
    Era quello che intendevo con questo titolo, forse un po' provocatorio. Un "corredo", una condizione che forse più di altre si sposa al nostro modo di essere. Almeno a prima vista, in quanto gli introversi sono già di per loro di poche parole.

    Come ti dicevo neppure io mi ero mai soffermato a pensare cosa significasse effettivamente avere un problema del genere. Fa parte di quella serie di cose che, se non provate sulla propria pelle, non si riesce mai a comprendere del tutto, per quanto ci si possa sforzare.

    Di fatti è stata una mia scelta dire del mio problema qui. Nessuno se ne sarebbe accorto, in caso contrario, poiché Internet uniforma un po' tutti. Potrei stare parlando con persone con problemi ben più gravi, e a meno che non decidano loro di dichiararlo non lo saprei mai.

    In realtà non sento di doverlo dimostrare agli altri, ma principalmente a me stesso.
    "Mi è successo quello che mi è successo, ma questo non pregiudicherà la riuscita di quello che mi ero proposto di ottenere. Non deve, in nessun modo, farlo!"

    Mi impongo tutti i giorni di essere felice e positivo, perché nonostante tutto "mi è andata bene" (sarei potuto finire molto peggio, oppure non essere affatto qui a scrivere). Mi sono convinto di essere in fin dei conti un ragazzo fortunato. Ho una famiglia che mi vuole bene, una fidanzata, studio e vado bene e nessuno mi ha mai discriminato o tenuto da parte per via della mancanza della voce. Non avevo molti amici prima, e la situazione si è mantenuta pressoché stabile anche dopo questo problema. Anzi, al contrario mi sembra che nella piccola comunità universitaria di cui faccio parte gli altri in un certo senso "mi proteggano" (siamo una sessantina di persone). Mi chiedono come sto, si assicurano che stia bene e alcuni cercano di coinvolgermi.

    Credo che una persona silenziosa e ancor di più una triste non piaccia a nessuno, e ho cercato di sminuire almeno il secondo aspetto. A questo ho aggiunto anche un'apparenza, un primo modo di porsi nel vestire e nella mimica facciale che ispirino simpatia, ed è per questo, credo, di non avere dei nemici in questo mondo e che gli altri associno ad una prima sensazione di pena per me una certa simpatia e stima. Come ho già detto, non devo e non voglio sentirmi diverso dagli altri. C'è voluto un po', ma alla fine ci sono riuscito.

    Mi definisco un introverso abbastanza ottimista in fin dei conti, ma come ho detto ho anch'io dei momenti di sconforto, soprattutto quando sono da solo e so che nessuno è lì per giudicarmi.

    Ci sono tutta una serie di cose che all'inizio mi facevano soffrire da morire, ma con le quali piano piano ho dovuto imparare a convivere e in qualche modo trovare delle "alternative". Una sorta di soffio sommesso al posto di una risata. Rispondere quando ti si chiama battendo su degli oggetti. Studiare nei minimi dettagli le espressioni del viso per far sì che siano il più possibile espressive e si sostituiscano al tono della voce.

    Avevo pensato di scrivere un libro sulla mia storia. Chissà, magari un giorno lo farò davvero...
     
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  5. alexey86
     
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    A me è capitato che mi si è rotto il gomito destro (che è dominante) ed ho dovuto imparare a fare tutto con la sinistra; al lavoro ho inventato mille stratagemmi per poter non usare il destro ( me l''ero rotto ma a suo tempo ma mica lo sapevo :D ). Io non potendo usare il braccio destro ho pensato subito di usare il sinistro, non ho pensato "minchia che sfiga sono stra penalizzato". Secondo me (ma contraddicimi pure) non devi pensare "che sfiga non posso parlare" ma "non posso parlare:che mezzi alternativi posso usare per esprimermi?";io penso che la tua infelicità sia data da questo fatto che pensi ancora di aver perso il mezzo per comunicare quando in realtà dovresti cercare subito un sostitutivo
     
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  6. slightly_mad
     
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    Pedro, possiamo solo immaginare come ti senti e penso che ognuno di noi nella tua situazione avrebbe trovato le stesse difficoltà che stai incontrando tu.Non posso darti consigli in merito perchè per fortuna non ho avuto la tua brutta esperienza.Però posso dirti di farti forza e pensare alle cose belle che ti stanno intorno...Alla tua ragazza,alla tua famiglia , il tuo successo negli studi e al fatto che ti stai comportando in modo coraggioso affrontando tutto da vero uomo.Abbiamo tutti i nostri momenti di sconforto , ma tu sei un esempio per tutti noi :) Forza Pedro!
     
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5 replies since 13/5/2012, 22:58   177 views
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