TU

Soliloquio del Venerdì - ormai Sabato conclamato

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  1. Yorick75
     
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    TU

    Non è una notte questa. Ora è il languido sorriso. Ora è la tiepida tempesta. Ora è lo slancio intenerito di momenti presi a prestito dalla banca delle illusioni. E' un giorno nero nell'anno che verrà. Varrà qualcosa. Varrà il tempo bastardo che succhia energia, dilapida un patrimonio di geni buoni, opacizza la pelle, ma, non è vero, il tempo è gentile e fa il suo mestiere.
    Sei tu, corroso da fantasie proibite, barone rampante, pungolato da agenti ansiogeni sotto copertura, fiero sull'albero dei tuoi riti, frollato dall'indole paonazza, ubriaco di sogni indegni.

    Tu, a chi scrivo, parlo, mi rivolgo? Tu che altro non sei che il mio indefesso, instancabile insaziabile incorruttibile IO. Compagno di sventure. TU ti odio.
    I frangenti quieti si infrangono sui moli dell' abisso dalle banchine graffiate. Quanta spuma, diosanto. E' il richiamo della caverna, diosanto. L'antro infernale. Senza Sibilla che, invece, quante volte hai sfiorato; svolti sempre a destra: le preferisci i miasmi della provinciale. Fermati e chiedile una profezia che non sia un programma di Matrix.
    La tua grotta non è un trapezio levigato e preciso, gentilmente offerto dai figli di Bisanzio. Le cupe sono strette, le faglie celano uomini dimessi. Le dismissioni dell' arsenale. Il disarmo del nostro scontento nucleare. La bandiera bianca della perdizione. L' arrendersi ai colpi delle spade ignoranti. Il rinunciare al sapore. Nutriamo i nostri schemi con i surrogati. Arriveranno le multinazionali. L'ebetudine è il futuro.

    Niente è per te, niente è come te, niente è te. Tu sei niente. Tu sei NO, sei fatto di NO, sei negazione. Hai smarrito la stella, così dice il saggio.
    Hai mai avuto una stella? Un lume da seguire quando cieco, ramingo ti avventuravi nella caverna? No, non puoi smarrire ciò che non hai.
    Dove vai? Vaghi allo stato brado, senza steccati, come pecora sarda, ignara e giuliva nel suo destino. Carne da brodo, diosanto.
    E da dove vieni? Quali le tue radici, sradicate, disboscate, seccate, tagliate, recise. Chi ha deciso ciò? Non provare ad alzare la testa al cielo. Ti sei privato anche di questo, diosanto. Tessi la tela, che tu disfi di notte, e di giorno. Sei Penelope e sei Ulisse.
    Diosanto, perdonati.

    Tu tracci il solco, approfondici il fossato, scavi l'abisso per difenderti; innalzi muri a prova di Uruk-hai. Resistere! Resistere! Resistere! Procuratore dei miei stivali, tu così ti salvi e poi muori. Al di là del solco, batte un sole cocente sulla terra arida.

    Sei ronzino o puledro ?
    Schiodati dal tuo box, diosanto, una buonavolta. Sfida il paddock, con passo simmetrico e basculato o al trotto o al galoppo, diosanto, arriva primo, secondo, terzo, o centesimo, ma arriva, diosanto.
    Tu, rimani fermo immobile, come un cappotto aggrappato all'attaccapanni, appeso nel disimpegno della casa, mentre là nel salotto gli invitati attendono l'Angelo Sterminatore.
    Tu, puoi o non puoi, devi o non devi, fai o non fai.
    Tu neghi l'essere per comodità: turpe, vigliacco, vile, codardo. Fellone!
    In guardia, io ti batterò e, steso sotto i miei colpi, io ti finirò, tu finirai e anch'io finirò.
     
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0 replies since 25/10/2013, 23:15   89 views
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