Prove di comunicazione

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  1. cri-na
     
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    Ciao a tutti.
    Quando si entra nell'intimità, nella confidenza profonda, io parlo una lingua tutta mia da sempre. Croce e delizia nella mia consapevolezza di me fino a poco tempo fa, mi sono sempre sentita sola e diversa anche per questo. Però, col tempo, conoscendomi meglio, mi viene da chiedermi chi sono io davvero. Cosa nego e cosa semplicemente non vedo. Ho effettuato (per ragioni "psicologiche") alcuni test della personalità...introversione, dicono (e altri disturbi annessi e connessi). Ma io, facendo i conti con me e col piano di realtà (cioè con quello che ho scoperto di me DA FUORI), non mi mi ritrovo nella definizione. Per definizione un introverso è generalmente riflessivo, intelligente, razionale, introspettivo, spesso ponderato (cito solo questi elementi essenziali, perchè per esempio per l'empatia, non sempre è così).. Io invece..Intelligenza prevalentemente intuitiva, scarsità di senso critico e di capacità di osservazione. Non ritengo la mia mente particolarmente brillante, anzi, faccio quasi fatica ad apprendere, a cogliere e trattenere i tratti essenziali di un ragionamento. E comunque imparo secondo un metodo analogico, e come prospettavo prima, poco incline all'astrazione. Il pensiero è costellato da immagini e fantasie, devo faticare per stare dentro un pensiero pensante. Ciò che mi salva dal disastro totale e dal binomio uomo-bestia è una mente piuttosto analitica, per cui una certa riflessività mi si addice. Sono comunque un'impulsiva.
    A volte mi capita di parlare con persone e non cogliere il significato di ciò che stanno dicendo. Ho una certa predisposizione a leggere il prossimo,ma spesso la valutazione viene condizionata da un eccessivo soggettivismo (che, nel mio caso, gravita e rimbalza all'interno di un pensiero che, se non tenuto a briglia, è prevalentemente dicotomico). Ragionare, dicevo, se non sono in buona (perlopiù calma, dato che sono tendenzialmente piuttosto ansiosa) a volte mi stanca e non porta da punte parti perchè non sa cogliere il significato delle cose, al massimo ne coglie il senso. E mille e mille altri particolari...tutto ciò per dire che non mi ritrovo in un quadro introverso..e ciò mi confonde. Perlopiù fuggo dal mondo. Ma forse perchè so che, alla prova provata, i miei numerosi limiti mi definirebbero in un modo che inconsciamente non riesco ad accettare. Sono per attitudine moderata nelle idee: banalmente, una sorta di ignava. Sono al più complicata, ma assolutamente non complessa. Si potrebbe obiettare..alla fine che importa? Trova il tuo centro (con tutto ciò che vuol dire..e che direi mi sfugge), riconosci capacità e limiti e vivi, come tutti. Ma è difficile..
    Sto cominciando a pensare, e ne sono sempre più sicura, che la lingua tutta mia che parlo generalmente è forse un manierismo volto a celare un' assenza di contenuto, nel sentire e nel pensare. Eppure l'idea di una vita fatta di sopravvivenza, e di tirare a star bene, nonostante il mondo, gli uomini, le contraddizioni e le innumerevoli cose che non conosco, di rapporti superficiali, di emozioni impressionistiche, mi annichilisce. Vi invidio, vi leggo e vi invidio. Invidio la vostra mente, così semplicemente profonda. Forse devo accontentarmi, imparare a godere della semplicità della vita, soddisfazioni di cui fruire nell'immediato, dato che la sua complessità non la so cogliere..ma sapere di non avere occhi per vedere..è un'impasse che non mi fa vivere. Sono sola da così tanto tempo, senza confronti veri,che in pratica non so più chi sono. Se mai l'ho saputo. E si sa.. nella solitudine quasi totale, non solo il pensiero, ma anche la coscienza si annulla o si disperde in immagini di sè utili perlopiù a concedersi l'illusione di essere qualcosa, per non morire, anche se solo psichicamente. Questa la mia carta d'identità che non so se davvero può avere il visto di ingresso in questo forum. Ridefinire me stessa attraverso un confronto che sfugga da immagini di me sempre più sfocate a cui non so dare un'alternativa più consistente.
    Vi capita mai di avere dubbi profondi oltre che sulla vostra stoffa umana, sulle vostre capacità intellettive? Perchè altrimenti, nonostante ciò che dicono, forse questo posto non è per me.
     
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  2. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    sai... soltanto per il fatto di porti questa domanda e aver scritto un post del genere, mi pare evidente da che parte pende l'ago dell'ipotetica bilancia Introversione - Estroversione.

    Non so che test tu abbia fatto o che cosa ti abbiano raccontato sulle teorie della personalità, però c'è un sacco di disinformazione, soprattutto nelle università di psic- e affini, data dal pregiudizio in negativo riguardo l'introversione (che è una chisura, che è da curare, che è un disturbo, ecc. ecc.).
    ci sono però anche dei pregiudizi in positivo, secondo me, che sono diciamo una specie di risposta gonfiata a quel pregiudizio negativo che ti dicevo prima e che consistono nell'atteggiamento di chi vuole rifugiarsi in una specie di torre d'avorio (della serie: gli estroversi sono scemi, gli introversi dei genii, ecc.).

    questo è il vademecum sull'introversione tratto dal sito della LIDI (che ora è in restyling) - tratto a sua volta dal libro del Dottor Anepeta "Tmido, docile, ardente...", magari ti aiuterà a fare un po' di chiarezza.

    CITAZIONE
    Al di là del pregiudizio sociale, le caratteristiche che si possono ritenere specifiche del genotipo introverso sono le seguenti:
    • un corredo di emozioni superiore alla media, associato ad un’intelligenza solitamente vivace e talora essa stessa superiore alla media;
    • una sensibilità sociale che comporta l’intuizione immediata degli stati d’animo e delle aspettative altrui;
    • un senso di pari dignità e di giustizia precoce, persistente e d’intensità spesso drammatica;
    • un orientamento di tipo idealistico, che comporta il riferimento ad un mondo caratterizzato da rapporti interpersonali corretti e delicati, tali da ridurre al minimo la possibilità di farsi del male;
    • una vocazione sociale altamente selettiva, che, per realizzarsi, richiede un certo grado di affinità e di sintonia con l’altro;
    • un’affettività molto intensa che tende a stabilire con il mondo (persone, natura, cultura, oggetti, animali) rapporti significativi e profondi;
    • un orientamento incline alla riflessione, all’introspezione e alla fantasia più che all’azione
    • una predilezione per interessi intellettuali e creativi, alimentata dal piacere del funzionamento della mente;
    • un corredo di bisogni (d’appartenenza e d’individuazione) piuttosto ricco, per quanto diversamente rappresentato nei singoli individui.

    mi ha colpito il tuo messaggio perchè la prima cosa che ho scritto su questo forum (sono passati ormai ben 6 anni) era molto simile a ciò che hai scritto tu.
    dicevo - ora, non ricordo le parole super-esatte, ma era qualcosa del genere - "ciao sono qui per tot e tot ma non sono sicura di essere una persona introversa, perchè gli introversi mi sembrano x y e io sono z w".

    qui subentra tutto un gigantesco discorso sul introversione come è nei suoi tratti essenziali e come sono le persone di fatto, come la storia personale le rende (esempio: ci sono persone introversissime, però del tutto anestetizzate).
    però non voglio scrivere una pappardella di mille righe :D

    per adesso mi limiterò a dirti "benvenuta!!" :D
     
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  3. Yorick75
     
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    Nell'introverso l' energia pischica è orientata prevalentemente verso il proprio mondo interiore, anziché verso la realtà esterna (il volgersi della libido verso l'interno o l' esterno, Jung). All'interno di questa definizione generica ci sono varie declinazioni filtrate dalla personalità di ogni individuo. Non c' è uno schema tassativo. O dentro o fuori. I test poi sono quello che sono. Ce ne sono validi o utili per farsi un' idea oppure panzanate. Dipende.
    Sono d'accordo con houcciso. L' introversione ha i suoi cliché negativi e anche positivi. Se una persona è introversa ha delle caratteristiche psicologiche, ma non credo che abbia automaticamente una facoltà come l'intelligenza, per esempio. Siamo essere umani e come tali siamo intelligenti o stupidi, onesti o disonesti, stronzi o generosi a seconda della biologia, delle esperienze, del vissuto.

    La questione della lingua. Come esperienza personale, ti posso dire che potrebbe essere proprio questo contatto costante, intenso, con noi stessi, e soprattutto con immagini e fantasie, a far sviluppare quasi una lingua diversa, un sistema di comunicazione più sfaccettato, più adatto a cogliere le sfumature interiori; costruito sulla realtà interna più che su quella esterna. Oppure anche che l' intensità di ciò che proviamo è tale che quando un pensiero viene esternato perde la sua potenza.
    Non so se è un manierismo il tuo, come ci sono persone che usano una lingua articolata e complessa, perché ne hanno bisogno per rendere al meglio ciò che intendono dire, ci sono altre invece la usano come scudo, per coprire, per occultare o semplicemente per trasmettere il messaggio “Guarda come sono bravo”.

    Sulle capacità intellettive. Qualche ho giorno fa ho letto queste parole nelle quali mi ritrovo in pieno:

    [..]Si può invece affermare che ho studiato poco e non ho imparato nulla; e se in molti anni, con una memoria discreta e una passabile capacità di concentrazione, qualcosa è rimasto appicicato non deve stupire troppo, ma ad ogni modo, ma ad ogni modo il risultato complessivo di conoscenza e in particolare il loro consolidamento, è estremamente misero se rapportato al dispendio di tempo e di denaro nell' ambito di una vita esteriormente tranquilla e priva di preoccupazioni, e soprattutto se confrontato con quasi tutte le persone [...]

    Le ha scritte uno dei riferimenti della cultura europea del Novecento, Franz Kafka.

    Un po' ti capisco quando parli di “fatica”. Il mio pensiero è spesso disturbato da interferenze sotto forma di immagini o di fantasie che ne rallentano l' attività. Come un' artigiano intento a costruire il suo manufatto. Qualcosa di fortemente attrattivo lo costringe a interrompe l' attività, dopodiché ricomincia. E così via in continuo frammentarsi dell' azione. Le conseguenze possono essere diverse: un mollare perché che ci si sente incapaci; l' opera finita, ma tutta storta; un semplice ritardo della commessa.

    Edited by Yorick75 - 20/3/2013, 20:39
     
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  4. cri-na
     
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    Ciao e grazie per aver speso così ampie e approfondite parole.
    Le vostre considerazioni sono stati utili input per riflettere un pò, ma ne evito la disamina qui, dato che sono argomenti di interesse prettamente personale e vorrei evitare, almeno all'inizo, di spaccarvi i cosiddetti su cose molto probabilmente solo mie..yawn
    Mi fa piacere leggervi e mi farà piacere partecipare con voi a qualche discussione.
    A presto
     
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  5. Yorick75
     
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    CITAZIONE (cri-na @ 20/3/2013, 17:35) 
    Ciao e grazie per aver speso così ampie e approfondite parole.
    Le vostre considerazioni sono stati utili input per riflettere un pò, ma ne evito la disamina qui, dato che sono argomenti di interesse prettamente personale e vorrei evitare, almeno all'inizo, di spaccarvi i cosiddetti su cose molto probabilmente solo mie..yawn
    Mi fa piacere leggervi e mi farà piacere partecipare con voi a qualche discussione.
    A presto

    Beh, ci trovi qui. Ognuno ha la sua storia: i suoi spunti personali possono sempre essere un utile contributo per tutti. Almeno per quanto mi riguarda non spacchi nulla. :)
     
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  6. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    ma no infatti non preoccuparti! mica rompi!
     
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5 replies since 18/3/2013, 21:22   172 views
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