Questionare i propri gusti

musica, film, vestiti, persone...

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  1. davidedavidedavide.
     
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    Mettersi in discussione seondo me è una bella cosa, sennò saremmo tutti monoliti, quale centro di gravità permanente? Lo si cerca ma non c'è, tanto vale arrendersi a una certa dose di caos :)

    L'io umano è dialettico, è tirato da due elastici: io antitetico (rappresentatnte dei diritti individuali, bisogno di individuazione) e Super-io (r. dei diritti altrui, bisogno di appartenenza). Bisogna mediare. Le influenze esterne con la civiltà dei consumi sono pressanti e alienanti, credo ci voglia molto tempo a disincrostarsi e a vedere barlumi di natura sotto il mare magnum della cultura.

    Ma la coscienza mistifica per natura, per cui la coscienza stessa non può risolvere i suoi stessi problemi, necessita di una coscienza esterna che spieghi e aiuti a capire i trabocchetti della mente :)
    Se uno sta male non può aiutarsi da solo, ha bisogno di un "Tu". Perlomeno all'inizio, poi basterà sempre di più a sé stesso.
     
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  2. Diogene W
     
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    CITAZIONE
    E quindi temi che seguendo questo giudizio e schema del mondo (cosa che a molti, sia introversi che non, non passa nemmeno per la testa, anche se fanno cose particolarmente inusuali) arriverai a negarti ciò che ti rende felice?

    Yes sir. :yes.gif: Dopotutto, spesso gli altri hanno ragione su noi stessi, no?

    CITAZIONE
    più in là riuscirai a fare più affidamento su te stessa. ;)

    CITAZIONE
    L'io umano è dialettico, è tirato da due elastici: io antitetico (rappresentatnte dei diritti individuali, bisogno di individuazione) e Super-io (r. dei diritti altrui, bisogno di appartenenza). Bisogna mediare. Le influenze esterne con la civiltà dei consumi sono pressanti e alienanti, credo ci voglia molto tempo a disincrostarsi e a vedere barlumi di natura sotto il mare magnum della cultura.

    Ma sono l'unica che prova un impulso di rivalsa contro il prossimo, del tipo "ok non mi hai aiutato quando ne avevo bisogno? hai aspettato che risolvessi tutti i miei problemi prima di considerarmi? E allora vaff**: ce l'ho fatta a star sola nel momento di sofferenza, ce la farò senza problemi nel momento di felicità". E questo è una degli esempi di "squilibrio" definito della società (la frase è tipica adolescenziale, coltiva una rabbia normale e comprensibile che man mano che passano gli anni è meglio risolverla ecc ecc). E se invece questo cosiddetto "squilibrio" rappresentasse la mia felicità? Se io dovessi seguirlo per essere fedele a me stessa? Sicuro: "lo scopriremo solo vivendo". Ma io non passo la mia vita con le mani in mano aspettando di vedere se le scelte che ho fatto erano giuste. Insomma :lol:
     
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  3. davidedavidedavide.
     
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    CITAZIONE (Diogene W @ 2/7/2012, 17:29) 
    CITAZIONE
    E quindi temi che seguendo questo giudizio e schema del mondo (cosa che a molti, sia introversi che non, non passa nemmeno per la testa, anche se fanno cose particolarmente inusuali) arriverai a negarti ciò che ti rende felice?

    Yes sir. :yes.gif: Dopotutto, spesso gli altri hanno ragione su noi stessi, no?

    CITAZIONE
    più in là riuscirai a fare più affidamento su te stessa. ;)

    CITAZIONE
    L'io umano è dialettico, è tirato da due elastici: io antitetico (rappresentatnte dei diritti individuali, bisogno di individuazione) e Super-io (r. dei diritti altrui, bisogno di appartenenza). Bisogna mediare. Le influenze esterne con la civiltà dei consumi sono pressanti e alienanti, credo ci voglia molto tempo a disincrostarsi e a vedere barlumi di natura sotto il mare magnum della cultura.

    Ma sono l'unica che prova un impulso di rivalsa contro il prossimo, del tipo "ok non mi hai aiutato quando ne avevo bisogno? hai aspettato che risolvessi tutti i miei problemi prima di considerarmi? E allora vaff**: ce l'ho fatta a star sola nel momento di sofferenza, ce la farò senza problemi nel momento di felicità". E questo è una degli esempi di "squilibrio" definito della società (la frase è tipica adolescenziale, coltiva una rabbia normale e comprensibile che man mano che passano gli anni è meglio risolverla ecc ecc). E se invece questo cosiddetto "squilibrio" rappresentasse la mia felicità? Se io dovessi seguirlo per essere fedele a me stessa? Sicuro: "lo scopriremo solo vivendo". Ma io non passo la mia vita con le mani in mano aspettando di vedere se le scelte che ho fatto erano giuste. Insomma :lol:

    Possibilissimo, nessuno è obbligato a fare niente, per te quello squilibrio "adolescenziale" è la felicità, ti fa star bene. Per me è molto patogeno, mi ha creato molti problemi e me ne stavo con le mani in mano a non fare niente davvero, paralizzato dalla rabbia, giusta, ma tossica, per me, per me però, per altri chissà :) .
    Il mondo è bello perché è vario :D
     
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  4. Ivanovic
     
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    CITAZIONE (Diogene W @ 2/7/2012, 17:29) 
    sir.

    emoticon_me_gusta

    CITAZIONE (Diogene W @ 2/7/2012, 17:29) 
    Dopotutto, spesso gli altri hanno ragione su noi stessi, no?

    Bisogna vedere chi intendi per "gli altri", le persone che crescendo hai avuto intorno a livello familiare non so quanto possano fornire giudizi attendibili.

    CITAZIONE (Diogene W @ 2/7/2012, 17:29) 
    "ok non mi hai aiutato quando ne avevo bisogno? hai aspettato che risolvessi tutti i miei problemi prima di considerarmi? E allora vaff**: ce l'ho fatta a star sola nel momento di sofferenza, ce la farò senza problemi nel momento di felicità".

    E' normale che gli altri si interessino a noi solo quando stiamo bene, in altre situazioni solo parenti stretti o relazioni stabilite in precedenza possono rimanerci vicino.

    Avere desiderio di rivalsa in questo senso mi sembra sia qualcosa, prima o poi, da superare.
     
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  5. Diogene W
     
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    CITAZIONE
    per te quello squilibrio "adolescenziale" è la felicità, ti fa star bene.

    Ma la felicità è davvero un sentimento così naturale? O meglio...Non dipende forse molto da quello che il mondo stabilisce essere felicità?
    Perché... non è la felicità condivisa più felice di quella non condivisa (anche solo a livello astratto)?

    Non so se riesco a spiegarmi, sto riflettendo :hmm.gif: Faccio un esempio: se sei l'unico al mondo che si sente felice camminando a gattoni per la casa, siamo così sicuri che dopo un po' di tempo, poiché nessun altro la condivide, quella felicità non diventi lentamente meno piacevole?
     
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  6. Odile83
     
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    CITAZIONE (Diogene W @ 2/7/2012, 17:45) 
    Non so se riesco a spiegarmi, sto riflettendo :hmm.gif: Faccio un esempio: se sei l'unico al mondo che si sente felice camminando a gattoni per la casa, siamo così sicuri che dopo un po' di tempo, poiché nessun altro la condivide, quella felicità non diventi lentamente meno piacevole?

    Potrebbe essere anche il contrario, secondo me.
    Intanto, diciamocelo, una scelta di vita fuori dagli schemi consueti fa sentire fighi e speciali, e aiuta ad essere forti, e soprattutto: il fatto che sia un'esperienza nuova, vergine, fa sì che sia vissuta puramente, privata com'è di una contestualizzazione ripiena di giudizi.
    Il lato negativo è che ci si può sentire soli e sbagliati, ovvio.
     
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  7. Ivanovic
     
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    CITAZIONE (Diogene W @ 2/7/2012, 17:45) 
    Non so se riesco a spiegarmi, sto riflettendo :hmm.gif: Faccio un esempio: se sei l'unico al mondo che si sente felice camminando a gattoni per la casa, siamo così sicuri che dopo un po' di tempo, poiché nessun altro la condivide, quella felicità non diventi lentamente meno piacevole?

    Al netto di questioni psicologiche varie e eventuali la risposta è sicuramente no, se a uno piace qualcosa perché dovrebbe importargli se in Nuova Zelanda fanno lo stesso?

    Poi appunto possono intervenire alcune questioni psicologiche... se per te in effetti è così e ti poni il problema di a quante persone piace quello che piace a te, è qualcosa di cui prendere atto e cercare di capirne il perché.
     
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  8. Franz86
     
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    CITAZIONE (Diogene W @ 2/7/2012, 17:45) 
    CITAZIONE
    per te quello squilibrio "adolescenziale" è la felicità, ti fa star bene.

    Ma la felicità è davvero un sentimento così naturale? O meglio...Non dipende forse molto da quello che il mondo stabilisce essere felicità?
    Perché... non è la felicità condivisa più felice di quella non condivisa (anche solo a livello astratto)?

    Non so se riesco a spiegarmi, sto riflettendo :hmm.gif: Faccio un esempio: se sei l'unico al mondo che si sente felice camminando a gattoni per la casa, siamo così sicuri che dopo un po' di tempo, poiché nessun altro la condivide, quella felicità non diventi lentamente meno piacevole?

    No, e questa tua incapacità di comprendere la natura delle emozioni è davvero curiosa. La felicità è un sentimento spontaneo, alcune esperienze rendono felici perchè tutti gli esseri umani appartengono alla stessa specie: ad esempio (anche se l' esempio non ti piacerà), l' essere umano è felice di provare affetto e sentire l' affetto verso di sè, perchè questo appaga la natura di animale sociale verso la quale è portato (a differenza dell' orso polare e altri animali non sociali, qui il discorso ovviamente non è limitato all' ambito intro/estroversione). E vi è portato perchè nella socialità esiste un vantaggio evolutivo innegabile, quindi questo meccanismo è stato premiato della selezione e si è fissato nell' ambito di ciò che è in noi umani è innato: e per incentivarlo intervengono le sensazioni piacevoli, come la felicità che si prova quando si vuole bene e si è voluti bene da qualcun' altro. Alcune cose rendono felici perchè rendono felici tutti gli esseri umani (sani).

    Detto questo, anche se tutti apparteniamo alla stessa specie in quanto umani, abbiamo comunque delle forti differenze individuali, dato che non solo il patrimonio genetico varia da individuo ad individuo, ma noi siamo esseri in grado addirittura di comprendere ed abbracciare una cultura ed avere una visione del mondo personale: cascasse il mondo, rimanessi l' ultimo essere umano sul pianeta, praticherei ancora con piacere il birdwatching, perchè è un' attività che mi appaga al di là del suo riconoscimento sociale, perchè nella mia visione del mondo ha un valore e, assecondandola, mi sento me stesso, a differenza che nel praticare che so, il golf. Altre cose, quindi, rendono felici perchè sono in accordo con la nostra natura individuale (definita sia da aspetti genetici, sia da aspetti culturali).

    Le persone non-mature, che non conoscono ancora quindi loro stesse (nemmeno in parte), praticano un sacco di attività diverse da cui ricavano solo l' estemporaneo piacere del nuovo: ciò è funzionale in un sistema in cui la pedina necessaria non è l' uomo, ma il consumatore (privo di un' identità ben definita ed in balìa, lui sì, di ciò che il sistema stesso gli suggerisce di fare).

    Edited by Franz86 - 2/7/2012, 18:24
     
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  9. Diogene W
     
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    Potrebbe essere anche il contrario, secondo me.
    Intanto, diciamocelo, una scelta di vita fuori dagli schemi consueti fa sentire fighi e speciali, e aiuta ad essere forti, e soprattutto: il fatto che sia un'esperienza nuova, vergine, fa sì che sia vissuta puramente, privata com'è di una contestualizzazione ripiena di giudizi.
    Il lato negativo è che ci si può sentire soli e sbagliati, ovvio.

    CITAZIONE
    Al netto di questioni psicologiche varie e eventuali la risposta è sicuramente no, se a uno piace qualcosa perché dovrebbe importargli se in Nuova Zelanda fanno lo stesso?

    Poi appunto possono intervenire alcune questioni psicologiche... se per te in effetti è così e ti poni il problema di a quante persone piace quello che piace a te, è qualcosa di cui prendere atto e cercare di capirne il perché.

    Entrambi me la state spostando sul piano conscio, ma pensateci un attimo: esattamente come le passioni (che se non sono coltivate si perdono) anche i piaceri se non sono condivisi/assecondati/se non trovano il loro ruolo non solo nella nostra vita ma anche nel mondo si...disgregano. Quante delle cose che una volta ci piaceva fare ora non facciamo più? Perché "non ci piacciono più" o per altri motivi?

    Faccio sempre molta fatica a convincere le persone che la loro libertà di scelta è limitata, sono tutti convinti di fare ciò che vogliono.


    CITAZIONE
    Alcune cose rendono felici perchè rendono felici tutti gli esseri umani (sani).

    Giusto. Bisogni fondamentali ok, sono d'accordo. Ma questi bisogni si traducono in maniera diversa a differenza dell'ambiente/cultura ecc (come hai detto tu dopo). Ora quello che mi chiedo: se uno sentisse che la sua felicità risiede in qualcosa che va contro la cultura/ambiente/società ecc, sarebbe davvero in grado di non "cedere" alle critiche al disagio e inseguire quella felicità?

    Una felicità messa a disagio, riesce ancora ad essere vissuta come tale? Non sto facendo retorica, per me è davvero un problema.

     
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  10. Franz86
     
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    CITAZIONE (Diogene W @ 2/7/2012, 18:19) 
    Giusto. Bisogni fondamentali ok, sono d'accordo. Ma questi bisogni si traducono in maniera diversa a differenza dell'ambiente/cultura ecc (come hai detto tu dopo).

    No, mi sembra che ancora non hai colto. I bisogni fondamentali e le cose che rendono maggiormente felici sono le stesse in tutti gli esseri umani sani: il neonato piange quando è trascurato dalla madre, ed è tranquillo, soddisfatto e felice quando è allattato e cullato.
    CITAZIONE
    Ora quello che mi chiedo: se uno sentisse che la sua felicità risiede in qualcosa che va contro la cultura/ambiente/società ecc, sarebbe davvero in grado di non "cedere" alle critiche al disagio e inseguire quella felicità?

    Una felicità messa a disagio, riesce ancora ad essere vissuta come tale? Non sto facendo retorica, per me è davvero un problema.

    Qui invece entra in ballo la forza di carattere del singolo, la sua maturità e la sua indipendenza dal giudizio altrui.
     
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  11. Odile83
     
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    CITAZIONE (Diogene W @ 2/7/2012, 18:19) 
    Ora quello che mi chiedo: se uno sentisse che la sua felicità risiede in qualcosa che va contro la cultura/ambiente/società ecc, sarebbe davvero in grado di non "cedere" alle critiche al disagio e inseguire quella felicità?

    Una felicità messa a disagio, riesce ancora ad essere vissuta come tale? Non sto facendo retorica, per me è davvero un problema.

    Beh scusa ma questo succede ed è sempre successo, l'evoluzione della civiltà umana almeno in parte si basa su questo, no? Sul fatto che una certa persona era scontenta di ciò che viveva e voleva cambiarla per trovare ciò che invece desiderava.
    Sul fatto che sia più difficile, in questo senso, non ci piove...è vero che sarebbe meglio che questa felicità fosse approvata ed accettata, ma che ci si può fare? Non sarà una felicità perfetta, ma la felicità perfetta raramente esiste :blink:
     
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  12. alexey86
     
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    CITAZIONE
    Giusto. Bisogni fondamentali ok, sono d'accordo. Ma questi bisogni si traducono in maniera diversa a differenza dell'ambiente/cultura ecc (come hai detto tu dopo). Ora quello che mi chiedo: se uno sentisse che la sua felicità risiede in qualcosa che va contro la cultura/ambiente/società ecc, sarebbe davvero in grado di non "cedere" alle critiche al disagio e inseguire quella felicità?

    Una felicità messa a disagio, riesce ancora ad essere vissuta come tale? Non sto facendo retorica, per me è davvero un problema.

    Ovviamente si ma bisogna avere un carattere forte però conta che tante risate sono goliardiche non sono per prendere in giro.
     
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  13. Diogene W
     
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    CITAZIONE
    No, mi sembra che ancora non hai colto. I bisogni fondamentali e le cose che rendono maggiormente felici sono le stesse in tutti gli esseri umani sani: il neonato piange quando è trascurato dalla madre, ed è tranquillo, soddisfatto e felice quando è allattato e cullato.

    Sto parlando dei modi in cui i bisogni fondamentali dell'Essere Umano si dimostrano. E questi cambiano (da cultura a cultura, da epoca a epoca, da età a età ecc). O neanche su questo siamo d'accordo? -_-

    CITAZIONE
    Qui invece entra in ballo la forza di carattere del singolo, la sua maturità e la sua indipendenza dal giudizio altrui.

    Ne parli come se fossero cose innate e controllabili. :huh:

    CITAZIONE
    Sul fatto che una certa persona era scontenta di ciò che viveva e voleva cambiarla per trovare ciò che invece desiderava.

    Io sto parlando di una persona che era contenta di ciò che aveva ma poiché la sua felicità non era considerata "giusta" e perciò condivisa dal suo ambiente è naturalmente diventata un dispiacere.
     
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  14. Ivanovic
     
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    CITAZIONE (Franz86 @ 2/7/2012, 18:34) 
    CITAZIONE (Diogene W @ 2/7/2012, 18:19) 
    Ora quello che mi chiedo: se uno sentisse che la sua felicità risiede in qualcosa che va contro la cultura/ambiente/società ecc, sarebbe davvero in grado di non "cedere" alle critiche al disagio e inseguire quella felicità?

    Una felicità messa a disagio, riesce ancora ad essere vissuta come tale? Non sto facendo retorica, per me è davvero un problema.

    Qui invece entra in ballo la forza di carattere del singolo, la sua maturità e la sua indipendenza dal giudizio altrui.

    Secondo me no, la forza si dimostra già nel sentire dove risiede la propria felicità anche se và contro le convenzioni.

    Se uno riesce a sentire questo allora inseguirà quella felicità e la otterrà: where there is a will there is a way.
     
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  15. Odile83
     
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    CITAZIONE (Diogene W @ 3/7/2012, 05:44) 
    Io sto parlando di una persona che era contenta di ciò che aveva ma poiché la sua felicità non era considerata "giusta" e perciò condivisa dal suo ambiente è naturalmente diventata un dispiacere.

    Certo, se per una persona è più importante l'armonia con la sua comunità rispetto a X cosa, certo che può succedere.
    Solo non capisco perchè per te sia così importante stabilire questo in relazione a "una persona" o a "la gente"...capisco che la mancanza di coraggio, di indipendenza o integrità delle persone possa dispiacerti, ma le scelte che fai te le fai appunto te...sicuramente non sei completamente libera, non nel senso che credo intenda tu, ma il succo non cambia, la scelta resta tua.
     
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64 replies since 1/7/2012, 09:25   779 views
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