Incomprensione

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  1. Stay
     
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    Buongiorno...
    Premetto che inserirmi in un contesto nuovo mi è arduo anche online, però proverò a fare del mio meglio.
    Proverò ad andare direttamente al cuore del problema: non comprendo chi ho attorno a me. Quando vedo quei gruppi di persone, miei coetanei o meno, e sento le loro parole, mi sembra parlino un'altra lingua...che si, è fatta e formata dagli stessi vocaboli che uso anch'io, ma estranea in un secondo piano.
    E io non riesco a comunicare con loro. A volte vorrei anche, ci provo, tento a dire qualche parola, però dopo le prime frasi di circostanza che ho imparato a dire al momento più o meno opportuno, l'unica cosa che riesco a fare è fissare un punto imprecisato del posto in cui mi trovo e ritirarmi nel mio mondo.
    A volte riesco anche ad apprezzare questa cosa, mi ha permesso di trovare quelle poche persone affini che ho nella mia vita e che cerco di tenere accanto, ma il dubbio che a volte mi torna alla mente è: perché? Com'è possibile usare le stesse parole eppure parlare due lingue così differenti? Sta solo nel valore che dato a ciò che si pronuncia?
    Stare in silenzio è davvero un peso così grande?
    Non lo so, non credo in un'unica grande verità valida per ogni singolo umano a questo mondo, sta di fatto che non riesco a capire ciò che gli "altri" mi dicono (non mi piace la parola "altri", così come non mi piace la parola "gente"..in fondo dal punto di vista altrui, sono "altri" e "gente" anch'io, molti sembrano dimenticarsene e usano questi termini con disprezzo)...e sto nei miei angolini, in silenzio, e osservo. O me ne vado.
    Ecco, sì.
     
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  2. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    Ciao :)

    capisco bene quello che dici, perchè è stata la storia della mia vita, fino a qualche anno fa.

    È difficile però dare una risposta in poche righe... diciamo che ho imparato a capire me e anche gli altri e certi problemi si sono sciolti.

    Sì lo so che detto così è come non dire niente :D però non saprei come altro spiegarlo :)
     
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  3. Yorick75
     
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    La comprensione dell' Altro, inteso come altro da sé, altro che non sono io va di pari passo con la comprensione di se stessi. Anche in questo post ritorna la lingua. La questione dell' incomunicabilità è antica, non è solo questione introversa. Parecchia letteratura e cinema e arti varie hanno indagato questo campo nel secolo scorso. Restringendolo ti dico che chi ha un contatto più diretto, più profondo con se stesso inevitabilmente rimane deluso quando si rapporta al mondo esterno, all'altro da sé. Tutte le sfaccettature si semplificano, l' intensità cala. Gli altri ci appaiano come alieni. O noi ci sentiamo come alieni.

    Un passo in avanti consiste nel comprendere che tutti siamo essere umani. Non ci sono colpevoli. Se stai in silenzio non la devi sentire come una colpa: fa parte di te, e puoi benissimo integrarla con tue forme di comunicazione, secondo la tua natura.
    Con alcuni, pochi, è possibile rapportarsi, quando sappiamo selezionarli e individuare come affini; con altri abbiamo bisogno di dotarci un traduttore o un dizionario tascabile; con altri invece non ci sono possibilità di intendersi, ciò non è un bene né un male. Le cose sono andate così.
     
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  4. yukino76
     
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    CITAZIONE (Yorick75 @ 19/3/2013, 22:02) 
    Un passo in avanti consiste nel comprendere che tutti siamo essere umani. Non ci sono colpevoli. Se stai in silenzio non la devi sentire come una colpa: fa parte di te, e puoi benissimo integrarla con tue forme di comunicazione, secondo la tua natura.
    Con alcuni, pochi, è possibile rapportarsi, quando sappiamo selezionarli e individuare come affini; con altri abbiamo bisogno di dotarci un traduttore o un dizionario tascabile; con altri invece non ci sono possibilità di intendersi, ciò non è un bene né un male. Le cose sono andate così.

    Parole giustissime.
    Il limite di questo discorso, peraltro condivisibile, è che la comprensione deve essere reciproca, invece a volte ho l'impressione che l'introverso debba sempre "ingoiare il rospo": accettare gli altri per quello che sono, comprenderli, rendersi conto che "non ci sono colpevoli", appunto, e allo stesso tempo sopportare che gli altri non usino la stessa filosofia con lui, quindi, in ultima analisi, sentirsi LUI colpevole (di non riuscire a farsi capire, di non essere in grado di "adeguarsi"), così introiettando il giudizio negativo degli altri.
    E' estenuante, sai, essere sempre nella posizione di colui che deve capire le esigenze altrui, adeguarsi al modo di comunicare altrui (percepito spesso come superficiale e ipocrita), sposare la filosofia del "non ci sono colpevoli" (cercando quindi di capire il punto di vista altrui e di fare un passo verso l'altro, cercando di capire i tuoi errori e i tuoi limiti) mentre gli altri sposano la filosofia del "TU sei colpevole perchè diverso". Perchè, alla fine, inizi veramente a colpevolizzarti della tua diversità e del tuo modo diverso di comunicare, ti vedi con gli occhi degli altri, e ne soffri.
    Insomma, alla fine usi su di te il metro di giudizio della Società, e il quadro che ne viene fuori è deprimente: sei troppo idealista e quindi, per certi versi, stupido; sei troppo emotivo e quindi, per certi versi, pazzo; sei troppo sincero e quando ti apri (verso una persona che, magari erroneamente, percepisci come affine) lo fai anche troppo (alla ricerca di un modo di comunicare più profondo e più intimo), quindi, per certi versi, ingenuo e ancora più stupido.
    E visto che le persone affini sono veramente poche, inizi veramente a credere che TU sei la pecora nera della Società.
     
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  5. Stay
     
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    Vi ringrazio per le risposte gentilissime; è bello riuscire a confrontarsi riguardo a questo argomenti!
    Concordo con yukino, alla fine è quasi sempre l'introverso a doversi adeguare, in quanto "minoranza non tutelata" se non vuole venire completamente escluso dal resto della società.
    Bisogna in qualche modo "appiattirsi" per rispettare i canoni altrui...l'intensità cala, per usare le parole di yorick.
    Trovo ad ogni modo che sia un processo doloroso, mi sembra che più che indossare una maschera, ci chiedano di strapparci di dosso la nostra natura...
    Tra l'altro non credo che gli estroversi siano più superficiali, penso che la superficialità venga insegnata, e quei discorsetti casuali riguardo alle mezze stagioni che non ci sono più e il tempo che fa il pazzo aiutino a mantenerla.
    Magari non hanno mai imparato a comunicare qualcosa di più profondo, non saprebbero nemmeno farlo perché hanno chiuso quelle parti del loro io che dovrebbero conoscere.
    Ho conosciuto molti estroversi che sono "triste, ma non so perché"...e il perché in parte lo potrei anche intuire, ma appena si cerca di trovare il fondo del problema, non vogliono pensarci.
    Urca, che discorso sconnesso O.O
    La carenza di sonno influisce negativamente sul mio uso della linguaggio scritto (e non) :wacko:
     
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  6. Nicola.
     
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    a me succede spesso ti andare in blackout quando il discorso vira su luoghi comuni. e non intendo essenzialmente i discorsi sul tempo, sul calcio et similia, a quelli mi adatto senza gioia né patimento, più che altro intendo discorsi che presuppongono temi importanti (per me), insomma temi cui tengo molto. In quei casi, quando mi trovo davanti a discorsi (a mio parere) totalmente superficiali e grezzi, mi spengo, mi viene il muso lungo e per trattenermi non parlo quasi mai, ecccezione fatta per qualche sparata caustica, qualche spruzzata d'acido.

    mi trattengo perchè il desiderio di argomentare con forza e tentare di schiacciare l'opinione altrui è forte, probabilmente risentimento che ho accumulato verso certi ideali omologanti, però capisco che le cose vanno fatte per gradi e quindi mi riprometto sempre di non partecipare a queste discussioni di gruppo perchè in nessun modo ne potrei uscire soddisfatto (nel testa a testa invece vado molto meglio :D). insomma, tutto questo per dire che è normale sentirsi alieni se si viene toccati nel profondo dalla ruvidità altrui, secondo me bisogna lavorare sul fatto di non lasciarsi più toccare da essa. quando diventi sicuro della tua identità, mano a mano le idee altrui non scalfiranno più il tuo modo d'essere (questa in realtà è una speranza)
     
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  7. houccisoilariadusieleièrisorta
     
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    CITAZIONE (Nicola. @ 20/3/2013, 12:19) 
    quando diventi sicuro della tua identità, mano a mano le idee altrui non scalfiranno più il tuo modo d'essere (questa in realtà è una speranza)

    ma guarda è una certezza... in parte l'ho anche potuto sperimenatare di persona. ed è vero anche che gli introversi, quando sono a posto con sè stessi, hanno carisma - pure sugli estroversi.
     
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  8. Yorick75
     
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    Capisco quello intendi. E' vero che in un rapporto a due, per esempio, la cosa deve essere reciproca. A comprende B e viceversa. Se c'è disarmonia, è lecito che una delle parti dica: ma se tu non comprendi a me, ma perché diavolo devo comprendere io a te? Altro che comprensione, ti mando a quel paese. E' legittimo, e anche sano.

    Io alludo più a un atteggiamento (attivo) generale nei confronti del vita, a una consapevolezza delle miserie umane. Un approccio da vecchio saggio, insomma. Serve, dovrebbe servire, a raffreddare la materia, a evitare di rimanere ustionati. Non è facile da raggiungere come obiettivo, ma almeno ci si può tendere. E' importante essere in movimento.

    E' vero che com'è strutturato adesso il nostro sistema sociale, e probabilemente lo sarà ancora per anni e anni, è presente un estrocentrismo.Abbiamo due scelte o rimaniamo chiusi nelle nostre torri d' avorio e ce ne assumiamo le conseguenze; o proviamo ad adattarci con con tutte le conseguenze, anche qui. Fare una scelta, non rimanere nel mezzo, e assurmersene la responsabilità è, secondo me, altrettanto importante.

    Quando parlo di adattamento, non mi riferisco al conformarsi alle norme in essere -che è dannoso, piuttosto mi piace pensare a una rielaborazione di noi stessi per la trasposizione nella realtà esterna. Come quando si fa l' adattamento di un racconto per il teatro. Gli elementi sono gli stessi, ma vengono modificati per l' allestimento scenico.
     
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  9. trl
     
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    CITAZIONE (houccisoilariadusieleièrisorta @ 20/3/2013, 12:44) 
    CITAZIONE (Nicola. @ 20/3/2013, 12:19) 
    quando diventi sicuro della tua identità, mano a mano le idee altrui non scalfiranno più il tuo modo d'essere (questa in realtà è una speranza)

    ma guarda è una certezza... in parte l'ho anche potuto sperimenatare di persona. ed è vero anche che gli introversi, quando sono a posto con sè stessi, hanno carisma - pure sugli estroversi.

    sperimentato pure io, e daccordissimo che gli introversi possono avere carisma...inoltre comunque quando abbiamo la fortuna di trovare una persona affine, si crea un legame a mio avviso bellisimo e si finisce per capire che è bello essere cosi'...un po diversi...
     
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8 replies since 19/3/2013, 10:09   197 views
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