Sentirsi esclusi dalla felicità altrui

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  1. Odile83
     
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    A voi capita mai che la felicità dei vostri amici, o comunque delle persone con cui siete in contatto/con cui avete un legame , vi faccia sentire esclusi dal loro mondo? (oltre a mettervi di malumore perchè la vostra vita non è rosea, ma questo è un effetto comune XD)
    Come se loro, andando avanti positivamente con la loro vita, dimenticassero per la strada il rapporto con voi...a prescindere che tale "dimenticanza" sia vera o meno (ma spesso lo è :( )
     
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  2. Freb85
     
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    A me è successo con quello che credevo il mio migliore amico. Ora le nostre strade si sono divise, non formalmente ma sostanzialmente, ma penso di aver sbagliato io con lui, nel senso di essermi fatta un film sulla nostra amicizia (che in passato è stata qualcosa di più) quando in realtà non c'era nulla in comune, nè la voglia da parte di sua di essere veramente amico.
     
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  3. Franz86
     
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    Se la dimenticanza è vera quelli non sono amici e il legame, se c'è davvero, è unilaterale.

    Ma può anche essere che si abbiano delle pretese enormi dai rapporti umani perchè si vorrebbe colmare con quelli il proprio "vuoto esistenziale": quindi ci si può sentire "esclusi" più a causa del proprio modo di vedere le cose che per via dell' effettivo comportamento altrui.

    Comunque, a meno che non si sia proprio legatissimi (es. il partner, il migliore amico, un parente stretto ... ), è piuttosto normale non riuscire a condividere molto la felicità dell' altro: se un conoscente è stra-felice che so, perchè si è comprato la macchina nuova, buon per lui, magari offrirà da bere :lol: , ma è evidente che io non possa condividere più di tanto la sua gioia.
     
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  4. tandream
     
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    Se si è veri amici si è felici della loro felicità. Altrimenti è solo invidia che ci rode dentro ma non lo vogliamo ammettere.
     
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  5. Nicola.
     
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    più che la felicità in sé, sono perennemente combattuto tra l'invidia e la critica per chi riesce ad essere felice escludendo razionalmente la tristezza.

    ovvero imponendosi di non farsi domande e di non analizzare.
     
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  6. Odile83
     
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    CITAZIONE (tandream @ 30/7/2012, 12:56) 
    Se si è veri amici si è felici della loro felicità. Altrimenti è solo invidia che ci rode dentro ma non lo vogliamo ammettere.

    La mia non è proprio invidia, è più voglia di qualcosa di buono è più un senso di solitudine e allontanamento dato dal fatto che questa persona sta vivendo belle esperienze nelle quali non sono inclusa.

    CITAZIONE (Franz86 @ 30/7/2012, 12:46) 
    Ma può anche essere che si abbiano delle pretese enormi dai rapporti umani perchè si vorrebbe colmare con quelli il proprio "vuoto esistenziale": quindi ci si può sentire "esclusi" più a causa del proprio modo di vedere le cose che per via dell' effettivo comportamento altrui.

    Ci sta...

    CITAZIONE (Franz86 @ 30/7/2012, 12:46) 
    Comunque, a meno che non si sia proprio legatissimi (es. il partner, il migliore amico, un parente stretto ... ), è piuttosto normale non riuscire a condividere molto la felicità dell' altro: se un conoscente è stra-felice che so, perchè si è comprato la macchina nuova, buon per lui, magari offrirà da bere :lol: , ma è evidente che io non possa condividere più di tanto la sua gioia.

    Va beh, io comunque parlavo di gioie più profonde, tipo un fidanzamento, la nascita di un figlio, una serenità interiore ritrovata, chessò.

    CITAZIONE (Nicola. @ 30/7/2012, 13:16) 
    più che la felicità in sé, sono perennemente combattuto tra l'invidia e la critica per chi riesce ad essere felice escludendo razionalmente la tristezza.

    ovvero imponendosi di non farsi domande e di non analizzare.

    C'è chi ci riesce? :o:
     
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  7. davidedavidedavide.
     
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    Nessuno può imporsi razionalmente niente. Il pensiero razionale è un pensiero corticale. La corteccia nell'uomo è la coscienza. Secondo le ultime ricerche dei neurobiologi solo il 5% dell'attività cerebrale è cosciente. Uno può razionalmente fare cambiamenti, ma perde il pelo, non il vizio, e il pelo che fa? Ricresce.

    Credo che sia vero che voler riempire il proprio vuoto esistenziale, o buco nero come lo chiama Anepeta, esclusivamente con i rapporti umani, sia foriero di delusioni e rabbia. È pur vero che l'uomo senza legami per tutta la vita non può vivere.

    Però ci sono persone che oggettivamente escludono altre persone, potrebbe anche essere così e non solo un tuo vissuto soggettivo, Odile83.

    Purtroppo, per mille motivi e dinamiche, capita che le persone escludano altre persone. O le dimentichino. La cosa migliore che puoi fare, secondo me, è parlarci. E cercare, se ci fai pace, di essere contenta per i loro successi, cosicché loro possano essere contenti in futuro dei tuoi.

    La vita non gira sempre di merda, per fortuna :)

     
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  8. Franz86
     
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    CITAZIONE (Odile83 @ 30/7/2012, 13:25) 
    Va beh, io comunque parlavo di gioie più profonde, tipo un fidanzamento, la nascita di un figlio, una serenità interiore ritrovata, chessò.

    Rovescia la cosa. Immagina di essere tu quella che si è fidanzata, che ha avuto un figlio, che ha ritrovato la serenità interiore etc. Quanto pensi di poter condividere con l' altro (non il figlio o il fidanzato, parlo di un amico :D ) la tua gioia?
    Per quanto si possa essere legati le cose le si condividono fino ad un certo punto, però alla fin fine ci si fa la propria vita, e va bene così. I problemi nascono quando non si è soddisfatti di se stessi e della propria vita e si pensa che i rapporti con gli altri possano risolvere tutto ...

    La gioia di un vero amico la si condivide, ma se l' "evento scatenante" non coinvolge direttamente anche noi mi sembra poco realistico pensare di poterla vivere come lui ... e se questo genera un senso di distanza e solitudine il problema è nostro e interiore, non è un problema del rapporto in sè.

    Edited by Franz86 - 30/7/2012, 13:39
     
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  9. Nicola.
     
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    a me mi è capitato di recente, con una persona. culturalmente tra noi due c'era un abisso, lei credeva fermamente nella frasetta "la vita è troppo breve per non divertirsi" e, pur essendo dotata di un enorme sensibilità (a mio parere) riusciva a scansare ogni tipo di problema con rigidezza. non lo affrontava e tanto gli bastava, si vede. questo è quello che intendo, a me mi è assolutamente impossibile dimenticarmi di una cosa o di una persona se prima non sono certo di non aver più niente da fare/condividere/chiarire.

    aggiungo che comunque un tipo di prospettiva di vita può funzionare fino a un certo punto, prima o poi inevitabilmente i nodi vengono al pettine o ci si chiude in un mondo a sé
     
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  10. davidedavidedavide.
     
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    I neuroni specchio nell'uomo consentono di partecipare alle gioie e ai dolori altrui, di riviverle, come fossero nostre.

    Se uno è dotato di empatia e benevolenza, e la cultura e/o gli eventi di vita non l'hanno trasformato in robot, è capace di vivere le gioie altrui come fossero sue. E anche le sua vita ne viene arricchita, ne vale la pena.
     
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  11. Odile83
     
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    CITAZIONE (Franz86 @ 30/7/2012, 13:37) 
    Rovescia la cosa. Immagina di essere tu quella che si è fidanzata, che ha avuto un figlio, che ha ritrovato la serenità interiore etc. Quanto pensi di poter condividere con l' altro (non il figlio o il fidanzato, parlo di un amico :D ) la tua gioia?
    Per quanto si possa essere legati le cose le si condividono fino ad un certo punto, però alla fin fine ci si fa la propria vita, e va bene così. I problemi nascono quando non si è soddisfatti di se stessi e della propria vita e si pensa che i rapporti con gli altri possano risolvere tutto ...

    La gioia di un vero amico la si condivide, ma se l' "evento scatenante" non coinvolge direttamente anche noi mi sembra poco realistico pensare di poterla vivere come lui ... e se questo genera un senso di distanza e solitudine il problema è nostro e interiore, non è un problema del rapporto in sè.

    Proprio perchè questa persona è amica mia io condividerei tutto questo con lei, proprio perchè è un momento di gioia quindi di positività e forza mi verrebbe ancora più spontaneo starle accanto e farle sentire che comunque non l'ho accantonata...per me, la "propria vita" comprende anche i miei amici, non sono elementi esterni...
    Ma poi comunque forse mi sono espressa male prima, non parlavo di vivere direttamente le esperienze belle di un'altra persona, chiaro che non è possibile...parlavo della sensazione che, a causa di ciò, la nostra persona venga "sbiadita" nell'universo interiore dell'amico in questione.

    CITAZIONE (davidedavidedavide. @ 30/7/2012, 13:30) 
    Però ci sono persone che oggettivamente escludono altre persone, potrebbe anche essere così e non solo un tuo vissuto soggettivo, Odile83.

    Purtroppo, per mille motivi e dinamiche, capita che le persone escludano altre persone. O le dimentichino. La cosa migliore che puoi fare, secondo me, è parlarci. E cercare, se ci fai pace, di essere contenta per i loro successi, cosicché loro possano essere contenti in futuro dei tuoi.

    La vita non gira sempre di merda, per fortuna :)

    In effetti comunque sia la paura che ho io è che trattandosi di persone cronicamente infelici e insoddisfatte, un'inaspettata felicità potrebbe far nascere un egoismo dovuto sia alla voglia di vivere senza nessun' altra intrusione dall'esterno nel proprio angolo felice, sia alla voglia di non farlo inquinare da problemi e angosce altrui.
     
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  12. Franz86
     
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    CITAZIONE (Odile83 @ 30/7/2012, 13:53) 
    Proprio perchè questa persona è amica mia io condividerei tutto questo con lei, proprio perchè è un momento di gioia quindi di positività e forza mi verrebbe ancora più spontaneo starle accanto e farle sentire che comunque non l'ho accantonata...per me, la "propria vita" comprende anche i miei amici, non sono elementi esterni...
    Ma poi comunque forse mi sono espressa male prima, non parlavo di vivere direttamente le esperienze belle di un'altra persona, chiaro che non è possibile...parlavo della sensazione che, a causa di ciò, la nostra persona venga "sbiadita" nell'universo interiore dell'amico in questione.

    E' la stessa sensazione, immagino, che in un primo momento provano anche dei genitori equilibrati rendendosi conto che i propri figli crescono e divengono via via più indipendenti: ma la reazione equilibrata è rendersi conto che tutto ciò è normale e "fisiologico".

    Se il mio migliore amico si fidanzasse sarei felice per lui, avendo tuttavia anche la consapevolezza che questo nuovo rapporto che ha instaurato modificherà il nostro. E' nella logica delle cose.
     
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  13. Odile83
     
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    CITAZIONE (Franz86 @ 30/7/2012, 14:02) 
    CITAZIONE (Odile83 @ 30/7/2012, 13:53) 
    Proprio perchè questa persona è amica mia io condividerei tutto questo con lei, proprio perchè è un momento di gioia quindi di positività e forza mi verrebbe ancora più spontaneo starle accanto e farle sentire che comunque non l'ho accantonata...per me, la "propria vita" comprende anche i miei amici, non sono elementi esterni...
    Ma poi comunque forse mi sono espressa male prima, non parlavo di vivere direttamente le esperienze belle di un'altra persona, chiaro che non è possibile...parlavo della sensazione che, a causa di ciò, la nostra persona venga "sbiadita" nell'universo interiore dell'amico in questione.

    E' la stessa sensazione, immagino, che provano dei genitori equilibrati rendendosi conto che i propri figli crescono e divengono via via più indipendenti: ma la reazione equilibrata è rendersi conto che tutto ciò è normale e "fisiologico".

    Se il mio migliore amico si fidanzasse sarei felice per lui, avendo tuttavia anche la consapevolezza che questo nuovo rapporto che ha instaurato modificherà il nostro. E' nella logica delle cose.

    Beh ma il rapporto fra genitore e figlio non è lo stesso che fra due amici...il genitore ama (o dovrebbe amare) il figlio incondizionatamente, l'amico no.
    Comunque, quando io mi sono fidanzata ho passato per forza di cose meno tempo con la mia migliore amica -per dire- ma non ho smesso di pensare a lei, non ho smesso di ascoltarla, non ho smesso di vederla quando si poteva, la percezione che avevo di lei non si è modificata, l'importanza che aveva per me non è cambiata...
     
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  14. Franz86
     
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    CITAZIONE (Odile83 @ 30/7/2012, 14:12) 
    Beh ma il rapporto fra genitore e figlio non è lo stesso che fra due amici...il genitore ama (o dovrebbe amare) il figlio incondizionatamente, l'amico no.

    Questo è discutibile, si tratta dell' idea di amicizia che si ha. Certo che un rapporto di parentela è diverso, ma a mio avviso come intensità non è poi così diverso da un rapporto di vera amicizia.
    CITAZIONE
    Comunque, quando io mi sono fidanzata ho passato per forza di cose meno tempo con la mia migliore amica -per dire- ma non ho smesso di pensare a lei, non ho smesso di ascoltarla, non ho smesso di vederla quando si poteva, la percezione che avevo di lei non si è modificata, l'importanza che aveva per me non è cambiata...

    Ed è appunto qui che possono entrare in gioco gli equivoci percettivi (ma anche no, mica succede sempre, per fortuna). Se, nonostante tutto, l' amica si sente trascurata probabilmente c'è un suo problema interiore di fondo: anche se lei potrebbe benissimo argomentare sul fatto che prima del tuo fidanzamento conversavate al telefono per 2.3 ore giornaliere, dopo per sole 2.1 ... :D
    Se la sua percezione fosse questa non accetterebbe ragioni, si definirebbe "trascurata" e basta ...

    Edited by Franz86 - 30/7/2012, 14:24
     
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  15. Freb85
     
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    Nel 2009, quando è nato mio figlio, sono stata esclusa dal giro delle mie solite amiche.
    Avrei voluto condividere la mia gioia con loro, ma loro non hanno dimostrato molta sensibilità nell'adattare la loro vita (le cene che facevamo insieme e altro) alla mia nuova condizione, col risultato che per 2 anni ci siamo viste pochissimo (e non mi si venga a dire che la distanza Ferrara- Bologna è troppa...). Altre 2 persone che reputavo solo conoscenti invece mi hanno stupito molto, rivelando una sensibilità che mi ha piacevolemente sorpresa.
    Fino a poco tempo fa ho covato un pò di rancore nei loro confronti e ho cercato di "ripagarle" con la stessa moneta, rifiutando i pochi inviti che mi facevano, così per principio. Poi mi sono accorta che è un atteggiamento controproducente: sia sul piano morale/religioso ("occhioxocchio dentexdente" non si sposa bene con ciò in cui credo) sia sul piano più "pratico". Infatti mi sono resa conto che l'unica a farsi salire la bile ero io e che se non avessi disinnescato questa spirale avrei finito col rovinare tutti i rapporti che ho.
    Mi sono resa conto di 2 cose:
    1) che pretendo troppo dalle persone: pretendo che si comportino come io mi comporterei per loro. Inevitabilmente, tutti mi deludono.
    2) sono abbastanza presuntuosa e penso che se le cose non si fanno come dico io, allora gli altri sono stupidi.
    Ciò non è possibile nè accettabile, razionalmente parlando :D. Sembrerà una sciocchezza ma ciò ha cambiato un pò la prospettiva della mia vita; adesso cerco di prendere le cose buone che hanno gli altri, senza arrovellarmi troppo. Non sempre ci riesco...;)
    Ovviamente se una persona non dimostra alcun interesse (vedi l'amico di cui parlavo sopra) beh allora non posso farci nulla. Ho poc tempo e lo voglio dedicare alle persone che lo meritano. Lui ha sistematicamente tagliato fuori tutti ogni volta che trovava una ragazza (e non mi dilungo sui problemi psicologici che penso abbia...).
     
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43 replies since 30/7/2012, 11:27   982 views
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