LIDI e Anepeta poco conosciuti nel web?

proposta di fare come Marco Crepaldi con gli hikikomori

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  1. Christian Plaickner1
     
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    avete presente gli hikikomori? lo psicologo Marco Crepaldi ha creato pagina faceb youtube chat telegram e discord...
    È più popolare della LIDI immagino fra i giovani..io ero in molti gruppi faceb sulla depressione e nn sono un granchè sec me...si viene bannati subito e bisogna essere sempre positivi...bè cmq con questi strumenti del web diverrebbe più popolare credo.
    I gruppi dei depressi sembrano pilotati da severi psichiatri o psicologi e nn mi sembra ci siano molte opportunità di conoscere altra gente nonostante ci siano migliaia di membri...
    nei gruppi hikikomori nn ho fatto amicizia con nessuno...sento un ragazzo a volte al tel. ma Anepeta credo sia un importante antipsichiatra e capace di attirare molto l attenzione dei pazienti psichiatrici. Quindi sec me ha grande potenziale la LIDI...ad es. Loiacono Antonucci Bucalo e la D'Oronzo o Breggin e Lehmann e altri hanno molto seguito e sono famosi...io pref Anepeta...forse si è esposto pochissimo su youtube e su faceb nn cè e in tv nn so se cè stato, allora pochi lo possono anche rintracciare e comunicare con lui. C'è solo questo forum per chi non è di Roma.
    Sarebbe utile sec me creare piattaforme di aggregazione online...gruppi di auto aiuto più o meno...ci si conosce poi si può fare amicizia e ci si potrebbe aiutare se nasce qualcosa.
     
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  2. Luigi Anepeta
     
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    Sono commosso dalla stima che esprime nei miei confronti.
    Il progetto della LIDI dovrà essere ripreso e portato avanti da qualcun altro sulla base dei miei scritti (che, ovviamente, vanno approfonditi).
    Io sono stanco per via dell'età (quasi 77 anni) e per l'esperienza che ho alle spalle: 7 anni di lotta antistituzionale in Ospedale psichiatrico, quasi dieci anni di gestione della LIDI, 45 anni di attività antipsichiatrica privata.
    La mia scarsa notorietà è dovuta al fatto che, per libera scelta, sono rimasto fuori dall'Accademia, dalla corporazione psichiatrica, dalle istituzioni psicoanalitiche, ecc. Wikipedia, nonostante quasi venti saggi pubblicati, ha sempre rifiutato molteplici profili stilati da miei allievi perché non ho credenziali universitarie!
    Auguro di cuore buona fortuna a chi se la sentirà di portare avanti la mia attività terico-pratica.
     
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    CITAZIONE (Luigi Anepeta @ 1/1/2019, 12:12) 
    Sono commosso dalla stima che esprime nei miei confronti.
    Il progetto della LIDI dovrà essere ripreso e portato avanti da qualcun altro sulla base dei miei scritti (che, ovviamente, vanno approfonditi).
    Io sono stanco per via dell'età (quasi 77 anni) e per l'esperienza che ho alle spalle: 7 anni di lotta antistituzionale in Ospedale psichiatrico, quasi dieci anni di gestione della LIDI, 45 anni di attività antipsichiatrica privata.
    La mia scarsa notorietà è dovuta al fatto che, per libera scelta, sono rimasto fuori dall'Accademia, dalla corporazione psichiatrica, dalle istituzioni psicoanalitiche, ecc. Wikipedia, nonostante quasi venti saggi pubblicati, ha sempre rifiutato molteplici profili stilati da miei allievi perché non ho credenziali universitarie!
    Auguro di cuore buona fortuna a chi se la sentirà di portare avanti la mia attività terico-pratica.

    dottore, sono sicura che lei abbia la stima di molti, sicuramente ha la mia e quella di tanti introversi con cui mi sono ritrovata a parlare nella mia vita. Grazie ai suoi libri mi sono sentita riconosciuta per la prima volta, è stata un'esperienza che mi ha cambiato la vita.
    non mi riferisco solo ai suoi "classici" come 'timido, docile, ardente' ma anche a quei libri che trattano tematiche diverse (come quelli su Nietzsche e Gesù o l'ultimo sulla comprensione critica della realtà umana), per me sono stati tutti più o meno illuminanti, li ho divorati.
    è vero che merita più notorietà di quella che ha, ma in quanto introverso penso sia anche naturale che lei non ce l'abbia, l'importante è sapere di aver raggiunto e aiutato tante persone, anche attraverso la formazione di terapeuti associati alla LIDI.
    Grazie davvero per tutto.

    edit. secondo me sarebbe una grande cosa se i suoi libri potessero essere tradotti in lingua inglese, ad esempio, soprattutto quelli sull'introversione.
     
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  4. Luigi Anepeta
     
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    Introversi di tutto il mondo (a partire dall'Italia) unitevi!
     
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  5. TheThinIce
     
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    Buongiorno Dottore.

    Sarebbe necessaria una battaglia culturale. Serve:
    - Un leader (attivo, e mi dispiace se non potrà essere Lei), che fornisca gli argomenti e li aggiorni alle contromosse degli avversari.
    - Un gruppo di "followers" competente e motivato, che sappia usare efficacemente quegli argomenti.
    Il popolo dovrebbe riconoscere che questa battaglia è fatta nel suo interesse e dargli alimento. Purtroppo il popolo degli introversi non è una maggioranza, e come ha detto lei è demotivato (oltre ad essere composto da singoli spesso malridotti e dipendenti). Quindi anche in presenza delle prime due condizioni, non so se si riuscirebbe a coagulare sufficiente forza a sostegno di tale battaglia.
    Con Basaglia come è andata? I manicomi non li ha aperti chi ci stava dentro, mi sembra...

    La ringrazio per la presenza costante che mantiene nel forum, a prescindere dalla risposta che darà o meno a questo mio commento.

    Edited by TheThinIce - 27/1/2019, 14:44
     
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  6. Luigi Anepeta
     
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    La lotta contro i pregiudizi è un'impresa notoriamente lenta. Negli Stati Uniti il pregiudizio contro i neri è ancora vivo nonostante la lotta vada avanti da decenni. In Europa l'antisemitismo, sconfitto sulla carta, sta tornando in alcune nazioni in forma strisciante. Il pregiudizio nei confronti degli introversi ha una portata minore rispetto a quelli citati. Anche esso, però, richiederà tempi molto lunghi per essere sormontato, e l'impegno dei diretti interessati.
    E' vero: il superamento dei manicomi è stato dovuto all'opera di Basaglia e dei basagliani. Ma intanto la legge 180 è stata frutto del caso- E' stata approvata in Parlamento con il sostegno anche di forze moderate per la paura che il referendum proposto dai radicali per l'abolizione della legge vigente all'epoca creasse un vuoto legislativo e l'apertura "selvaggia" dei manicomi. In secondo luogo l'obiettivo della legge di sormontare il pregiudizio nei confronti della malattia mentale non è stato ancora raggiunto.
    La pazienza è rivoluzionaria - ha scritto Gramsci. La pazienza e l'impegno nel sostenere una giusta causa.
     
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  7. TheThinIce
     
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    La ringrazio.

    C'è un aspetto che però non mi è chiaro. Posso chiederle, ad oggi, quali sarebbero secondo lei le priorità che un gruppo di tal genere dovrebbe assumere? I primi due, tre provvedimenti concreti per cui lottare?

    Faccio questa domanda perché non riesco a vedere come priorità la lotta al pregiudizio, e non capisco nemmeno come dovrebbe realizzarsi. Io penserei più alle contromisure che gli introversi potrebbero adottare per non subire gli effetti negativi che (anche) il pregiudizio ha su di loro (come il fatto di introiettarlo). E prima che sul pregiudizio (della società allargata) mi concentrerei sulla gestione del giudizio (della società ristretta), di chi li vede come "sbagliati", ma non per la loro introversione, ma magari perché, ad esempio, non sono bambini d'oro a sufficienza.
    Forse penso questo dalla mia posizione particolare e non generalizzabile, ma non vedo nel pregiudizio il primo problema, ma piuttosto una concausa, che peraltro verrebbe combattuta automaticamente a valle, qualora gli introversi avessero la possibilità di realizzarsi secondo le loro potenzialità. Ho descritto meglio questa mia posizione qualche ora fa in un commento ad un altro post (qui: https://lidi.forumfree.it/?t=76351368) e la ringrazio se vorrà leggerlo.

    Se non mi sbaglio (ricordo dagli scritti su nilalienum), tra le sue proposte concrete vi era l'istituzione di un percorso formativo "panantropologico" per psicoterapeuti, e la prevenzione dei disturbi mentali(*) da condursi a partire dalle scuole (scusi se semplifico/banalizzo).
    Sulla prima proposta non ho nulla da dire (non si capisce spesso a cosa siano effettivamente formati, oggi, gli psicoterapeuti, peraltro in genere cooptati nell'ideologia psichiatrica mainstream). La seconda proposta è delicata, in quanto implicherebbe, da quel che ho capito, che degli esterni si inseriscano nelle decisioni educative delle famiglie: non so fin quanto una cosa del genere sia proponibile - se non in situazioni estreme - e finanche auspicabile, perché a rischio di derive non necessariamente positive (cito ad esempio la questione vaccini, e solo per chiarire le libertà e i diritti che ci sono in gioco: spero non si sollevi il vespaio pro-no-vax).
    Oggi aggiornerebbe o integrerebbe queste proposte?

    Quando ho scritto "battaglia culturale" io intendevo, per iniziare, far piazza pulita di tutto l'armamentario conformista con cui gli psicoterapeuti gestiscono indistintamente i loro pazienti (dovresti uscire, frequentare, socializzare, vai in palestra, che ti importa di quello che pensano gli altri?). Oppure rinforzare gli introversi sul fatto che il loro punto di vista, le loro interpretazioni, le loro percezioni, hanno almeno pari valore di quelle dei loro interlocutori; nel sapersi conquistare e difendere i propri spazi, anche senza l'approvazione altrui; nella capacità di reagire serenamente se qualcuno li prende di mira... E anche avere qualcuno che li difenda, se necessario.

    (*) Nella battaglia culturale credo bisognerebbe anche dotarsi di un nuovo vocabolario: ogni volta che sono costretto ad usare quello pseudo-medico del nemico, parto in svantaggio.


    La ringrazio ancora, e spero mi perdonerà lo stile, se dovesse sembrare irriverente.

    Edited by TheThinIce - 27/1/2019, 18:40
     
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  8. Luigi Anepeta
     
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    La lotta contro qualsivoglia pregiudizio è sostanzialmente la contestazione critica di un pensiero unico che sovrappone all'universo umano un modello di normalità che getta una luce negativa sulle esperienze che si discostano da esso. Quale sia il modello di normalità comportamentale nel nostro mondo è noto: l'uomo attivo, pratico, intraprendente, ecc.
    E' importante considerare che tale modello non danneggia solo gli introversi, ma anche gli estroversi impedendo loro di coltivare le valenze introverse intrinseche al aloro modo di essere.
    La rivoluzione dovrebbe vertere sul valorizzare l'intelligenza emotiva e intuitiva fino al punto di equipararla a quella cognitiva e pratica. tale rivoluzione dovrebbe avvenire anzitutto nelle scuole. Di fatto in alcuni paesi del Nord Europa da alcuni anni nelle scuole si realizzano corsi di educazione emozionale. Qualche esperienza del genere si sta realizzando anche in alcune città dell'Italia del Nord.
    Nella sua fase attiva la LIDI ha portato avanti esperienze del genere anche a Roma in alcune scuole e con un gruppo di auto-aiuto per adulti durato tre anni.
    Sarebbe opportuno leggere il programma originario della LIDI che prevedeva un arco di attività teorico-pratiche abbastanza articolato:
    http://www.nilalienum.it/Sezioni/Aggiornam.../Intro-P_F.html
     
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  9. Albert Schweitzer
     
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    Trovo delle convergenze tra le mie idee e quelle dell'utente TheThinIce. Posto che non abbia senso pensare/sperare ad un rinascimento della LIDI, ritengo che bisognerebbe creare una nuova associazione, solo virtuale, con un nome meno roboante per esempio "associazione per la ricerca lo studio e la valorizzazione dell'introversione", basata su una futura nuova edizione del saggio che preveda anche dei capitoli distinti su suggerimenti da dare agli introversi giovani ed agli introversi adulti, anzichè solo alle famiglie ed agli insegnanti, con un forum dove siano previste delle sezioni di domande e risposte anche per gli altri psicoterapeuti in ottica LIDI. Dopodichè si potrebbe pensare ad ampliare il progetto con la raccolta del 5x1000 per promuovere, per esempio, delle statistiche autofinanziate aventi lo scopo di confermare la natura genetica dell'introversione, la neotenia, la diffusione di questa struttura di personalità nella popolazione, il disagio a seguito impatto con il pregiudizio, etc. Ma, la cosa più importante, sarebbe quello di non puntare alla formazione di gruppi ma ad una rivoluzione puntuale in cui il singolo soggetto, autoriscattandosi, si fà promotore di orgoglio per la propria specificità.
     
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  10. TheThinIce
     
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    Dottore, mi ritrovo (e ritrovo: l'avevo certamente letto qualche anno fa) in ogni singola riga del programma originario della LIDI da lei linkato. In particolare il punto 6 scioglie anche la mia perplessità rispetto agli interventi precoci sulle situazioni di disagio infantile.

    La mia confusione rispetto al tema del pregiudizio origina da un parallelo che ho visto proposto in numerose recenti discussioni: quello col pregiudizio razziale. Io terrei distinte le due forme, che non mi sembrano sovrapponibili, ma invece, in un certo senso, speculari.
    Il pregiudizio razziale invoca una presunta differenza genetica (inesistente) per assegnare una anormalità, quello estroverso invece nega una diversità genetica (esistente) per imporre un codice comportamentale uniformante. La lotta al pregiudizio razziale si fonda quindi sul rifiuto di una diversità genetica, quella al pregiudizio introverso dovrebbe invece puntare all'esaltazione di una tale diversità!
    A sostegno della necessità di non sovrapporre le due problematiche mi sbilancio anche in una riflessione che si spinge al di là delle mie limitate conoscenze: se guardiamo alla struttura economica che sostiene i due pregiudizi, ci accorgiamo che quello razziale traeva alimento in una società che richiedeva schiavi, quello estroverso si impone invece in una società che richiede esseri tutti uguali e sostituibili.

    Grazie per la disponibilità alle spiegazioni e ai chiarimenti.
     
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  11. TheThinIce
     
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    Per (l'utente :doh.gif: ) Albert Schweitzer, ma anche per tutti gli altri ovviamente.

    Anche io ho trovato affinità con molte delle tue posizioni, ad esempio con le "strategie di sopravvivenza" che hai descritto in 'Protocollo n.3", e con molte tue proposte volte a dare nuova linfa alla LIDI.

    Aggiungerei che sarebbe anche utile cercare delle sinergie con altre associazioni che si impegnano contro la neopsichiatria. Se stabiliamo che la lotta al paradigma psichiatrico vigente sia un (primo) obiettivo da perseguire, in quanto prerequisito necessario alla diffusione di qualunque approccio alternativo, allora sarebbe opportuno allearsi con altri che perseguono lo stesso obbiettivo, anche se questi lo fanno a sostegno di approcci che per altri aspetti differiscono da quello struttural-dialettico.
    Per far ciò bisognerebbe puntare sulle convergenze, e di conseguenza anche mettere in secondo piano le peculiarità della LIDI (o del nome che avrà, questo effettivamente non è stato molto fortunato). Forse ciò potrebbe dispiacere chi ha seguito la Lega per tanto tempo ed è legato al progetto originario. Però, allo stato attuale, non bisogna innanzitutto fare la rivoluzione (e poi ci si potrà dividere in trotskisti e leninisti)?

    Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa il dottore di questa possibilità (sarebbe un tradimento?).
     
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  12. Luigi Anepeta
     
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    La rivoluzione culturale proposta originariamente dalla LIDI, come risulta chiaro dai documenti pubblicati su nilalienum.it (www.nilalienum.it/indice_tematico), aveva il duplice obiettivo di affrancare gli introversi dal pregiudizio sociale che incombe su di essi e di affrancare gli estroversi da un modello normativo che ingabbia e mortifica le loro potenzialità di umanizzazione. Era, insomma, un progetto di disalienazione dell'umano e di prevenzione, che riguardava soprattutto i soggetti introversi in fase evolutiva.
    Posto che, al di là delle sigle, sia confermato lo "spirito" del progetto, sono d'accordo con qualunque iniziativa destinata a rilanciarlo.
    Non vedo in giro molte associazioni o gruppi o operatori psichiatrici impegnati a contestare la pratica psichiatrica corrente. Quelli che esistono sono fermi alla critica destruens. La teoria struttural-dialettica è stata formulata, dagli anni '90 in poi, proprio per sormontare un approccio che ancora oggi è proprio dei basagliani e che ritengo sterile.
    Se il pregiudizio nei confronti dell'introversione sarà duro da sormontare, il pregiudizio psichiatrico richiederà tempi ancora più lunghi: decine di anni - presumo.
    Escludo, per vari motivi, la possibilità di rimettere mano a Timido, docile, introverso. Ogni saggio di panantropologia ha un limite che va rispettato per non cadere nella trappola dell'onnipotenza intellettuale: non si può vuotare l'acqua del mare con un bicchiere...
     
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  13. TheThinIce
     
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    Buonasera Dottore,

    a me sembra invece che la critica agli assunti e ai metodi della neopsichiatria, seppur ancora relegata ai margini e lontana dalla ribalta, abbia preso vigore negli ultimi anni.

    Qualche anno fa trovai nilalienum cercando voci critiche, e devo dire che per me fu una fortuna che lei avesse deciso di mettere on-line i suoi scritti... Perché in italiano non si trovava veramente nulla! Qualcun altro c'era, ma magari non erano competenti, o usavano argomenti o toni inopportuni, o non riportavano fonti scientifiche a sostegno delle loro affermazioni: di fatto non risultavano convincenti neanche a me, figuriamoci se potevano essere citati a sostegno delle proprie rivendicazioni - ad esempio quando mi opponevo all'assunzione di psicofarmaci "a prescindere". Adesso è molto più facile reperire fonti critiche, e di qualità: pubblicazioni scientifiche, libri, articoli scritti da ricercatori, medici, psicoterapeuti, finanche psichiatri ravveduti!

    La critica è soprattutto destruens, è vero, e condotta principalmente sul versante farmacologico. Ma dal mio punto di vista è già tantissimo: chi finisce nel circuito delle cure psichiche, può avere delle possibilità in più per informarsi, conoscere, e magari sfuggire alla propria rottamazione (cito lei)... Da cui non scampi se nessuno ti mette a disposizione idee differenti, e non sei in grado nemmeno di trovarle da solo (lo dice la scienza: sei malato).

    In particolare faccio riferimento a:
    - Il movimento Mad in America, nato a seguito della pubblicazione del libro "Indagine su un'epidemia" di Robert Whitaker. Il sito è americano, c'è un blogger (recuperamente.blogspot.com) che traduce mensilmente alcuni degli articoli pubblicati.
    - Il libri di Peter Gøtzsche (tra i fondatori della Cochrane Collaboration, recentemente espulso proprio per le sue posizioni disallineate), in particolare questo, ricchissimo di fonti scientifiche: www.fioritieditore.com/prodotto/ps...tria-biologica/

    Spero di fare cosa gradita e utile con queste indicazioni (e mi stupisco di non aver trovato nel forum nessuno che le citasse).

    Edited by TheThinIce - 31/1/2019, 21:37
     
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    Ciao,
    Volevo rispondere ad Albert. Secondo me la piattaforma della LIDI va benissimo così com'è. Onestamente a me piace di più che nel nome ci siano le parole introversi e diritti rispetto alla parola introversione. Gli introversi sono persone in carne e ossa mentre l'introversione è un concetto astratto. Al massimo chi è iscritto al forum può tentare di fare qualcosa per promuovere il progetto LIDI così com'è. Se si vogliono portare avanti degli studi statistici basta farlo o se si vuole far intervenire altri psicoterapeuti basta coinvolgerli e creare una sezione apposita nel forum. Se si vogliono creare dei gruppi di studio basta coinvolgere altri introversi che hanno la stessa inclinazione. Io per esempio creerei un collettivo politico di introversi progressisti.
     
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  15. Luigi Anepeta
     
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    Non mi sembra che l'antipsichiatria goda buona salute a livello mondiale. La critica destruens alla teoria e alla pratica psichiatrica è ormai datata. E' stata portata avanti da Th. Szasz, dagli antipsichiatri inglesi, da Basaglia e dai basagliani, ma ciò non ha impedito l'affermazione egemonica del DSM e delle linee terapeutiche dettate dall'APA. Se si riduce l'antipsichiatria alla contestazione dei trattamenti psicofarmacologici ci si infila in un vicolo cieco. Che si fa con un paziente che dà i numeri, soffre di allucinazioni, è in uno stato di agitazione psicomotoria, ecc.? Consiglio di leggere il capitolo sull'uso sintomatico degli psicofarmaci sul Manuale di psicopatologia struttural-dialettica (https://www.mondadoristore.it/Manuale-Psic...ai978889780430/).
    Alle citazioni, classiche, aggiungerei Piero Cipriano, un basagliano doc che pubblica libri a spron battuto. La sua critica destruens è perfetta, ma, al di là dell'umanitarismo, non si capisce quale sia l'alternativa terapeutica.
    Occorre essere realisti. Per sormontare la prartica psichiatrica corrente occorreranno decenni,
    E poi c'è il problema degli operatori. Poniamo per ipotesi che domani i pazienti affetti da disagio psichico decidessero di seguire un percorso alternativo. A chi si rivolgerebbero?
     
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25 replies since 28/12/2018, 09:05   1073 views
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