La polarità iperreattivi/refrattari

Teorici contro praticoni

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    Post ispirato dal mio disaccordo verso la frase "A furia di provarci con le donne, diventerai sempre più bravo".

    Sempre sulla mia linea preferita, che non riscuote molto successo in questo forum, cioè quella per cui l'introversione crea nuove regole psicologiche che impone di rivedere totalmente i nostri giudizi, sono convinto che è il pensiero che ci fa fare passi avanti, non la pratica, che al massimo può avere una funzione di ispirazione.

    Ho fatto per qualche mese il sondaggista, in pratica dovevo andare nei posti affollati, fermare più persone possibili e porre delle domande a chi si fermava, cercando di strappare il numero di telefono e l'indirizzo di casa. Non venivo pagato né a sondaggi, né a indirizzi, ma era solo una copertura per la mia attività di vendita diretta. In pratica sarei dovuto diventare sempre più bravo nel convincere le persone a fermarsi, nel convincere a farmi dare i dati, nel fare la presentazione una volta piombato a casa loro.
    Invece col tempo sono sempre peggiorato, tant'è che la volta che ho avuto più successo è stata la prima.

    Ovviamente rispetto agli altri miei colleghi ero quello che aveva le rese peggiori e il mio sponsor si dannava per i miei risultati scadentissimi.
    Il mio sponsor era convinto che bastavano pochi sondaggi e subito si prendevano le misure per i sondaggi successivi. Io ho una mentalità diametralmente opposta: prima di dire che un modo di procedere è sbagliato, ho bisogno di un buon campionario, anche perché cambiare non mi dà la sicurezza di cambiare in meglio. Mi chiedevo come si poteva dare per scontato che le persone fossero tutte così uguali.
    I miei colleghi dicevano ad esempio: "Se dicendo così non ti si fermano, perché continui a dire così", mentre io non davo a quel preciso opener la causa del fatto che alcune persone non mi sono fermato.

    Forse la mia introversione mi rende un po' refrattario alle reazioni della gente e non riesco a definire bene un collegamento con me; mentre gli altri mi appaiono come banderuole, senza alcun tipo di personalità, in piena balia dell'ultima esperienza.

    Loro imparano (o pensano di imparare) dall'esperienza; io devo capire attraverso un'illuminazione per cambiare condotta. Rimango a lungo ostaggio delle mie convinzioni.

    Voi come vi collocate in questa polarità?
     
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  2. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    CITAZIONE (Warlordmaniac @ 21/7/2012, 16:50) 
    è il pensiero che ci fa fare passi avanti, non la pratica, che al massimo può avere una funzione di ispirazione

    sono d'accordo esclusivamente nel senso che se una persona ha un problema e lo vuole cambiare, può farlo soltanto attraverso una psicoterapia che gli faccia prendere coscienza delle dinamiche inconscie che sono la causa del dato problema e in questo modo reincollare la scissione.
    ecco perchè molto spesso le persone che hanno un problema, nonostante si impegnino con volontà a non attuare certi comportamenti, finiscono col ripetere sempre le stesse cose (la coazione a ripetere, insomma), se non hanno la possibilità appunto di prendere coscienza di ciò a cui la volontà è subordinata (---> cosa che non ho inventato io, ma è un dato neuroscientifico).

    se invece si parla di questioni di vita quotidiana, boh.. dipende dalla situazione. certo se io ho una convizione ma vedo che nel 99,9% dei casi che incontro va diversamente dalle mie previsioni, almeno il dubbio me lo pongo.
     
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  3. Franz86
     
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    A mio avviso il tutto non può essere ridotto all' antitesi teorici/praticoni. Il "provarci con le donne" può essere vissuto in maniera diversissima a seconda del carattere della persona, e questo cambia completamente i contorni della questione: se ci si prova con tutte, senza farsi minimamente coinvolgere dal punto di vista sentimentale e mirando sostanzialmente solo all' amplesso, la faccenda assume effettivamente i contorni di una sorta di allenamento sportivo. Si applica sempre una tecnica, la si affina tentativo su tentativo, e si diventa "bravi".

    Ma laddove si parta da una base di insicurezza caratteriale (e magari laddove si cerchi più affetto che sesso, anche se magari non ce ne se ne rende nemmeno conto) e contemporaneamente si dia grande importanza ad ogni singolo approccio (perchè "impegnativo"), è probabile che gli insuccessi vengano vissuti come fallimenti e pesanti sconfitte personali (a volte forse addirittura volute ... ).

    Comunque in un lavoro in cui bisogna fermare dei passanti distratti e in cui vi è conseguentemente un contatto limitatissimo e rapido con l' altro, effettivamente credo vi siano dei metodi di approccio standard, e delle persone semplicemente naturalmente più portate di altre : comunque una persona sorridente e affabile avrà molto probabilmente una percentuale di successo più alta di un' altra dall' aspetto serio e distaccato, anche pronunciando le stesse identiche frasi ...
     
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  4. Nicola.
     
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    la penso grosso modo come franz. nelle relazioni è tutto in ballo. dipende da cosa si cerca in una relazione e da che cosa cerca l'altra persona. se entrambi cercano esclusivamente il sesso, allora credo che il tutto possa ridursi a pochi pratici teoremi. per il resto, secondo me non è tanto l'esperienza ma è un discorso di assertività e di lucidità nel comprendere i messaggi altrui. e per questo ci vuole esercizio paziente perchè sono cambiamenti che richiedono tempo e tranquillità, cosa che per un introverso è tendenzialmente difficile.

    per il lavoro di fermare la gente, credo che essendo una cosa meccanica senza implicazioni emotive sia riconducibile ad una serie di piccole regole:

    sorridere, parlare chiaro, essere aggressivo/affabile etc. etc. i tempi di adattamento possono essere ridotti, ma è solo una questione di testa. devi essere disposto tutti i giorni ad un determinato tipo idi interazione, ad incassare l'indifferenza/fastidio altrui. io alla lunga non reggerei e passerei ad una tattica più floscia, fino a perdere il lavoro :P
     
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    CITAZIONE (Nicola. @ 21/7/2012, 21:20) 
    per il resto, secondo me non è tanto l'esperienza ma è un discorso di assertività e di lucidità nel comprendere i messaggi altrui. e per questo ci vuole esercizio paziente perchè sono cambiamenti che richiedono tempo e tranquillità, cosa che per un introverso è tendenzialmente difficile.

    Non so se ci hai fatto caso, ma non ho detto cose molto diverse. Anzi.




    CITAZIONE (Franz86 @ 21/7/2012, 20:00) 
    A mio avviso il tutto non può essere ridotto all' antitesi teorici/praticoni. Il "provarci con le donne" può essere vissuto in maniera diversissima a seconda del carattere della persona, e questo cambia completamente i contorni della questione: se ci si prova con tutte, senza farsi minimamente coinvolgere dal punto di vista sentimentale e mirando sostanzialmente solo all' amplesso, la faccenda assume effettivamente i contorni di una sorta di allenamento sportivo. Si applica sempre una tecnica, la si affina tentativo su tentativo, e si diventa "bravi".

    Ma laddove si parta da una base di insicurezza caratteriale (e magari laddove si cerchi più affetto che sesso, anche se magari non ce ne se ne rende nemmeno conto) e contemporaneamente si dia grande importanza ad ogni singolo approccio (perchè "impegnativo"), è probabile che gli insuccessi vengano vissuti come fallimenti e pesanti sconfitte personali (a volte forse addirittura volute ... ).

    Comunque in un lavoro in cui bisogna fermare dei passanti distratti e in cui vi è conseguentemente un contatto limitatissimo e rapido con l' altro, effettivamente credo vi siano dei metodi di approccio standard, e delle persone semplicemente naturalmente più portate di altre : comunque una persona sorridente e affabile avrà molto probabilmente una percentuale di successo più alta di un' altra dall' aspetto serio e distaccato, anche pronunciando le stesse identiche frasi ...

    Secondo me, evidenziando secondo me, ero sorridente e affabile. Volutamente ho messo la questione sessuale in un angolo della premessa, perché so quanto è spinoso l'argomento; talmente spinoso da dopare la discussione centrale.
     
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  6. Franz86
     
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    CITAZIONE (Warlordmaniac @ 21/7/2012, 23:13) 
    Secondo me, evidenziando secondo me, ero sorridente e affabile. Volutamente ho messo la questione sessuale in un angolo della premessa, perché so quanto è spinoso l'argomento; talmente spinoso da dopare la discussione centrale.

    Secondo me più una persona è tendenzialmente introversa, più difetta del talento necessario in questo tipo di interazioni sociali "rapide" (l' estroversione, appunto :lol: ).

    La persona tendenzialmente estroversa ricava piacere dall' interazione sociale praticamente a prescindere (questo stando alle mie "osservazioni") e ciò si palesa all' esterno in un atteggiamento piuttosto "naturale". Per la persona tendenzialmente introversa, invece, l' interazione è comunque impegnativa (perchè, potendo scegliere, dopo un certo tempo preferirebbe ritornarsene nel suo "mondo interiore" piuttosto che essere costretta al contatto sociale, e questa aspirazione secondo me cresce in maniera direttamente proporzionale al livello di introversione), e, per quanto possa sforzarsi di apparire affabile, semplicemente si stanca molto di più ...

    Quindi nelle relazioni sociali la "tecnica" (acquisita) non è tutto, è necessario anche il talento (innato), che consente di improvvisare con successo e minor fatica: questo specialmente se si tratta di lavoro, di un' attività cioè che si protrae per ore e nei cui confronti non ci si pone sempre con il massimo entusiasmo ... :D
     
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  7. .:Pedro:.
     
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    Beh ...avevi trovato proprio il lavoro adatto ad una persona introversa, non c'è che dire! Io non avrei mai fatto qualcosa del genere, anche perché odio che mi si fermi per la strada mentre sto elegantemente pensando ai fatti miei.

    Non so se col tempo, al posto tuo, ci avrei fatto l'abitudine, ma non credo che avrei tollerato a lungo di fare un lavoro del genere. Non so davvero, avrei dovuto provare per darti una risposta certa. Sono più propenso a credere il contrario però: ci si può abituare a tutto, anche purtroppo a qualcosa del tutto contrario alle proprie attitudini. Sarebbe stato brutto, ma forse col tempo avrei finito col non farci più caso. Ripeto, forse.

    Concordo con Franz: gli introversi sono lenti, ma a modo loro più efficienti. Io stesso sono lento nel prendere confidenza con le persone (e su Internet mi riesce in ogni caso molto più semplice) e persino con le persone che conosco da una vita rimango un po' freddo ...
     
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  8. tandream
     
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    Secondo me è l'esperienza che cambia il pensiero e di conseguenza il pensiero cambiato cambia l'esperienza.
     
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    Sto partecipando ad una discussione parallela in un altro forum, che però lì non è stata aperta da me. Ad un certo punto un utente dice "Un paio di due di picche non possono far altro che bene, per accumulare esperienza e saperci fare".

    Se uno sente parlare cinese, dopo un po' di tempo lo capisce?
     
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  10. alexey86
     
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    Una vittoria passa su una marea di sconfitte...se si ha una mentalità vincente :)
     
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    CITAZIONE (alexey86 @ 22/7/2012, 19:10) 
    Una vittoria passa su una marea di sconfitte...se si ha una mentalità vincente :)

    Come me quando ero in giro a far sondaggi.
     
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  12. Franz86
     
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    CITAZIONE (Warlordmaniac @ 22/7/2012, 18:47) 
    Sto partecipando ad una discussione parallela in un altro forum, che però lì non è stata aperta da me. Ad un certo punto un utente dice "Un paio di due di picche non possono far altro che bene, per accumulare esperienza e saperci fare".

    Se uno sente parlare cinese, dopo un po' di tempo lo capisce?

    Ma la sociofobia e la timidezza non sono la stessa cosa dell' introversione.

    E se il forum è quello che penso io non c'è da stupirsi se si ottengono risposte simili.
     
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  13. Velaour
     
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    CITAZIONE (Franz86 @ 22/7/2012, 22:26) 
    CITAZIONE (Warlordmaniac @ 22/7/2012, 18:47) 
    Sto partecipando ad una discussione parallela in un altro forum, che però lì non è stata aperta da me. Ad un certo punto un utente dice "Un paio di due di picche non possono far altro che bene, per accumulare esperienza e saperci fare".

    Se uno sente parlare cinese, dopo un po' di tempo lo capisce?

    Ma la sociofobia e la timidezza non sono la stessa cosa dell' introversione.

    E se il forum è quello che penso io non c'è da stupirsi se si ottengono risposte simili.

    Prova a convincerli tu ... che la prima non è correlabile alla seconda e viceversa
     
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  14. davidedavidedavide.
     
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    CITAZIONE (Velaour @ 22/7/2012, 22:29) 
    CITAZIONE (Franz86 @ 22/7/2012, 22:26) 
    Ma la sociofobia e la timidezza non sono la stessa cosa dell' introversione.

    E se il forum è quello che penso io non c'è da stupirsi se si ottengono risposte simili.

    Prova a convincerli tu ... che la prima non è correlabile alla seconda e viceversa

    I cosiddetti sociofobici (la sociofobia è un'altra etichetta creata dagli psichiatri, non avere paura della gente in questo occidente dovrebbe essere un segno preoccupante, quando quella paura diventa "patologica" non vuol dire che sia una "malattia", vuol dire solo che l'introversione è deviata in forte sofferenza, che è comprensibile e risolvibile - la sofferenza, l'introversione no) non vogliono accettare il discorso dell'introversione perché vorrebbe dire che non sono "malati" mentre la "malattia" è un'alibi polifunzionale:

    1) Essere "matti" è una specie di decoro: si sa che genio, follia ecc... per persone considerate per anni delle nullità, essere "matti" è meglio di niente...
    2) Essere "malati" dispensa dal fare un lavoro approfondito su sé stessi, bastano delle medicine. O una psicoterapia cognitivo-comportamentale che è inutile e costosa come uno psicofarmaco, solo che è tradotta in parole, e non scava nel profondo.
    3) Tutti gli introversi o quasi pensano che la loro condizione sia patologica, quindi il fatto che scoprano che esiste un "disturbo" del genere, o che glielo venga "diagnosticato" non li stupisce.
    4) Dato che la maggior parte degli introversi passa la vita ad estrovertirsi, quindi a normalizzarsi, la prospettiva di avere "una malattia" li conforta perché non hanno sprecato la loro vita (cercando di normalizzarsi") anzi... stanno sulla strada giusta e devono continuare così.
    5) Soddisfa il desiderio di dipendenza, dovendo sottoporsi a cure ecc...
    Last but not least: sono "sociofobici", non introversi, per carità...

    Non vi stupite quando la gente difende a spada tratta l psichiatria, la sua diagnosi e le cure perché i motivi sono sempre su per giù gli stessi.

    La psichiatria è un'altra aberrazione dell'Occidente, e tramonterà con esso. :fisch.gif:

    @war: l'ho detto sempre ai miei amici che rimorchiavano senza successo le donne in maniera tradizionale: sbagli target. Sarebbe meglio requentare luoghi e associazioni dove puoi trovare donne introverse e fare delle cose lì, poi le conoscenze vengono spontanee. È un limite dell'introverso: non può rimorchiare.

    Riguardo il lavoro di marketing da strada purtroppo (perché è uno dei pochi lavori che si trova facilmente) riesce molto difficile agli introversi.

    Forza e coraggio :)

    Con solidarietà
     
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  15. Franz86
     
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    CITAZIONE (davidedavidedavide. @ 22/7/2012, 22:41) 
    ...
    La psichiatria è un'altra aberrazione dell'Occidente, e tramonterà con esso. :fisch.gif:
    ...

    Del tramonto dell' occidente se ne parla da un pezzo, io voglio che arrivi la notte, e che sia una notte così buia da non poter più trovare penne per scrivere. Solo allora si potrà pensare alla nuova alba ... :lol: :lol: :lol:
     
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