Solitudine

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  1. Diogene W
     
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    (Esattamente cosa si intende qui per "trovare se stessi"? :hmm.gif:)
     
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  2. Franz86
     
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    CITAZIONE (Diogene W @ 14/3/2013, 14:33) 
    (Esattamente cosa si intende qui per "trovare se stessi"? :hmm.gif:)

    Capire cosa ci piace davvero fare, cosa ci fa sentire realizzati.
     
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  3. Miyamoto-
     
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    Leggendo l'intervento mi sembra che si parli soprattutto di solitudine angosciosa, che è quel sentimento in cui ci si può trovare lontani da tutto e da tutti, con la paura crescente di rimanere tagliati fuori, e non riuscire più a rientrare. Se questa possibilità difficilmente si realizza oggettivamente, perché ad esempio uno si trova con molte persone e parla e parla, o si tiene impegnato, o si distrae fino a soffocare l'angoscia, il vissuto si può poi ripresentare inesorabilmente quando prima o poi per forza di cose si deve rimanere soli.
    Questo genere di paure, sono in molti casi micidiali, non bastano poche parole di conforto, per stare meglio, ma rimanendo in solitudine alla fine qualche consolazione arriva per forza di cose dall'interno, anzichè dall'esterno. Forse più difficile capire fino a che punto ciò che facciamo in solitudine sia un tenersi impegnato e quindi un soffocare le sensazioni o sia un fare ciò che dobbiamo fare.
    Condivido comunque che sia difficile non provare la solitudine angosciosa, dallo stato in cui si trova il mondo di oggi, che potrà essere rassicurante sotto il profilo materiale, ma non lo è affatto per come la persona si trova collocato in esso.
     
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  4. bum64
     
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    CITAZIONE (Diogene W @ 14/3/2013, 14:33) 
    (Esattamente cosa si intende qui per "trovare se stessi"? :hmm.gif:)

    Io lo intendo come un riconoscere ciò che ci appartiene più profondamente.


    Voi, in pratica, come cercate di affrontare la solitudine?
     
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  5. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    Un po' penso che oggettivamente non sono sola.
    Un po' penso che disgrazie della vita mi hanno portato a perdere degli affetti e anche se questo mi fa sentire sola, è qualcosa su cui non si ha alcun potere e quando succede, succede.
    Un po' penso che finchè non si sta bene con sè stessi non si sta bene neanche con gli altri.
    Un po' penso che a volte ci si convince di aver bisogno degli altri per motivazioni di stampellina.
    Un po' penso che la solitudine, oggettiva o soggettiva, è temporanea.
     
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  6. tandream
     
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    CITAZIONE (houccisoilariadusieleièrisorta @ 17/3/2013, 23:44) 
    Un po' penso che oggettivamente non sono sola.
    Un po' penso che disgrazie della vita mi hanno portato a perdere degli affetti e anche se questo mi fa sentire sola, è qualcosa su cui non si ha alcun potere e quando succede, succede.
    Un po' penso che finchè non si sta bene con sè stessi non si sta bene neanche con gli altri.
    Un po' penso che a volte ci si convince di aver bisogno degli altri per motivazioni di stampellina.
    Un po' penso che la solitudine, oggettiva o soggettiva, è temporanea.

    Può diventare cronica.

    Comunque la frase trovare o ri-trovare se stessi secondo me non ha alcun senso. Non bisogna ritrovare se stessi poiché noi, con il nostro sè, non ci possiamo perdere. Perdiamo gli altri caso mai. Bisogna ricomnciare, a ritrovare gli altri, ritrovando gli altri, riavendo fiducia in loro, allora riotteniamo fiducia in noi. E' come uno specchio. Ci sono due combinazioni che devono combaciare altrimenti non funziona. E per far funzionare questa combinazione bisogna solo darsi da fare. Un'occupazione giusta che ci tenga in contatto con gli altri e ci faccia sentire abbastanza importanti è già qualcosa che ci allontana dalla solitudine. Dobbiamo servire a qualcosa ed è sempre più difficile di questi tempi quando il lavoro per "passione" non esiste più e nessuno più ti cerca per i valori che possiedi (a meno ché non sei capace di trasformarli in arte e quindi in parte anche in denaro...).

    Vabbé, riflessione da lunedì mattina, di certo il peggior giorno :lol:
     
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  7. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    CITAZIONE (tandream @ 18/3/2013, 12:51) 
    CITAZIONE (houccisoilariadusieleièrisorta @ 17/3/2013, 23:44) 
    Un po' penso che oggettivamente non sono sola.
    Un po' penso che disgrazie della vita mi hanno portato a perdere degli affetti e anche se questo mi fa sentire sola, è qualcosa su cui non si ha alcun potere e quando succede, succede.
    Un po' penso che finchè non si sta bene con sè stessi non si sta bene neanche con gli altri.
    Un po' penso che a volte ci si convince di aver bisogno degli altri per motivazioni di stampellina.
    Un po' penso che la solitudine, oggettiva o soggettiva, è temporanea.

    Può diventare cronica.

    sì, ma è un caso quasi impossibile: dovremmo ritrovarci di colpo orfani e isolati dai contatti col mondo.
    mantenendo un'apertura emotiva verso gli altri, mi sembra davvero improbabile non riuscire a trovare proprio nessuno, in nessun luogo, in nessuna circostanza, con il quale condividere qualcosa.
     
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  8. Franz86
     
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    CITAZIONE (tandream @ 18/3/2013, 12:51) 
    (...)

    Comunque la frase trovare o ri-trovare se stessi secondo me non ha alcun senso. Non bisogna ritrovare se stessi poiché noi, con il nostro sè, non ci possiamo perdere. Perdiamo gli altri caso mai. Bisogna ricomnciare, a ritrovare gli altri, ritrovando gli altri, riavendo fiducia in loro, allora riotteniamo fiducia in noi. E' come uno specchio. Ci sono due combinazioni che devono combaciare altrimenti non funziona. E per far funzionare questa combinazione bisogna solo darsi da fare. Un'occupazione giusta che ci tenga in contatto con gli altri e ci faccia sentire abbastanza importanti è già qualcosa che ci allontana dalla solitudine. Dobbiamo servire a qualcosa ed è sempre più difficile di questi tempi quando il lavoro per "passione" non esiste più e nessuno più ti cerca per i valori che possiedi (a meno ché non sei capace di trasformarli in arte e quindi in parte anche in denaro...).

    Vabbé, riflessione da lunedì mattina, di certo il peggior giorno :lol:

    Secondo me c'è una forte differenza di approccio tra il voler contenere il problema della solitudine e il volerlo risolvere: una condizione di solitudine non passeggera ma protratta nel tempo è il sintomo di una vita personale costruita malamente, che andrebbe quindi riprogettata totalmente da capo.
    L' unica vera soluzione sta nel riuscire a vivere una vita il più possibile appagante: solo in questo modo la solitudine può essere sconfitta, il resto è solo un "mettere delle pezze" più o meno efficaci.

    "L' occupazione giusta" è proprio quella che si trova conoscendo se stessi. E la cosa non mi pare affatto scontata.

    Il problema più grosso non è "allontanarsi dalla solitudine": quello volendo lo si può fare iscrivendosi ad una qualsiasi attività di gruppo a caso. Poi però si rischia di sentirsi ancora più soli se ci si ritrova a sperimentare la sostanziale estraneità degli altri che ci circondano: dato che qui abbiamo tutti problemi nella socializzazione è evidente che se si vuole risolvere davvero qualcosa sarebbe meglio trovare gli "altri" giusti, non rivolgersi ai primi passanti a caso. :D
    Il che non vuol dire necessariamente trovare "l' anima gemella" o cose simili: significa "solo" trovare persone (magari anche molto diverse da noi) con cui condividere delle passioni che reputiamo profondamente importanti. Così si riesce anche ad andare oltre lo "small talk" che può essere appagante fino ad un certo punto.
     
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  9. bum64
     
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    CITAZIONE (houccisoilariadusieleièrisorta @ 18/3/2013, 13:04) 
    CITAZIONE (tandream @ 18/3/2013, 12:51) 
    Può diventare cronica.

    sì, ma è un caso quasi impossibile: dovremmo ritrovarci di colpo orfani e isolati dai contatti col mondo.
    mantenendo un'apertura emotiva verso gli altri, mi sembra davvero improbabile non riuscire a trovare proprio nessuno, in nessun luogo, in nessuna circostanza, con il quale condividere qualcosa.

    Può capitare, perchè nella vita non è che ci sia sempre la possibilità materiale di andare dove si vuole e di stare con chi si vuole- Inoltre, non necessariamente uno ha una vita sbagliata perchè se l'è male costruita, come dice Gufo, sarebbe già più semplice. Può capitare di avere un "destino avverso" come si diceva una volta. Adesso, si fa fatica ad ammettere che ben poco della nostra vita è davvero nelle nostre mani. Forse ci fa troppa paura rendersi conto di non avere davvero il controllo...Notte
     
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  10. Franz86
     
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    CITAZIONE (bum64 @ 18/3/2013, 23:25) 
    Può capitare, perchè nella vita non è che ci sia sempre la possibilità materiale di andare dove si vuole e di stare con chi si vuole- Inoltre, non necessariamente uno ha una vita sbagliata perchè se l'è male costruita, come dice Gufo, sarebbe già più semplice. Può capitare di avere un "destino avverso" come si diceva una volta. Adesso, si fa fatica ad ammettere che ben poco della nostra vita è davvero nelle nostre mani. Forse ci fa troppa paura rendersi conto di non avere davvero il controllo...Notte

    E' vero, può capitare che le cose vadano proprio alla rovescia.
    Ma è vero anche che se si è in uno stato d' animo prostrato è difficile valutare obiettivamente da soli le carte che eventualmente si hanno ancora da giocare.

    Per il resto in realtà io credo che la vita la abbiamo sempre nelle nostre mani. Tutto sta però a quanto siamo disposti a rischiare, a sacrificarci e a metterci in discussione per cambiare: poi ognuno valuta la sua situazione e decide cosa si sente di fare. Non sempre può essere fatto tutto, ci possono essere vincoli e variabili di ogni sorta, a volte si può far poco, però è essenziale che la valutazione sul da farsi sia il più possibile obiettiva e non viziata invece da un pessimismo di fondo magari divenuto abitudine nel corso del tempo.
     
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  11. bum64
     
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    Al di là di tutti i discorsi, stasera penso che non credo proprio di farcela. Forse non ne ho più voglia neanche. Qualsiasi cosa ci sia , il prezzo è stato parecchio alto e non mi interessa quasi neanche più. In giornate come queste, che ritorno a casa come se avessi combattuto l'ennesima guerra inutile col Mondo, vorrei solo trovare un modo per sparire, per dirla alla Pessoa, trovare una fessura all'interno dello spazio e sparire. Sono pessimista? E se, nonostante tutto, fossi un ottimista? E se il MIO bicchiere fosse tutto vuoto?
     
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  12. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    non conosco la tua condizione, non conosco la tua biografia... ma dici che un bicchiere può davvero essere tutto vuoto?
     
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  13. bum64
     
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    Non abbastanza pieno da poter essere ritenuto mezzo pieno.
     
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  14. tandream
     
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    Mi sembrava che in questa discussione si parlava anche di destino. Anais Nin diceva che in realtà quello che chiamiamo il nostro destino in realtà è il nostro carattere e il carattere si può cambiare. Forse conviene farlo se abbiamo un "destino" avverso, vale la pena di sforzarsi di cambiare il "carattere", in positivo, piuttosto che guardare il bicchiere e vederlo sempre vuoto. Ecco, cambiamo atteggiamento, carattere, cambiamo il destino.
     
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  15. cri-na
     
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    Si..Lo diceva anche William James: "Gli esseri umani possono modificare il loro modo di vivere cambiando i propri atteggiamenti mentali". Nè facile nè scontato.
    Più che di carattere comunque, in questo caso io parlerei di funzionamento.
    Spesso, soprattutto chi soffre di un forte disagio, tende a identificarsi col proprio funzionamento, e a "fissarcisi". Chi soffre di depressione, per esempio ( e ti capisco, vivo in un substrato depressivo più o meno profondo da che ne ho memoria), di ansia e quant'altro, ha forme pensiero rigide proprie del disagio stesso. Che paralizzano in primis il pensiero, che appunto rimane rigido e non ampio, e in seconda istanza la vita tutta. Il destino non può non essere condizionato anche dal proprio funzionamento, come dicevano anche gli altri (così come il "finale" di una coazione a ripetere è inscritto, per quanto noi vogliamo altro, nella coazione a ripetere stessa..scusa..digressione inutile). Quanto sono razionale e quanto razionalizzo? Io per esempio, data la condizione, spesso razionalizzo. Non posso smettere di farlo d'amblè, ma posso provare a monitorare il mio pensiero. Farlo a prescindere dallo stato d'animo non è affatto facile e spessissimo me ne accorgo solo a posteriori. Si sa, razionalizzare è un meccanismo di difesa puro e semplice, utile in ultima analisi (e del tutto paradossalmente) a spostare dal campo visivo proprio ciò che fa soffrire, ciò che non si accetta. E anche per questo la perversione massima del meccanismo di difesa è che ne siamo spesso, e del tutto inconsapevolmente, strettamente gelosi.
    Non voglio certo smnuire nè il peso e la realtà del tuo sentire, nè la condizione esistenziale in cui ti trovi, mi limito a un discorso di massima, dato che non ti conosco.
     
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40 replies since 6/3/2013, 00:13   1429 views
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